“Non mi è mai piaciuta la boxe nemmeno per un momento. Non l’ho chiesto io, ma avevo un talento, inoltre ho continuato ad allenarmi senza pause, ma non ero affatto felice. Quindi sono scappata tre anni fa”.

Titolo originale: 순정복서, Sunjeong bokseo, Pure Boxer
Regia di: Hong Eun-mi, Choi Sang-yeol
Scritto da: Kim Min-joo
Cast: Lee Sang-yeob, Kim So-hye, Park Ji-hwan, Kim Hyung-mook, Kim Jin-woo, Ha Seung-ri, Chae Won-bin, Kim Hee-chan.
Genere: Sport/Drammatico
Corea del Sud, 2023, kdrama (12 episodi)
Mi sono avvicinata a questa storia in modo molto cauto, temendo di dover soffrire e stare male, visto l’argomento e lo sport trattato e considerando il fatto che dopo la visione di “A Million Dollar Baby” di qualche anno fa non avrei voluto versare nuovamente tutte le lacrime del mondo per un’altra storia straziante oppure rimanere delusa per una trama banale.
“My Lovely Boxer”, invece, è stata una vera e propria sorpresa perché, pur affrontando in modo profondo e razionale delle tematiche drammatiche dove lo sport è protagonista, riesce anche a coinvolgere lo spettatore puntando soprattutto su delle superbe interpretazioni, emozionanti incontri sul ring, allenamenti senza sosta e personaggi principali e secondari che sono il cuore pulsante della narrazione stessa.
“My Lovely Boxer” è un drama ricco di umanità e rappresentante di valori positivi universali quali l’amicizia, la lealtà, la fiducia, ma anche dei meandri più squallidi dell’animo umano, il tradimento, l’inganno, il tutto intriso della malinconia delle vite dei protagonisti e della gentilezza dei piccoli gesti che solo coloro che sono stati a contatto con uno sport possono percepire.
La giovane Lee Kwon-sook (interpretata da una meravigliosa Kim So-hye, “The Best Chicken”) è una boxer di talento che a soli diciassette anni era diventata già un fenomeno, ma, prima del suo grande slam, è improvvisamente scomparsa dal mondo del pugilato e nessuno più l’ha vista. Tre anni dopo, la ragazza, che lavora presso un asilo e che ha cambiato completamente stile di vita, viene contattata da Kim Tae-young (un coinvolgente Lee Sang-yeob, “Love Affairs in the Afternoon”, “Once Again”), l’unico ad essere riuscito a rintracciarla.
Tae-young è un freddo e calcolatore agente sportivo noto anche per le sue doti infallibili nel riuscire a mettere in luce gli atleti, sfruttarne la fama del momento, per poi esaurirli e costringerli al ritiro anticipato. Tae-young, che anche lui ha fatto parte del mondo dello sport, ha un lato debole, il suo amico Kim Hee-won che per lui è stato come un fratello, nonché compagno di squadra. Hee-won, lanciatore di baseball, è rimasto coinvolto in partite truccate per poter pagare le spese sanitarie di un familiare. A capo dell’organizzazione malavitosa, che ora minaccia Hee-won, c’è Kim Oh-bok (Park Ji-hwan, “Our Blues”), operatore di gioco d’azzardo sportivo illegale.
Kim Tae-young, quindi, decide di aiutare l’amico nei guai e, per poter risolvere la situazione drammatica in cui è coinvolto, cerca di giocare la carta vincente del ritorno sul ring della giovane boxer sparita per tre anni. L’eventuale ritorno nel pugilato da parte della ragazza raccoglierebbe un notevole interesse pubblico.
Inizia così ogni tentativo di persuasione insistente da parte dell’agente nei confronti della giovane pugile per riuscire a riportarla sul ring e accompagnarla dopo tutto il campionato ad un ritiro anticipato dalla sua carriera sportiva, sfruttando proprio la scarsa volontà della ragazza di continuare con la boxe.
In qualche modo, infatti, Kwon-sook, facendo capire all’agente di non fidarsi pienamente di lui, decide di ritornare in quel mondo lasciato tre anni prima.
Il personaggio di Kwon-sook è molto complesso, si tratta infatti di una giovane ragazza che è consapevole di essere una fuoriclasse e di avere un talento innato per qualcosa che lei odia completamente, la boxe. Alla boxe, infatti, la ragazza non perdona il fatto che è stata causa di rovina per la sua famiglia, del cattivo rapporto con il padre, suo primo allenatore dai metodi bruschi che ha sempre preteso da lei l’impossibile, e delle negazioni e privazioni che l’hanno allontanata dal mondo esterno.
