“Sei hai qualcuno che ti chiede protezione, diventi forte. Devi essere forte, così che tu possa lottare per proteggerlo”.
Secondo la tradizione popolare, la festività di Chuseok (추석) affonda le proprie radici nel gabae (가배), giorno in cui, nel regno di Silla (57 a.C. – 935 d.C.), terminava una competizione di tessitura tra due squadre, competizione della durata di un mese e che finiva con un banchetto offerto ai vincitori con tutti i ricchi prodotti dei campi del periodo a metà tra la fine dell’estate e l’inizio dell’autunno. La leggenda, però, narra anche che le origini di questa festa siano da individuare nella vittoria del regno di Silla sul confinante regno di Baekje e che la festa fosse stata istituita proprio per glorificare la potenza di Silla, anche perché la vittoria su Baekje segnò l’inizio dell’egemonia di Silla sulla penisola coreana fino all’unificazione di tutti i regni. Alla base delle vittorie militari di questo piccolo regno collocato al sud della penisola coreana, sta una casta di guerrieri filosofi, che votarono la propria vita alle armi e all’onore della propria patria: i leggendari Hwarang.
Questo termine, 화랑, che letteralmente significa “cavalieri in fiore”, indicava un gruppo di uomini della migliore nobiltà di Silla (le cosiddette “ossa sacre”), in età tra i 15 e i 18 anni, quando terminava il loro addestramento ufficiale e avveniva il rito di iniziazione, formati e forgiati alla guerra e alla difesa del trono come combattenti-filosofi. Infatti, il periodo triennale di istruzione dei Hwarang comprendeva l’addestramento nell’uso della spada e dell’arco, nei combattimenti corpo a corpo e nella strategia militare, nelle corse a cavallo, ma anche lunghe pratiche ascetiche e di pellegrinaggio, la meditazione buddista, lo studio dei classici e dei precetti filosofici confuciani, delle scienze in ogni campo, dell’etica e della filosofia, e una conoscenza perfetta della scrittura cinese. A questo si univa un esercizio nel canto, nella musica e nella danza e un’eleganza nel portamento che doveva farli distinguere dalla massa dell’esercito, come l’élite dei guerrieri e del concetto di arte della guerra in sé.
I testi antichi e le ballate popolari hanno tramandato fino ad oggi quest’alone di gloria e di misticismo intorno alla classe guerriera dei Hwarang, determinanti per l’espansione di SIlla e l’unificazione con gli altri regni: si pensi allo hyang-ga (canto popolare) Mo-Jukjirang-ga (모죽지랑가), dedicato al Hwarang Jukji, che, esponente della classe Jingol (“ossa autentiche”, di discendenza reale), ha avuto il merito dell’unificazione del Paese insieme al generale Kim Yu-sin.
Però, pensare ai Hwarang significa anche pensare a quel gruppo di amici-nemici impegnati a diventare grandi guerrieri e immischiati in faccende di politica di Stato, di arte, di guerra e d’amore, che è narrato nel k-drama “Hwarang: The Poet Warrior Youth“, anche noto come “Hwarang: The Beginning“.
“Nessuna strada è nata per essere una via sin dall’inizio, qualcuno vi ha dovuto camminare, perché diventasse tale”.
La storia del drama “Hwarang” si apre nel cuore del regno di Silla che da molto tempo è governato dalla regina Jiso (Kim Ji-soo), la quale, dopo la morte del re, tiene nascosto dai nemici, Sammaekjong(Park Hyung-sik), suo figlio e futuro re.
Quando Sammaekjong raggiunge l’età per governare, tutto il regno attende che la regina ceda il potere al figlio, ma la regina non si sente ancora pronta a far diventare re suo figlio.
Per la paura che l’aristocrazia usurpi il trono, la regina decide di istituire un corpo di combattenti al suo servizio: i Hwarang, un gruppo di giovani e nobili uomini istruiti all’arte del combattimento e della difesa.
Tra loro, però, si nasconde Sammaekjong, il futuro re, che nel frattempo è rientrato nella capitale Seorabeol, per controllare l’operato della madre e per prendere il suo posto.
In contemporanea i due amici Moon-myung (Park Seo-joon), meglio conosciuto come Cane Volante, cheonin, orfano di entrambi i genitori e cresciuto da un musicista, e Kim Sun-woo (Lee Kwang-soo), meglio noto come Mak-moon, strappato drammaticamente molti anni prima alla sua famiglia e cresciuto dal padre adottivo di Cane Volante, decidono di entrare nella capitale per ritrovare la famiglia d’origine di Sun-woo e soprattutto per riabbracciare la sorella minore Kim Ah-ro (Go Ara) e il padre medico, Lord Kim Ahn-ji (Choi Won-young).
