“Perché hai deciso di viaggiare?”
“Volevo riconsiderare la mia vita”.

Titolo originale: Qing chun 18×2 tong wang you ni de lü cheng; 青春18×2 君へと続く道, Kimi e to Tsudzuku Michi
Regia: Michihito Fuji
Scritto da: Michihito Fuji, Hirokawa Hayashida
Cast: Greg Hsu, Kaya Kiyohara, Shunsuke Michieda, Joseph Chang, Haru Kuroki, Hitomi Kuroki, Buffy Chen, Yutaka Matsushige, Figaro Cheng, Jane Liao, Toyoharu Kitamura, Liu Chu-Ping
Genere: Drammatico, Coming of Age, Youth
Giappone, Taiwan (2024)
Esistono quei momenti in cui arriviamo ad una tappa della vita in cui vorremmo scendere dal treno di tutti i giorni e riconsiderare tutto ciò che stiamo facendo. Non sempre siamo pronti. I condizionamenti, i contesti diversi, il carattere, le necessità ci tengono ancorati a determinate quotidianità, ma alle volte capita che la vita ci presenti alcune situazioni più grandi di noi, irrimediabili, oppure solamente una pausa forzata che ci pone di fronte ad un distacco dalla nostra routine abituale.
Questo è che quello che avviene al protagonista di “18X2 Beyond Youthful Days”, film diretto dal regista Michihito Fuji che abbiamo apprezzato in “The Journalist”, “Faceless”, “The Last 10 Years”, “The Parades” e molti altri. Il film è una coproduzione tra Giappone e Taiwan e il regista, che ha iniziato a girare il film a trentasei anni, la stessa età del personaggio principale della storia, ha realizzato il suo desiderio di coinvolgere, tramite il cinema, culture e lingue diverse e di girare molte parti del film a Tainan (Taiwan), città natale di suo nonno taiwanese.
La sceneggiatura, sempre di Michihito Fuji, iniziata già nel 2019, è ispirata al diario di viaggio pubblicato in Internet nel 2014 dallo sviluppatore di videogiochi taiwanese Jimmy Lai: “Wandering Journey on S Slow Train in Japan” che racconta il suo viaggio in Giappone dopo aver lasciato il lavoro, un viaggio che lo ha portato sulla linea ferroviaria per ritrovare il paese di origine di una amica (e suo primo amore) conosciuta diciotto anni prima a Taiwan.
Il film si apre con una scena molto incisiva in cui il protagonista Jimmy (Greg Hsu, anche conosciuto come Hsu Kuang-han, “Someday or One Day”), sviluppatore di videogiochi, viene licenziato dalla sua stessa azienda durante la riunione del consiglio di amministrazione. Jimmy, all’inizio arrabbiato, poi devastato e amareggiato, torna nella sua città natale di Tainan, a casa dei suoi genitori.
“Sono passati 18 anni da quando ho lasciato questa città. Sono rimasto concentrato, cercando di realizzare il mio sogno. Ho dato tutto me stesso, ma ho perso tutto. Dove ho sbagliato? O forse, ho sbagliato fin dall’inizio? “.
Mentre entra nella sua camera, piena di ricordi, dove il tempo sembra essere rimasto uguale a quando era adolescente, Jimmy ritrova sulla scrivania una cartolina ricevuta diciotto anni prima da Ami (Kaya Kiyohara, “The Door into Summer”), una ragazza giapponese in viaggio per Taiwan e che era rimasta a lavorare per tutta l’estate presso il karaoke Kobe dove Jimmy lavorava part time qualche mese prima di iniziare l’università.
La cartolina fa riemergere nel protagonista i dolci ricordi di quella estate, di quel suo primo amore e della promessa dei due ragazzi di rivedersi dopo aver realizzato i propri sogni.
“Dimmi qual è il tuo sogno quando lo scoprirai!”, gli aveva detto Ami ed era partita alla fine di quella estate.
Alla telefonata del collega co-fondatore dello studio, che lo invita ad un ultimo viaggio di lavoro in Giappone, Jimmy accetta perché sente dentro di sé il richiamo a ritrovare se stesso, ad intraprendere un viaggio da solo senza una vera destinazione, l’unica certezza è il Giappone, nel paese da dove era venuta Ami, perché adesso la vera necessità è quella di riposare, tirare il fiato per capire cosa è veramente importante nella vita.
