C’era una volta una ragazza, dall’espressione sognante, bella e dal carattere dolce e comprensivo, amata dalla sua famiglia e da tutti coloro che avevano avuto modo di conoscerla, ma la ragazza aveva addosso una maledizione che da generazioni e da secoli colpiva ogni componente della sua famiglia. La maledizione era causata da un bacio, ovvero ogni volta che un membro della famiglia veniva baciato o baciava qualcuno, allo scoccare della mezzanotte di quel suddetto giorno, come negli incantesimi più misteriosi e crudeli, si trasformava in cane fino alle sei del mattino dopo e così per cento giorni. Se entro i cento giorni la maledizione non veniva interrotta e il componente di quella famiglia sfortunata, sotto forma canina, non veniva baciato dalla stessa persona, allora la maledizione avrebbe preso il sopravvento trasformandolo per sempre in cane. La ragazza era consapevole di questo destino e cercava quindi di non innamorarsi e di non legarsi a nessuno per non soffrire disperatamente un amore impossibile.
C’era una volta un ragazzo, affascinante, dai modi gentili, ma anche schivo e introverso; corteggiato da molte donne, il ragazzo, però, cercava di restare nascosto, di non volersi legare a nessuno quasi per proteggere il proprio ricco mondo di emozioni e di sentimenti per la paura di essere colpito e non compreso nella sua sensibilità.
C’era una volta il dio della montagna, un dio malinconico, ferito a vita dalla perdita di una persona amata, straziato nell’anima a tal punto da scagliare una maledizione per far rivivere l’eterna sofferenza di un affetto stroncato nella propria genuinità e nella speranza di una luce futura.
C’era una volta una fiaba moderna, perché “A Good Day to be a Dog” ha tutte le caratteristiche di una fiaba e lo si capisce subito dal primo episodio. Tratto dall’omonimo webtoon, questo kdrama raccoglie in sé la bravura degli interpreti, delle scene memorabili e divertenti e anche le situazioni più “fumettistiche” tipiche del webtoon, che sono ritratte in modo impeccabile, impreziosiscono la storia per renderla più scorrevole possibile, perché la “semplicità” della narrazione nasconde anche degli spunti di riflessione, quali l’accettazione di sé, delle proprie paure e il perdono. Consiglio questa serie a tutti coloro che vogliono trascorrere del tempo distraendosi e abbandonando la propria stanchezza senza dover pensare, perché è questa la funzione terapeutica che ho trovato in questa storia: rilassare il proprio animo dalle preoccupazioni quotidiane, perdersi nei colori delle immagini, tenui, delicate e, perché no, pensando di accarezzare un morbidissimo cagnolino bianco che abbiamo lì vicino, anche se solo nel nostro immaginario, perché è questo il vero potere delle fiabe.
Han Hae-na (Park Kyu-young, “Sweet Home 1 e 2”, “Squid Game 2”) è la protagonista della nostra fiaba, un’insegnante di lettere di scuola superiore con un segreto, la maledizione familiare che la costringe a non poter frequentare ragazzi, la sua vita sentimentale è difatti un disastro perché sa che qualora qualcuno scoprisse il suo segreto verrebbe additata a vita come creatura strana e sarebbe costretta a cambiare casa, città e vita, come è successo tempo addietro ad altri componenti della sua famiglia, come anche nel caso della sorella con la quale vive, Han Yu-na (Ryu Abel, “Love Affairs in the Afternoon”) che tempo prima era stata costretta a pagare un ragazzo che aveva frequentato per mantenere il proprio segreto.
Hae-na ha degli ottimi rapporti con i colleghi a scuola e con tutti gli studenti che la adorano anche per i suoi modi di fare così solari, affettuosi e accomodanti. Un giorno, però, ad una cena di lavoro, si ubriaca e accidentalmente bacia il collega di matematica Jin Seo-won (Cha Eun-woo, “Rookie Historian”, “Wonderful World”, “My ID is Gangnam Beauty”) scambiandolo, con una memorabile brutta figura, per il collega di storia, Lee Bo-gyeom (Lee Hyun-woo, “Money Heist: Korea”, “Dream”, “Hero”) del quale è segretamente innamorata.
