“Avere un posto a cui tornare è un sollievo incredibile”.
Qualche anno fa, in un giorno da pendolare, sul treno per Milano, si erano seduti accanto a me alcuni bancari che parlavano tra loro, improvvisamente, però, fui attirata da una delle frasi esclamate: “No, la panca non la costruisco qui, lo faccio quando torno a casa. Lì ho il legno che mi serve, tutte le mie cose, c’è anche mia nonna. Sono a casa mia”. Questa frase mi rimase scolpita nella mente perché nel suo tono di voce c’era una carica di speranza e di orgoglio che non immaginava nemmeno lui.
Quando ho iniziato a guardare il drama “Benvenuti a Samdal-ri” ho ripensato a questa frase ascoltata anni fa e pronunciata da uno sconosciuto, perché la bellezza di questo mondo è che siamo tutti diversi, ma alla fine i sentimenti e le emozioni sono davvero universali.
Ritornare a casa, tornare nella propria città natale, per ricaricarsi, per ritrovare se stessi, per pensare a quel tempo trascorso che ci ha allontanato dai nostri pensieri, ma il ritorno non è una resa, è una riconquista di noi stessi, ha una funzione terapeutica come lo è questo comfort drama.
“Voglio essere un drago che si leva da un ruscello. Da grande cercherò una perla magica sul continente”. (Cho Sam-dal)
Cho Sam-dal (la sempre bravissima, Shin Hye Sun “Thirty but Seventeen”, “See You in My 19th Life”, “Angel’s Last Mission Love”) è una fotografa affermata e conosciuta nel suo mondo del lavoro con lo pseudonimo di Cho Eun-hye, è arrivata all’apice della carriera dopo anni di gavetta e dopo anni in cui ha concentrato tutta la sua vita nel costruire la sua professione e realizzare il proprio sogno, anche dopo aver fatto mille sacrifici, aver sopportato rimproveri, ammonizioni, senza fermarsi mai, lavorando giorno e notte, saltando pasti e gravando sul sonno, perché Sam-dal, originaria di Jeju è il drago che si è levato dal ruscello e da grande è arrivata sul continente per cercare quella perla magica che sognava già da bambina.
Sam-dal a Seoul vive con le sorelle, la maggiore, Cho Jin-dal (Shin Dong-mi, “It’s Beautiful Now”), ex assistente di volo, divorziata, onesta e coraggiosa che ha causato una tempesta nella famiglia ricca dell’ex marito accusandola di abuso di potere e la minore Cho Hae-dal ( Kang Mi-na, “I misteri del Caffè Minamdang”, “Hotel del Luna”) , vedova e madre di una bambina di nove anni, Cha Ha-yu (interpretata dalla adorabile Kim Do-eun che ha impreziosito la storia del drama).
Un giorno, la vita di Sam-dal viene investita da un vortice di cattiveria, una pioggia di calunnie e di diffamazioni che dilagano nella sua vita e in quella delle sorelle in modo talmente violento da far prendere loro la decisione di andare via e allontanarsi da Seoul, prendere un volo e tornare al loro paese, Samdal-ri.
Nella sua casa natale Sam-dal spera di rifugiarsi, di allontanare quello stato di disperazione che l’ha fatta sentire inerme davanti a tutti, nel tentativo di ricaricare le forze e cercare di riuscire a dimostrare la propria innocenza, dopo l’accusa di abuso di potere e di maltrattamenti ai danni di una collega di lavoro che ha tentato il suicidio. Un’accusa ingiusta per Sam-dal che non ha mai trattato male nessuno dei suoi colleghi, anzi è sempre stata comprensiva anche perché ha vissuto in prima persona lo stress da lavoro e i sacrifici degli anni passati.
All’inizio crede di riuscire a nascondersi a casa, ma la comunità, quella di Samdal-ri, la riconosce e, dopo aver creduto alla sua innocenza, la protegge e la culla come le onde del mare di Jeju, come i colori e la natura che abbracciano ogni momento della giornata, scandito da un ritmo molto più sereno e rilassante di quello lasciato in città. La comunità rappresentata soprattutto dalle haenyeo, le donne di Jeju, sommozzatrici, dedite alla raccolta di molluschi e alghe che rappresentano da sempre la struttura familiare semi-patriarcale della provincia stessa e la madre di Sam-dal, Go Mi-ja (una splendida e toccante interpretazione di Kim Mi-kyung, “Healer”) ne è la testimonianza.
