“Alzo lo sguardo mentre cammino
In modo che le lacrime non cadano
Ricordando quei giorni di primavera
Ma stasera sono completamente solo (…)”
(“Ue o Muite Arukou”, 1961 – testo originale di Rokusuke Ei)
Quando ho visto per la prima volta “La collina dei papaveri” di Goro Miyazaki, altro capolavoro dello Studio Ghibli, ho pensato che fosse uno dei migliori film di animazione che riuscisse a ritrarre quel periodo di inizio anni Sessanta in Giappone, visto dagli occhi di studenti, adolescenti, a un passo dalla voglia di riscattarsi nel passaggio di un dopoguerra molto difficile, nella ricostruzione e nella riconquista della fiducia. Il film di Miyazaki è, infatti, ambientato nel 1963, un anno prima delle Olimpiadi, svoltesi a Tokyo nel 1964, dove l’ultimo tedoforo fu Yoshinori Sakai, nato a Hiroshima il 6 agosto 1945, un’ora dopo l’esplosione della prima bomba atomica, che diventò simbolo della ricostruzione giapponese (ne abbiamo parlato qui). Si tratta di una generazione nata pochi anni prima della guerra o nel dopoguerra e che in Giappone visse un passaggio storico e politico-sociale molto delicato.
Quasi dieci anni dopo il “Trattato di Sicurezza tra Stati Uniti e Giappone” e il “Trattato di Pace di San Francisco”, nel 1959 si parlò di un nuovo “Trattato di Mutua Cooperazione e Sicurezza” tra i due Paesi, il cosiddetto “Trattato di Anpo”, che scatenò manifestazioni e proteste studentesche in Giappone e proprio in questo frangente, il compositore Rokusuke Ei scrisse la famosa “Ue o Muite Arukou” che esprimeva il dolore e la malinconia per quel periodo pieno di tristezza e di sofferenza.
La canzone “Ue o Muite Arukou” fu cantata da Kyū Sakamoto nel 1961 e diventò subito famosa in tutta l’Asia, ma anche in Occidente. Goro Miyazaki l’ha inserita all’interno della ost de “La collina dei papaveri” e ha fermato, così, il tempo perché tutti noi ci immergiamo direttamente in quell’atmosfera.
Kyū Sakamoto (pseudonimo di Hisashi Oshima) nacque a Kawasaki il 10 dicembre del 1941, nel 1961 aveva vent’anni e la sua carriera musicale era iniziata da qualche anno, per questo Sakamoto può essere considerato il primo idol giapponese della Storia.
La voce dolce e carezzevole di Sakamoto donò alla canzone scritta da Rokusuke Ei un tocco personale, a tratti malinconico e nostalgico così come il suo stesso accompagnamento fischiato all’interno del motivo musicale.
Kyū Sakamoto, fin da giovanissimo, aveva iniziato ad esibirsi nei club jazz di Tokyo, già alla fine degli anni Cinquanta; diventò uno degli artisti idolatrati dai giovani perché riusciva a fare da tramite tra le musiche tradizionali e il nuovo sound cha arrivava da oltreoceano, il rock and roll.
In pochi anni diventò una star nazionale e si cimentò anche nell’esperienza cinematografica e, in poco tempo, fu conosciuto anche in Occidente. Un produttore inglese nel 1963 ascoltò “Ue o Muite Arukou”, ne curò la versione inglese con il titolo “Sukiyaki”, che poco aveva a che fare con il titolo originale perché “sukiyaki” è il nome di un piatto giapponese. Il brano nella versione inglese fu interpretato da Kenny Ball, ma tutto questo agevolò l’immissione sul mercato musicale della versione originale.
Kyū Sakamoto vendette milioni di dischi in tutto il mondo, piazzandosi al primo posto nella classifica Billboard Hot 100 e ancora oggi è uno dei singoli più venduti al mondo, con le sue 13 milioni di copie.
Altra hit di successo nel 1963 fu “Miagete Goran Yoru no Hoshi wo” (“Guarda le stelle nella notte”), il cui testo fu sempre scritto da Rokusuke Ei, mentre la musica da Taku Izumi, che vinse il Japan Record Award. Il motivo allegro della canzone fu ripreso da altri artisti, tra cui negli ultimi decenni dai Begin per la sigla dell’anime “Futatsu no Spica” (“Twin Spica”). La canzone fu riscoperta durante il terremoto e lo tsunami del 2011.
Personalmente, una delle mie canzoni preferite di Kyū Sakamoto è “Kokoro no hitomi” (“Occhi del cuore”), dove la sua voce pacata accompagna un testo dal significato profondo e pieno di speranza.
Il destino di Kyū Sakamoto, però, fu molto triste, il cantante scomparve troppo presto, non aveva ancora compiuto 44 anni, rimase, infatti, vittima dell’incidente aereo del 12 agosto 1985 che coinvolse il volo Airlines 123, un volo di linea tra Tokyo e Osaka che precipitò sul monte Takamagahara. Il secondo incidente aereo più grave di sempre che contò 520 vittime.
Kyū Sakamoto era tra le vittime più illustri, anche se all’inizio fu scambiato per il compositore e artista Ryuichi Sakamoto, per via del cognome. In quei giorni, infatti, Ryuichi Sakamoto dovette apparire ai notiziari per dimostrare di essere vivo.
“Ue o muite arukō” di Kyū Sakamoto fu la prima canzone asiatica a raggiungere il numero uno nella classifica mondiale alla Billboard Hot 100 e detenne questo record fino al 2020 con i BTS e la loro “Dynamite”.
A quarant’anni dalla sua scomparsa volevo dedicare queste righe ad un artista che sfortunatamente ci ha lasciati troppo presto e che avrebbe ancora arricchito il panorama musicale con la sua sensibilità.
“La felicità sta oltre le nuvole.
La felicità giace sopra il cielo.
Alzo lo sguardo mentre cammino
In modo che le lacrime non cadano
Ma le lacrime sgorgano mentre cammino
Sono tutto solo”
(video ufficiale rimasterizzato)
Grazia
Come suona la recensione?
