“Accadono un sacco di cose in questo mondo, perciò non scoraggiarti. Se il problema si ripresenta, devi solo agire secondo il tuo punto di vista”.
Quante volte si sono materializzati davanti a noi problemi che sembravano insormontabili (e continueranno a materializzarsi per il resto della vita) e ci siamo scoraggiati, abbiamo annegato il nostro animo nella disperazione e nella tristezza e avremmo solo voluto che una voce amica vicina ci dicesse di non abbatterci, perché la soluzione era davanti ai nostri occhi, pronta a superare il problema, tanto che, anche se non fosse stato vero, saremmo riusciti ugualmente solo per via di quel conforto che la vera empatia di un amico sa dare.
Ebbene, all’interno di un enorme e all’apparenza anonimo ospedale di Seoul esiste un piccolo e coeso gruppo di amici, che da anni si è abituato a vivere e ad affrontare insieme gli affanni che la vita pone davanti, uno di quei gruppi di amici rari da trovare, che ha attraversato due decenni mantenendo il sorriso del primo incontro come matricole universitarie e che non ha bisogno di tanti giri di parole per esprimersi, perché tutti parlano lo stesso linguaggio dell’anima, che si trasfonde nelle note di una musica suonata in solitudine. Sono le note suonate dal gruppo di medici protagonisti del drama “Hospital Playlist” (슬기로운 의사생활, Seulgiro-un uisasaenghwal, che, letteralmente significa “La vita saggia del medico”, titolo che incarna perfettamente le vite del protagonisti), amici da una vita, compagni di studio all’università e colleghi nello stesso ospedale, componenti di un’anonima band senza pubblico che, anno dopo anno, si ripromette di suonare in live, senza mai farlo, ma che si esibisce autonomamente con una passione da fare invidia ai professionisti.
E, nonostante questo gruppo (o questa band underground) sia composto da persone così diverse fra loro e, di primo acchito, potrebbe risultare difficile, se non impossibile da far andare d’accordo, è quanto di più vicino possa ricordare una vera famiglia.
C’è Chae Song-hwa (interpretata da una bravissima ed empatica Jeon Mi-do di “Connect” e “39“), detta il “Fantasma”, perché la prima ad arrivare e l’ultima ad andare via dall’ospedale senza nemmeno lasciare traccia del suo cammino, unica donna del gruppo, professoressa associata di neurochirurgia, medico brillante e competente, dotata di umanità, empatia e grande attenzione (“Qualche volta, i gesti più piccoli possono avere l’impatto più grande“), docente più amata da studenti, tirocinanti e specializzandi, tanto da avere il corridoio invasato di tesisti che le chiedono consigli, mangiatrice veloce e compulsiva di qualsiasi cosa (“Ho tre fratelli più grandi” si giustifica mentre si ingozza, e Lee Ik-jun le fa notare che saranno morti di inedia per la sua voracità), bassista profondamente stonata (le viene concesso di cantare solo una volta l’anno, per il suo compleanno), ma appassionata di campeggio e trekking in solitaria e di canti in chiesa, amica leale e confidente perfetta, ma riservata e restia ad aprirsi con gli altri.
C’è Ahn Jeong-won, battezzato come Andrea (interpretato da Yoo Yeon-seok di “The Interest of Love“, “Mr. Sunshine” e “A Bloody Lucky Day“), detto “Buddha” per la sua calma, la sua pacatezza e quasi la sua aura di santità, nonostante sia cattolico convinto e praticante, anzi prete mancato, sempre in perenne crisi tra una conversione che sente di avere e che ha voluto tacitare per accontentare la madre Jung Ro-sa (interpretata da Kim Hae-suk di “Strong Girl Nam-soon” e “Start Up“) e la missione medica che lo richiama in continuazione, chirurgo generale specializzato in pediatria raro e prezioso (“Sei più coraggiosa di quanto tu non possa pensare”, ripete ad una piccola paziente per incoraggiarla), compagno di giochi perfetto per tutti i suoi piccoli pazienti (“Andrea, trova una brava ragazza, sposati e fai figli, invece di fare il prete“, lo esorta la collega Song-hwa), batterista rock spericolato, praticante di successo di tutti gli sport, ma germofobico, borbottante, sempre al verde e lento a mangiare.
