Suzume: una porta socchiusa sull’Altrove

A volte, il viaggio più lungo è la distanza tra due persone

Di solito, passano sempre tre anni esatti tra un’uscita di un capolavoro di Makoto Shinkai e un’altra. Tre anni sofferti e vissuti nell’oblio di nuove informazioni e nel tentativo di riuscire a spiegare e ad interpretare la pellicola precedente, quando, improvvisamente, arriva un’altra pellicola e il buon Sensei è riuscito a confondere nuovamente tutte le nostre certezze, con una storia all’apparenza semplice, ma che riesce a scavare nel più profondo dell’animo umano. Ma i veri fan non demordono praticamente mai e, anche stavolta, con una melodia quasi sussurrata in testa (che vi proponiamo qui di seguito), siamo andate al cinema alla prima di Suzume (すずめの戸締まり Suzume no Tojimari) e siamo uscite quasi in silenzio.

Pronti per un’intervista doppia sulle nostre opinioni?

TRAMA: Un giorno, prima di andare a scuola, l’adolescente Suzume si imbatte per caso nel misterioso Sota, che cerca monumenti in rovina e porte abbandonate. Incuriosita dall’attività del giovane, Suzume si reca da sola alle rovine e apre una porta che le fa vedere uno scenario meraviglioso, come di un mondo lontano e vicino al tempo stesso. Solo che la terra si scuote, una strana creatura esce dalla porta e Suzume fugge lasciando la porta aperta e scatenando una serie di eventi complessi, che la porteranno in giro per il Giappone per tentare di salvare tutti dai terremoti, ma anche per ritrovare se stessa. Dal sud al nord del paese, dall’esterno all’interno delle proprie emozioni, fino ad un posto ignoto, l’Altrove, in cui forse in un determinato momento della sua vita si è smarrita la stessa Suzume.

CHE SENSAZIONE TI HA TRASMESSO QUESTO FILM?

Memoru Grace

Come ogni film di Makoto Shinkai, anche Suzume mi ha fatto perdere in una dimensione onirica e ho tentato per ogni scena di ricordare tutti i particolari perché ero quasi certa che sarebbero stati importantissimi per la soluzione finale, poi, tra una musica, un’emozione, una sorpresa, ti ritrovi a ripensare per i giorni seguenti a quel qualcosa che era così visibile eppure così magico che non lo hai percepito del tutto. Per me questa è la grandezza di Makoto Shinkai, leggere in chiavi diverse le sue opere e capire sempre qualcosa di più.

Captain-in-Freckles

Un senso di estasi onirica, senza sapere più se ci si trovava tra sogno e realtà. Come la maggior parte dei film di Makoto Shinkai, non credo di averlo capito del tutto fino alla fine. O, meglio, come sempre, ho avuto la sensazione di capire tutto per, poi, essere destabilizzata ad un terzo del film, ri-destabilizzata a metà e trovare l’appagamento finale.

L’ELEMENTO O L’EMOZIONE RICORRENTE NEL FILM?

Memoru Grace

Per me ciò che ricorre maggiormente nel film è l’infanzia e proprio per questa tematica, insieme a delle grandi figure femminili, questa ultima opera di Makoto Shinkai si avvicina al mondo dello Studio Ghibli. Ho percepito gli elementi dell’infanzia in moltissime scene e particolari: la sediolina (ricordo della madre della protagonista e tramite tra le due dimensioni), il Luna Park, i ricordi sfumati di Suzume piccola, i due bambini incontrati durante il viaggio, il gatto, la storia stessa che è quasi una “caccia al tesoro” per ritrovare se stessi, i propri ricordi, un affetto nascosto così delicatamente nei meandri della mente.

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Il legame col passato che diventa futuro e presente, al tempo stesso: tre dimensioni che si perdono e si fondono insieme. Il viaggio come momento di crescita, il sogno e l’illusione come un’altra realtà, forse più vera, più interiore, da afferrare e custodire. Ci sono, poi, oggetti piccoli, all’apparenza quasi insignificanti, forse rotti o consunti, che mi hanno ricordato un po’ il filo rosso di Your Name: la persistenza del ricordo, ma anche la possibilità attiva affidata a noi stessi, quell’aggrapparsi alla vita quasi al di fuori di essa, che permette di salvarci. Suzume dice che non ha paura della morte e, in effetti, non ha paura nemmeno di smarrirsi nell’Altrove, perché sa che ha quella forza enorme di venirsi incontro da sola e di salvarsi.