Sam-dal inizia a rilassarsi e a ristorare la propria anima nella sua permanenza, anche se, in realtà, c’è qualcuno che non vorrebbe incontrare, una persona con la quale ha interrotto ogni contatto otto anni prima, Cho Yong-pil (un perfetto e malinconico Ji Chang-wook in una delle sue interpretazioni più sentite), amico d’infanzia ed ex fidanzato della ragazza.
“Allora avevamo ancora la frivolezza dei bambini. Lei sognava di levarsi da un piccolo ruscello come un drago, Lui di diventare il piccolo ruscello di lei. Ma quando quella frivolezza scompare, lui e lei se ne renderanno conto? Forse un sogno è più bello quando resta tale”.
Cosa è successo otto anni prima? Cosa ha diviso per sempre i due ragazzi che fin da piccoli sono sempre stati legati?
Yong-pil, che lavora presso il centro di meteorologia di Jeju, non ha mai dimenticato Sam-dal, ha trascorso ogni giorno degli ultimi otto anni tra il lavoro, lo stare accanto al padre, rimasto vedovo venti anni prima e l’amore per la sua terra, avendo premura della vita delle haenyeo, soprattutto di Go Mi-ja che lui tratta da madre e che era la migliore amica di sua madre, morta in un incidente in mare durante il lavoro. Da allora Yong-pil è come un custode delle haenyeo, ha deciso di specializzarsi in meteorologia per dare il proprio contributo e cercare di non sbagliare mai alcuna previsione per la sicurezza delle persone.
Yong- pil, “il piccolo ruscello di lei”, che conserva ancora un vecchio gomitolo di lana rossa (non a caso il colore) che rappresenta i giorni felici con Sam-dal, la quale non appena rivede il suo vecchio amico e fidanzato inizia a provare quei sentimenti che erano solo sopiti, ma che sono rimasti immutati. La chimica tra i due protagonisti dona alla storia un’intensità e un valore in più che ci faranno affezionare al loro presente, ma anche al loro passato e ci faranno sperare in un futuro insieme.
Pian piano Sam-dal si riavvicinerà a Yong-pil e così al gruppo dei suoi vecchi amici d’ infanzia che uno alla volta, negli anni passati, dopo aver cercato di realizzare i propri sogni sul continente, sono tornati nella propria casa natale per trovare quella serenità che ora sta provando la ragazza.
La sussidiarietà della comunità, l’affetto della famiglia e degli amici, l’amore di Yong-pil, contribuiranno alla guarigione di Sam-dal, alla riappacificazione con se stessa, a ritrovare la propria forza e il coraggio.
“Una volta Yong -pil mi ha detto che nessun drago può levarsi da un ruscello da solo. Gli serve aiuto dai cobiti, dai pesci mandarino e dalle rane. Ci vuole un villaggio per crescere un drago”.
E nel suo paese natale Sam-dal riprenderà in mano la macchina fotografica e lì organizzerà, con il suo vero nome, la mostra più intimista, più bella mai fatta, perché, finalmente, ha ritrovato il posto dove essere se stessa, la sua città, la sua gente. Guardandosi intorno trova in loro se stessa e il suo percorso dentro di loro.
Una storia che riempie il cuore e che ci spinge a fermarci per un attimo in questo mondo che continua a cambiare ogni giorno, fermarci per pensare e tornare nella nostra casa, tra i nostri affetti che non ci hanno mai voltato le spalle e che quando si è stanchi e spossati ti capiscono e ti chiedono come stai, perché:
“Ogni volta che ci manca il respiro, torniamo al posto di sempre.
Al nostro piccolo ruscello, Samdal-ri”.
Grazia
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10 pensieri riguardo “Benvenuti a Samdal-ri – Ritornare a casa”