Se cercate un drama che vi incanti e, con pennellate delicate, vi trasmetta la speranza dei sogni che possono essere realizzati a qualsiasi età, Navillera è quello che fa per voi. E’ certo che dovrete anche essere preparati a qualche lacrima di commozione per le infinite emozioni che questa storia può regalarvi da subito. Personalmente non me la sono sentita di guardarlo tutto d’un fiato, meritava alcuni giorni di riflessione tra un episodio e l’altro perché si tratta di un’altra serie eccellente da 10 e lode, dalla recitazione superlativa da parte degli attori, alla sceneggiatura curata che riesce a coinvolgere e a regalare allo spettatore l’intero spettro emotivo che serve a comprendere ogni sentimento e pensiero dei protagonisti, ad una colonna sonora che cattura le immagini più poetiche della storia narrata.
Navillera è tutto questo e, credetemi, merita davvero di essere recuperata se non solo per le tematiche che affronta e che sentiamo spesso nella vita, in quei pochi minuti che cerchiamo da subito di nascondere perché amari e drammatici. Il tratto forte e coraggioso di questa storia, però, non è quello di farsi carico del dramma, anzi è quello di partire dai propri sogni, quelli che durante la vita non si sono mai realizzati, ma a cui affidiamo con la stessa leggerezza di una farfalla, la nostra speranza, perché un sogno è sempre la cura per la nostra anima.
Navillera (il cui titolo fa riferimento alla grazia e alla leggerezza della farfalla) è tratto da un webtoon ed è una serie dedicata alla danza, come amore e passione, ma anche come amicizia al di là delle differenze generazionali. Il protagonista, Shim Deok-chul, interpretato dal bravissimo e intenso Park In-hwan, è un settantenne appena andato in pensione che ha dedicato tutta la sua vita al lavoro come postino e alla famiglia, sempre nella quotidiana lotta per garantire ai suoi figli la sopravvivenza e lo status sociale medio, affrontando nei decenni della sua giovinezza diverse crisi finanziarie che lo hanno costretto a rinunciare a tante cose e ad impegnarsi sempre di più per superare i diversi momenti difficili. Ora, però, Deok-chul non vuole rinunciare al sogno che ha da sempre nutrito fin dalla sua infanzia, la danza classica, e vorrebbe avvicinarsi a questa disciplina finché si sente ancora la salute e la capacità di farlo.
Lee Chae-rok, interpretato da Song Kang (“Love Alarm”, “Neverthless”, “Sweet Home”) in una talentuosa prova di recitazione, è un ragazzo di ventitré anni, ex calciatore che ha abbandonato il suo mondo sportivo per esercitarsi in danza classica, un modo per incontrare nel ricordo la madre che non c’è più, ma che è stata una ballerina e discostarsi, di conseguenza, dal mondo del calcio che invece, a suo avviso, ha allontanato il padre dalla sua famiglia e lo ha fatto scivolare in un baratro di disperazione.
Le strade di Chae-rok e di Deok-chul sono destinate ad incontrarsi, quando un giorno, l’insegnante di danza del giovane ragazzo, stanco di scontrarsi con il carattere cupo e difficile di Chae-rok, decide di assegnargli un manager che lo seguirà nel suo percorso e nella sua preparazione. Si tratta di Deok-chul che ha chiesto ripetutamente all’insegnante di poter apprendere le basi della danza classica in cambio dell’aiuto a seguire il ventitreenne. Chae-rok da qui in poi sarà seguito dal suo manager settantenne, all’inizio il ragazzo sarà recalcitrante e farà di tutto per far disamorare Deok-chul che, in tutta risposta, si concentrerà anima e corpo in questo suo nuovo lavoro, preparando anche se stesso ad apprendere la disciplina e ai sacrifici fisici della danza, non curante della stanchezza, ma perseverante come tutti i sognatori. Memorabile la scena in cui compra la sua prima calzamaglia ed elenca per iscritto tutti i movimenti e le azioni per il riscaldamento, importanti per l’esercizio quotidiano.
