“Mi chiedi qual è stato il mio più grande progresso?
Ho cominciato a essere amico di me stesso.”
(Lucio Anneo Seneca)
Quando pensiamo a dei buoni propositi spesso elenchiamo necessità o doveri che non ci permettono di richiamare tutte le potenzialità che abbiamo per recuperare stima in noi stessi. Come si recupera la stima in se stessi? Come diventiamo amici di noi stessi?
Ho scelto due drama giapponesi, diversi tra loro per tematica e narrazione, ma con un punto in comune, decisamente importante, il difficile percorso, la fatica e la lotta per accettarsi, stimarsi e recuperare se stessi. Il nostro equilibrio interiore è spesso scomposto in tanti piccoli tasselli di un puzzle che solo con pazienza e costanza si può ricomporre.
I due drama presentati di seguito mi hanno comunicato molto, nella loro apparente semplicità di trama e nella profondità di sentimenti e di valori di cui sono ricchi e, secondo me, possono essere dei validi esempi o modelli per tutti coloro che si trovano in un momento della vita in cui si prova un senso di rivalsa, un desiderio di abbracciare noi stessi per tutte le volte in cui ci sentiamo incompresi, non considerati o travolti da mille problemi che limitano la persistenza dei nostri sogni. A tutti coloro che si sentono così, auguro di essere tenaci come la protagonista di “Dream Pony” e competitivi e orgogliosi come il protagonista de “La rivincita degli Astros”, con lo stesso pacato, ma vivido e giovane entusiasmo del signor Kotori in “Dream Pony” e la stessa resilienza degli Astros.
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La rivincita degli Astros

( ノーサイド・ゲーム , “No Side Manager”, “No Side Game”, “No Saido Gemu”)
Giappone, 2019 – Sport, Busines, Slice of Life
10 episodi
Cast: Yo Oizumi, Matsu Takako, Otani Ryohei, Kamikawa Takaya, Gordon Maeda, Toshiaki Hirose, Takahashi Mitsuomi
Scritto da Ushio Kentaro
Diretto da Fukuzawa Katsuo
Hayato Kimishima (Yo Oizumi, “I am a Hero”) lavora per una casa automobilistica, ma si oppone al suo superiore e viene retrocesso a direttore generale di una fabbrica e della sua squadra di rugby.
Hayato giura, quindi, di vendicarsi portando alla ribalta la squadra di rugby aziendale, gli Astros, ai quali mancano aiuti economici, un bravo allenatore e una buona dose di stima e fiducia per potersi imporre sulla scena sportiva nazionale. Gli Astros, un tempo, erano un’ottima squadra, ma ormai sono caduti in disgrazia, nessuno li finanzia e, nonostante le fatiche dei giocatori che sono operai e impiegati dell’azienda, nessuno vuole dare loro una chance.
Quando Hayato Kimishima cerca di avvicinarsi alla squadra, trova diversi impedimenti: chiedere l’aumento di budget non è semplice, convincere le persone è uno dei compiti più difficili. Inizia, quindi, una vera e propria sfida con se stesso, principalmente, perché è lui il primo che deve credere negli Astros e nelle loro capacità, nel futuro della squadra.
L’obiettivo non è facile, così come entrare nel cuore dei giocatori, ma pian piano con uno spirito sportivo nascente e tanta ricchezza di umanità e generosità che caratterizzano lo sport del rugby, gli Astros riconquisteranno il proprio posto nel mondo.
“La rivincita degli Astros” anche conosciuto con il titolo “No Side Manager” o “No Side Game”, che rimanda al linguaggio tecnico del rugby e che indica la fine del gioco, è un drama che mi ha sorpresa, ha unito ciò che c’è di più stimabile nello sport: valori, lealtà, amicizia e sfida quotidiana a migliorarsi.
Il punto di forza è proprio caratterizzato dalla splendida interpretazione degli attori, tra tutti spicca il protagonista, Hayato Kishima, con lui vorremo vendicarci del torto subito, della retrocessione sul lavoro e poi ci affezioneremo insieme a lui ad ogni componente della squadra, con il quale avrà un rapporto diverso, dal capitano degli Astros, Kishiwada Tetsu (Takahashi Mitsuomi) che con stima accoglie Kishima come manager e ripone in lui fiducia, allo schivo, silenzioso, ma anche generoso e volitivo Jo Hamahata (Toshiaki Hirose), alla nuova recluta, il giovane Nanao Keita (Gordon Maeda, “366 Days”), un fuoriclasse che ha, però, interrotto la sua carriera dopo un infortunio gravoso che non vuole raccontare, all’allenatore Saimon Takuma (Otani Ryohei, “Golden Kamuy”) chiamato dallo stesso Hayato che lo conosce dai tempi dell’università.
Con entusiasmo e passione ognuno di loro si impegnerà a migliorare, a creare attorno a sé un’aurea di positività, adattandosi alle situazioni, sopportando le fatiche e i lavori, ma capendo di poter contare gli uni sugli altri perché: “L’amicizia nel rugby dura tutta una vita!”
Particolarità del drama è la narrazione degli eventi da parte della moglie del protagonista, Kimijima Maki (Matsu Takako, “Quartet”) che cerca di tenere una posizione distaccata dalla passione del marito e del figlio che si fa coinvolgere dal padre e dagli Astros e decide di entrare nella squadra dei piccoli, ma le battute della donna e il fingersi estranea all’argomento sono davvero divertenti.