“Il riposo prepara alla lunga strada”.
Liberatosi in fretta dall’ultima riunione di lavoro, Jimmy inizia a girovagare seguendo la linea ferroviaria, scende dal treno e visita luoghi e posti senza una vera e precisa destinazione.
Scende alla fermata del liceo di Kamakura, l’iconico set del mitico manga “Slam Dunk”, che leggeva già da adolescente e che lo aveva avvicinato allo studio della lingua giapponese e così gli risuonano le parole di Ami: “Viaggiare è divertente perché non sai mai cosa potrebbe accadere”.
Nell’estate di diciotto anni prima, Ami aveva coagulato attorno a sé tutti i lavoratori del karaoke Kobe che si erano affezionati alla ragazza e ai suoi modi gentili, parlando in giapponese, ma imparando molte parole cinesi grazie a Jimmy, per poter comunicare con gli altri. Si era occupata del grande murales da rifare sulla facciata del karaoke. Ami era un’artista, aveva con sé sempre un blocco dove teneva i bozzetti dei disegni che raffiguravano persone e luoghi che incontrava nel suo viaggio. Era il suo modo di fotografare i ricordi e di tenerli sempre con sé e tutti ne erano affascinati.
Diciotto anni dopo, Jimmy, che si ritrova incastrato in una vita che non gli appartiene più, dove gli anni sono sfumati nel lavoro e nella velocità, decide di farsi ispirare ancora una volta da Ami per dare un valore al suo viaggio.
In una passeggiata notturna a Matsumoto, Jimmy incontra Liu (Joseph Chang, “Nowhere Man”), uno chef originario della sua stessa città, Tainan, e con lui condivide la nostalgia dei suoi ricordi, decidendo di recarsi nel paese natale di Ami.
Inizia così il viaggio in direzione Tadami, cittadina della prefettura di Fukushima e paese natale di Ami. Durante il viaggio, sulla linea ferroviaria Iiyama incontra diverse persone, ma tra tutti risalta Koji (Shunsuke Michieda, “News Anchor”, “Il mio secondo Aoharu”), un diciottenne che gli ricorda moltissimo se stesso a quella età. Koji è un giovane entusiasta del futuro, della vita, alla ricerca costante di luoghi e scorci “instagrammabili” dal treno e da subito vuole fare amicizia con Jimmy. E’ lui che gli consiglia di scendere e fare tappa a Nagaoka.
“Il treno uscì dal lungo tunnel ed entrò nel paese della neve”.
Ispirato dall’incipit del romanzo di Yasunari Kawabata, “Il paese delle nevi”, Koji presenta così la splendida città di Nagaoka e gli occhi di Jimmy si riempiono del nevoso candore del paesaggio attorno. Si fermano a Nagaoka e camminano nella neve.
Sembra di essere all’interno del meraviglioso film “Love Letter” (omaggio del regista Michihito Fuji al film del 1995). Jimmy ripensa all’estate di diciotto anni fa quando aveva invitato Ami alla proiezione di “Love Letter” in uno dei cinema in città e, dopo averla vista turbata e rattristata dalla visione della storia, aveva appreso qualche tempo più tardi che Ami sarebbe tornata in Giappone.
Tornato al presente e lasciatasi alle spalle Nagaoka, dopo aver salutato il suo compagno di viaggio Koji, Jimmy riprende il cammino e per riposarsi entra in un net cafè dove incontra una ragazza di nome Yukiko (Haru Kuroki, “The Last 10 Years”) che gioca con uno dei videogiochi ideati da lui. Quando Jimmy, incuriosito dopo aver visto il suo videogioco si presenta come l’ideatore, all’inizio Yukiko non gli crede, ma, dopo aver fatto una breve ricerca in Internet e aver trovato la sua biografia con foto, la ragazza è contenta di conoscerlo e si offre di accompagnarlo al festival delle lanterne volanti, uno dei luoghi preferiti di Ami.