Pian piano il rapporto tra i due migliorerà e anzi il settantenne Deok-chul, sempre paterno nei confronti del ragazzo, lo aiuterà nei momenti difficili, di conflittualità interiore, nell’accettazione delle proprie condizioni e delle proprie debolezze fisiche ed emotive, mentre Chae- rok, supporterà il suo manager a far accettare il sogno della danza ai propri familiari che all’inizio non capiranno l’esigenza di avvicinarsi alla sua età a questa disciplina così faticosa.
In realtà, Chae-rok si affezionerà a tal punto da farsi quasi adottare come nipote e parteciperà alle cene o ai pranzi della domenica della moglie di Deok-chul, interpretata dalla bravissima Na Moon-hee (“Just Between Lovers”) perché desideroso di famiglia e, anche se non vuole accettarlo da subito, di quegli affetti che mancano tanto nella sua vita solitaria. Emozionante quando la moglie di Deok-chul prepara delle conserve per tutti i figli, compreso per Chae-rok. Sono questi, quei piccoli momenti di vita normale che rendono la serie perfetta!
Un giorno, Chae-rok scopre il segreto di Deok-chul e si spiega come mai l’anziano abbia da sempre avuto il desiderio di voler imparare il più possibile in poco tempo: il suo amico è affetto dal morbo di Alzheimer, è questo il vero motivo che lo ha spinto a rivolgersi al suo sogno non appena andato in pensione, non avendone fatto cenno nemmeno alla sua famiglia. Deok-chul non fa che trascrivere su un taccuino tutta la sua giornata, i suoi impegni, le cose che apprende quotidianamente, i momenti da ricordare. La malattia dell’anziano dapprima si manifesta con piccole perdite di memoria, poi diventa sempre più aggressiva, ma la voglia di andare avanti e affrontare la malattia con la stessa leggerezza della farfalla regala allo spettatore immagini superlative di come la danza sia grazia e fatica nello stesso tempo, così come la vita. Memorabile il rapporto di Deok-chul con i tre figli, il figlio maggiore che ha da sempre avuto contrapposizioni con il padre criticandone la sua mitezza e lentezza nel lottare per fare carriera, riscoprirà l’affetto che ha sempre celato nei confronti del genitore, a lui è affidato il messaggio più intenso della storia: “Non importa quanto invecchi, papà, sarai sempre il mio pilastro”.
La figlia che ha da sempre temuto di non essere stata mai considerata abbastanza, di non aver dato la gioia di un nipote ai genitori, capirà, invece, di essere stata sempre a loro cara.
Il figlio minore che ha lasciato di punto in bianco la carriera di medico e si reputa quasi un fallito e che decide di filmare un documentario sul suo papà, seguendone i miglioramenti nella danza e il rapporto con la malattia.
Ricordiamo anche la nipote, Shim Eun-ho, affezionata al nonno che soffre con lei per via delle difficoltà a trovare lavoro (altra tematica molto interessante che viene introdotta in questa serie è la disoccupazione giovanile, vista dagli occhi della ragazza e da quelli del nonno).
Alla fine, resta un’ultima considerazione per Chae-rok che, con una caparbietà imparata proprio negli ultimi mesi, continuerà ad esercitarsi e ad esercitare il suo amico e manager per una prova degna di rappresentazione in quel “Lago dei cigni”, tanto sognato e sospirato da entrambi: perché la danza è leggerezza come il ricordo che, con delicatezza, entra anche nelle vite degli altri.
Navillera tocca le corde del cuore. La malattia, i sogni mai realizzati, la dignità della vita, la memoria, il rispetto tra diverse generazioni, il ricordo affidato agli altri, il coraggio, la tenacia. Un gioiello!
Memoru Grace

8 pensieri riguardo “Navillera – Non voglio dimenticare nessuna stagione”