Kenshiro – Il guerriero (triste) che veniva da lontano

“Mai mai scorderai l’attimo, la terra che tremò. L’aria si incendiò e poi silenzio. E gli avvoltoi sulle case sopra la città, senza pietà. Chi mai fermerà la follia che nelle strade va? Chi mai spezzerà le nostre catene? Chi da quest’incubo nero ci sveglierà? Chi mai potrà?”.

Ammettetelo: l’avete letta cantando. E, magari, nel frattempo, vi sono anche venuti davanti agli occhi frame sbiaditi di un cartone animato che andava in onda, negli orari più disparati e senza una logica, sui canali locali con un protagonista ancora più gigantesco di He-Man, ancora più arrabbiato di Bruce Lee, ancora più taciturno di Rambo, che, prima di eliminare fisicamente i propri nemici, annunciava in moda icastico “Tu sei già morto“. Se, dopo tutti questi indizi, non avete ancora capito a chi mi riferisco, dovete seriamente rituffarvi nel passato dell’animazione, perché stiamo parlando di un personaggio che statisticamente risulta amato quanto Goku di Dragon Ball e Doraemon.

Stiamo parlando di Kenshiro (ケンシロウ), anche noto in Italia come Ken Il Guerriero, un uomo enorme e solitario dagli occhi tristi e nostalgici e con sette gigantesche cicatrici sul petto, che ha deciso di dedicare la sua vita alla giustizia e al prossimo o, meglio, a trasformare le lacrime in sorrisi (citazione quasi letterale) in un mondo post apocalittico, sfregiato da un conflitto nucleare. Kenshiro non è un uomo comune: non solo proviene dalla Terra dei Demoni ed è discendente della Divina Scuola di Hokuto, ma possiede anche una serie di abilità e di peculiarità che lo rendono speciale, quasi magico. Tra queste, spicca sicuramente la sua propensione nelle arti marziali (perché, diciamo la verità, tutti i nostri frame dell’infanzia sono dominati da Kenshiro che fa a botte contro qualcuno). Inoltre, Kenshiro, grazie alla sua profonda conoscenza della Scuola di Hokuto, può decodificare rapidamente e replicare a piacere le tecniche utilizzate dagli avversari (cosiddetto Riflesso dello Spirito), proiettare all’esterno la propria aura combattiva per spingere al massimo le sue abilità umane, e manipolare gli tsubo, ovvero i tracciati dell’energia vitale degli esseri viventi, così da costringere l’avversario a compiere determinate azioni contro la sua volontà o addirittura ad esplodere dall’interno, ma anche per fini medici. Però, Kenshiro è anche immensamente triste: la sua malinconia deriva dalla morte tragica e violenta della donna che amava, che lo ha convinto a trasformarsi in una sorta di giustiziere solitario e a combattere contro i tiranni per i più deboli. In questo modo, può farsi carico della tristezza altrui, anche di quella degli avversari, in un’ascesi trascendentale che gli dà la possibilità di reincarnarsi attraverso il nulla e di mettersi in comunicazione con l’aura di tutti i guerrieri sconfitti, dalla cui forza può attingere, evolvendosi nella sua natura umana.

Kenshiro, nel suo viaggio in mezzo ad eserciti di criminali, perde amici, fidanzata, familiari, diverse persone a cui si affeziona e incrementa il suo dolore. Prende sotto la propria ala protettiva diversi bambini, li cresce e li protegge, ma, poi, vaga solitario per le lande desolate, attendendo da solo la morte per portare a termine la sua missione di salvare i più deboli. Kenshiro, nonostante la sua mole, è il simbolo della gentile e umana compassione. La sua mesta malinconia, che traspare negli occhi, è quasi un ossimoro della sua potenza fisica e mentale e rende questo personaggio una figura unica nel mondo anime/manga, un po’ simile a quel supereroe stanco e distrutto, ma ancora onnipotente interpretato nel film Logan da Hugh Jackman, con uno scenario più imbruttito e urbanamente selvaggio del mondo raffigurato in Mad Max. E il contrasto tra la sua gentilezza e la barbarie di una società che chiede e rapina i più deboli diventa ancora più rimarcato. L’estraneità del personaggio con il mondo circostante non è data solo dalla sua provenienza soprannaturale (la Terra dei Demoni), ma anche dal suo stesso nome, Kenshiro, nella lettura un tipico nome giapponese, che graficamente è scritto solo in katakana, come se fosse una parola straniera, rinnegando qualsiasi kanji.

Ken Il Guerriero (北斗の拳 Hokuto no Ken) conta un manga shonen, disegnato da Testuo Hara e pubblicato tra il 1983 e il 1988 e serializzato in 285 capitoli, un anime diviso in due stagioni per un totale di 152 episodi trasmessi tra il 1984 e il 1988, un film del 1986, una trilogia OAV del 2003, una pentelogia composta da due film e tre OAV tra il 2006 e il 2008 e un cortometraggio del 2006. I suoi disegni particolari, molto marcati e dettagliati sono dovuti ad una patologia della cornea di cui soffre l’autore, che gli imponevano di disegnare con un solo occhio e/o di ripassare su quanto aveva disegnato, mentre il personaggio è stato costruito principalmente proprio sui film interpretati in quel periodo da Bruce Lee.

E, adesso che avete individuato Kenshiro, andate a rileggere la sigla, cantando, ma con le lacrime agli occhi!

Piccola postilla: il manga contiene anche la storia di Kenshiro appena adolescente, che nell’anime è stata solo accennata attraverso qualche ricordo del protagonista, e il personaggio principale ha subito un vero e proprio restyling che ha influito anche sul suo aspetto.

Consigliato: a chi non si fermava solo ai cartoni trasmessi dalle TV nazionali e dai grossi canali privati, ma osava fare zapping tra gli altri oscuri canali del telecomando oltre il 10; a chi amava i film di kung-fu e di arti marziali e a chi ha sempre amato anime e manga di combattimento; a chi non ha paura a dimostrare la propria forza caricandosi di malinconia.

Captain-in-Freckles

4 pensieri riguardo “Kenshiro – Il guerriero (triste) che veniva da lontano

Lascia un commento