“Ricorda. Le persone sono più importanti dei risultati. Siamo più profumati dei fiori e preziosi del denaro.”
(Kang Jin-young)

Titolo originale: 태풍상사 , Taepungsangsa
Regia: Lee Na-jeong, Kim Dong-hwi
Sceneggiatura: Jang Hyun-sook
Cast: Lee Jun-ho, Kim Min-ha, Kim Min-seok, Han Sol-kwon, Lee Chang-hoon, Kim Jae-hwa, Kim Song-il, Lee Sang-jin, Moo-Jin-sung, Kim Sang-ho, Park Sung-yeon, Kim Young-ok, Sung Dong-il, Kim Ji-young, Kim Hye-eun
Genere: Slice of Life, Drama, Business
Corea del Sud, 2025, 16 episodi
Il titolo di questo drama è esplicativo e rende davvero il significato intrinseco che gli sceneggiatori volevano dare alla storia. “Typhoon” significa infatti “tifone”, indica il ciclone tropicale dell’Oceano Pacifico e del sud-est asiatico ed in effetti la storia inizia con un vero e proprio tifone, ovvero la crisi finanziaria asiatica che sconvolse la Corea del Sud nel 1997.
Contro un tifone solamente un altro tifone può combattere per riemergere da una situazione difficile e questo tifone è rappresentato dal protagonista Kang Tae-poong, il cui nome ha una assonanza e una pronuncia simile alla parola coreana “taepung” che significa, appunto, tifone. Un destino nel nome del protagonista del drama, un nome che evidentemente aveva scelto il padre a capo della Typhoon Trading per due decenni.
Per chi ama la sociologia come me, “Typhoon Family” è un vero e proprio manuale rappresentativo di un periodo storico che non è troppo lontano, ma che è stato un crocevia per una svolta epocale tra la fine di un millennio e l’inizio di un nuovo millennio che, per coloro che c’erano e ricordano, ha avuto una risonanza mondiale importante.
Per immergerci direttamente nelle atmosfere del drama basta farci incantare dalla meticolosità dei particolari e delle ambientazioni di fine anni Novanta e siamo già lì a conoscere pian piano i personaggi di questa storia, un viaggio nella resilienza dei protagonisti, rappresentanti del popolo coreano che in quel frangente, con sacrifici e lavori, lottò per riemergere da quella situazione economica drammatica che spinse centinaia di aziende al fallimento e alla chiusura.
La storia ha inizio nell’autunno del 1997, mentre la Corea del Sud è sull’orlo del collasso economico, la Typhoon Trading, una piccola impresa di Euljiro, a Seoul, fa di tutto per rimanere a galla e continuare a lavorare. L’amministratore delegato Kang Jin-young (Sung Dong-il, “Miss Hammurabi”, “Hwarang” e molti altri importanti drama e film), che ha fondato e guidato l’azienda per oltre due decenni, cerca in ogni modo di continuare l’attività supportando i suoi dipendenti a continuare come meglio possibile, nonostante le crescenti pressioni finanziarie.
Kang Jin-young ha da sempre guidato la sua azienda con correttezza, integrità e comprensione, dimostrando empatia nei confronti dei lavoratori e collaboratori che lo hanno sempre stimato contribuendo attivamente alla crescita dell’azienda.
Il figlio di Kang Jin-young, Kang Tae-poong (Lee Jun-ho, “Just Between Lovers”, “King the Land”) sembra un ragazzo agli antipodi della compostezza del padre. Tae-poong è spensierato, alla moda, vive godendo l’agiatezza e ricchezza come membro degli stravaganti “Abstreet Boys” di Apgujeong. Piccola parentesi informativa: negli anni Novanta i giovani facoltosi, figli di famiglie benestanti, in particolare della zona di Apgujeong, appartenevano alla “orenji-jok”, “tribù arancione”, eredi della nuova ricchezza sudcoreana che amavano articoli di lusso e vita agiata. L’aggettivo “arancione” faceva riferimento alle arance, frutto d’importazione, quasi per distinguere l’influenza della cultura occidentale e il corrispondente consumismo.
Tae-poong, magistralmente interpretato da Lee Jun-ho, entra nel vivo della scena proprio come rappresentante di questa gioventù e della sottocultura che meglio la definisce.
Padre e figlio spesso hanno dei rapporti tesi, anche se, in realtà piccoli gesti silenziosi nascondono l’affetto tra di loro, Jin-young ha la massima fiducia nelle capacità e nell’umanità del figlio, Tae-poong, invece, innesta una rosa per il padre o gli lucida le scarpe ogni mattina. Piccoli gesti nascosti perché incapaci di riconoscere apertamente l’un l’altro di essere rimasti quel padre e quel figlio di molti anni prima, legati da un sentimento d’affetto.
La vita, però, stravolge spesso l’esistenza umana, così Jin-young fa di tutto per tenere saldo il lavoro mentre attorno a lui l’economia vacilla, le voci di una possibile bancarotta si diffondono e, nell’ennesimo tentativo di proteggere l’azienda, Jin-young prende una decisione rischiosa, quindi la disperazione e la forte pressione lo travolgono e l’uomo muore per un infarto.
Tae-poong realizza così di essere rimasto solo, con la madre (interpretata da Kim Hye-eun), che non ha mai lavorato e non si è mai occupata degli affari o anche solo del pagamento delle tasse e che ora dovrà mettersi in gioco nel mondo del lavoro tra fatiche e stanchezze.
