Dopo la visione al cinema dell’anime “The Tunnel to Summer: the Exit of Goodbyes”, l’ispirazione alla leggenda di Urashima Tarō ci ha coinvolto totalmente, perché, come nella storia dell’anime citato, il trascorrere del tempo è il vero protagonista di tutto.
Secondo un’antica fiaba giapponese Urashima Tarō era un abile pescatore che amava il suo lavoro ereditato dal padre e dal nonno, ma il giovane nel villaggio non era famoso solo per la sua bravura in mare, ma per la sua bontà d’animo e ogni giorno ne dava dimostrazione.
Una sera d’estate, mentre stava per rincasare dopo una giornata trascorsa in barca, vide dei ragazzini che maltrattavano una tartaruga, si avvicinò e li sgridò convincendoli a lasciargli la tartaruga che avrebbe riportato in mare. Il pescatore riuscì, quindi, a salvare e liberare la tartaruga in acqua dove l’animale scomparve tra le onde.
Il giorno dopo, Urashima si preparò, come sempre, a uscire in barca e, mentre si godeva la giornata mite estiva, sdraiato nella sua imbarcazione ferma in mezzo alle onde blu del mare, sentì qualcuno che pronunciava il suo nome. Quando si sporse dalla barca, vide la tartaruga che era stata salvata il giorno prima, l’animale parlava e lo chiamava ringraziandolo per avergli salvato la vita. Il pescatore, forse, un po’ confuso, cercò di capire come mai quella tartaruga parlasse, fino a quando non venne invitato dalla stessa tartaruga a visitare il palazzo del Re Dragone del mare. Urashima aveva sentito parlare del palazzo reale, ma nessuno lo aveva mai visto prima d’ora, per cui decise di seguire la tartaruga che lo portò sulla sua schiena direttamente alla meta.
Il palazzo era stupendo, lussuoso, Urashima Taro non aveva mai visto nulla di più bello in vita sua. Una volta raggiunto il palazzo, gli vennero incontro dei pesci che erano dei valletti reali e che condussero il pescatore impacciato all’interno della casa reale dove fu raggiunto da una bellissima principessa che gli diede il benvenuto nel regno del Mare.
La principessa si chiamava Otohime e non era altro che la tartaruga salvata il giorno prima. Il pescatore ne rimase affascinato e per ringraziamento la principessa gli chiese di diventare il suo sposo. La cerimonia si celebrò con grande entusiasmo di tutti gli abitanti del mare, la festa fu grande e regale e Urashima fu grato a tutti per essere stato trattato come un principe e per aver trovato felicità e gentilezza in quel regno lontano.
Un giorno, però, la malinconia riempì il cuore del ragazzo che aveva voglia di tornare nel suo paese natale per visitare i parenti e gli amici, la principessa non era d’accordo e avvertì Urashima che la sua scelta poteva essere pericolosa, poi, addolorata, rese al marinaio, come pegno d’amore, una scatola elegante chiusa con corda e fiocchi di seta e gli disse non aprirla per nessuna ragione al mondo; la scatola, infatti, conteneva qualcosa di prezioso, ma qualora il ragazzo l’avesse aperta, qualcosa di tremendo gli sarebbe accaduto.
Una tartaruga riportò il pescatore fino alla spiaggia da cui era partito, il ragazzo si diresse verso la sua casa, ma la vide cambiata, dentro abitava gente che non erano suoi parenti, iniziò a camminare confuso per il paese fino a quando apprese che dal giorno in cui era partito erano trascorsi trecento anni. Nel regno del mare, invece, erano passati solo pochi giorni che equivalevano a trecento anni terrestri.
Urashima, sconvolto e disorientato, si recò presso la spiaggia e, non avendo più nessuno, non sapendo nemmeno come tornare nel regno del mare, si ricordò di avere con sé la scatola, la guardò e, disperato, pensò di trovare la soluzione all’interno del dono della principessa, ma, quando sollevò il coperchio, da dentro la scatola uscì una nuvola che lo avvolse e la sua gioventù diventò presto vecchiaia. All’interno della scatola, infatti, erano conservati i suoi anni di vita e ora era il momento di lasciare per sempre il mondo.
La leggenda di Urashima Tarō è stata di ispirazione per l’anime “The Tunnel to Summer: the Exit of Goodbyes” e ci lascia riflettere sul valore del tempo e della vita, di come programmiamo le nostre giornate che possono sembrare brevi o infinite e di come riusciamo a percepire il mondo e la nostra stessa esistenza. Nel 1918 in Giappone venne girato un cortometraggio anime diretto da Seitaro Kitayama e ispirato al personaggio di Urashima Tarō. In Italia, purtroppo, il cortometraggio è inedito, mentre è possibile recuperare il corto del 2017 di Pauline Defachelles.
Grazia
