“La felicità è come quando si inghiotte improvvisamente uno spicchio splendente di sole nel pomeriggio”. (Katherine Mansfield)
Quando ho iniziato a guardare “Daily Dose of Sunshine”, ho pensato a questa frase di Katherine Mansfield, quello spicchio di sole, quel raggio di sole al giorno, una medicina per la nostra anima, che quotidianamente attende la marea, il flusso e il riflusso dell’acqua, elemento che la sensibile attenzione di regia e sceneggiatura hanno presentato più volte nella storia per rendere allo spettatore il conflitto nella psiche dei personaggi.
“Daily Dose of Sunshine” è una serie che affronta il tema della salute mentale e ne parla in tono delicato, a tratti onirico, lo vediamo dagli occhi della protagonista Jung Da-eun, una immensa Park Bo-young (“Doom at Your Service”, “Strong Girl Bong-soon”), un’infermiera che viene trasferita dalla medicina interna al dipartimento di psichiatria dell’Ospedale Universitario di Myungshin e ci perdiamo con lei alla ricerca della luce che, attraverso l’arma potente della gentilezza, può essere scoperta e può essere la vera cura alla malattia e al disagio vissuto dai pazienti. Da-eun ha un animo gentile e sensibile, forse fin troppo secondo i vecchi colleghi che tendono a descrivere l’empatia della ragazza come penalizzante nella professione di infermiera. Da-eun, con la sua delicatezza, riesce a vivere le esperienze e le emozioni delle persone che sono ricoverate in reparto, prima la notiamo impegnarsi pienamente e imparare dai suoi stessi errori, poi pian piano la vedremo immergersi nella malattia, nel baratro oscuro della depressione e scegliere di capire come affrontarla e fronteggiarla dall’interno, dopo essersi guardata da fuori: il primo passo per il riconoscimento dello stato emotivo del malessere interiore.
Da-eun riesce a percepire le emozioni delle persone, le catalizza dentro di sé per cercare di aiutarle, il suo altruismo inonda di luce le persone che le sono accanto e che riescono a comprendere questo suo grande dono. Primo fra tutti il suo amico d’infanzia, Song Yu-chan (Jang Dong-yoon, “School 2017”), affetto da disturbo da panico che si è licenziato dalla azienda per la quale lavorava perché non riusciva più a mantenere i ritmi frenetici della vita lavorativa, grazie all’amica riesce a capire e ad affrontare le sue difficoltà e decide di curarsi. Il proctologo Dong Go-yun (Yeon Woo-jin, “39”, “My Shy Boss”) che riconosce in Da-eun il suo raggio di sole per liberarsi dai suoi lati bui e che, a sua volta, sarà importante per la ragazza nei momenti in cui avrà bisogno di comprensione perché, come spesso si dice, il vero conforto è trovare una persona con la quale stare sotto la pioggia quando è impossibile ripararsi.
La madre di Da-eun, interpretata Hwang Young-hee (“The King: Eternal Monarch”) da sola avrebbe bisogno di un capitolo a parte, dedicato al coraggio, alla perseveranza e all’affetto che solo una madre riesce a dare ad una figlia, a comprenderla nei momenti di forza e in quelli di necessità.
Infine, il personale del dipartimento di psichiatria al quale, nel corso della storia, ci affezioneremo, a partire dalla capo infermiera Song Hyo-shin interpretata dalla sempre sorprendente Lee Jung-eun (“Parasite”, “Our Blues”, “When the Camellia Blooms“) a lei sono affidati alcuni dei dialoghi più intensi della serie, al medico Hwang Yeo-hwan (Jang Ryul di “My Name”) amico della protagonista e innamorato dell’infermiera Min Deul-re (Lee E-Dam), alla dolce Hong Jeong-ran (Park Ji-yeon), amica e collega infermiera che supporta Da-eun dal primo giorno di lavoro in avanti, al giovane medico Kong Cheol-woo ( Im Jae-hyuk, “All of Us Are Dead”, “Summer Strike”) pieno di aspettative, ma anche di dubbi e timori, allo stagista Ji Seung-jae (Yoo In-soo , “All of Us Are Dead”, “The Good Bad Mother”, “Alchemy of Souls”) bravissimo nell’interpretare uno studente di infermieristica che soffre di disturbi di panico.
Infine, c’è la vera protagonista della storia, la malattia mentale, un disturbo imprevedibile che può colpire chiunque in qualunque momento, senza avvisi perché nessuno sceglie di ammalarsi.
Da cosa dipende la malattia mentale? Dalla perdita, perché tutti noi “siamo dei sopravvissuti destinati a fare i conti con la perdita”.
“La perdita è la causa di tutti i malesseri. Si può perdere una cosa preziosa o se stessi o si possono perdere i momenti felici. In quei momenti possiamo solo aggrapparci ad una cosa all’apparenza un po’ superata. Alla Speranza. A quel cliché. Perché, in fondo, siamo tutti in cerca di un barlume di speranza”.
Altra tematica importante che il drama vuole sottolineare è il pregiudizio a cui sono spesso soggette le persone che sono affette o che sono state affette da problemi di salute mentale che si ritrovano escluse dalla società, emarginate o discriminate sul luogo di lavoro o a scuola, quasi solo a rinvigorire un senso di vergogna che non dovrebbe sussistere, ostacolando e schiacciando la vita degli individui, perché nessuna malattia deve scatenare il giudizio degli altri, ricordando che nessuno è immune ai crolli psicofisici: “Siamo in equilibrio su una fune chiamata presente”.
La nostra vita è un percorso irto di difficoltà in cui il trambusto del mondo fuori soffoca anche il nostro io, si dà priorità a tutto il resto prima che a se stessi, alle parole ascoltate che come pugnali scalfiscono il nostro cuore e quasi non ce ne accorgiamo, il nostro bisogno di approvazione ci porta spesso a scolpire noi stessi nella versione che vogliono gli altri, in una società della fretta, del lavoro 24 ore su 24, di rapporti incostanti, della scarsa considerazione di se stessi e tutto ciò porta ad uno stato di afflizione costante.
Nel drama le interazioni tra la protagonista Da-eun e i pazienti del reparto sono significative, profonde, toccanti, non potremo mai dimenticare il sorriso e l’ultimo sguardo di Kim Seo-wan (intensa interpretazione di Roh Jae-won, “D.P.”, “Once Upon a Small Town”), il paziente che resta più nel cuore di Da-eun e anche nel nostro e che insieme a lui capiremo che sarà importante sconfiggere i draghi con le proprie forze, ma anche con quelle delle persone che ci stanno accanto perché è la nostra vita da proteggere e non le aspettative altrui.
“Daily Dose of Sunshine” è un comfort drama, perché nel vederlo non vi sentirete sicuramente soli e anche un attacco di panico o un periodo di depressione vi sembrerà una esternazione naturale di un nostro malessere interiore o di una nostra debolezza che non è altro che ansia di guarigione e un richiamo a fermarsi un attimo per recuperare le proprie forze ed emergere dall’acqua.
“Siamo tutti al limite. Nella vita tutti oscilliamo tra momenti bui e momenti luminosi. Tutti siamo al limite della normalità”.
Memoru Grace
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