Uno degli elementi fondamentali della tradizione poetica degli haiku è proprio la neve e, in questo periodo invernale, ho voluto contemplare il paesaggio intorno, il silenzio mite e la pacatezza di questa stagione con la lettura di alcuni haiku giapponesi che riescono, secondo me, a sfiorare delicatamente l’animo di ognuno di noi, come solo la tradizione poetica nipponica ha il potere di fare.
Il primo degli haiku che ho scelto è quello di Naito Joso, forse uno dei più belli dedicati all’inverno. Quando scende la neve, intorno a noi tutto è silenzio, sembra che anche il nostro respiro si interrompa per non disturbare quel momento sospeso, quel contatto tra cielo e terra. La neve sembra un dono del Cielo e ha una solennità immensa che niente e nessuno può interrompere. Nell’haiku di Naito Joso tutto è coperto da neve, ogni cosa è sparita, anche gli stessi monti che si ergono verso il cielo sono scomparsi. Una visione onirica che coglie quel delicato silenzio e quella immensità che solo la neve può dare.
I campi e i monti
sono scomparsi sotto il manto nevoso.
È il nulla.
(Naito Joso)
E’ possibile rivivere un momento, un ricordo che resta vivido nella memoria di una persona, il cui cuore è colmo di nostalgia. L’autore ripone la propria speranza sulla neve, quale dono magico del Cielo che può avere il potere di riportare un ricordo che diventa immortale. Una immagine sospesa, uno sguardo univoco, come un sentimento senza tempo, candido, delicato come la neve.
Verrà quest’anno la neve
che insieme a te
contemplai?(Matsuo Bashō)
L’haiku malinconico di Nakamura Kusatao ci accompagna dentro le cose perdute, senza memoria, appartenute ad una persona che è esistita in un tempo passato, una volta presente, come la neve fresca di oggi e quei piccoli salti di scoiattolo che cadenzano il momento, ma che nello stesso frangente rappresentano la vitalità della natura che è immortale di fronte alle esistenze umane.
Cose senza memoria,
e neve fresca
e piccoli salti di scoiattolo.(Nakamura Kusatao)
Il prossimo haiku trasmette un’immagine e una sensazione relative al momento. L’autore sa che la neve scende su ogni cosa in modo naturale, anche sul suo cappello di bambù che indossa in quel momento, ma, quando qualcosa ci appartiene e la si sente propria, diventa immediatamente leggera, non pesa nel nostro cuore, non ci affatica. Quella neve che cade, ma che appartiene all’autore, al suo presente, è leggera, pur coprendo il suo cappello di bambù. Ancora una volta l’immagine poetica trasmette un significato esistenziale.
Neve,
se ti penso mia,
come diventi lieve
sul mio cappello di bambù!
(Takarai Kikaku)
Forse uno degli haiku invernali più famosi e conosciuti al mondo. La nostra esistenza, l’essenza di ogni cosa, nella profondità del significato.
Ero.
Ero soltanto.
Cadeva la neve.
(Kobayashi Issa)
Grazia