Una volta giunti nella capitale, però, le vite e i destini dei due amici si intrecceranno con quelli dei Hwarang, di Ah-ro e del futuro re, che in incognito si presenta come un giovane nobile di nome Kim Ji-dwi.
Sun-woo entrerà a fare parte dei Hwarang e qui farà conoscenza degli altri giovani uomini istruiti al combattimento appartenenti a famiglie nobili, si scontrerà con alcuni di loro, ma nasceranno anche amicizie leali.
La trama di Hwarang continua con momenti drammatici ed emozionanti intervallati da elementi comici o scene iconiche che ricordano per alcuni aspetti l’opera di Dumas, “I tre moschettieri“, e tutto questo è un punto di forza per il drama che in 20 episodi coinvolge lo spettatore nelle vite dei protagonisti, ma anche dei secondari che arricchiscono la storia rendendola piacevole, divertente, ma anche commovente.
Tra i personaggi che restano nel cuore ricordiamo: il giovane aspirante Hwarang Suk Han-sung interpretato da Kim Tae-hyung, ovvero V dei BTS, che con il suo sguardo incantato e la sua fiducia immediata nei confronti di Cane Volante ha guadagnato un posto particolare negli affetti della squadra; il vivace e leale aspirante Hwarang Kim Soo-ho, interpretato da Choi Min-ho, che ammira da subito Cane Volente e riesce ad amalgamare questo gruppo discordante di giovani guerrieri; il taciturno e sofferente aspirante Hwarang Park Banh-yu, interpretato da Do Ji-han, sospeso in mezzo tra l’affetto per i nuovi amici e le imposizioni della famiglia; il vanesio e sopra le righe aspirante Hwarang Kim Yeo-wol, interpretato da Cho Yoon-woo, che genera sempre fraintendimenti e doppi sensi di una certa ilarità; per non parlare del Pungwolju Kim Wi-hwa, maestro guerriero e fondatore dei Hwarang, interpretato da Sung Dong-il, che è un personaggio a sé, furbo e scaltro nella sua rete di mezzi per arrivare a controllare il trono e con una risata che riempie lo schermo. Nell’universo femminile, accanto alla regina Jiso e alla protagonista femminile Kim Ah-ro, a metà strada tra la sognatrice romantica, la narratrice di fiabe proibite e il medico-cerusico esperta in erbe e agopuntura, ma anche unica donna ammessa nel campo marziale dei Hwarang, altre due figure femminili quasi agli antipodi tra loro, ma che rimangono egualmente impresse: la principessa Sukmyeong, interpretata da Seo Ye-ji, fredda e terribile nella sua ira, ma anche sola e in cerca di stabilità affettiva, e Kim Soo-yeon, interpretata da Lee Da-in, sorella minore di Kim Soo-ho, a cui sono affidati alcuni dei momenti più esilaranti.
Ma perché questo drama ci è piaciuto così tanto, da consigliarlo e riconsigliarlo innumerevoli volte e da volerlo guardare all’infinito?
GRAZIA: Immagini iconiche, una colonna sonora originale che riempie le scene anche non recitate, il senso di amicizia, di lealtà e di unione tra i personaggi, nonostante le diversità di carattere, di origini e le controversie nate all’inizio tra di loro, un’unione che li porta anche ad affrontare insieme e a superare momenti drammatici e dolorosi.
LAURA: Nessun guerriero può permettersi di passare dalla danza della spada e del fuoco (con tanto di tempo musicale) all’affermare a voce alta “Io sono il Re di Silla” come accade in questo amalgama perfetto tra azione e avventura picaresca, commedia colorata e romantica e momenti tragici e dolorosi, che, poi, è il mix della vita stessa, ma con una meravigliosa rete di amicizie ad unire gli spazi.
La lealtà, l’unione, l’amicizia, e la vita stessa, con tutti i suoi momenti belli e brutti e con tutta quella voglia di vivere e andare avanti, nonostante tutto, rendono questo drama storico così attuale e così adatto per vederlo in qualsiasi momento. Anche per celebrare un Chuseok personale, che, alla fine, è una festa del ringraziamento da rivolgere ai nostri cari e ai nostri antenati.
Grazia & Laura
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