Da questa disavventura iniziano i guai per la povera Hae-na che crede di essere addirittura antipatica a Seo-won che ha sempre il suo modo di fare distaccato e schivo. I mille tentativi di conoscerlo meglio invitandolo a pranzo e coinvolgendolo nella sua missione di aiutarla a conquistare il cuore di Bo-gyeom sono vani, ma la ragazza ha cento giorni di tempo per interrompere la maledizione e far in modo da rubare un bacio a Seo-won, stavolta, però, sotto le sembianze di cane. Iniziano le notti agitate della ragazza che puntualmente a mezzanotte si trasforma in un delizioso e indifeso cagnolino bianco e alle sei del mattino ritrova la forma umana, ogni giorno sempre più stanca perché è difficile essere un cane!
Hae-na, però, non sa che la missione che l’attende è ancora più complessa. Seo-won, infatti, è un ragazzo introverso che vive con un segreto, la paura folle dei cani, riesce a mettere in gioco anche la sua aura affascinante quando vede un cane, sale terrorizzato sopra un cassonetto della spazzatura o sopra una scrivania, pur di stare lontano dall’animale e questo è dovuto ad un trauma del suo passato con il quale Seo-won convive, quello di aver subito bullismo ai tempi della propria vita scolastica e di essere stato preso di mira da un certo Kan Eun-hwan (Kim Min-seok, “Because this is My First Life”, “Delivery Man” che spero di trovare prossimamente in qualche ruolo positivo) che lo minacciava puntandogli contro un cane che abbaiava ferocemente.
Riuscirà Hae-na a convincere Seo-won ad avvicinarsi ai cani? Con qualche espediente riuscirà a fargli interrompere la maledizione?
Tutto ciò non posso svelarlo, ma i due si conosceranno meglio e vivranno insieme diverse avventure come la gita scolastica di classe dove la ragazza si trasformerà a mezzanotte in cane e sarà costretta a rifugiarsi in una cuccia all’aperto o il coinvolgimento del nipote di Seo-Won, il divertente Choi Yul (Yoon Hyun-Soo, “Seasons of Blossom”) che scoprirà il segreto di Hae-na che è anche sua insegnante a scuola.
Un drama che ci dona tanti archetipi tipici delle fiabe, la metamorfosi, la magia e gli incantesimi, il potere delle maledizioni anche generazionali, il potere di spezzare una maledizione tramite il segno distintivo del bacio che ha la funzione di porre lo spettatore di fronte alla situazione anomala (il bacio che incatena la protagonista a trasformarsi in cane), ma anche il potere salvifico ( è sempre tramite un bacio che la maledizione viene annullata), e, come tutte le fiabe, anche qui troveremo uno straordinario messaggio che ci viene trasmesso nella storia: l’accettazione di noi stessi, anche se possiamo sembrare agli occhi degli altri strani, siamo noi stessi, unici di fronte al mondo e, come dice la protagonista Hae-na a Seo-won, che si vergogna a svelare la sua debolezza, cioè la paura dei cani:
“Non siamo strani. E’ solo il nostro modo di essere!”.
Per questo credo che “A Good Day to Be a Dog”, dovrebbe essere considerato come un drama curativo, con la stessa caratteristica delle fiabe, perché insegna ad affrontare le paure, a sconfiggere i nostri traumi interiori, superando le barriere inconsce dell’”io” per trovare un “noi”, perché insieme è più facile abbattere gli ostacoli:
“Avere qualcuno con cui parlare delle proprie paure è per me un regalo più grande del superamento della paura stessa”.
Grazia
Come suona la recensione?

Una opinione su "A Good Day to Be a Dog – Una fiaba moderna"