Può la preparazione ad un matrimonio essere così devastante per due promessi sposi? Forse questo drama è molto più veritiero del solito e, anzi, ci presenta una situazione realistica e normale a cui molte coppie possono andare incontro, perché, spesso, il sogno romantico della preparazione del matrimonio copre silenzi, incomprensioni, stress e stati d’umore che cambiano come le stagioni.
Seo Jun-hyeon (Lee Jin-wook, “Sweet Home 1, 2, 3”, “Bulgasal”, “A Year-End Medley”) e Kim Na-eun (Lee Yeon-hee, “The Package”) sono due fidanzati che hanno una relazione sana e duratura già da qualche anno, sono finanziariamente stabili e maturi ormai per decidere di sposarsi e coronare il proprio sogno.
I problemi arrivano, però, quando danno l’ufficialità della loro decisione di sposarsi che darà inizio ad un estenuante processo di preparazione e aprirà una crepa importante nella loro relazione, perché nei 12 episodi che costituiscono questo kdrama vengono descritte tutte le fasi di pianificazione dell’evento, i ribaltamenti di scelte che sembravano ferme e salde dall’inizio, le crisi di nervi e il farsi trascinare ad ascoltare le esperienze di altri o i consigli non richiesti di colleghi, amici e anche delle stesse famiglie d’origine.
Se all’inizio l’affetto che provano l’uno per l’altra cerca di sorreggerli da qualsiasi scossa dovuta alle difficoltà incontrate nella preparazione, pian piano i due giovani comprendono di essere diversi, di non aver mai riscontrato e affrontato le loro differenze di carattere e di approccio alla vita, ad iniziare dalla gestione del proprio denaro, a concentrarsi solo sulle spese utili per poter risparmiare in previsione del futuro (che la nostra protagonista pone come una delle cose più importanti da prendere in considerazione) o la costruzione dei ricordi nei mesi di preparazione al matrimonio (a cui, invece, il protagonista tiene a tal punto da organizzare alla fidanzata un addio al nubilato non richiesto). Entrambi capiscono di essere ingombranti nella vita l’uno dell’altra e in ogni fase di preparazione vengono travolti da incertezze e da dubbi fondamentali in merito al funzionamento e al successo del loro futuro matrimonio.
Seo Jun-hyeong e Kim Na-eun, dopo la prima fase di entusiasmo, iniziano, con il passare del tempo, a provare disorientamento e nausea anche solo ad andare a scegliere mobili o la sala per il ricevimento, così, nel momento di massima fragilità per la coppia, intervengono le due famiglie d’origine, soprattutto le madri che, con sottili e sofisticati ricatti affettivi, riversano sui propri figli quel malumore, quelle tensioni e quelle increspature del passato che non sono riuscite ad affrontare nella loro vita o a sua volta nei rapporti con le proprie famiglie d’origine ai tempi dell’organizzazione dei loro matrimoni.
Le due suocere, Park Mi-sook, madre dello sposo (interpretata dalla bravissima Yoon Yu-seon di “My Girlfriend is a Gumiho” e “Bloodhounds“) e Lee Dal-yeong, madre della sposa (interpretata dalla meravigliosa Kim Mi-kyung di “Welcome to Samdal-ri“, “Death’s Game“, “Healer” e tanti altri) giganteggiano nei loro rispettivi ruoli, rubando spesso la scena anche ai due promessi sposi.
Mi soffermo solo a ricordare la preziosa importanza dei personaggi secondari in questo drama perché tutti significativi nella creazione della storia, le amiche e colleghe della protagonista, interpretate da Kim Ju-yeo (“Hometown Cha cha cha”, “Dodosolsollalasol”, “Move to Heaven”) e Hwang Seung-eon (“Madame Antoine”) e il collega del protagonista interpretato da Song Jin-woo “Lovely Liar”) e i padri, interpretati rispettivamente da Im Ha-ryong visto in “Strong Girl Nam-soon” e Kil Yong-woo di “Backstreet Rookie”.
“Welcome to Wedding Hell” ha il potere di essere un drama realistico, privo di cliché e senza colpi di scena, che affronta quelle difficoltà della vita che potrebbero sembrare banalità, ma che spesso costituiscono dei limiti o, come dice il titolo in italiano, degli ostacoli fondamentali alla felicità della scelta di scegliersi e di trascorrere insieme la propria esistenza perché, come diceva lo scrittore Rainer Maria Rilke, amare è un esercizio di solitudine:
“Un buon matrimonio è quello in cui ognuno dei due nomina l’altro guardiano della propria solitudine, e gli mostra fiducia, la più grande possibile… Una volta che si accetta che anche fra gli esseri umani più vicini continua ad esistere una distanza infinita, può crescere una forma meravigliosa di vivere uno a fianco all’altro, se si riesce ad amare quella distanza che permette ad ognuno di vedere nella totalità il profilo dell’altro stagliato contro un ampio cielo”.
Grazia
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