Le persone che hanno dei rimpianti nel mondo dei vivi si ritrovano qui.
Una donna si sveglia su una spiaggia, cammina da sola, attorno a lei solo un cumulo di macerie e di devastazione, a causa di un gravissimo terremoto e del conseguente tsunami. La donna è una giornalista di cronaca e si chiama Kawakami Minako (Masami Nagasawa, “Little Sister”, “Mother”, “Dragon Sakura”), cerca di attirare l’attenzione dei soccorsi, ma nessuno la ascolta, sembra invisibile, mentre lei, disperata, si sforza di capire dove possa essere finito suo figlio. Al passaggio di un furgoncino, Minako cerca di fermarlo e questa volta il guidatore la vede, accosta e scende dal mezzo rivolgendosi a lei. Minako prova a spiegare la situazione e chiede aiuto, ma il guidatore le dice di seguirla per potersi ristorare e calmare dalla paura e dal panico. Minako sale sul furgoncino e il guidatore che si chiama Akira (Kentaro Sakaguchi, “Only Just Married”, “The Last Ten Years”) la accompagna presso un’area abbandonata, un ex luna park, con una vecchia ruota panoramica, dei bungalow e un bancone del bar, illuminato, dove, attorno al tavolo vicino, sono sedute altre persone.
Minako, una volta scesa del mezzo, si avvicina alle persone sedute accanto al bar e, solo in quel momento, quando inizia a confrontarsi con loro e a far loro domande, capisce di essere morta, così come anche tutte quelle persone, compreso lo stesso Akira che l’ha condotta lì, avendo visto negli occhi di Minako la disperazione dovuta alla ricerca del figlio che non trova da nessuna parte e di cui non ha più notizia. Minako, quindi, è rimasta sospesa in un limbo tra vita e morte, in un Altrove così vicino alla vita da poterne sentire il calore del cuore e la voce dei vivi, ma così lontano da non riuscire a manifestarsi, a farsi vedere, a toccare gli oggetti, Minako e gli altri sono lì perché hanno qualcosa in sospeso, un dolore, un’incomprensione, qualcosa di incompiuto nella propria vita che non permette loro di fare il passo per varcare l’altro mondo.
Minako decide, quindi, di restare lì e di cogliere questa opportunità per avere il tempo di continuare con le ricerche per scoprire dove possa essere finito il figlio e se è ancora vivo; conosce così pian piano i suoi compagni di viaggio ultraterreno, Michael ( Lily Franky, “Un affare di famiglia”, “Father and Son”) regista cinematografico che è morto con il sogno di raccontare un’ultima storia, quella di un amore lontano ai tempi delle scioperi e delle dimostrazioni studentesche degli anni Sessanta, forse una storia autobiografica che non è riuscito a completare, Shori (Ryusei Yokohama, “The Village”, “Kimino mega toikaketeiru”), figlio di un boss della yakuza, ha perso la vita durante un conflitto a fuoco lasciando sola la moglie ed è questo il suo rimpianto che lo tiene lì da sette anni e ogni anniversario della sua morte va a trovare il padre che lo piange ogni anno più anziano, Kaori (Shinobu Terajima, “The Journalist”) una barista dispiaciuta per aver lasciato troppo presto la sua famiglia nel momento in cui i figli avevano più bisogno di lei e in cui la figlia stava affrontando la prima gravidanza, il signor Tanaka (Tetsushi Tanako, “Outrage Beyond”), un ex direttore di banca che legge sempre un quotidiano datato 1990 con le notizie della crisi economica ed infine il timido Akira, giovane scrittore che ha trascorso la sua vita costretto a letto per una malattia, vive nel suo bungalow pieno di libri, mentre cerca di raccogliere le storie di tutti per testimoniare che esiste una vita dopo.
In un secondo momento terrà loro compagnia anche la giovanissima studentessa Nana (Nana Mori, “Makanai”) arrivata per ultima nel campo, confusa, ma piena di rabbia contro la società scolastica nella quale ha subito maltrattamenti e bullismo.
Queste anime che hanno lasciato il mondo dei vivi, ma con molti rimpianti, vivono lì, si fanno compagnia, attendono di passare oltre, magari riuscendo a risolvere quel qualcosa che li tiene ancora in questa dimensione onirica, le loro conversazioni sono normali come quelle degli esseri umani, la sera si riuniscono attorno al bar dove Kaori prepara la cena e del buon sakè e l’atmosfera è accogliente e illuminata dalle tenui lucine del luna park e della ruota panoramica.