E’ proprio in questo momento che avviene in Tae-poong una vera e propria trasformazione interiore. Il ragazzo, nel nome degli ideali di suo padre, pur vedendo crollare la fortuna di famiglia, lascia da parte gli abiti stravaganti e alla moda, le passioni per la musica, i locali e il giardinaggio e pian piano cerca di immergersi in un lavoro che non ha mai capito o che non ha mai voluto capire, quello di suo padre. Da un giorno all’altro viene catapultato ad essere presidente della Typhoon Trading, un’azienda quasi al collasso, che i dipendenti stessi abbandonano per trovare altro lavoro, in piena crisi finanziaria asiatica, senza né denaro né nulla da vendere.
Eppure, è solo in questo contesto che Tae-poong cambia atteggiamento, affronta decisamente la dura realtà con orgoglio e coraggio, ma se Tae-poong è un tifone che affronta un altro tifone esterno rappresentato dalla crisi economica e da quella sua personale della famiglia, la giovane Oh Mi-seon (la straordinaria e intensa Kim Min-ha, “Pachinko”, “Way Back Love”), una contabile tenace e risoluta dell’azienda, è il vento di bonaccia che serve allo stesso Tae-poong per trovare equilibrio e sicurezza nelle decisioni da prendere e nelle difficoltà del lavoro da affrontare.
Tae-poong trova in Mi-seon una alleata, una persona di cui fidarsi e si innamora di lei, partendo proprio dalla stima e dalla bellezza interiore che la ragazza mostra nel coraggio di ogni giorno, apprezzando e stimolando il sogno di lei a realizzarsi, quello di diventare una venditrice senior.
Mi-seon, è una persona razionale e, al contrario di Tae-poong, è riflessiva, ponderata, attenta, ma anche lei si accorge pian piano di tenere a Tae-poong che è sempre una sorpresa nel suo modo di sfidare gli ostacoli e le difficoltà con ingegno, creatività e nei limiti dell’azzardo. Mi-seon proviene da famiglia povera e ha dovuto interrompere gli studi e rinunciare all’università, pensando subito a lavorare per mantenere la famiglia formata dalla sorella minore Mi-ho (Han Sol-kwon, “I am a Running Mate”) che lavora come commessa presso un centro commerciale, il fratellino più piccolo che va a scuola e la nonna, interpretata dalla meravigliosa Kim Young-ok.
Ogni episodio ci fa calare nella realtà della Corea del Sud di fine anni Novanta, l’odissea di Tae-poong, giovane amministratore delegato inesperto, ma ricco di aspettative e voglia di non arrendersi, nonostante le apparenti difficoltà, della costante e perseverante Mi-seon, venditrice senior e così, pian piano, la squadra della Typhoon Trading si arricchisce dei membri che erano andati via dopo la morte del padre di Tae-poong: il direttore delle vendite Go Ma-jin (Lee Chang-hoon), l’esperta contabile Cha Seon-taek (Kim Jae-hwa, “Why Her?”), il direttore senior Koo Myung-kwan (Kim Song-il), Bae Song-joong (Lee Sang-jin di “Boyhood“), simpatico vicedirettore.
Il messaggio della serie è relativo proprio all’importanza di una squadra che condivide gli stessi valori, si supporta. La Typhoon Trading diventa, infatti, una famiglia. Non esiste rassegnazione, ma resilienza, non esiste rinuncia, ma resistenza e questa è stata la realtà di molte piccole aziende che alla fine degli anni Novanta hanno cercato di sopravvivere e di diventare parte integrante dell’economia del Paese. Un messaggio relativo alla solidarietà da trovare nel periodo storico in cui è ambientato il drama, ma anche in qualunque altro periodo.
Anche la sensazione di ripetitività di alcuni episodi (nella lotta per venire a capo di qualcosa, nelle sciagure che interrompono i lavori) è una caratteristica tipica del bildungsroman, ovvero delle storie di formazione e serve per far crescere i personaggi in coraggio e ricchezza interiore, così come succede a Tae-poong.
“Typhoon Family” è, quindi, prima di tutto una storia di resilienza, una forza interiore silenziosa, ma potente che riesce a comunicare un messaggio universale basato sulla lealtà, sul sostegno e su un grande senso di umanità.
“Quando ti senti veramente al buio e senti di non andare avanti, se ti guardi intorno c’è sempre almeno una luce fioca… non sei solo”.
Molti i personaggi da ricordare, a partire da Wang Nam-mo (Kim Min-seok, “Because this is My First Life” e “Lovestruck in the City“), amico del protagonista e cantautore che desidera sfondare nel mondo della musica, innamorato della sorella minore di Mi-seon, avrà di sicuro un piccolo spazio nel cuore dello spettatore che apprezzerà le sue canzoni e la sua voce, gli antagonisti Pyo Hyeon-jun (Moo-Jin-sung) e Pyo Bak-ho (Kim Sang-ho), rispettivamente padre e figlio che metteranno a dura prova la pazienza dei protagonisti e Kim Eul-nyeo ( Park Sung-yeon, “Behind Your Touch”), madre di Nam-mo che affronterà con il figlio una grave crisi familiare.
Infine, le intense interpretazioni di Lee Jun-ho e Kim Min-ha che portano lo spettatore a vivere la storia regalando emozioni e sentimenti infiniti.
La ost del drama è meravigliosa e vi consiglio di recuperarla, così come alcuni dei brani cantati dagli attori.
“L’unica cosa di cui avevamo bisogno era un qualche segno, per quanto piccolo, che ci facesse capire che il domani sarebbe arrivato e che non eravamo soli.”
(Kang Tae-poong)
Grazia
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