Menzione speciale anche per Kamikawa Takaya (“Mondai Bukken”) nel ruolo dell’antagonista Takikawa Keichiiro.
“La rivincita degli Astros” è tutto ciò che lo sport dovrebbe essere ed è per questo che è consigliatissimo, per recuperare stima in se stessi.
Come suona questa recensione?
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Dream Pony – Amore improvviso

( ユニコーンに乗って, “Riding a Unicorn”)
Giappone, 2022 – Business, Slice of Life, Romance
10 episodi
Cast: Mei Nagano, Yosuke Sugino, Hidetoshi Nishijima, Ko Maehara, Thelma Aoyama, Bando Ryota, Ryoko Hirosue
Scritto da Haruka Okita
Diretto da Takahiro Aoyama
Sana Narukawa (Mei Nagano, “Burn the House Down”) ha da sempre avuto un sogno, riuscire a studiare e a laurearsi, ma la sua famiglia non è mai stata ricca e, dopo il diploma di scuola superiore, non ha potuto proseguire i suoi studi. Decide, quindi, di fare da autodidatta e ogni tanto di “infiltrarsi” di nascosto nelle lezioni universitarie per apprendere il più possibile, qui conosce Ko (Yosuke Sugino, “Okura”) e Jiro (Ko Maehara), due giovani studenti di ingegneria e insieme a loro fonda una start up, Dream Pony, il cui obiettivo è quello di fornire all’utente, in versione gratuita, formazione e istruzione. Insieme ai tre giovani viene assunta anche la simpatica programmatrice Megumi Natsui (Thelma Aoyama).
Sana diventa, quindi, una giovane CEO di 23 anni, una delle più giovani del paese e una delle poche ad occuparsi di app educative, ma per la ragazza è un’eterna sfida, quasi per appagare quel suo desiderio di istruzione di cui ha sempre sentito la necessità fin da bambina, un desiderio che non è riuscita mai a realizzare, ma che ora potrebbe, invece, dare l’opportunità a migliaia di persone di completare i propri studi, di ampliare le proprie conoscenze, di gratificarsi con dei corsi da potere fare in qualsiasi momento della giornata soprattutto per i lavoratori o per coloro che non possono permettersi di pagare rette o iscrizioni esose a corsi o associazioni culturali. “Dream Pony” è incentrato su questi valori, la gratuità dell’istruzione.
Sana, è costantemente concentrata sul suo progetto e mette quasi sempre in secondo piano la sua vita privata per donare sempre più tempo al suo lavoro, la ragazza ha l’obiettivo di trasformare “Dream Pony” in un’azienda di unicorni la cui attività sia disponibile a tutti in tutto il mondo nel giro di dieci anni.
Per chi, come me, non è addentro al mondo della new economy, un’azienda unicorno è un’impresa che ha raggiunto una valutazione di mercato superiore a un miliardo di dollari, pur non essendo quotata in borsa.
Dream Pony cresce rapidamente, ma dopo tre anni avverte dei segni di declino, per questo Sana cerca un nuovo modo di affrontare il difficile mondo degli affari e assume due nuovi impiegati. Uno è Morimoto Kaito (Bando Ryota, “366 Days”), un giovanissimo programmatore, introverso e scontroso che porta, però delle idee innovative nell’aspetto tecnico del lavoro, l’altro è il signor Satoshi Kotori (interpretato da Hidetoshi Nishijima, attore di cinema famoso per “Dolls” e “Drive My Car“), un uomo di mezza età, ex responsabile di filiale di banca che ha deciso di cambiare completamente il suo lavoro, di accettare una nuova sfida, ma arricchendo con la sua esperienza Dream Pony e i suoi impiegati e, soprattutto, condividendo con loro gli stessi valori: garantire la formazione gratuita per tutti.
Se all’inizio la presenza del signor Kotori potrebbe sembrare una nota stonata, in una realtà giovane, con una tipologia di lavoro differente, senza una specifica preparazione tecnologica, quasi da subito i ragazzi vedranno il grande contributo dato dall’esperienza di Kotori, dalla sua voglia di imparare, di aggiornarsi, all’entusiasmo fresco che trasmette al resto del team.
La stessa Sana conferma rivolta agli altri colleghi: “È la nuova linfa che ci serviva!”.
Un drama molto coinvolgente, tematiche attuali, interpreti bravi, nel cast anche Ryoko Hirosue che era la figlia di Jean Reno nel film “Wasabi” di Luc Besson e vista anche nel film “Departures”.
Una storia di sogni, di aspirazioni, di possibilità, di nuovi inizi, una storia che va oltre le età, anzi è molto apprezzabile lo scambio di esperienze, di preziosi consigli e la connessione tra persone che hanno lo stesso obiettivo e condividono gli stessi valori.
“Dream Pony”, conosciuto anche con il titolo “Riding a Unicorn”, è un piccolo gioiellino nel panorama degli ultimi drama giapponesi.
La ost è stata curata da Sayaka Aoki, mentre la canzone portante è cantata dal gruppo DISH, tra i cui componenti c’è Takumi Kitamura (“On a Starry Night”, “Yu Yu Hakusho”).
Come suona questa recensione?
Grazia
