“Prova a pensare e a smarrirti, in questo modo troverai la soluzione”.
Ci sono alcuni film anime che toccano il cuore già dalle prime scene, senza parole, dialoghi, ma solo la ripresa dei piedi stanchi di due ragazzine, in cammino tra gli sfollati dopo un tremendo sisma che ha distrutto città e seminato morte e tristezza.
Yui, una diciassettenne introversa e dal carattere chiuso, è in fuga da casa e incontra sulla sua strada la piccola Hiyori, una bambina di otto anni che ha perso genitori e parenti durante il sisma e che, a causa di questa tragedia non parla più, ha perso l’uso della parola per il forte trauma.
Le strade di Yui e Hiyori incrociano quella di Kiwa, un’anziana signora misteriosa, ma dagli occhi buoni e compassionevoli che offre ospitalità alle due ragazze nella sua casa di famiglia chiamata “Mayoiga” situata su una collina di fronte al mare. Il cammino verso la casa sul promontorio è l’inizio di un viaggio formativo, le due ragazze, che hanno perso il loro posto nel mondo; intraprendono questo viaggio con la speranza di raggiungere Casa, un luogo dover poter poggiare il proprio fardello, dimenticare per un attimo i momenti di inquietudine, un luogo ospitale dove trovare ristoro e dove poter alzare un muro di protezione da tutto il resto del mondo.
La “Mayoiga” nel folklore giapponese è una casa ben tenuta, ma abbandonata, che si trova in parti remote di una collina, di una montagna o in luoghi dispersi. Sarà proprio in questa misteriosa Mayoiga che le due ragazze troveranno ospitalità, i loro animi feriti saranno curati e riusciranno a ritrovare quella serenità che era mancata da tempo nel loro cuore anche grazie all’attenzione e alla premura di Kiwa che si comporterà come nonna nei loro confronti.
Kiwa rappresenta il senso di continuità e il tramite con la casa e l’ambiente esterno, l’anziana custodisce il calore di famiglia, i valori e le tradizioni, comunica con gli spiriti ed è un tutt’uno con la natura stessa, la nonna che offre protezione alle due nipoti, non consanguinee, ma da acquisizione perché una delle tematiche principali di questa storia è la famiglia, non quella dove si nasce, ma quella che si sceglie, quella dove si sta bene, un concetto che va oltre i legami di sangue e che si basa sulle affinità spirituali.
Importanti le fiabe raccontate dall’anziana Kiwa che nell’anime vengono rese con un’altra tecnica di immagini e disegno per trasmettere l’essenza delle leggende tradizionali e intervallare la narrazione principale, infine, il rapporto con gli “yokai” gentili che sono chiamati “misterini”, custodi della natura e della casa.
La casa che vive con le tre protagoniste, che interagisce nella loro vita, che generosamente le cura e le nasconde, diventa un elemento vivo del racconto, le ragazze e la nonna, invece, si immergono nella sicurezza della casa dopo aver smarrito una parte di se stesse, nella casa ora trovano il focolare e il loro luogo dell’anima e imparano ad abitare intimamente ogni spazio dell’abitazione.
Potranno, però, superare il trauma del loro passato e proteggere l’unione che li ha legati come famiglia?
Come sempre ogni trauma viene a galla, anche dopo aver trovato una sicurezza. Le protagoniste, infatti, dovranno scendere in campo e affrontare il proprio oblio, immergersi completamente nel dolore per poi riemergere e riappropriarsi della loro abitazione. Il nemico da affrontare è il dolore e appare sotto le sembianze subdole del demone serpentino “Occhi rossi” che si nutre della tristezza e delle ferite dell’anima delle persone, per rinvigorirsi, ingigantire la propria forza, assumere nuove fattezze e creare illusioni che possano demolire ogni sicurezza e spegnere ogni speranza, per mandare via gli esseri umani dalle città, per far vivere nel costante senso di inadeguatezza e disperazione, per strozzare qualsiasi possibilità di liberazione.
Yui e Hiyori dovranno avere moltissima forza d’animo per affrontare, nell’ultimo atto dell’anime, questo nemico, perché: “Tutti noi possiamo unicamente fare ciò che è in nostro potere”.
Yui rappresenta la tenacia e la resilienza, Hiyori rappresenta l’empatia, il sostegno emotivo, l’anziana Kiwa è la protezione e il trait d’union tra presente e passato, mentre la casa è un posto in cui credere in sé.
“La casa degli smarriti sul promontorio” è uno degli anime più belli visti ultimamente, è ambientato nella prefettura di Iwate ed è legato ad una iniziativa nata per promuovere Miyagi, Iwate e Fukushima in un progetto commemorativo del terremoto e dello tsunami del 2011, il tono malinconico e delicato della storia, così come la colonna sonora, infatti, rendono partecipe lo spettatore del sentimento e dello stato d’animo rappresentato in questo meraviglioso film di animazione.
“La casa degli smarriti sul promontorio” è tratto dall’omonimo romanzo, vincitore nel 2016 del premio Noma, scritto da Sachiko Kashiwaba, autrice che anni prima aveva ispirato “La città incantata” diretta da Hayao Miyazaki. La sceneggiatura dell’anime, invece, è stata affidata a Reiko Yoshida che, con il suo tocco di rara sensibilità, ha impreziosito storie come “Violet Evergarden”, “La forma delle voce”, “Liz e l’uccellino azzurro”, “Okko’s Inn”.
Memoru Grace
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