Mirai – Un inno delicato sull’affetto tra fratelli

“Mirai no mirai” lett. “Mirai del futuro”, diretto da uno dei registi più bravi della nuova generazione, Mamoru Hosoda, è un film d’animazione candidato all’Oscar nel 2019 e la candidatura è stata meritatissima così come anche gli apprezzamenti ricevuti in tutto il mondo.

Kun, è un bambino di quattro anni che, come tutti i fratelli maggiori, deve affrontare l’arrivo di un nuovo membro della famiglia, nel suo caso, una sorellina, chiamata dai genitori, Mirai, che in giapponese significa “futuro”. All’inizio Kun ha tante aspettative, pensa, infatti, che la sorellina possa essere una nuova compagna di giochi, ma quando viene richiamato dai genitori e dagli adulti che gli ricordano che la sorella è appena neonata e non può giocarci, Kun si isola e inizia a provare gelosia per questa nuova creatura che, non solo gli ha portato via l’amore di mamma e papà, ma che lo ha privato dell’attenzione da parte di tutti. Nessuno più pensa a Kun, a nessuno interessa dedicargli del tempo, ormai è nata Mirai e i genitori non hanno che occhi per lei.

Ad un tratto succede qualcosa, forse una magia o un salto temporale, molto caro al regista Mamoru Hosoda che ci aveva già incantati con “Wolf Children” e “The Boy and the Beast”.

Cosa accade al piccolo Kun? In un viaggio al di là del tempo e delle dimensioni spazio-temporali, Kun intraprende un percorso introspettivo e ricco di simboli e di metafore dove si imbatte in una persona che crede di conoscere e che infatti si rivela essere proprio Mirai, ormai quattordicenne che diventerà la sua guida aiutandolo a conoscersi e ad accettare se stesso. In questo viaggio inimmaginabile, Kun cercherà di affrontare le paure di ogni bambino e, oserei dire, anche di ogni adulto che ricorda di essere stato bambino: perdersi e non ricordare più la strada di casa, non riuscire più a rammentare il viso e i nomi dei genitori, sentirsi inadeguato in ogni situazione soprattutto quando gli adulti chiedono di comportarsi bene e dimostrare di essere “il grande di casa” e di dare il buon esempio ai più piccoli.

Cosa si richiede ai bambini come Kun e a tutti quelli a cui nasce un fratello o una sorella? Crescere in fretta.  Kun ne è consapevole e ne ha paura, la sua paura che è rappresentata dal treno che conduce alla “Terra dei Bambini soli”, l’inferno per i bambini che vengono trovati soli in stazione. Un incubo all’interno del sogno.

Mirai, però, si rivela come la chiave della sua salvezza, anzi, solo la Mirai del futuro aiuterà Kun alla scoperta della cooperazione tra fratelli e a riconoscere l’affetto e la fiducia che li possa legare.

In questo lungo percorso metaforico Kun conoscerà i genitori da bambini e capirà che anche loro hanno dovuto affrontare diverse difficoltà. Sarà, poi, affascinato dalla figura carismatica del bisnonno che gli darà le direttive per vivere e vincere ogni timore. Parenti e persone del passato interverranno nel viaggio del bambino così come la famiglia del futuro e, nel frattempo, l’elemento sempre uguale che osserva la ciclicità delle generazioni è rappresentato dall’albero secolare in giardino.

Il viaggio di Kun è un viaggio da cui si esce svuotati, ma consapevoli di aver acquisito nuove conoscenze e di aver appreso il valore dell’affetto e dell’unione tra fratelli, la vera ricchezza che il bambino capirà nonostante la giovanissima età.

Nessuno vuole dimenticare o escludere Kun dalla propria vita, i genitori continuano a volergli bene e d’altra parte, quando rivedrete il film o lo recupererete per la prima volta, potrete far caso che le prime sequenze del film presentano Kun nei suoi primi giorni di vita con i genitori che lo accudiscono e gli dedicano moltissimo tempo, perché anche Kun era ed è sempre stato desiderato da entrambi i genitori solo che non lo ricorda perché ancora bambino.

Un film dedicato ai fratelli e alle sorelle maggiori, alle loro paure, al loro timore di sentirsi da soli, abbandonati e inadeguati di fronte alla società che pretende da loro comprensione e maturità.

Un film dedicato ai fratelli e alle sorelle minori che, nonostante tutto, hanno da sempre preso per scontato la presenza dei fratelli e delle sorelle maggiori e non hanno mai dubitato del loro amore.

Un film dedicato ai genitori che ricordano di essere stati bambini e di aver pensato come bambini anche nelle piccole gelosie e insicurezze e difatti non esiste un manuale per diventare genitori, ma esiste il ricordo di essere stati bambini.

Mirai è un film d’animazione dello Studio Chizu che vale la pena recuperare per riflettere, anche dopo molto tempo, sull’importanza degli affetti familiari e sulla paura di crescere fin dai primi anni di vita che va superata anche grazie alle generazioni passate e alla cooperazione tra fratelli che, anche se diversi, riusciranno a trovare un modo di incontrarsi anche in altre eventuali dimensioni.

Memoru Grace

3 pensieri riguardo “Mirai – Un inno delicato sull’affetto tra fratelli

    1. Sono d’accordo. Per me è uno degli anime più delicati che racconta l’infanzia e il rapporto tra fratelli dopo la nascita del secondogenito. E questo rende la storia ancora più preziosa. Grazie per la lettura e per il tuo commento. – MemoruGrace

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