“La solitudine è per lo spirito, ciò che il cibo è per il corpo”
(Seneca)
“Little Forest” è un film che fa bene all’anima perché la storia riesce ad entrare nel cuore di chi lo guarda e ad immergersi in un’atmosfera rilassante, così come i piatti preparati dalla protagonista.
Ispirato al manga omonimo del 2002 di Daisuke Igarashi, apprezzato per il suo stile che risalta il suo amore per la Natura misto ad elementi di folclore e spiritualità e che per primo l’autore ha vissuto la stessa esperienza della protagonista, “Little Forest” è un film che parla di ritorno, nella propria casa, riconoscendo la propria terra, riconquistando i propri spazi e riscoprendo le proprie radici perché siamo frutto del passato, degli insegnamenti dei nostri genitori e dei nostri nonni e, anche quando andiamo via di casa per trovare risposte, sappiamo che, dopo un lungo viaggio, le ritroveremo solo tornando a casa.
“Non ero partita per andare via, ma ero tornata qui”.
La giovane Song Hye-won (incantevole Kim Tae-ri “Venticinque e ventuno”, “Mr. Sunshine”) a un passo dal baratro dell’infelicità, dopo aver fallito tutti gli obiettivi che si era prefissata, soprattutto in ambito lavorativo, decide di abbandonare per un po’ di tempo Seoul e di tornare nel suo paese natale, in campagna, nella casa dove ha trascorso la sua adolescenza e l’inizio della sua giovinezza, nella casa dove ha vissuto i momenti più belli con sua madre che l’ha cresciuta da sola dopo la morte del padre, ma che le ha trasmesso quella forza che si inerpica come radici nella terra.
Al suo arrivo la madre non c’è, è partita per una destinazione sconosciuta e per tutto il film la vedremo nei flash back della ragazza, ma il rapporto madre e figlia è uno dei più belli mai visti.
Il ritorno a casa, però, per Hye-won è un riappacificarsi con se stessa, riconquistare fiducia e iniziare un vero e proprio percorso interiore per ritrovare la sua anima smarrita, cominciando dal riappropriarsi delle stagioni. Hye-won sistemerà la casa, pulirà, si dedicherà alle attività che possono sembrare banali, ma che sono le fondamenta di un cammino importante, un cammino costruttivo che la vedrà avvicinarsi alla cucina, al cibo, al silenzio che riempie di serenità e copre i rumori causati dai disagi e dalle amarezze accumulate nella vita, un cammino che porta alla terra perché è da lì che nasce ogni cosa, dai semi piantati in alcuni periodi dell’anno e curati ogni mese, dal vivere le stagioni che cambiano insieme alla protagonista. E’ dallo scorrere delle stagioni, infatti, che la vita di Hye-won inizia a cambiare.
Inverno:
Torta di riso –
“Quando fa freddo mi viene voglia di zuppa di pasta”
“Sono venuta nella mia casa d’infanzia da Seoul tre mesi fa, durante l’inverno”.
In una delle prime immagini del film, la protagonista scava sotto la neve per recuperare un cespo di insalata.
Hye-won è tornata nella sua casa e dopo qualche giorno riprende i contatti con i suoi due vecchi amici Lee Jae-ha (Ryu Jun-yeol, “The 8 Show”, “Reply 1988”) e Joo Eun-sook (Jin Ki-joo, “My Perfect Stranger”, “Uncle Samsik”). Jae-ha è tornato dalla città qualche tempo prima e ha vissuto un’esperienza simile a quella di Hye-won, è tornato, però, con delle risposte in tasca, delle certezze e ha cominciato a curare il lavoro di famiglia, i campi e la produzione agricola, Eun-sook, al contrario, non si è mai spostata, dopo gli studi ha lavorato nella banca principale del paese, anche per lei la scelta è stata netta e anche quando un dubbio l’ha sfiorata, non ha mai vacillato.
Per Hye-won, invece, è diverso, per lei occuparsi della casa, è il tentativo di eludere e ignorare il problema che ha lasciato in città per capire cosa fare della propria vita.
