“Anche un mondo incolore non è male”.
Esistono quelle piccole storie che da sempre ci fanno ripensare, nei giorni seguenti la visione, ai momenti più significativi, e anche questa volta abbiamo avuto la percezione di essere entrate in un vortice di emozioni che un anime formativo ci ha lasciato.
“The Tunnel to Summer, The Exit of Goodbyes”( 夏へのトンネル、さよならの出口 – Natsu e no Tonneru, Sayonara no Deguchi) appartiene a quegli anime dove ci si affeziona immediatamente ai personaggi principali con i quali si entra da subito in sintonia e si vive con loro tutta la storia.
L’anime prende ispirazione dall’omonimo manga del 2020 che a sua volta è tratto dalla light novel omonima di Mei Hachimoku.
Cosa ci ha attratto maggiormente di questa storia ricca di significati e dai tratti delicati? Scopritelo nella nostra intervista doppia.
=TRAMA=
Secondo una antica leggenda il tunnel di Urashima permette a chi lo attraversa di ritrovare ciò che è stato perso o di esaudire un desiderio, ma all’interno del tunnel il tempo passa molto più lentamente rispetto al mondo fuori. Kaoru Tono è uno studente del liceo di una piccola cittadina rurale in Giappone dove ogni giorno torna a casa sulla linea ferroviaria Oosara- Sugimori, famosa per avere sempre dei ritardi causati da qualche incidente con cervi di montagna. Un giorno piovoso, Kaoru incontra Anzu Hanashito alla stazione del treno, cerca di darle il suo ombrello vedendo che la ragazza è bagnata e non riesce a ripararsi in nessun modo, Anzu accetta l’ombrello e i due si scambiano i numeri di telefono.
Il giorno successivo nella classe di Kaoru viene presentata una nuova compagna di classe che si rivela essere proprio Anzu, trasferitasi da Tokyo.
Anzu è una ragazza schiva, appassionata di manga, non fa altro che leggere vecchie edizioni, ma non condivide mai con gli altri le sue emozioni e passioni. Una sera, dopo aver litigato con il padre ubriaco, Kaoru scappa di casa, vicino alla stazione cade da un dirupo e si ritrova davanti a un tunnel che sembra magico a vedere le luci che riflette. Un po’ incuriosito, ma anche dubbioso, vi entra, percorre qualche tratto e poi esce, solo che mentre per lui sono passati pochi minuti all’interno del tunnel, per il mondo è passata una settimana, per cui Kaoru è scomparso da una settimana. Il giorno seguente si reca nuovamente presso il tunnel, ma qui viene seguito da Anzu che lo scopre e decide di dargli una mano, prima per capire come passa il tempo all’interno del tunnel e con quale cadenza e, poi, pian piano, tra i due ragazzi inizia un rapporto di complicità che li porta a scambiarsi consigli e a raccontarsi le proprie vite. Kaoru, dopo aver scoperto il tunnel, ha deciso che lo percorrerà fino a ritrovare e a riportare indietro la sua sorellina Karen, morta in un incidente qualche anno prima. Kaoru si sente responsabile e in colpa per la morte della sorella, perché prima dell’incidente avevano litigato per ragioni banali. Anzu, invece, vuole percorrere il tunnel per trovare quel talento che le manca e che vorrebbe far vedere al mondo, quel talento che la collega al suo amato nonno, disegnatore di manga. Anche Anzu vorrebbe diventare una disegnatrice, farsi conoscere e portare alla luce anche i lavori del nonno spesso ignorato proprio dalla sua stessa famiglia.
Riusciranno i due ragazzi a percorrere il tunnel e ritrovare quello che cercano?
=CHE SENSAZIONE TI HA TRASMESSO QUESTO FILM?=
GRAZIA: Si tratta di un film anime che, abbracciando il genere scifi romance, lo avvicina al filone delle narrazioni di Makoto Shinkai e per prima cosa ho apprezzato molto questa caratteristica. In secondo luogo, una delle particolarità della storia sono proprio i due protagonisti, due ragazzi che si sentono incompleti nella loro stessa vita, nelle loro esistenze. Kaoru si sente svuotato dopo la morte della sorella, la separazione dei suoi genitori e l’eterno clima di fragilità che si ripercuote giorno dopo giorno nella propria vita, Kaoru vorrebbe perdersi in quel tunnel, vorrebbe ritrovare la sua amata sorella e vivere nascosto dal mondo perché tutto il suo affetto è lì. Anzu, invece, vive il suo clima di abbandono e di fragilità perché, dopo la morte del nonno, i genitori, che nei suoi confronti sembrano quasi anaffettivi, l’hanno lasciata sola ad affrontare le difficoltà di ogni giorno. Anzu crede di somigliare al nonno e si prepara per riuscire anche lei a ritrovare ciò che ha smarrito o che forse non ha mai avuto, il talento, affinché suo nonno e chiunque tenga a lei possa apprezzarla per le sue capacità, perché per volersi bene si cerca costantemente anche la fiducia degli altri.