Il pensiero ritorna a diciotto anni prima, quando a pochi giorni dalla partenza di Ami, Jimmy le aveva chiesto, come ultimo appuntamento, quello di recarsi ad un festival delle lanterne volanti dove i due ragazzi avevano affidato alle lanterne il messaggio per il loro futuro, quello di perseguire e realizzare i propri sogni e quindi, in seguito, di rincontrarsi di nuovo.
E’ solo qui, in questo suo viaggio interiore, mentre scorrono dal finestrino del treno i paesaggi meravigliosi di un Giappone innevato che Jimmy realizza di essersi sempre ispirato ad Ami, di aver continuato a lavorare per il suo sogno, solo per merito della ragazza.
“Ho trovato il mio sogno grazie a lei”.
Una volta arrivato a Tadami chiede indicazioni per la casa di Ami dove conoscerà sua madre Yuko (interpretata da Hitomi Kuroki).
Jimmy sa che questo viaggio ha fatto scoperchiare tutta la sua insicurezza e la sua fragilità, ma nello stesso tempo ha curato le sue ferite, i rimpianti che ha accumulato nella sua vita e per questo “18×2 – Beyond Youthful Days” è un gioiello intimista ed emozionante, un viaggio nell’inconscio del protagonista che rappresenta ognuno di noi.
I viaggi servono per migliorare se stessi, per riconsiderare la propria vita, per perdersi in ricordi lontani. Il viaggio è una rinascita, una riscoperta di se stessi, un continuo affrontare il dolore e cercare di superarlo, alla scoperta di quel filo che alle volte può sembrare trasparente, ma che non è altro che la Vita.
“Amici che non vediamo più. Panorami che non visiteremo di nuovo. Ma non dimenticherò mai il tempo passato insieme.
Le persone che incontriamo nei nostri viaggi lasciano qualcosa nei nostri cuori. Mi domando se sono stato in grado di lasciare qualcosa nel cuore di Ami”.
I due attori protagonisti della storia interpretati da Greg Hsu e Kaya Kiyohara sono bravissimi a far immergere lo spettatore nel loro mondo interiore. Personalmente credo che le loro allegre corse in scooter per Tainan, il ponte da dove osservano la vista sulla città, le confidenze tra amici, gli scambi di sguardi, le ore trascorse insieme al karaoke Kobe ad imparare la lingua l’uno dell’altra, rendono la loro storia così delicata e sospesa da creare una magia indimenticabile.
La fotografia, inoltre, è bellissima così come il colore della pellicola che sfuma e caratterizza i ricordi e il presente del protagonista e della sua anima.
Piccola nota sulla colonna sonora curata dal compositore giapponese Takashi Ohmama: all’interno vi sono alcuni brani della band giapponese Mr. Chicken e il brano “Peter and Mary” della band taiwanese Mayday.
“Ami, questa è la mia prima lettera per te. Sono passati 18 lunghi anni dal giorno in cui abbiamo fatto volare la lanterna insieme. Dopo che te ne sei andata, sono andato all’università di Taipei.
Taipei era piena di tutti i tipi di cose, era fresca e abbagliante ed ero un po’ sopraffatto, ma volevo essere come te: il tipo di persona che ispira gli altri. Così ho vissuto ogni giorno con fermezza, sono entrato nella programmazione di giochi in quel periodo e mi ci sono dedicato anima e corpo. Non mi sono laureato per questo. Mi aveva preso così tanto che non avevo tempo per crogiolarmi nel passato. (…)
La nostra compagnia cresceva e cresceva, ma gradualmente perdevo tutte le emozioni. L’ultima cosa che ricordo è che ero solo. E’ stato allora che la tua cartolina mi ha ispirato a viaggiare. Ricordo quando dicesti: «Mi chiedo come saremo quando diventeremo più grandi».
Ti ho conosciuta, mi sono innamorato, sto dicendo addio a quel momento della mia giovinezza. Quello, da solo, rende questo viaggio ricco di significato.
Come hai detto, non deve esserci uno scopo finale. Continuerò a viaggiare. Mi dispiace di averci impiegato tanto, Ami. Grazie”.
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Possa il mio viaggio non finire mai!
Possa il tuo viaggio continuare!
Grazia
Come suona la recensione?

L’ho guardato due volte per poter viaggiare con il protagonista e respirare le stesse emozioni. Bellissimo film!
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