Because this is my First Life – Dopotutto questa vita è la prima e unica per tutti noi

“In fondo la vita delle persone è molto simile a quella degli altri. E’ tutto piuttosto ordinario. Bisogna prendersi cura del proprio taschino delle stelle. Anche in una vita ordinaria esistono momenti quando c’è qualcosa di scintillante nell’aria. Sarà uno di quei momenti che non devi perdere e che dovrai tenere con cura nel taschino delle stelle, così quando un giorno sarai stanca, stremata, potrai aprirlo, guardare le tue stelle e superare i momenti duri”.

“Because this is my first life” è una serie meravigliosa, perfetta che mi ha rubato il cuore dal primo episodio in avanti. Non si tratta di una storia piena di intrighi, scandali e sconvolgimenti, si tratta della storia di persone comuni, alla ricerca della loro vita o per lo meno nel tentativo di costruire la propria vita nel modo più sereno possibile. E qui, senza dirvi troppo, ma per cercare di comunicarvi ogni emozione che questo drama mi ha trasmesso, vi avverto che divido la trama in tre parti, non a causa di salti temporali o dimensionali perché la trama è lineare, ma per via della crescita che ogni personaggio ha durante i 16 episodi.

Prima parte: TEORIA DEL SENSO DI APPARTENENZA DI MASLOW

Nam See-he (interpretato da un meraviglioso Lee Min-ki, uno dei protagonisti di “My Liberation Notes”) è un informatico che lavora in un’azienda di progettazione e sviluppo web di proprietà del suo unico amico, Ma Sang-goo (interpretato da Park Byung-eun, “Oh My Baby”, “Eve”, “Kingdom”). La vita di See-he è un ricamo di ordinarietà, sicurezza e metodicità, nulla deve sfiorare o sconvolgere la sua esistenza statica, priva di emozioni, dove l’unica preoccupazione è pagare il mutuo dell’appartamento che ha acquistato e curare il suo gatto bianco, unico essere vivente che conosce l’affetto del nostro protagonista. See-he è difatti una persona misantropa che ha costruito attorno a sé un muro che ogni giorno viene fortificato. Per riuscire a pagare correttamente il mutuo, cerca disperatamente di affittare una stanza della sua casa, ma puntualmente è infastidito dai suoi affittuari e rescinde con facilità il contratto con loro.

Yoon Ji-ho (interpretata dalla bravissima Jung So-min, “Alchemy of Souls”, “Il suono del tuo cuore”) è una sceneggiatrice di drama che lavora sodo da più di tre anni senza staccare mai, sempre a fianco di una sceneggiatrice affermata che sfrutta le sue idee senza renderle il merito. Tornata a casa dopo tre mesi di duro lavoro, Ji-ho scopre che il fratello minore, con il quale divide l’appartamento, si è sposato e attende un figlio dalla moglie, così la nostra protagonista capisce di essere una nota stonata in quell’appartamento e decide di trovare una nuova sistemazione, ma le sue ristrettezze economiche la obbligano a farsi i conti. Consigliata da Won-seok (interpretato da Kim Min-seok, “I discendenti del sole”, “Doctors”), fidanzato della sua amica Ho-rang (interpretata da Kim Ga-eun, “I Hear your voice”), Ji-ho affitta una stanza della casa di See-he, convinta che il proprietario sia una donna. Lo stesso See-he è convinto che il nuovo affittuario sia un uomo ed è finalmente contento di come questo coinquilino si attenga alle sue regole, la raccolta differenziata, ricordare di mettere le crocchette nel piatto del gatto, mantenere la pulizia. Gli orari di lavoro diversi fanno sì che i due non si incontrino mai, ma dopo un po’ di tempo capita un giorno che i due si accorgano l’uno dell’altra e capiscono che vi è stato un quiproquo. Ji-ho lascia l’appartamento e cerca una nuova sistemazione, ma, una sera, dopo un avvenimento spiacevole che si sarebbe potuto trasformare in qualcosa di drammatico, Ji-ho si ritrova nei pressi della casa di See-he, in pantofole e con lo sguardo traumatizzato e confuso e gli chiede ospitalità solo per quella notte. See-he, capendo che è successo qualcosa alla ragazza, la ospita nella stanza che fino ad allora le era stata affittata.

Qualcosa accade nel cuore di See-he, percepisce che quella ragazza ha bisogno di un aiuto e così anche lui, decide quindi di proporre a Ji-ho un contratto matrimoniale finto, restando sempre nel loro mondo asettico, come solo due coinquilini estranei, ma che dividono lo stesso tetto. Si tratta solo di pura convenienza, Ji-ho ha bisogno di una casa e See-he ha bisogno di un’entrata in più per pagare il mutuo mensile. See-he taciterebbe i tormenti della sua famiglia che non capiscono il suo bisogno di estraniarsi dal mondo, non volersi impegnare con nessuno e restare nella sua confortevole vita ordinaria e sicura, Ji-ho d’altra parte taciterebbe le persone che continuano a chiederle quando si fidanza e si sposa e perché perde tempo ancora dietro ai suoi sogni da sceneggiatrice visto che non è riuscita ancora a sfondare. La ragazza accetta la proposta e i due si sposano, scioccando le famiglie e i pochi amici di entrambi.

Secondo la teoria di Maslow, la motivazione è come una spinta dettata dai bisogni che sono alla base del comportamento umano, al primo posto i bisogni fisiologici e la sicurezza come appagamento di uno stato di benessere, ma, sempre secondo la teoria, quando un umano raggiunge il bisogno, vuole raggiungere naturalmente il prossimo, ed ecco il bisogno di appartenenza. Il loro far finta di apparire agli occhi della società come una coppia normale, però, dovrebbe appagare anche questo bisogno, così  spiega chirurgicamente See-he alla stessa Ji-ho. Ma sarà davvero così e per quanto si possono ingannare gli altri? E se stessi?

