“Ho capito molte cose da quando è morta mia madre. Il mondo è molto più di ciò che vedono i miei occhi e ci sono verità che sono invisibili all’occhio umano”.
Si dice che siamo immersi nel mistero della vita e anche in quello della morte, credenti o non, ma il mistero dell’esistenza tocca tutti dal principio alla fine. La nostra vita è un susseguirsi di avvenimenti che capitano a noi o ad altri, ma nei quali siamo immersi dall’alba alla notte così che ogni giorno che si apre davanti a noi possa sembrare una piccola simulazione della nostra stessa esistenza.
La vita è un susseguirsi di momenti in cui siamo protagonisti o in cui siamo spettatori, spesso inermi davanti ad evidenti decisioni altrui o a fatti che ci sfuggono di mano e di cui non siamo consapevoli pienamente, oppure, semplicemente, fatti che non abbiamo nemmeno percepito e che ci hanno oltrepassato così come dei fantasmi, perché è di fantasmi che parla questo drama.
Ho scelto di vedere “Delivery Man” in un momento in cui avevo bisogno di percepire il forte impatto tra vita e morte, in uno di quei momenti dove senti di dover accorgerti delle due verità dell’esistenza umana anche solo per confortare qualcuno che te lo richiede e perché come diceva Seneca, “Ci vuole tutta la vita per imparare a vivere e, quel che forse sembrerà più strano, ci vuole tutta la vita per imparare a morire”.
“Delivery man” è la storia del giovane tassista Seo Young-min (Yoon Chan-young, visto in “All Of Us Are Dead”, la cui interpretazione mi ha colpito molto come il suo sguardo malinconico e dolcissimo) che eredita il taxi della madre dopo la sua morte. La scomparsa prematura della madre, a causa di uno strano incidente stradale di cui ancora la polizia sta investigando, ha lasciato Young-min solo, a vivere il ricordo e il lutto nella sua piccola quotidianità, ha accantonato gli studi per il concorso di polizia e ha preso in mano la situazione economica familiare perché ora è rimasto con la nonna anziana e malata e con il mutuo di una casa che non è stato ancora pagato. Decide, quindi, di continuare il lavoro della madre come tassista, economizza ogni cosa e il suo unico valore aggiunto sono gli amici tassisti della madre che gli infondono coraggio e forza ogni giorno. Avrei da aggiungere molto sugli amici tassisti, personaggi davvero incredibili, di forte umanità, a partire dalla tassista Lee Eun-soo (Jo Mi-nyeo) che porta sempre con sé sul taxi la mamma malata di Alzheimer per non farla smarrire; il suo caso viene ricordato dai giornali e, neanche a dirvelo, mi ha lasciato da subito commossa.
Young-min, però, non sa di avere un dono, vedere i fantasmi, ma lo scopre presto quando nel suo taxi entra Kang Ji-hyun (interpretata da Bang Min-ah delle “Girl’s Day”), il fantasma di una giovane donna che ha perso la memoria, ma che ha qualcosa in comune con il ragazzo. Ji-hyun, infatti, scopre presto di non riuscire a lasciare il taxi di Young-min, ma non riesce a capire o a ricordare cosa possa legarla a quel ragazzo. Non ha memoria, non ha un ben che minimo ricordo di come possa essere morta, quali siano stati i suoi ultimi minuti di vita. Da quando, però Ji-hyun è entrata nel taxi, nessuno più riesce a stare in macchina per un’intera corsa perché sembra che, pur non riuscendo a vedere il fantasma, le persone percepiscano qualcosa di soprannaturale e iniziano ad andare in ansia. Young-min non può permettersi di allentare i ritmi di lavoro e di andare in perdita, ha ancora molti debiti da pagare per la casa, per cui, i due, dopo un iniziale approccio di malintesi, arrivano a prendere un accordo: iniziare un servizio di taxi solo per fantasmi, realizzando i loro ultimi desideri, risolvendo qualcosa che hanno lasciato in sospeso così che i fantasmi possano riuscire a ripagare il favore.
Gli episodi si svolgono in modo molto divertente, tra battute, qui pro quo, ma anche tanta commozione. Per ogni episodio, infatti, viene presentata una storia diversa, storie di persone morte prematuramente, prima di terminare un lavoro o dare un ultimo abbraccio ai propri cari, così come è successo al nostro stesso protagonista Young-min che non ha potuto riabbracciare la sua mamma negli ultimi momenti prima che lei morisse. Ogni fantasma racconta la propria storia e i due ragazzi riescono a risolvere ogni richiesta, a farsi ripagare in qualche modo e a dare pace ai fantasmi. Filo conduttore in comune con tutti gli episodi è la ricerca del colpevole della morte della madre di Young-min, di una serie di altri omicidi che pian piano vengono alla luce e del mistero di Jin-hyun. Come mai la ragazza non ricorda niente della sua vita mentre tutti gli altri fantasmi hanno dei ricordi precisi e nitidi?
Tanti altri personaggi arricchiscono la storia di questo drama, la nonna Park Bun-ja (Park Hye-jin), incantevole e generosa, la capo infermiera del Daehun Hospital e Do Gyu-min (Kim Min-seok di “Because this is My First Life”), medico del Daehun Hospital che ha cercato di salvare la vita alla madre del protagonista.
Tutto sembra lineare, ma non tutto lo è, gli ultimi episodi sono, poi, una sinergia di mistero, thriller, ma anche di tante emozioni, perché, nel frattempo, Young -min e Ji-hyun proveranno l’uno per l’altra un sentimento d’affetto che crescerà fino a risolvere l’ultimo mistero con tanti colpi di scena e soprattutto tanta voglia di vivere. Un fantasma e un umano, una improbabile coppia che ritrova la forza della vita, alla ricerca della verità. Cosa dire poi di quella mancanza che resta nel cuore del protagonista e perchè tra tutti i fantasmi non riesce a vedere proprio sua madre, ad instaurare un contatto con lei?
Una storia incredibile di fantasmi, ma anche di realtà, spesso crudeli e un avvicinarsi alla dimensione della morte in modo sempre delicato, con un tocco di rara sensibilità e con un occhio al significato dell’esistenza e al mistero di quelle verità così invisibili all’ occhio umano.
Memoru Grace

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