C’è Kim Jun-wan (interpretato da Jung Kyung-ho di “Crash Course in Romance” e “Prison Playbook“), detto “Thanos”, perché è terribile come un cattivo Marvel e se ne compiace pure, vista la sua passione per i supereroi da fumetto, brillante cardiochirurgo in lizza per ricoprire il posto di primario, perennemente nervoso e scattoso come se avesse in corpo litri di caffeina, studioso insonne, divoratore di caramelle e di qualsiasi altro pasto a dispetto della sua eccessiva magrezza, terrore di studenti, tirocinanti e specializzandi, sarcastico, preciso, ordinato e metodico lavoratore che non si concede mai uno svago (“Queste sessioni di ramyeon a tarda notte sono l’unico mio spasso di tutta la settimana“, ammette con i colleghi durante un turno di notte), chitarrista graffiante e grunge, che nasconde sotto la sua corazza un animo romantico pronto a dare amore (“Posso anche non essere perfetto, ma ci sarò sempre per te“).
C’è Yang Seok-hyung (interpretato da Kim Dae-myung di “The Sound of Your Heart” e “Misaeng – Incomplete Life“), detto “Orso” per la sua introversione acuta e “Bradipo” per la sua lentezza, tattica ben studiata per evitare contatti umani (come quando cambia rampa di scale, va al bar agli orari disertati e finge di essere impegnato in conversazioni telefoniche), chirurgo ginecologo specializzatosi in America con alle spalle un breve matrimonio imposto e una famiglia ricca, ma disfunzionale (comprensiva di madre a carico), profondamente umano ed empatico con tutte le sue pazienti, quasi in connessione con le nuove vite, melanconico, nostalgico, legato ai ricordi e al passato, fruitore della colonna sonora mattutina per i suoi amici (“Questa volta vi ho mandato Chopin in chat; l’avete sentita?“), schivo, riservato, a tratti distante, perseguitato dagli estroversi, pianista gentile ed emotivo, vera mente dietro la fondazione della band, attento e premuroso con le persone care.
Infine, c’è Lee Ik-jun (interpretato da un istrionico e sopra le righe Jo Jung-suk di “Il re e la spia” e “The King 2 Hearts“), che ama definirsi “Mr. Cool”, ma che tutti chiamano “Doctor Romantic”, per quanto si affanna a formare coppie e a trovare concordie tra i suoi colleghi, brillante chirurgo generale specializzato in trapianti di fegato, padre single amorevole e quasi schiavizzato dal suo unico figlio (la scena in cui fa la sua prima apparizione accanto al figlio con elmo di Darth Vader e spada laser rossa è iconica), fratello maggiore della caparbia e scatenata maggiore dell’esercito Lee Ik-sun (interpretata da Kwak Sun-young di “Inspector Koo” e “Behind Every Star“), estroverso, cordiale, iperattivo, ipercinetico, amico di tutto il personale dell’ospedale, di cui conosce ogni singolo dettaglio, scanzonato, scherzoso, eppure timido nei confronti del suo vero amore, accogliente e saggio con gli specializzandi (“Non smettete mai di imparare. La medicina è in costante evoluzione“), profondamente umano con i propri pazienti (“Ridere è la migliore medicina. Non avere timore di cercare un po’ di umorismo anche nelle difficoltà“), front-man, chitarra e voce solista calda e radiofonica della band, vera anima del gruppo.