LAURA: Lento, malinconico viaggio nella notte del tempo, dove il tempo è il nostro inconscio e il futuro consiste nel passato dei ricordi, nella loro riesumazione, nella loro rivitalizzazione in speranze per il futuro. Ecco come mi sono sentita al termine della visione e come sono uscita dalla sala del cinema. Concordo con il fatto che Makoto Shinkai abbia fatto scuola, legando finemente una storia romance e una trama fondamentalmente sci-fi (o, perlomeno, con elementi e innesti fantastici e fantascientifici) con l’evoluzione e la formazione anche psicologica dei personaggi, un vero e proprio romanzo incentrato sui singoli protagonisti, su ciò che desidera e su ciò che vogliono diventare, dove la fantascienza è solo un pretesto per farli “scoprire” e narrare i loro animi, costruendo quei legami che sono unici e indistruttibili. Anzu e Kaoru mi sono sembrati Mitsuha e Taki (protagonisti di Your Name) o Suzume e Souta (protagonisti del film Suzume). Si esce sempre un po’ sospesi nel vuoto, camminando sul filo dell’acqua dove si riflettono le foglie rosse autunnali, nonostante il clima immoto di un’estate piovosa.
=L’ELEMENTO O L’EMOZIONE RICORRENTE NEL FILM?=
GRAZIA: Sicuramente ciò che ricorre spesso nell’anime è il tentativo di superare il lutto che è quello che Kaoru vorrebbe fare, entrando nel tunnel, perché in realtà è un’anima sensibile che non si è mai ripresa dalla scomparsa della sorella, fonte di gioia e voglia di vita, il suo netto contrario che invece vive la vita chiuso in casa a crogiolarsi nella sua malinconia con addosso le immancabili cuffie. La tematica del lutto e del superamento del dolore è molto importante e serve a capire anche l’altra protagonista, Anzu che vive l’angoscia di Kaoru e cerca di proteggerlo facendosi coinvolgere nell’avventura del tunnel. Anzu è una ragazza che teme di non riuscire perché è sempre stata interrotta in ogni occasione che poteva essere quella sua, quella importante.
GRAZIA: Elementi significativi, le luci nel tunnel, l’uso della tecnologia solo come supporto, i messaggi e le mail scambiate dai due protagonisti per valutare lo scorrere del tempo dentro e fuori il tunnel ed infine la vegetazione e i luoghi attorno al tunnel che cercano di offrire la prima separazione tra il mondo terreno e quello soprannaturale, tra il mondo emotivo e introspettivo dei due protagonisti e quello reale.
LAURA: Il film è come una fiaba, perché elementi tipici fiabeschi o, meglio ancora, onirici, appartenenti alla dimensione inconscia sono inseriti all’interno della storia di formazione dei due protagonisti. Il tunnel, con il suo buio e la progressione continua, senza uscite, è chiaramente simbolo del perdersi all’interno di se stessi, in una dimensione dove il tempo non esiste o è quasi sospeso, scorrendo con una velocità diversa rispetto al mondo “di fuori”, quello esterno al tunnel. Mentre fuori il tempo corre senza pietà, nel tunnel trascorrono solo una manciata di secondi: è quel tempo che ci sembra sempre insufficiente per maturare i nostri ricordi e superare i nostri dolori, infinitesimale, mentre il mondo divora attimi come se fossero anni, senza dare modo di chiudersi in se stessi e nel silenzio.
LAURA: Si comunica in questo tunnel con messaggi, mail e rare telefonate (perché l’immediatezza della voce non è pari alla riflessione della corrispondenza epistolare), perché la comunicazione verbale e non si riflette nei sentimenti e nelle emozioni e riesce a trascendere sempre gli eventi e il tempo stesso (espediente utilizzato anche in Steins; Gate e mi è piaciuto particolarmente).
=FORMAZIONE, MAGIA O RICORDO?=
GRAZIA: Tutte e tre le caratteristiche sono fondamentali e arricchiscono molto la storia. “The Tunnel to Summer, the Exit of Goodbyes” è principalmente un racconto di formazione, un “coming of age” che si avvale dell’uso della magia per introdurre il valore del ricordo (il tempo passato) e la costruzione del ricordo (il tempo che sta passando e quello che passerà). I due ragazzi sanno di essere diversi dagli altri, è come se il loro mondo fosse incolore e percepito solo da se stessi, poi capiscono di comprendersi l’un l’altra e da qui il valore accresce, perché, insieme al ricordo, si rendono conto di essere cari ad un’altra persona, di non essere soli e accettano la propria unicità e si supportano. Meravigliose le scene dell’ombrello e del girasole.
LAURA: Credo che i tre siano indissolubilmente legati in questa storia, senza che uno possa fare a meno dell’altro. Come più volte evidenziato, si tratta anzitutto di un romanzo di formazione per entrambi i protagonisti che vivono nel ricordo di ciò che sarebbe potuto accadere (la non morte della sorella per Kaoru, che lo avrebbe portato ad una vita differente, e il successo anche tardivo del nonno fumettista per Anzu, che l’avrebbe supportata a credere nel proprio sogno e a convincere la propria famiglia). E, infine, la magia, che non è altro che il modo personale di percepire la realtà, filtrandola nel ricordo, unire le imposizioni del mondo adulto incolore a quel mondo proprio, unicamente colorato e custodito nelle proprie emozioni.
P.S. La leggenda del tunnel di Urashima è ispirata ad una fiaba popolare. Urashima Taro era il protagonista di una fiaba giapponese che in una versione moderna era un pescatore ricompensato per aver salvato una tartaruga e averla portata al Palazzo del Drago. Al Palazzo trascorse del tempo in compagnia della principessa Otohime, ma quelli che credeva fossero pochi giorni in realtà erano molti di più e quando tornò nel suo villaggio natale scoprì che era scomparso da almeno 100 anni.
Grazia & Laura
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