C’è un silenzio particolare quando nevica sul mare, si entra in una dimensione più intima, un personale distacco dalle pene del mondo, un abbandonare il proprio fardello senza far rumore. Ha anche un odore particolare la neve d’inverno, un odore registrato nella nostra memoria che risveglia i nostri sogni, le nostre speranze e forse porta con sé un pezzetto di Cielo verso cui l’essere umano si protende senza nemmeno accorgersi.
La neve è testimone della storia di questo bellissimo film, malinconico e nostalgico al punto da vivere con i due protagonisti ogni sensazione, ogni avvenimento e di sperare con loro in un qualsivoglia segno di piccolo miracolo. Il cielo dona con la neve una meravigliosa sensazione di estasi, quasi una percezione di immortalità.
La storia narrata in questo film diretto da Kim Jung-kwon (regista di altri meravigliosi lungometraggi come “Ditto “del 2000, “Heartbreak Library” e “BA:BO”) affronta la tematica della malattia e il film è dedicato, infatti, ai malati di MDS (acronico di “Myelodysplastic syndrome”) e alle loro famiglie. Ci sono circa un milione di persone che lottano ogni anno contro la sindrome mielodisplastica che spesso degenera in leucemia.
In una notte nevosa della sua infanzia, a Seon-mi (la bravissima Lee Yeon-ah) venne diagnosticata la displasia emopoietica, una malattia del sangue, ma con gli anni la ragazza ha sempre cercato di non lasciarsi andare allo sconforto e ha convissuto con malattia e dolore, nella speranza di trovare anche lei un piccolo posto nel mondo che ha riscontrato nel donare agli altri un aiuto a sconfiggere i propri dolori interiori.
Seon-mi è una profumiera che ogni tanto viaggia per raccogliere e studiare varie tipologie di profumi e spezie e spesso associa le fragranze all’anima delle persone.
L’incontro tra Seon-mi e Sang-woo (che ha il volto gentile di Park Hae-jin) avviene un giorno d’autunno vicino al mare e, a causa di un oggetto dimenticato dalla ragazza, Sang-woo si mette sulle sue tracce per restituirle l’oggetto. Da qui in poi i due ragazzi inizieranno a frequentarsi e a piacersi.
Sang-woo è un ragazzo timido che ha affrontato un periodo doloroso della sua vita, per questo ha un animo sensibile che lo porta a “empatizzare” con le altre persone. E’ un nuotatore professionista che si esercita per le gare internazionali mentre, nel frattempo, lavora come impiegato presso un acquario.
L’elemento dell’acqua è legato a Sang-woo, il suo comportamento limpido e genuino lo porta ad innamorarsi della ragazza che lo ha coinvolto nel suo mondo ricco di piccoli momenti che diventano speciali e che sono unici, anche quelli più ordinari. Una passeggiata all’acquario, il tifo sfegatato per lui durante una gara di nuoto, un sorriso malinconico che lo avvolge quasi in un abbraccio, persino i momenti più strambi della ragazza completano il suo mondo che ha bisogno di quell’affetto, ma che è anche pronto a donarlo. Sang-woo si accorge, nel piccolo acquario a casa di Seon-mi, della presenza del pesce Betta o anche conosciuto come pesce combattente, poco prima di apprendere della malattia della ragazza, e intravede nella vita del pesce la forza combattiva e la resistenza che la contraddistinguono.
Seon-mi, invece, si affeziona da subito a Sang-woo perché fortemente attratta dal suo profumo che le ricorda suo padre, in Sang-woo, infatti, ritrova la stessa dolcezza del genitore che l’ha lasciata prematuramente quando era ragazzina.
Ricordi e profumi hanno sempre fatto parte della vita di Seon-mi e che ora appartengono anche a quella di Sang-woo perché entrambe le loro esistenze si completano e lottano contro quel senso di precarietà e di fragilità provocato dal dolore e dalla malattia, quasi ombre che incombono quotidianamente sulle loro giornate che hanno scelto, però di vivere, insieme.
“Noi siamo speranza l’uno per l’altro e siamo una ragione per vivere”.
Due personaggi che mi hanno emozionato in ogni loro sfaccettatura del carattere, in ogni loro speranza e nel cercare di trovare un loro modo di fare, un modo di essere, di non sentirsi in colpa per la scelta di amare, perché entrambi nello stesso tempo bisognosi e generosi di affetto.
Seon-mi, interpretata da Lee Yeon-ah, ruba il cuore dello spettatore che attende con lei la neve d’inverno, come desiderio, come speranza; Sang-woo, interpretato da Park Hae-jin, è la costanza e la perseveranza, la persona che vorremmo avere accanto per affrontare prove difficili e dolorose. Al termine del film avrei voluto abbracciare entrambi i personaggi perché sono riusciti a comunicarmi delle emozioni infinite in una storia ricca di umanità e poesia. Da non dimenticare la bellissima fotografia e la visione del regista che ha preferito dare molto spazio ai piccoli particolari associati al tempo e agli ambienti e alle espressioni dei visi, con un colore della pellicola che rende la storia quasi “sussurrata”, le scene girate in Giappone, la neve sul mare o il blu dell’acquario ne sono un esempio. Piccola chicca, la dichiarazione è una delle più belle mai viste, suggestiva e romantica. Preparate, però, i fazzoletti perché avverto che qualche lacrima la verserete.
“Voglio vedere la neve. Quest’inverno ancora non l’ho vista. Sai che odore ha la neve?“
“La neve odora?“
“Sì, la neve ha il suo profumo. E’ l’odore di un sentiero all’alba dopo la pioggia e del mare d’inverno, un profumo a metà tra i due”.
Grazia
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