PERSONAGGI

Memoru Grace

Come ho detto prima, ho apprezzato moltissimo le tante figure femminili del film, aiutanti della protagonista, così come la figura del misterioso Sota che mi ha affascinato fino alla fine. Suzume, finalmente una protagonista femminile per un’opera di Makoto Shinkai che aveva in precedenza presentato altre bellissime figure femminili, ma stavolta la storia è vista direttamente dagli occhi della ragazza. Un plauso per la zia della protagonista con la quale ho personalmente empatizzato per tutta la storia perché anche per lei non è stato facile crescere una bambina che aveva appena perso la madre e dedicarle i migliori anni della sua giovinezza. impeccabili le psicologie dei personaggi come solo questo regista riesce a regalare per ogni storia.

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La protagonista è stata sicuramente il mio personaggio preferito, ben tratteggiata e valorizzata nel suo percorso di crescita, visto che tutto il film è affidato a lei (che dà anche il titolo alla pellicola). Mi ha ricordato la protagonista di Weathering with You, sempre di Makoto Shinkai, ma con un’evoluzione ulteriore, che la fa avvicinare di più a quelle inarrivabili eroine femminili dello Studio Ghibli. Anche il protagonista maschile, Sota, mi è sembrato uscito dallo Studio Ghibli: ho trovato nel suo modo misterioso di portare avanti la sua missione una somiglianza incredibile con il mago protagonista de Il castello errante di Howl. Pure diversi elementi magici (la sedia, così come il fuoco), che da elementi si trasformano in veri e propri personaggi, mi hanno ricordato quella dimensione magica e interiore di Howl. Suzume, inoltre, incontra una serie di personaggi lungo il cammino, che sembrano quasi delle tappe della sua stessa esistenza (la coetanea in motorino, la giovane madre single che riflette sulla sua infanzia, etc.). Menzione speciale per la zia quarantenne, che l’ha cresciuta, facendole da madre e che, personalmente, shippavo con l’amico del protagonista, durante l’ultimo meraviglioso viaggio a bordo di una decappottabile rotta.

FORMAZIONE, MAGIA O RICORDO?

Memoru Grace

Suzume è una storia di formazione che parte dall’adolescenza per cercare la propria infanzia attraverso una dimensione magica che ha privato del ricordo la protagonista. Ancora una volta l’elemento della dimensione spazio-temporale fa da grande protagonista, ma Suzume è una ragazza che ha bisogno di affetto e lo vuole trovare al di là della situazione presente, sa che è stata prescelta per qualcosa di grande e grazie a questa missione riuscirà anche a comprendere quella “mancanza” che sente e di cui soffre quotidianamente. Ritrovare un ricordo è la vera missione della protagonista e, attraverso una porta magica, l’Altrove le darà questa possibilità!

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Si tratta sicuramente di una storia di formazione che utilizza l’espediente della magia per scavare nel ricordo per guardare al futuro. In questo senso, perciò, tutti questi tre elementi sono presenti. In particolare, la formazione, che è una crescita e una costruzione del proprio io, fatta passo per passo e mattone su mattone, avviene proprio attraverso il ricordo o, meglio, in cerca di quel ricordo perduto, che da solo può aiutare a capire il presente e palesare il futuro. Allora, la magia, a questo punto, rimane sì un elemento importante, ma molto meno magico di quanto non si possa credere. Per Makoto Shinkai, la magia è quasi casualità, non tanto una caratteristica peculiare, quanto uno strumento che tutti quanti possiamo trovare in noi stessi, se solo siamo in grado di leggere correttamente i segni. In tutto ciò, il film diventa un viaggio psicologico, a cui tutti gli elementi descritti concorrono.

Abbiamo cercato di non fare spoiler, perché questo film vale assolutamente il recupero, per cui vi consigliamo quanto prima la visione di questa pellicola, l’ascolto della sua colonna sonora e magari un magico viaggio in mezzo a luoghi stra-noti per ritrovare il luogo più nascosto e più ambito: noi stessi.

Postilla finale: il film è uno dei più grandi successi di botteghino del regista, in particolare in Estremo Oriente (avendo registrato incassi da record in Giappone, Cina e Corea del Sud), anche perché sono tratteggiati fatti ed eventi realmente accaduti e che hanno avuto una eco incredibile in tutta l’Asia, come il terremoto con successivo maremoto di Tohoku, avvenuto l’11 marzo 2011, con una magnitudo superiore al nono grado della scala Richter e onde anomale che superarono i 40 metri. Si tratta di uno dei terremoti più devastanti della storia dell’umanità e che ha avuto conseguenze terribili anche per le infrastrutture energetiche (si ricorda, per esempio, il disastro della centrale nucleare di Fukushima). Ad oggi, il numero ufficiale è di 15 703 morti accertati, 5 314 feriti e 4 647 dispersi.

Memoru Grace & Captain-in-Freckles

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