Una volta al mese, però, nella notte di novilunio, si riuniscono a cercare le persone che vogliono incontrare, vive e morte, e così si danno appuntamento con tutti gli altri spiriti per le strade della città in una vera e propria parata, è questa l’occasione migliore per la stessa Minako di cercare di venire in contatto, in qualche modo, con il figlio.
“The Parades” non è solo un bel film, è una carezza nell’anima, una storia che, pur parlando di un argomento importante come quello della morte, riesce a trasmettere speranza e desiderio di vivere, perché, in fondo, anche coloro che non hanno trovato in vita il senso della propria esistenza umana, un desiderio non colmato, la possibilità di vedere un’ultima volta una persona cara, attendono di poter trovare quella possibilità negata o non trovata durante l’esistenza.
Le atmosfere sospese, una fotografia meravigliosa e la giovane regia di Michihito Fujii, già autore di alcune opere importanti come, “The Last Ten Years”, “The Journalist”, “The Village”, “A Family”, “Hard Days”, rendono questo film una piccola perla, una storia intrisa di sentimenti e di emozioni, dallo stile quasi fiabesco, onirico, mai banale, né grave nell’affrontare la tematica del dolore e del lutto, bensì un crescendo di commozione, ma anche di speranza che cura i cuori feriti.
“The Parades” è anche un omaggio personale del regista al Cinema stesso, lo è proprio nella figura di Michael e nel suo sforzo ad andare avanti e completare il suo film, anche da spirito che, con l’aiuto di tutti gli altri, farà rivivere l’emozione che solo il cinema può donare, quasi un film nel film, dove non esistono tempi e dimensioni, ma emozioni e ricordi che diventano patrimonio universale.
“I programmi tv vanno e vengono, ma i film sono indimenticabili!” – esclama Michael mentre riguarda il canovaccio del suo film “Alla ricerca del tempo perduto”.
Molti i riferimenti e le immagini evocative, la spiaggia come luogo di transito che lega la terra e l’Oltre, il suono delle onde che accarezza i cuori tristi di chi vive un dolore o di chi deve abbandonare la vita terrestre, la ruota panoramica che si eleva in cielo come l’anima, il cibo caldo come conforto, i legami affettivi, quasi ogni personaggio riesce a tornare un momento a casa propria per stare qualche minuto con i propri affetti e infine, le pellicole e il vecchio cinema abbandonato dove tutti insieme recuperano i film di Michael.
Piccole particolarità da segnalare: la colonna sonora meravigliosa, che impreziosisce la storia, curata da Yōjirō Noda, leader del gruppo Radwimps; in una sequenza vicino ad ogni personaggio si vedono delle luci, come quelle che illuminano ogni mese la parata, nel linguaggio dei sogni, infatti, le luci significano il raggiungimento di consapevolezza ed equilibrio che è quello ricercato dall’essere umano in qualsiasi condizione, ultima nota da segnalare è la citazione non a caso della teoria di Lisa Randall durante la lezione di scienze nella classe di Nana, quando la ragazza torna nella sua scuola per cercare di vendicarsi. Lisa Randall è una fisica statunitense, specializzata in fisica delle particelle e cosmologia.
“The Parades”, per me è un’opera preziosa, un atto di affetto e di consolazione e una riflessione sull’esistenza, sulla vita e la morte, un viaggio emotivo nell’aldilà per accettare la vita davanti a noi, cercando di accumulare meno rimpianti possibili, ma facendo tesoro di ogni emozione, dalla tristezza al dolore, dalla gioia alla fiducia.
“E’ strano, siamo morti, ma siamo qui. Noi esistiamo davvero in questo mondo”. (Akira)
“Non volevo morire prima che mia figlia avesse un figlio. Così ho sfidato il destino ed eccomi qui. Questo mondo è piuttosto indulgente, no? Guardare i miei figli per tutto il tempo mi ha fatto capire che sono molto forti”. (Kaori)
“Vivi la tua vita al massimo!” (Shori rivolto a Nana)
“Voglio testimoniare che esiste un mondo così dopo la morte. Mi piace scrivere, ma non so come sarà il finale”. (Akira)
“Tieni una traccia dettagliata di questo mondo”. (Michael rivolto ad Akira)
“Com’era questo mondo per te? Se potessi tornare indietro, cosa vorresti fare?” (Akira a Minako)
“Lo stare qui con voi è come il cinema, un lavoro di squadra”. (Michael rivolto a tutti)
“Nel mondo in cui mi trovo ora, tutti aiutano gli altri a trovare i propri cari. Come una parata”. (Minako al figlio)
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Dedicato a tutti i nostri cari che non possiamo più vedere, ma che cerchiamo tutti i giorni nel nostro cuore.
Grazia
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6 pensieri riguardo “The Parades – Il suono delle onde e una spiaggia vuota”