Alcune storie ti riempiono il cuore e ancora di più se i protagonisti sono dei “semplici”, nel senso più vero del termine.
La giovane maestra Wei (interpretata da Wei Minzhi), intimidita e impaurita, cerca di affrontare lo sguardo della telecamera, il suo volto si riga di pianto e solo per questa scena questo meraviglioso film diretto da Zhang Yimou merita la pena di essere recuperato.
“Non uno di meno” (一個都不能少, 一个都不能少, yí ge dōu bù néng shǎo), è un film del 1999 che alla 56° Mostra Internazionale d’arte cinematografica di Venezia vinse il Leone d’oro. Il regista, con sguardo incantato e realistico nello stesso tempo, ci conduce in un piccolo villaggio rurale e povero della Cina, dove Wei, una ragazzina di tredici anni, viene assunta per una breve supplenza dal maestro Gao della scuola elementare di Shuiquan. A Wei viene promessa una ricompensa in denaro solo nel caso in cui, al ritorno del maestro, non ci sia neppure uno di meno degli alunni.
La maestra inizia la sua attività in un contesto difficile perché, vista la sua giovane età, è un compito arduo avere autorevolezza nei confronti dei bambini, e, di conseguenza, riuscire anche a catturare la loro attenzione con tanta pazienza e risolutezza. Tutt’intorno i luoghi rurali e contadini, la semplicità dei dettagli come l’inno del lunedì, le piccole abitudini quotidiane, i dialoghi stentati, ma significativi, propongono allo spettatore la visione di un piccolo mondo, quasi lontano, dimenticato, dove la parsimonia e il rispetto sono valori fondamentali e dove anche i gessetti sono un bene prezioso e quasi introvabile.
Ad un certo punto del film, l’ambientazione cambia, proprio quando Wei apprende che uno dei suoi allievi, a causa della propria condizione familiare molto povera, è costretto ad andare a lavorare in città. La giovanissima maestra affronta, quindi, un viaggio difficile e affannoso nella ricerca dell’alunno smarrito e impaurito dalla realtà cittadina, da un contesto più grande di lui. Wei si presenta come una protagonista ferma, decisa, caparbia e, anche nella sua figura esile, poco più di una bambina, giganteggia ed emoziona quando di fronte alla telecamera chiede aiuto a rintracciare il suo allievo. La regia meravigliosa di Zhang Yimou è qui insuperabile e segna il capolavoro nel frammento in cui il volto di Wei diventa familiare al pubblico e convincente tanto che, non solo verrà ritrovato il bambino, ma al suo villaggio verranno donati soldi per ricostruire la scuola e nuovi gessetti colorati.
La piccola maestra Wei si fa largo nei cuori di tutti, con la sua semplicità e tenacia e, se all’inizio il suo obiettivo era quello di non perdere nemmeno uno dei suoi ventotto alunni, alla fine noteremo che è diventata veramente un’insegnante, nel senso più nobile del termine, che tiene ai suoi alunni e lotta per migliorare la loro condizione.
Un film che entra nel cuore e incanta, dove gli attori non professionisti rivelano tutta una loro naturalezza e autenticità nel caratterizzare dei bellissimi personaggi. Un film da recuperare anche solo per immergervi in una storia delicata e di spiccata sensibilità.
Grazia
Come suona la recensione?
