Negli anni Settanta iniziò in tutto il mondo una vera e propria “panda mania”, un’attenzione particolare per questi bellissimi animali che piacevano molto anche ai bambini; nel 1972 lo stesso Presidente americano Nixon, dopo la visita ufficiale in Cina, ricevette in dono due esemplari di panda che vennero accolti con una cerimonia ufficiale direttamente allo zoo nazionale di Washington, D.C. Sempre nell’ambito della “diplomazia dei panda”, per saldare le relazioni diplomatiche internazionali, anche in Giappone nel 1972 arrivarono in prestito allo Ueno Zoo due panda giganti direttamente dalla Cina e così nacque una vera e propria passione per questi animali, attrazione e curiosità di molti bambini che volevano andare a vedere i panda allo zoo.
In Giappone, al culmine di questa mania per i panda, il team formato da Isao Takahata (alla regia), Hayao Miyazaki (sceneggiatore e scenografo), Yōichi Kotabe (direttore dell’animazione) e Yasuo Ōtsuka (direttore dell’animazione e character designer) diede vita al film d’animazione “Panda! Go, Panda!” che fu un grandissimo successo al cinema, così che nel 1973 uscì sempre al cinema il sequel, “Il circo sotto la pioggia”.
Nel 1971 Takahata e Miyazaki si erano recati in Svezia per incontrare Astrid Lindgren, autrice di “Pippi Calzalunghe” perché avrebbero voluto ispirarsi alle avventure della protagonista del romanzo per un adattamento animato, ma, dopo il rifiuto della scrittrice, alcune idee che avevano già realizzato confluirono nell’opera “Panda Go, Panda!”, soprattutto per il personaggio di Mimiko, la bambina protagonista dell’anime.
La storia narra della piccola Mimiko, orfana di entrambi i genitori che, un giorno, resta da sola per via della partenza della nonna che si è recata a Nagasaki per la cerimonia funebre di suo nonno. Triste e sconsolata gira un po’ per i negozi del paese, poi, decide di intraprendere la strada verso casa attraverso un boschetto di bambù e qui incontra un cucciolo di panda di nome Panny (Pan-chan in originale) che dorme sulla soglia di casa sua. La bambina fa subito amicizia con il piccolo panda e lo invita a casa a mangiare, in quel momento, però, vengono raggiunti da un panda gigante, PapaPanda, padre di Panny. Mimiko istaura subito un rapporto di intesa e di amicizia con entrambi i panda, fino a quando Papapanda decide di fare da padre anche a Mimiko che non ha mai avuto dei genitori.
Iniziano così le avventure di questa strana e adorabile famiglia, Panny vorrebbe seguire a scuola Mimiko e, una volta arrivato lì, scatena paura e curiosità da parte di tutta la scuola che inizia ad inseguire il piccolo panda. Nel frattempo, il giorno dopo, il poliziotto locale va a fare visita alla bambina e qui vede che a casa di Mimiko vivono anche i due panda, corre, inquieto, ad avvisare lo zoo vicino e il guardiano dello zoo, che ha perso di vista Panny e Papapanda, chiede un aiuto per riportare sani e salvi i due animali nella loro casa. Polizia e funzionari dello zoo si mettono alla ricerca della bambina e dei due panda che hanno lasciato la casa di Mimiko per andare a fare una passeggiata e che, dopo aver terrorizzato dei bulli locali, perdono di vista il piccolo e vivace Panny che si ritroverà in una situazione pericolosa a rischio di vita. L’avventura, però, terminerà bene, i due panda saranno costretti a tornare allo zoo, ma a condizione di trascorrere del tempo con Mimiko durante la giornata.
Nel secondo capitolo, intitolato “Il circo sotto la pioggia” ritroveremo i nostri tre protagonisti che faranno amicizia con un cucciolo di tigre, Tiny, scappato dal circo arrivato in città. Una brutta tempesta renderà ancora più difficile ritrovare la strada di casa per riportare Tiny dalla sua mamma perché tutte le strade saranno inondate d’acqua. Anche in questo capitolo, però, non mancherà l’happy end, tutto si risolverà in meglio e nelle ultime scene vedremo Mimiko e i due panda assistere ad uno spettacolo al circo e poi verso casa mentre suonano corni d’ottone.
Se lo scopo di queste due opere di animazione era senza dubbio quello educativo, anche la tecnica usata e i colori ci fanno pensare a quello che ritroveremo nelle opere dello Studio Ghibli, fondato successivamente nel 1985.
Lo stesso Papapanda ha ispirato il personaggio di “Totoro”, così come Mimiko per Mei e Satsuki, le due bambine protagoniste de “Il mio vicino Totoro”. Nel sequel “Il circo sotto la pioggia”, le scene della città inondata hanno ispirato “Ponyo sulla scogliera”, così come il treno che attraversa l’acqua lo possiamo rivedere in “Spirited Away”.
“Panda! Go, Panda!” e il suo sequel hanno avuto una certa valenza nel panorama di animazione internazionale e hanno fatto scoprire al pubblico delle figure rappresentative che si sarebbero fatte conoscere ancora meglio negli anni successivi con “Heidi”, “Anna dai capelli rossi”, “Conan, ragazzo del futuro” e i capolavori dello Studio Ghibli. Anche per questo motivo, provo, personalmente, un certo affetto per questi due anime con protagonisti i panda e che ho recuperato alcuni anni fa dopo aver visto tutte le opere di Takahata e Miyazaki ed essermene innamorata.
Memoru Grace