“Perché sei tornata?”, le chiede l’amica.
“Per prima cosa sono venuta perché ho fame”, risponde Hye -won.
Entra nella vita silenziosa e nascosta della ragazza, il cucciolo di cane Fivo che le resterà accanto per tutto lo scorrere delle stagioni, quasi una guida nel suo cammino.
Primavera:
Il pane di patate.
“Le verdure primaverili si ottengono senza sforzo. Il cavolo primaverile più lo mastichi più diventa dolce”.
Nel frattempo, gli utensili e le pentole usate dalla madre, lo sfrigolio degli alimenti che scivolano in padella, lo scoppiettio del fuoco, riportano Hye-won in una atmosfera familiare dove potersi immergere per trovare conforto, come un abbraccio, e casa diventa il suo porto sicuro. Riemergono i ricordi dei suoi momenti preziosi trascorsi con la madre (interpretata da una meravigliosa Moon So-ri, “Queenmaker”), riprende le vecchie ricette, gli ingredienti condivisi solo tra madre e figlia e il ritrovare quel momento giusto, quello che nella solitudine, rischiara ogni cosa. Cucina molto Hye-won e si occupa dell’orto da dove raccoglie verdure e ortaggi, erbe aromatiche e radici ed è fiera di realizzare qualcosa di buono e fatto da lei.
“Il cibo migliore lo si prepara da soli”.
Estate:
Gioia di vivere o crème brûlée –
“A volte sapevo che mentiva, ma la cucina di mamma non era mai noiosa”
I ricordi d’infanzia, spesso, sono dolci e delicati come una crème brûlée che la madre le preparava nei momenti di sconforto, perché niente come un dessert riesce a tirarti più su di morale.
L’estate è una stagione dove si vive pienamente la sensazione di rimpianto, ma è anche la stagione più costruttiva dal punto di vista emotivo e così il percorso di Hye-won inizia a spiccare il volo, pian piano i contorni della vita diventano più nitidi e le decisioni da prendere riflettono il grado di consapevolezza che la mitezza della stagione riesce a donare.
Autunno:
Castagne glassate. Cachi essiccati –
“Rendo le castagne dolci ancora più dolci così le mangerò tutte in una volta. Castagne glassate buone come queste significano che è autunno inoltrato”.
La terra trasmette saggezza a chi se ne occupa costantemente e con cura. Hye-won lo apprende giorno per giorno e la stagione autunnale, intrisa di malinconia, lo ricorda quotidianamente. Per sua madre, la natura, la cucina e l’affetto per la figlia hanno costituito una sua “piccola foresta”, il suo conforto. E’ ora che anche Hye-won trovi la sua piccola foresta.
Le parole della madre in una lettera destinata a lei e quelle degli amici si rivelano fondamentali per la ragazza, il vivere lentamente, dando importanza ad ogni piccola cosa, senza dover correre in maniera innaturale come in città, le fanno riconsiderare il concetto di felicità.
“Quando le cose saranno difficili, ricorda il profumo della terra, del vento e del sole che c’è qui. Allora so che potrai scrollarti di dosso la polvere e rialzarti. Pensiamolo come l’inizio di un lungo viaggio per tornare al meglio a casa”.
Tra le immagini più significative del periodo autunnale, i cachi essiccati, i cosiddetti “gotgam” offerti durante i riti ancestrali che ancora una volta simboleggiano il legame con la terra, le tradizioni e le proprie radici.
“Little Forest” è un film dove rifugiarsi, dove abbandonare ogni tensione, mi è sembrato quasi di aprire il mio erbario e il mio quaderno di ricette e di riuscire a riappropriarmi del mio tempo ed è per questo che lo consiglio, perché è chiaramente una visione terapeutica e in questi tempi dove si corre e ci si scontra per ogni cosa, “Little Forest” è un elogio della lentezza, del rispetto e della cura di se stessi.
Grazia
Come suona la recensione?

2 pensieri riguardo “Little Forest”