Kwon-sook odia la boxe e forse anche il suo talento che vorrebbe rinnegare, ma sa anche che la boxe è entrata nella sua vita fin da piccola e ha in sospeso con questo sport qualcosa da cui si è voluta allontanare tre anni prima.
“Nella boxe vince chi rimane in piedi fino alla fine”.
Kwon-sook non ha dimenticato il suo talento, solamente lo ha voluto nascondere per cercare un mondo diverso, la normalità che hanno molte persone, ma sa che adesso è arrivato il momento di intraprendere il suo viaggio verso la redenzione, il perdono di se stessa, ora deve affrontare i fantasmi del passato e ha capito che accanto alla sua tenacia e al suo talento sportivo ha qualcosa di più prezioso, la forza della resilienza che le insegna giorno per giorno a sfidare le avversità della vita con costanza e impegno.
“Non si tratta di vincere o perdere, voglio fare del mio meglio. Ho bisogno di dare tutto quello che ho”.
Si può avere talento, ma si può anche non desiderare per niente quel talento e questo è quello che accade nell’animo di Kwon-sook che, però decide di rimettersi in gioco perché la cosa più importante è dare il massimo, è quella la vera vittoria, anche quando si perde.
Per Tae-young, invece, aiutare l’amico a togliersi dai debiti sfruttando il talento della giovane boxer sembra l’unico mezzo per risolvere la situazione in modo impellente, in realtà la strada che troverà sarà irta di difficoltà e complicazioni, ma capirà presto che farsi compromettere dallo squallore del gioco d’azzardo significherà contaminare quel nuovo modo di vivere e quel sentimento che nascerà piano piano con la vicinanza di Kwon-sook. Tae-young troverà dentro di sé un’umanità che sembrava sopita.
Sia Tae-young che Kwon-sook intraprendono un viaggio interiore, un viaggio che è una catarsi, un liberare se stessi dagli spettri del passato per trovare la purezza della semplicità della vita.
“My Lovely Boxer” è per questo un kdrama che merita di essere scoperto e visto, una storia gentile, una storia che insegna a rialzarsi quando la vita ci abbatte.
Qualche riflessione sulle scene che ho apprezzato maggiormente nel drama, la preparazione agli incontri, le corse sul lungomare o in città (immagini che da “Rocky” in avanti hanno ispirato diverse produzioni cinematografiche e televisive, ma che hanno sempre un effetto universale!), lo studio della dieta con i sacrifici della giovane Kwon-sook che per rientrare tra i pesi gallo deve ritrovare la forma giusta, gli allenamenti con il simpatico istruttore Choi Ho-joong (Kim Hee-chan), con il quale la protagonista instaura un rapporto cameratesco. Infine, tanti altri personaggi che meritano di essere ricordati, il padre di Kwon-sook, Kim Hyung-Mook; il giovane Han Jae-min (Kim Jin-woo), primo amore della protagonista, l’agente sportiva Jeon Sooyeon (Ha Seung-ri, “All of Us Are Dead”) e l’avversaria Han Ah-reun (Chae Won-been, “Doubt”).
Altra tematica è il ruolo femminile in uno sport che è ancora concepito come secondario, soprattutto per le donne che fanno ancora più fatica per occupare un proprio posto in questo piccolo universo sportivo.
Infine, i due protagonisti: Lee Sang-yeob nei panni di Tae-young ci regala un’interpretazione intensa, mentre Kim So-hye offre un’interpretazione fisica ed emotiva perfetta, la sua Kwon-sook è una ragazza che irradia dolcezza e calore, tenacia e volontà.
Ispirato al romanzo “Pure Boxer” di Choo Jong Nam, “My Little Boxer” è una piccola gemma da scoprire, così come la sua ost molto bella, a partire dal brano di Swan, “The End”.
“Voglio vivere una vita tranquilla, non la vita di un pugile. Odio ancora la boxe, ma sono felice di essere tornata. Grazie ad uno sport che odio ho conosciuto persone che mi sono molto care. Me lo hanno spiegato: la boxe non è vincere o perdere, è avere la volontà di dare il massimo e provare ad andare avanti”.
“La vita ci mette al tappeto troppo spesso, ma non è un grosso problema, puoi semplicemente rialzarti di nuovo. Alzare nuovamente la guardia”.
Grazia
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