I fantastici viaggi di Fiorellino

La storia de “I fantastici viaggi di Fiorellino” ha tutti gli ingredienti più importanti di un anime degli anni ’80, ma in realtà la giovanissima Fiorellino (in originale Honey Honey) nasce come manga ideato, scritto, illustrato e pubblicato sulla rivista Ribon tra il 1966 e il 1967 da Hideko Mizuno, classe 1939, tra le primissime donne mangaka ed esempio per moltissime future illustratrici.

Nel 1981 il manga viene adattato in una serie anime di 29 episodi e in Italia è sbarcato nel 1983 e replicato anche su molte emittenti televisive locali.

La storia di Fiorellino è ambientata nella Vienna dell’Impero Asburgico dove la nostra protagonista è una ragazza che lavora come cameriera in un albergo dove tra gli ospiti vi è la terribile principessa Florence (o in alcune traduzioni, Flora). Florence promette di diventare moglie di colui che le riporterà un anello prezioso, il famosissimo “Sorriso dell’Amazzone”, dopo che lei lo avrà infilato in un pesce fritto e gettato dalla finestra. Il problema è che nel momento in cui getta dalla finestra il pesce, Lili, la gattina di Fiorellino, inghiotte l’anello. Da lì a poco si apre la caccia al gatto, tutti i pretendenti di Florence iniziano a cercare disperatamente Lili per recuperare l’anello e la giovane Fiorellino, disperata, per evitare che facciano del male alla sua gattina, è costretta a fuggire via. (E qui vi dico la verità, quando ero piccola avevo una paura folle di questi pretendenti che volevano uccidere la povera gattina!)

Fiorellino e Lili iniziano a fuggire per tutto il mondo sempre inseguiti da tutti, a bordo di una mongolfiera arrivano a Parigi, poi New York, Oslo, Londra, Tokyo e Gibilterra e, nel loro viaggio avventuroso, Fiorellino si innamora del misterioso ladro gentiluomo Fenice, anche lui alla ricerca dell’agognato anello.

Come finisce la storia? Nel migliore delle tradizioni, perché Fiorellino non è una storia ispirata ad un romanzo con i relativi momenti di dramma e tormenti, ma ha la leggerezza di una commedia, lo stile romantico di un romanzo d’appendice, con dei dialoghi spumeggianti e colpi di scena quasi surreali.

La vicenda, che sembra essere ambientata nei primi decenni del Novecento, ci dona alcune immagini di un mondo, seppur semi realistico, ma che non esiste più e ci lascia un sorriso malinconico e una voglia di viaggiare per il mondo con la fantasia insieme alla nostra Fiorellino.

Alcune piccole chicche: conosciamo all’ inizio Fiorellino come una ragazza orfana che si chiama così perché è stata ritrovata da bambina in un prato di fiori con tante api (e qui si spiega anche il nome Honey Honey che viene scelto in altre edizioni dell’anime) , ad un certo punto, però, qualcosa cambia nella vita della nostra protagonista, forse ritroverà qualcuno di famiglia che la aiuterà e, credetemi, senza fare spoiler, anche la terribile principessa Florence dovrà mettere in conto un cambiamento molto importante nella sua esistenza. Mai disconoscere l’importanza di una voglia sul piede! 😊

Cos’altro aggiungere? Ero molto piccola quando guardavo questo cartone animato, ma è da sempre uno dei miei preferiti e, poi, vogliamo parlare delle due sigle italiane dell’anime? La prima s’intitola “La ballata di Fiorellino” ed era cantata da “I Cavalieri del Re” e il testo e la musica curati da Riccardo Zama, questa sigla è andata avanti dagli inizi degli anni ’80 fino al 1996, poi dal ’96 in avanti, Cristina D’Avena ci ha regalato un’altra sigla con la musica di Enzo Draghi e il testo di Alessandra Valeri Manera.

Memoru Grace

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