
Titolo originale: Hiroshima
Autore: John Hershey
Prima pubblicazione: USA, 1946
Casa editrice italiana: UTET
Se la drammatica e struggente fotografia del bambino in piedi al crematorio scattata a Nagasaki dal fotografo americano Joe O’Donnell, è un documento realistico dell’immane tragedia del bombardamento atomico, il libro dello scrittore e giornalista americano John Hersey, “Hiroshima. Il racconto di sei sopravvissuti” è un documento altrettanto grave e doloroso, ma necessario.
Nella fotografia di Joe O’Donnell il bambino in piedi sull’attenti con il corpo morto di un bambino più piccolo (forse il fratellino) legato alla schiena, in attesa della cremazione, è una delle immagini più drammatiche della guerra ed è una testimonianza dell’immenso dolore manifestato con dignità nel mezzo di un orrore ingiustificato.
Così anche nel libro di John Hersey le testimonianze delle persone sopravvissute, riportate dall’autore nel suo reportage giornalistico, diventano espressione scritta di una tragedia raccontata nei particolari da chi l’ha vissuta minuto per minuto dalle otto e quindici minuti del mattino del 6 agosto 1945 in avanti.
John Hersey (1914 – 1993) crebbe in Cina fino all’età di undici anni, studiò, poi, all’Università di Yale e iniziò a lavorare come giornalista nel 1937. Fu corrispondente di guerra per le più importanti riviste americane di allora e nel 1944 vinse il premio Pulitzer per il romanzo, “Una campana per Adano”.
Il suo reportage giornalistico più famoso fu, però, quello di Hiroshima, perché a meno di un anno dal bombardamento atomico, John Hersey si recò a Hiroshima, corrispondente del “New Yorker” per capire che ne era stato di quella città giapponese distrutta l’anno prima dall’atomica.
Hersey si aggirò tra le macerie, tra le disperazioni e le sofferenze delle persone rimaste in vita, nella loro tragedia umana in un orrore indescrivibile. Raccolse le storie e i racconti dei superstiti soprattutto di sei persone.
La storia di Toshiko Sasaki, una giovane ragazza impiegata in una fonderia; Kiyoshi Tanimoto, pastore di una chiesa metodista; Masakazu Fujii, medico di una clinica privata; padre Wilhelm Kleinsorge, un prete tedesco della Compagnia di Gesù, che al momento del bombardamento si trovava nell’edificio della sua missione; Terufumi Sasaki, giovane chirurgo venticinquenne che lavorava nell’ospedale della Croce Rossa di Hiroshima; Hatsuyo Nakamura, una sarta, già vedova di guerra, che era alla finestra della sua cucina al momento del bombardamento e che, dopo qualche minuto, liberava i figli vivi tra le macerie.
I racconti di sei persone normalissime che vivevano la propria vita ordinaria, ma che in quella mattina del 6 agosto del 1945 si ritrovarono a lottare per la propria esistenza e a chiedersi come mai fossero rimasti vivi.
John Hersey ha il merito di fotografare le sei testimonianze in ogni momento di quella drammatica giornata e nei giorni che seguirono il bombardamento. Un reportage giornalistico toccante e drammatico, ma mai retorico.
“Hiroshima. Il racconto di sei sopravvissuti” diventa una testimonianza importante per la Storia e per le generazioni future e riesce a restituire alle vittime la parola. Il racconto che è eredità e memoria.
Quarant’anni dopo, nel 1985, John Hersey si recò nuovamente a trovare i sei sopravvissuti e aggiunse al suo reportage una seconda parte molto importante soprattutto nel ruolo sociale che i sopravvissuti ai bombardamenti atomici avevano avuto in quei quarant’anni, la loro categoria definita “hibakusha”, cioè “persone colpite dalla bomba”, le loro difficoltà incontrate e le discriminazioni subite.
Una rara perla di giornalismo e di storia, una testimonianza che a ottant’anni dai bombardamenti atomici riesce a farci pensare, riflettere e a commuoverci.
Grazia
