“Vorrei far sapere a tutti
come era blu quel cielo
verso cui un milione di sguardi opachi erano alzati
sferzati dalla pioggia
arsi dal sole”.
Kiyoko Horiba, Quel cielo (1962) *
*traduzione di Yukari Saito
Quest’anno si ricordano gli ottant’anni dai bombardamenti di Hiroshima e Nagasaki. L’anno scorso, nel 2024, l’associazione “Nihon Hidankyo”, fondata dagli “hibakusha”, è stata insignita del premio Nobel per la Pace “per i suoi sforzi a favore di un mondo libero dalle armi nucleari”.
Chi sono gli “hibakusha” e perché il loro ruolo è stato fondamentale nel costante e quotidiano ricordo dei bombardamenti atomici e di conseguenza nella sensibilizzazione per la prevenzione della guerra nucleare e l’eliminazione delle armi nucleari?
Secondo Kenzaburo Oe, premio Nobel giapponese per la letteratura nel 1994, gli hibakusha sono “coloro che non si suicidarono nonostante avessero tutte le ragioni per farlo; che hanno salvato la dignità umana in mezzo alle più orrende condizioni mai sofferte dall’umanità”.
Una descrizione davvero molto sentita perché per lo scrittore solo coloro che hanno vissuto un’umanità negata possono essere un faro di speranza e di coraggio per gli altri.
Ho deciso di ricordare il triste anniversario dei bombardamenti atomici attraverso gli occhi, le memorie, i nomi, le emozioni che solo i sopravvissuti di una grande tragedia possono raccontare, anche solo attraverso un’immagine descritta.
Mille sfaccettature di come gli esseri umani vivono il dolore e la sofferenza, la loro fatica di comunicarla agli altri, di non essere giudicati, di non sentirsi in colpa per essere sopravvissuti. Di solito non esiste un grido che descrive il dolore perché il dolore è silenzioso e si ripete per chi lo attraversa ogni giorno con i propri pensieri, i propri ricordi, come spine aggrovigliate in un pugno chiuso.
Hibakusha (被爆者) è un termine giapponese che letteralmente significa “coloro che sono stati colpiti dal bombardamento” ed è il termine usato per indicare coloro che sono scampati al bombardamento e che hanno subito le radiazioni. Fu evitato di scegliere la parola “sopravvissuto” per rispetto nei confronti dei defunti e per eventuali sensi di colpa da parte di coloro che rimasero in vita, ma che persero familiari e amici.
La vita degli hibakusha, dopo la fine della guerra, fu appesantita da sofferenze fisiche e psicologiche e, a causa della paura per le conseguenze delle radiazioni atomiche, furono vittime di gravissimi atteggiamenti e comportamenti discriminatori soprattutto nel trovare un lavoro per via della salute precaria o nel contrarre matrimonio, perché si temeva che le radiazioni stesse potessero determinare malattie ereditarie.
Solo nel 1957 il Parlamento giapponese approvò finalmente una legge che disponeva cure mediche gratuite ai cittadini giapponesi hibakusha. L’anno prima, nel 1956, venne fondata la “Nihon Hidankyo” che raccoglieva sopravvissuti e famiglie delle vittime dei bombardamenti. L’organizzazione nacque dopo l’episodio dei test con armi termonucleari condotti dagli Stati Uniti nell’atollo di Bikini nel 1954 che aveva causato sindrome da radiazioni acute nei residenti degli atolli vicini e in 23 membri dell’equipaggio del peschereccio giapponese Daigo Fukuryu Maru. Nonostante l’immane tragedia del 1945, purtroppo, si continuavano a testare ancora nuove armi.
La Nihon Hidankyo, fondata il 10 agosto del 1956 in occasione della seconda conferenza annuale del Consiglio giapponese contro le bombe atomiche a Hiroshima, è l’unica associazione di sopravvissuti a livello nazionale ed è presente in ognuna delle 47 prefetture del Paese in cui tutti i suoi funzionari sono dei sopravvissuti e continua a lavorare per raggiungere obiettivi importanti a livello nazionale e internazionale, per sensibilizzare le generazioni ad una visione del mondo libero da armi nucleari, affinché il ricordo delle conseguenze delle tragedie dei bombardamenti atomici sia vivo e presente.
La poetessa Kurihara Sadako (1913 – 2005), nata e vissuta a Hiroshima, sopravvisse allo scoppio della bomba atomica e fu tra i primi intellettuali hibakusha a raccontare della tragedia, la sua è una delle testimonianze letterarie più toccanti.
Toshiko Tanaka era una bambina di poco più di sei anni al momento del bombardamento atomico, è sopravvissuta ed è diventata un’artista. Nelle sue opere testimonia il ricordo. Nel 1981, durante la visita in Giappone di Papa Giovanni Paolo II, Toshiko Tanaka ha fatto omaggio al pontefice di una delle sue opere.
Terumi Tanaka, classe 1932, sopravvissuto al bombardamento di Nagasaki, è il segretario generale della Nihon Hidankyo, aveva 13 anni e la sua casa si trovava a pochi chilometri dal punto dell’impatto. Terumi Tanaka ricorda di essere stato scaraventato contro diversi pannelli di vetro, ma nonostante tutto di essere sopravvissuto. Si rese conto, però, di aver perso molti dei suoi cari familiari, i nonni, due zii, un cugino e una zia che dovette cremare personalmente in un terreno vicino, dopo la sua morte, a pochi giorni dal bombardamento.