Poi, c’è tutta un’umanità più ampia e composita che popola la medesima struttura ospedaliera, le cui vite si incrociano con quelle dei protagonisti. C’è il direttore dell’ospedale Joo Jong-soo (interpretato da Kim Kap-soo di “Sweet Home“, “Designated Survivor” e “Chief of Staff“), che ha curato la moglie inferma per anni e che, dopo la sua morte, va in depressione, ma riesce a trovare un’ancora di salvezza nell’amicizia profonda con Jung Ro-sa. C’è la famiglia degli specializzandi, destinati a rimanere da subito nel cuore: la studiosa e diligente Jang Gyeo-wool (interpretata da Shin Hyun-bin di “Tell Me that You Love Me” e “Madame Antoine“), unica specializzanda di chirurgia generale, la materia più complessa, “corteggiata” da tutti i medici che le vogliono scaricare i propri lavori, sognatrice ad occhi aperti segretamente innamorata di Ahn Jeong-won; l’ansiosa ed esplosiva Choo Min-ha (interpretata da Ahn Eun-jin di “The Good Bad Mother“, “My Dearest” e “Strangers from Hell“), specializzanda di ginecologia, con un carattere troppo esuberante per riuscire a comprendere la calma ritrosia del suo mentore Yang Seok-hyung (da cui i continui scontri); l’ironico e stralunato Do Jae-hak (interpretato da Jung Moon-sung di “Il divorzista“), specializzando di cardiochirurgia e anche decano tra gli specializzandi (vista la sua anzianità anche nell’aver tentato l’esame di ammissione diverse volte), gioia e dolore del suo capo Kim Jun-wan, che, alla fine, gli è profondamente affezionato, e anche collega leale che tutti vorremmo incontrare (attenzione alla sua storyline nel finale, perché regala emozioni uniche); Yang Seok-min (interpretato da Moon Tae-yoo di “Previsioni d’amore” e “Queen of Tears“), capo specializzando di neurochirurgia, scherzoso e irriverente, coadiuvato e supportato dagli altri specializzandi del reparto, Ha Seon-bin (interpretata da Ha Yoon-kyung di “Avvocata Woo“), calorosa, diligente e compassionevole, e Ahn Chi-hong (interpretato da Kim Jun-han di “Hunt” e “One Spring Night“), che si rivelerà un personaggio inaspettato, riflessivo e complesso nei suoi chiaroscuri. Per non dimenticare, naturalmente, Bong Gwang-heyon (interpretato da Choi Young-joon, cattivo di “Gyeongseong Creature“, ma visto anche in “Vincenzo” e “Our Blues“), quasi il narratore nascosto della storia, chirurgo a capo del Pronto Soccorso, i cui consigli agli specializzandi nel cosiddetto “salotto di Bong” sui diversi medici dell’ospedale fungono da espediente narrativo per farci conoscere i personaggi principali stessi, ripercorrendo le loro caratteristiche e diversi loro episodi del passato.
“Hospital Playlist” è stato uno dei medical drama di più grande successo in Corea del Sud (e non solo), dove è andato in onda per due stagioni (e un totale di 24 episodi) dal 2020 al 2021, pensato come secondo capitolo di un progetto seriale denominato “Wise Life” e comprendente anche l’altro drama slice-of-life “Prison Playbook“, che pone al centro precetti di vita “giusta” da considerare quasi alla maniera confuciana con la moderazione dell’equilibrio armonioso tra le diverse energie che influiscono sulla vita, quell’incontro tra dolore, affanno, passioni e grandi manifestazioni di gioia che viene inciso nella sobria armonia di ogni giorno, come quelle melodie suonate di sera dalla rock band improvvisata dei medici e che uniscono diverse realtà personali in un’unica voce di accompagnamento, ritagliando piccoli frammenti di felicità da esistenze ordinarie per costruire un giusto spazio alle loro anime.
Bisogna ricordare, inoltre, che si tratta di un drama corale, che incastra le voci degli attori principali a tante singole melodie “suonate” da piccoli personaggi che entrano in scena e sono capaci di riempire la visuale (spesso interpretati da guest star incredibili come Yeom Hye-ran di “The Glory” e “When the Camellia Blooms” o come Jang Hye-jin di “Parasite” e “Doctor Slump“, solo per citare due nomi), così ben orchestrato da non risultare mai banale e mai sottotono nel percorso di crescita che va a seguire, dove le vite ordinarie dei medici protagonisti si vanno ad intrecciare con i singoli casi incontrati durante lo svolgimento delle loro professioni mediche, che, a differenza di tante serie americane e internazionali di questo genere, non sono mai affrontate con la spettacolarizzazione e la tragica drammaticità da pronto soccorso in perenne emergenza, ma che partono dall’umanità e dell’empatia, ponendo al centro la singola persona, la sua importanza e il suo valore, che una società in continuo sviluppo e corsa tenderebbe a negare.
Ed è con quell’armonioso e sobrio ottimismo che accompagna le tracce musicali di questa storia umana e che non appare mai chiassoso, né evanescente, che vorrei portare per sempre con me il ricordo di questa serie e dei suoi personaggi, che, mentre vagano con lo sguardo tra le nuvole dello stesso cielo, hanno saputo costruire un angolo di comfort loro nella vita di tutti i giorni, perché:
“La vita è come un viaggio, ricco di gioia, dolore e di tutto quello che c’è nel mezzo. Ma con l’amicizia, l’amore e un po’ di umorismo, possiamo affrontare ogni cosa”.
Laura
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3 pensieri riguardo “Hospital Playlist (ovvero dell’amicizia, della saggezza, della musica e dell’amore)”