Jirisan – La terra tra questo mondo e l’altro

Fin dall’ antichità, in tutte le culture, la montagna è sempre stata il simbolo dell’elevazione al cielo, il coraggio e la speranza del superamento degli ostacoli rappresentata dal raggiungimento della vetta, da dove finalmente si potrà vedere il mondo da un altro punto di vista ed essere più vicini possibili al cielo, quasi a conservarne uno spicchio. Dopo aver superato e affrontato un gran numero di fatiche e pericoli, arrivare in cima è una conquista, è l’ascensione dal basso verso l’alto che porta a far tremare le ginocchia perché si sta scalando un gigante, senza volerlo ferire, ma solo per scoprire e conquistare un piccolissimo pezzo di mistero dell’universo.

L’essere umano è catalizzato dalla forza della montagna e ne assorbe pian piano la spiritualità emanata in ogni angolo.

Quando ho iniziato a guardare Jirisan, drama sudcoreano del 2021, sono stata da subito attratta, non solo dalla meravigliosa fotografia e dalle immagini naturalistiche, ma proprio dalla forza che ogni personaggio, dai protagonisti ai secondari e persino alle comparse, riusciva a trasmettere e a vivere nel contatto con la montagna.

In questa storia tutti i personaggi, sia chi agisce nel bene sia chi agisce nel male, sono catturati dal potere ipnotico della montagna e sembra che, quindi, agiscano sotto effetto della montagna stessa.

Una piccolissima premessa prima di addentraci nella storia di questo drama che sembra in ogni episodio un’escursione per sentieri impervi dove cercare la via di uscita o di espiazione. Il monte Jiri è una delle tre montagne sacre della Corea, visitato ogni anno da migliaia di escursionisti e turisti, nel 1967 venne fondato il Parco Nazionale di Jirisan, il più antico e vasto parco del Paese, gestito da un team specializzato di ranger che ogni giorno dedicano la loro esistenza a proteggere e preservare le persone e il parco stesso. Il drama è un omaggio alla passione, alla costanza, alla perseveranza di chi fa questo lavoro che non è una professione, ma una vera e propria missione.

Con un prologo iniziale del meraviglioso cameo di Ryu Seung-ryong, la storia inizia nel 2018, dove troviamo la protagonista, Seo Yi-kang (interpretata da Jun Ji-hyun, “Kingdom”) soprannominata dai colleghi “dio fantasma della montagna” o “diavolo Seo“, la miglior ranger del parco, conosce la montagna, ma la teme perché ogni giorno ne mette in risalto la profondità e le pericolosità nascoste. A Seo Yi-kang viene affiancato Kang Hyun -jo (interpretato da Joo Ji-hoon, “Kingdom”), un ex tenente militare che, per qualche motivo, il cui dettaglio lo si viene a scoprire lungo la storia, ha deciso di diventare un ranger dopo aver vissuto un incidente sulla montagna.

La visione “cinica” del mondo e dell’esistenza di Seo Yi-kang si confronta con la visione spirituale di Kang Hyun-jo il quale ha un segreto da custodire che, però, per una estrema stima nei confronti della sua collega, deciderà di confidarglielo: si tratta della sua facoltà di vedere i luoghi dove sono avvenuti o avverranno eventi tragici o nefasti sulla montagna. Questa facoltà extrasensoriale è stata acquisita soprattutto dopo l’incidente che lo ha coinvolto qualche tempo prima, così ha deciso di usare questo dono per cercare di salvare o far salvare più vite possibili. Seo Yi-kang, all’inizio è scettica e non vuole credere al collega visionario, ma poi, dopo una serie di prove, decide di dargli fiducia.  I due affronteranno diversi pericoli per cercare di risolvere alcune situazioni decisamente drammatiche come il salvataggio di escursionisti dispersi o riuscire a far evitare suicidi a persone che decidono di raggiungere il monte per togliersi la vita. Seo Yi-kang è istintiva, decisa, introversa e gelosa della sua solitudine, Hyun-jo rappresenta, invece, l’empatia, la consapevolezza di possedere qualcosa di importante che dovrebbe aiutare gli altri. Entrambi riflettono la luce della montagna, la ricerca del cielo, solo dopo essere riusciti a resistere alle fatiche, alle paure, anche quelle più ataviche, come quella dell’ignoto.

