Quando ho riflettuto sulla tematica che accomunasse due romanzi scelti per la nostra rubrica dei libri ho pensato alla tematica del viaggio, ma non quello classico, io intedendevo il nostro viaggio, quello con noi stessi. Forse ero ancora emotivamente immersa nell’atmosfera del drama “One Day Off” che avevo appena terminato e adorato o ripensavo anche ad un altro bellissimo drama che ho guardato quest’anno, “Meet Yourself”, ma in realtà ognuno di noi, credo, che abbia un immenso bisogno di viaggiare con se stesso, nella sconfinata ed infinita valle di emozioni che soffochiamo ogni giorno per via della routine, del lavoro, delle incombenze, delle interminabili difficoltà da affrontare e problemi da risolvere.
Il viaggio con noi stessi non ha bisogno di una meta precisa, la destinazione è la nostra felicità o per lo meno il carpire un angolo di felicità tutto nostro in cui non far entrare nessun altro, perché, come spesso ripeto, tutti abbiamo bisogno di dare un appuntamento con noi stessi per capirci, ascoltarci e liberare qualsiasi fardello di negatività.
Il primo libro che ho scelto è “Un viaggio chiamato vita” della scrittrice giapponese Banana Yoshimoto e pubblicato nel 2006. Si tratta di un saggio o di un diario di viaggio di emozioni e ricordi a cui la scrittrice affida il suo pensiero, le sue riflessioni e le speranze future, un’opera molto intimista in cui l’autrice si apre con i suoi lettori e ci racconta di sé, dei suoi viaggi, delle sue paure, ma anche di quei tocchi di felicità raccolti in un cielo del mattino, nel tramonto di un posto lontano, negli occhi di un cane fedele ormai anziano, in una piccola pianta di rosmarino.

Un viaggio chiamato vita
di Banana Yoshimoto
(edizioni Feltrinelli, 2006)
“Ogni persona è unica. E’ la cosa più importante di tutte, eppure troppo spesso ce ne dimentichiamo”.
Con questa frase la scrittrice giapponese Banana Yoshimoto ci fa entrare nel cuore del viaggio della sua vita, perché questo saggio, anche per chi non ha mai letto niente della Yoshimoto, non è altro che un toccasana per ritrovare se stessi.
La vita è un viaggio e i viaggi si compongono di ricordi, così ci troveremo insieme all’autrice tra le piramidi di Giza, a fare una passeggiata a Palermo: “Il cielo azzurro e le montagne maestose. Nella luce di quel tramonto c’era una bellezza dimenticata, di cui avevo come nostalgia. La sensazione di tornare a casa (…)”. Così il suo amore per l’Italia, per l’arte, per le città a cui dedica dei ricordi meravigliosi nelle pagine di questo saggio.
A Taiwan, nel mercato delle pietre, che non sono altro che giada, di ogni tipo, alcune a forma di animali, di piante o amuleti, in Australia a trovare un po’ di Giappone mentre scriveva il suo romanzo “Honeymoon”, nel piccolo appartamento a Tokyo in compagnia di una piantina di rosmarino, quante riflessioni e pensieri affidiamo ai colori e ai profumi di una giornata compreso alla vegetazione che ci fa compagnia: “I ricordi delle piante rendono la vita profonda”.
L’ultimo viaggio con il proprio cane a Okinawa quasi per godere degli ultimi giorni meravigliosi con un amico fedele, vivere insieme dei bellissimi momenti da accumulare alla memoria della propria esistenza, quei ricordi che ci aiutano a sopravvivere quando viviamo una perdita o quando il nostro cielo diventa improvvisamente buio.
Banana Yoshimoto attraverso questo saggio si racconta, con quell’incanto che la contraddistingue e ci porterà nel cuore del ricordo, nell’importanza di una promessa, nel potere della malinconia e nella ricerca della felicità nelle piccole cose, dal rumore della pioggia, all’emozione di una luce che filtra da una finestra, dalla magia del primo amore, all’emozione della maternità, ci perderemo nei suoi viaggi, ma ritroveremo anche i nostri, ripensando alla nostra vita, a quello che sono stati i nostri viaggi, soprattutto quelli interiori, perché: “Un viaggio, per quanto terribile possa essere, nel ricordo si trasforma in qualcosa di meraviglioso”.
Il secondo libro scelto è “Un’estate con la Strega dell’Ovest” di Kaho Nashiki. L’autrice nel post scriptum all’edizione giapponese del 2017 ci racconta che sono ormai trascorsi venticinque anni da quando ha scritto il romanzo, riflette sui cambiamenti e sul valore che può ancora comunicare la sua storia, poi affida al libro stesso le sue parole: “Allora, buon viaggio. Ti prego di raggiungere, senza distinzioni, coloro che potrebbero avere bisogno di te (…), di sostenerli con tutta la forza che hai, di incoraggiarli. E di sussurrare loro queste parole: non abbiamo una voce forte, ma possiamo comunque trasmettere il nostro messaggio, parlando tra noi a bassa voce”. Un libro è anche un viaggio con noi stessi, per questo, spesso, affidiamo i nostri pensieri alle parole lette.

Un’estate con la Strega dell’Ovest
di Kaho Nashiki
(Edizioni Feltrinelli, giugno 2019)
“Per ottenere le cose che per te hanno più valore, quelle che desideri di più, può darsi che tu debba superare le prove più difficili”.
Kaho Nashiki ci regala una storia commovente, delicata, nella quale tutti potremmo immedesimarci, una fiaba moderna, un racconto che valorizza la semplicità della vita.
Mai ha tredici anni e non vuole più frequentare la scuola, la madre è preoccupata e decide, quindi, di mandarla per un po’ dalla nonna che vive in una casa in campagna nella pace e nella serenità della natura. La nonna è una signora inglese, ormai vedova, che è rimasta in Giappone per amore molti anni prima. La nonna viene chiamata la “Strega dell’Ovest”, ma Mai ne ignora il motivo fino a quando è la nonna stessa che le rivela di possedere dei poteri magici e le chiede se vuole affrontare anche lei l’addestramento per diventare strega. Mai è incredula, spaventata, ma alla fine decide di accettare la proposta.
Immerse nella natura incontaminata di un Giappone quasi remoto, nonna e nipote trascorreranno insieme molte settimane nel raccoglimento, nel silenzio e nella serenità, lontane dalla vita rumorosa della città, dalle corse, ma dedicandosi a se stesse, a raccogliere le erbe selvatiche, a cucinare, a leggere e, in un incanto da fiaba, Mai supererà la propria inquietudine interiore e le proprie paure.
L’autrice ci fa immergere letteralmente in una storia catartica, dove guarderemo tutto con gli occhi delle due protagoniste. Nel libro sono raccolti altri tre racconti della stessa autrice che vale la pena recuperare, in tutti troveremo lo stesso tocco delicato e nostalgico.
Nel 2008 è uscito il film omonimo ispirato al romanzo di Kaho Nashiki.
Grazia