Keiji Nakazawa (1939–2012), è stato un fumettista giapponese, sopravvissuto al bombardamento atomico di Hiroshima. Nella sua opera autobiografica “Hadashi no Gen”, conosciuta in Italia con il titolo di “Gen d’ Hiroshima”, racconta la storia del giovane Gen, sopravvissuto al bombardamento atomico di Hiroshima. Il manga è stato tradotto in tutto il mondo in moltissime lingue. La bomba atomica portò via a Kenji Nakazawa il padre, il fratellino e la sorella maggiore e dieci anni dopo la madre per le conseguenze delle radiazioni nucleari.
Sadako Sasaki (1943 – 1955) era una bambina di due anni quando sopravvisse al bombardamento di Hiroshima. Nel novembre del 1954 si ammalò di leucemia a seguito delle radiazioni della bomba atomica. La bambina iniziò a piegare degli orizuru (gru di carta) perché, secondo una leggenda, solo piegandone 1000, il proprio desiderio poteva essere avverato. La aiutarono anche altri amici e familiari. La piccola si spense, però, a seguito di un aggravamento della malattia, ma dopo la sua morte, amici e compagni di scuola pubblicarono una raccolta di lettere per raccogliere fondi per costruire il “Monumento alla pace dei bambini” in memoria sua e di tutti i bambini di Hiroshima morti in seguito alla bomba atomica. Nel 1958 fu collocata al Parco del Memoriale della Pace una statua raffigurante Sadako mentre tende una gru di carta verso il cielo. La storia di Sadako ha ispirato il romanzo, “Il gran fuoco di Hiroshima” di Karl Bruckner.
Tsutomu Yamaguchi (1916 – 2010) era un ingegnere di Nagasaki che si trovava ad Hiroshima per lavoro. Dopo il bombardamento tornò sconvolto a Nagasaki, ma qui fu testimone di un secondo bombardamento. Tsutomu Yamaguchi è uno dei pochi sopravvissuti ad entrambi i bombardamenti atomici di Hiroshima e Nagasaki. Ha sofferto per tutta la sua vita a causa degli effetti delle radiazioni atomiche. A ottant’anni ha scritto una autobiografia e nel 2006 è stato invitato a partecipare a un documentario sulle 165 persone ufficialmente vittime di entrambe le bombe atomiche giapponesi. Queste persone venivano chiamate “nijū hibakusha”. Nel 2009 anche il regista James Cameron si è interessato alla sua storia.
Takashi Nagai (1908 – 1951), medico e scrittore, sopravvisse al bombardamento di Nagasaki del 1945. Takashi Nagai, dopo il matrimonio, si convertì al cattolicesimo (Nagasaki ha da sempre ospitato una delle comunità cattoliche più grandi di tutto il Giappone) e fu battezzato con il nome di Paolo. Come medico radiologo contribuì allo studio degli effetti delle radiazioni della bomba sul corpo umano dando il proprio contributo come assistenza ai malati e ai più poveri. Il suo libro “Le campane di Nagasaki” è una delle testimonianze più toccanti mai scritte. Takashi Nagai venne anche soprannominato come il “santo di Urakami”. Insieme alla moglie Midori, morta nel bombardamento, è considerato servo di Dio della Chiesa cattolica.
Durante gli anni ’70 gli hibakusha di nazionalità non giapponese fecero richiesta per ottenere lo stesso diritto alle cure mediche gratuite e solamente nel 1978 la Corte Suprema del Giappone riconobbe loro il diritto alle cure mediche e alle agevolazioni economiche. La maggior parte degli hibakusha di nazionalità non giapponese erano coreani che lavoravano in Giappone, moltissimi a Hiroshima.
Lee Jong-keun nacque a Hiroshima nel 1928 da genitori coreani residenti in Giappone. Lee Jong-keun ha trascorso gran parte della sua vita celando la sua identità e per decine d’anni ha nascosto il fatto di essere sia coreano che hibakusha. Da sopravvissuto del bombardamento di Hiroshima, negli ultimi anni della sua vita, ha viaggiato per il mondo raccontando le sue esperienze. La testimonianza di Lee Jong-keun è come quelle di moltissimi hibakusha coreani che hanno penato per farsi riconoscere come vittime.
Nei giorni dei bombardamenti nucleari ad Hiroshima e Nagasaki erano presenti anche moltissimi giovani e bambini nippo-americani, figli di emigrati giapponesi, ma nati negli Stati Uniti, di seconda o terza generazione, tornati a trascorrere un periodo dai propri parenti o per studio. Si stima che al momento del bombardamento solamente ad Hiroshima fossero circa 11.000.
Le storie e i racconti degli hibakusha sono una testimonianza preziosa per l’intera umanità, perché il valore della memoria, del ricordo, è fondamentale e la conoscenza del passato fa acquisire consapevolezza nel presente. Come diceva Cicerone: “La memoria è tesoro e custode di tutte le cose”.
Accanto alla statua di Sadako, la bambina delle mille gru di carta, c’è una targa con incisa una frase, speranza e monito per le generazioni future: “Questo è il nostro grido. La nostra preghiera. Pace nel mondo”.
Bibliografia:
– Hiroshima il racconto di sei sopravvissuti di John Hersey (1946) – Ediz. Utet
– Il gran sole di Hiroshima di Karl Bruckner (1961)
– La pioggia nera di Masuji Ibuse (1965)
– Gen di Hiroshima serie manga di Keji Nakazawa (1973)
– Le campane di Nagasaki di Takashi Nagai (1949)
– Note su Hiroshima di Kenzaburō Ōe (1965)
– La voce di Kurihara Sadako, Ciliegi di Hiroshima e la poetica della bomba atomica di Daniela Travaglini – Aracne Editrice
– Hiroshima. Nel paese dei fiori di ciliegio.
– Diario di Hiroshima di Michihiko Hachiya
Grazia