Insieme ai due protagonisti, un team di professionisti ranger (e, permettetemi di aggiungere, un cast di attori meravigliosi): Jo Dae-jin (Sung Dong-il di “Hwarang”, “My Girlfriend is a Gumiho”, “ If You Wish Upon Me”) capo della sede di Haedong del parco; Jung Goo-young ( Oh Jung-se di “ It’s Okay to Not Be Okay” e “When the Camellia Blooms” che ci regalerà un’altra meravigliosa prova interpretativa),  ranger pratico e sensibile; Park Il-hae (Jo Han -cheol,  di “Hometown Cha cha cha”, “The Law Cafè”, “Romance is a Bonus Book”), caposquadra diligente e determinato; la dolce e gentile impiegata amministrativa Lee Yang-sun (Joo Min-kyung, “Something in the Rain”, “One Spring Night”) e la giovane ranger alle prime armi Lee Da-won (Go Min-si di “ Love Alarm”, “Youth of May”, “Sweet Home”), che si affeziona alla protagonista, stimandola e prendendola come esempio e modello.

La scena improvvisamente, poi, si sposta a due anni dopo, nel 2020, dove vediamo la nostra Yi-kang tornare al parco, dopo un periodo di assenza, per indagare su alcuni segni apparsi nei luoghi di ritrovamento di escursionisti dispersi, segni che appartengono ad un codice conosciuto solo da lei stessa e da Hyun-jo. Qualcosa, però, è successo nei due anni precedenti, un incidente che ha reso Yi-kang paraplegica e costretta sulla sedia a rotelle e Hyun-jo in coma.

Nei sedici episodi in cui è strutturato il drama avremo modo di scoprire che sulla montagna sono avvenuti diversi omicidi che forse hanno un collegamento tra loro e i due protagonisti si erano avvicinati ad una soluzione, ma qualcosa ha stravolto le loro vite. Cosa potrà essere accaduto? Perché Hyun-jo è in coma? C’è un pericolo sulla montagna che sta cercando di sconvolgere l’esistenza di molte persone che hanno vissuto o che hanno avuto a che fare con Jirisan e c’è anche un fantasma, avvistato da qualche escursionista, un fantasma che vuole comunicare qualcosa.

Ho trovato questo drama meraviglioso, dal potere mistico e soprannaturale, con una visione introspettiva decisamente apprezzabile così come la regia impeccabile di Lee Eung-bok (“Goblin”) e la sceneggiatura di Kim Eun-hee (“Kingdom”, “Signal”). Mi sono persa nella fotografia e in alcuni particolari che rendevano le immagini liriche, come le fronde degli alberi che diventavano dorate per la luce filtrata dall’alto e la singola foglia che si muoveva al procedere dei passi dei ranger e che rendeva l’idea di tensione e di attesa.

La colonna sonora è bellissima e raccoglie dei brani che accompagnano le scene più importanti del drama a partire dal tema principale, la meravigliosa “Yours” di Jin dei BTS, a “Memories” di Gaho, “Little Garden” di Taeyeon, “Always With You” di Paul Kim, “In color” di Lee So Ra e molte altre.

Una volta finita la visione del drama, vi consiglio di riguardare nuovamente il prologo perché lì troverete il cuore del significato della storia. Poche righe con un messaggio toccante e profondo: “La montagna per alcuni è stata una terra di speranza che custodisce gli spiriti dei loro cari. Per altri è stata una malvagia terra di morte e di profondo dolore. Nonostante ciò molte persone portano le proprie storie per scalare questa montagna, ma non tutti tornano con la speranza nel cuore. Questo posto resta un confine. Il confine tra la dirompente speranza e la grave devastazione. Tra la vita e la morte, dove coesistono l’inizio e l’odore del sangue. Jirisan è la terra tra questo mondo e il prossimo”.

Jirisan simboleggia la forza, il rispetto e la perseveranza, la salita sulla montagna è un’esperienza spirituale, ma la discesa non è da sottovalutare, si può perdere in discesa la speranza che si è riusciti appena a raccogliere ed è una questione di scelta, di resistenza e di fede.

Memoru Grace