“Tutte le famiglie felici sono uguali, ogni famiglia infelice è infelice a modo suo”. (Tolstoj, “Anna Karenina”)
Accompagnati dalle prime note di una melodia lenta e sofisticata entriamo testimoni silenziosi nelle dinamiche della famiglia Bok, quasi non ci facciamo sentire perché la loro storia è alquanto particolare, ma infelice, perché la famiglia Bok è una classica famiglia infelice, ma lo è ancora di più perché diversa da altre.
“La mia famiglia ha dei superpoteri, ma li ha persi a causa delle loro malattie. Malattie dello stile di vita moderno”. Così esclama la giovane Bok I-na, figlia adolescente del protagonista.
“The Atypical Family” è una serie molto particolare che ha il merito e il coraggio di parlare di alcune tematiche, quali le malattie moderne che affliggono tutti, la depressione, in particolar modo, il senso di inadeguatezza, i problemi economici e quelli alimentari, l’alcolismo, l’insonnia, ma tutto questo avvalendosi di una chiave narrativa atipica come i protagonisti della storia, una famiglia disfunzionale, ma i cui membri hanno quasi tutti dei superpoteri ereditati a loro volta da antenati altrettanto dotati di capacità extrasensoriali.
Il protagonista Bok Gwi-ju (Jang Ki-yong, “Go Back Couple”) è un giovane padre rimasto vedovo da alcuni anni con una figlia ormai preadolescente. Dopo la morte della moglie, Gwi-ju si è smarrito nella sua stessa depressione, ha perso i contatti con il mondo, ogni via di comunicazione, privo di forze si alza solo per andare a bere, perché nell’alcol abbandona ogni pensiero.
Il potere di Gwi-ju era quello di viaggiare indietro nel tempo per raggiungere le situazioni e i momenti vissuti e riviverli, come la nascita della figlia e molti altri ricordi felici, ma il limite del suo potere, ovvero quello di essere incapace di cambiare gli eventi, soprattutto quelli traumatici e infelici, lo ha fatto cadere nel baratro della depressione, nell’incapacità di prestare aiuto alle persone care ed evitare incidenti e morti. Gwi-ju, a causa di tutto questo, non riesce nemmeno ad instaurare un rapporto equilibrato con la figlia I-na (Park So-yi, “Switch”), una ragazzina solitaria, introversa che si sente inadeguata sia a casa che a scuola, nell’interazione con i compagni di classe, sempre nascosta dietro grandi occhialoni che le coprono buona parte del viso, crede di non essere accettata dai suoi familiari, di essere solo un peso per il padre.
Si dice che la depressione sia altamente contagiosa e più pericolosa dell’influenza, la depressione all’interno di una famiglia è molto pericolosa e nella famiglia Bok ne sono tutti ammalati. La sorella Dong-hee (Claudia Kim, “Gyeongseong Creature”) aveva il super potere di volare, ma ora le è impossibile, caduta nel baratro dell’infelicità, è diventata obesa, non riesce più a volare e a stimarsi come prima né a farsi stimare, puntualmente trattata male da un fidanzato che non la considera se non solo per i soldi. La famiglia Bok è infatti una famiglia ricca e la ricchezza è stata creata soprattutto dalla madre Man-heum (Go Doo–shim, “Our Blues”) dotata del super potere dei sogni premonitori, potere utilizzato soprattutto per fare fortuna, grazie alla previsione dei numeri vincenti della lotteria. Così facendo, Man-heum è andata ad accumulare una grande ricchezza e ha mantenuto la famiglia, ma all’inizio di questa storia, proprio a causa dei suoi poteri che sono quasi scomparsi, la fortuna della famiglia è in declino e non si riesce più a far fronte alle spese. Il marito di Man-heum e padre dei ragazzi, Eom Son-gu (Oh Man-seok, “Something in the Rain”, “One Spring Night”) è, invece, l’unico componente della famiglia senza super poteri.
Un giorno Man-heum che soffre di insonnia, incontra in un salone di bellezza Do Da-hae (Chun Woo-hee, “The 8 Show”, “One Day”), che, con una tisana e un massaggio rilassante, riesce a farla addormentare. Man-heum nei sogni vede Da-hae come se fosse parte integrante della sua famiglia e ne è entusiasta perché crede di aver riacquistato il suo potere e che la ragazza sia un messaggero di equilibrio per la sua famiglia.
Man-heum fa di tutto per far incontrare Da-hae con suo figlio maggiore Gwi-ju, consapevole che sarà la vera salvatrice dalla depressione del giovane e dal periodo di infelicità che ha travolto tutti.
Da-hae, però, è una truffatrice, abituata a sposare dei giovani ricchi, ad estorcere denaro con dei divorzi milionari. La ragazza si avvicina alla famiglia e a Gwi-ju, il quale la guarda subito con circospezione, ma è soffocato dalla madre che vorrebbe a tutti i costi che i due giovani si sposassero sempre perché vede nella ragazza la salvezza di tutti. Da-hae, però, quando capisce di essersi avvicinata ad una famiglia diversa dalle solite e, spaventata dai loro super poteri, cerca di allontanarsi, ma a sua volta, la propria famiglia la costringe a portare avanti la missione. La famiglia di Da-hae non è una vera famiglia, ma è costituita da persone come lei, sole al mondo e senza nulla da perdere, zio Noh Hyung Tae (Choi Kwang Rok), la sorella Grace Kang (Ryu Abel, “Love Affairs in the Afternoon”, “A Good Day to be a Dog”) e la subdola madre adottiva Baek Il Hong (Kim Geum-soon, “Love Next Door”).
La narrazione della storia di queste due famiglie disfunzionali cambia nel momento in cui si incontrano, la lotta tra le due matriarche, il bisogno di cambiamento che pulsa nel cuore di ogni personaggio come se ciascuno di loro intraprendesse un proprio percorso di formazione e poi la relazione tra Gwi-ju e Da-hae, come un’eterna intermittenza, da uno stato di indifferenza iniziale ad una vicinanza ritrovata nelle esperienze al di là del tempo, nei ricordi l’uno dell’altra, nella scoperta della complessità del proprio passato, in un tentativo di trovare il bandolo della matassa. Qualcosa nel passato ha complicato il presente? I due erano destinati ad incontrarsi? E’ davvero Da-hae che salverà la vita di Gwi-ju o tutto andrà a sfumare in un evento del passato in cui il ragazzo tornerà costantemente indietro?
Nel frattempo, Da-hae riuscirà a far avvicinare I-na al padre conquistando la sua fiducia e, tra viaggi nel tempo, sogni, dimensioni oniriche e riscoperta della propria identità, anche i poteri potrebbero tornare o forse erano sempre stati lì, solo smarriti, nei meandri oscuri dell’inconscio.
“The Atypical Family” è un drama dove spiccano notevolmente le interpretazioni dei protagonisti, tra tutti Jang Ki-yong in uno dei suoi ruoli più maturi, la sempre brava e versatile Chun Woo-hee in un altro ruolo complesso, Claudia Kim quasi irriconoscibile per la trasformazione, le due madri impersonate da Go Doo-shim e Kim Geum-soon e dalla giovanissima Park So-yi, la cui parte impreziosisce moltissimo la storia. Colonna sonora meravigliosa, scelta molto particolare che fa risaltare le scene mai veloci, ma cadenzate con colori e fotografie stupendi.
Grazia
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