Seconda parte: IL CUORE DI UNA PERSONA NON E’ QUALCOSA SU CUI SI POSSA LAVORARE

Mentre la vita del finto matrimonio procede in modo ordinario senza coinvolgimenti sentimentali, Ji-ho cerca di scoprire l’animo di See-he che a suo avviso porta nel suo cuore qualche macigno di emozioni che tenta di nascondere o qualche dispiacere o trauma che ha cercato di rimuovere vestendo con un manto di asetticità la propria vita. Nel tentativo di comprendere See-he, la ragazza inizia a provare dei sentimenti nei suoi confronti, anche se il tumulto delle sue emozioni è molto contrastato da se stessa e qui Jung So-min è veramente brava a comunicare allo spettatore questo processo particolare e delicato che avviene nel cuore del suo personaggio. La scelta della comodità e della ricerca di sicurezza che l’hanno portata ad accettare questo matrimonio, ora la sconvolge e la fa riflettere, anche perché capisce che See-he sembra non essere per nulla affezionato a lei e mantiene la stessa vita abituale di prima come se non fosse accaduto niente. Le famiglie dei due ragazzi, però, metteranno in qualche modo alla prova i sentimenti e forse qualcosa accadrà anche nel cuore di See-he che rielaborerà un antico ricordo rimasto come una cicatrice coperta da un vestito.

Nel frattempo, lo spettatore sarà coinvolto anche dalla storia dei personaggi secondari: Wong-seok e Ho-rang sono insieme da molti anni e convivono, ma Ho-rang, ormai stufa di questa situazione, vorrebbe essere sposata e dà inizio ad una crisi di coppia mettendo con le spalle al muro il fidanzato per prendere una decisione. Lo stesso Wong-seok, sembra, con la sua confusione, non capire lo stato di sconforto della fidanzata.  

Sang-goo, all’apparenza volubile, si strugge per un sentimento che non sembra essere corrisposto da parte dell’amica di Ji-ho, la fredda e distante Su-ji (interpretata da Esom) che, in realtà, veste anche lei una maschera per difendersi dagli altri e non rivelare la fragilità e la solitudine che vive in famiglia.

Ogni tentativo di cambiare l’altra persona è una sconfitta, il cuore è da comprendere, ma non è qualcosa su cui si possa lavorare, né uno scadenziario di sentimenti.

Terza parte: LA CAMERA 19

La scrittrice Doris Lessing firma un capolavoro narrativo con il racconto “La camera 19” e in questo drama, come d’incanto, questo racconto viene riscoperto da Ji-ho che lo aveva letto quando andava a scuola, ma che oggi, con gli occhi dei trent’anni, riesce a capirne il significato più introspettivo. Il merito del drama è proprio questo, da una situazione che potrebbe sembrare banale nasce una visione moderna di vita, di sentimenti, di ricerca di libertà. Come la protagonista della camera 19 della Lessing, Ji-ho che ha acquisito maggior sicurezza da questo finto matrimonio e da una serie di avvenimenti che si sono susseguiti, abbandona l’ordinarietà e cerca la propria libertà e indipendenza perché in cima alla piramide dei bisogni di Maslow incontriamo il bisogno di autorealizzazione, di trovare la propria identità. In Ji-ho avviene proprio questo.

Ognuno di noi, però, ha bisogno della propria camera 19, un vero e proprio rifugio dove trovare conforto, parlare con se stessi, ritagliarsi quello spazio di indipendenza anche solo per urlare o riflettere a voce alta senza passare per matti. E’ la poca fiducia nell’altro e il poco rispetto della camera 19 dell’altra persona che porta alla rottura di un sentimento, ad un abbandono improvviso, ad una serie di incomprensioni.

Finalmente See-he riuscirà a venire a capo della sua difficoltà sociale e a cercare Ji-ho che si è nel frattempo allontanata? Se si riesce a dare fiducia all’altro e ad avvicinarsi rispettandone i momenti di silenzio e di riflessione, nella camera 19 c’è anche uno spazio condivisibile con un’altra persona e anche con un gatto.

Ho apprezzato di questa serie i due protagonisti, le loro interpretazioni ti catturano già dalle prime scene, la loro chimica so che ha incantato moltissimi spettatori, tanto che nel drama “What’s Wrong with Secretary Kim” sono stati chiamati entrambi per un cameo dove interpretano in un flash back i genitori della protagonista.  

La storia raccontata non è una classica storia d’amore, ma una storia di comprensione e di stima che si trasforma pian piano e matura in qualcosa di più importante, partendo innanzitutto da se stessi, dal volersi bene e dall’accettazione delle proprie fragilità e diversità. Ji-ho, poi, ha il merito di scongelare il cuore del protagonista, non perché sia una persona passionale, anzi, la nostra protagonista, infatti, sembra sempre avere attorno a sé l’inadeguatezza e l’impaccio del primo appuntamento, ma è proprio questo che la rende unica, adorabile, apparentemente insicura, ma stabile e ferma nelle sue certezze e, grazie a questa unicità, scambiata e fraintesa erroneamente spesso come fragilità, finisce per vincere e abbattere il muro e la torre dove si è rifugiato See-he e finisce per farci innamorare di una storia meravigliosa. Perché la vita, anche quella che potrebbe sembrare ordinaria, ha dei momenti scintillanti da conservare nel taschino delle stelle, come spiega la madre di Ji-ho in una confidenza privata con la figlia e perché, dopotutto, questa vita, per tutti noi, è la nostra prima volta.

Memoru Grace

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