Forse neanche Hayao Miyazaki avrebbe mai potuto immaginare quanto Totoro potesse essere così importante e amato in tutto il mondo, tanto che la stessa rivista Empire lo ha collocato tra i migliori 500 film della storia. “Il mio vicino Totoro” è un film del 1988 prodotto dallo Studio Ghibli e scritto e diretto da Miyazaki. La storia è ambientata in un paesino di campagna dove le due sorelline Satsuki e Mei si trasferiscono con il loro papà per stare vicino alla mamma ricoverata in ospedale. Giorno dopo giorno le bambine iniziano a scoprire un mondo nuovo caratterizzato anche da esseri piccolissimi come i “nerini del buio”, gli spiritelli della fuliggine che occupano le vecchie case abbandonate e che solo i bambini riescono a vedere. Una mattina, la sorellina più piccola, Mei, mentre esplora il giardino della casa nuova, si imbatte in due spiritelli, uno bianco e piccolo e uno grande e azzurro, li segue fino a dentro il grande albero di canfora che si erge maestoso nella campagna e qui incontra Totoro, un essere buono, un incrocio tra una talpa e un procione che non parla, ma emette dei fantastici suoni. A Mei, questo essere così simpatico, somiglia ad un troll che in giapponese si dice tororu, ma, visto che Mei è una bambina di soli quattro anni e non riesce a pronunciare bene le parole, il nome viene storpiato in totoro.
Quando Mei racconta a casa di avere incontrato questa strana creatura, il papà le spiega che è stata una privilegiata perché si tratta del custode della foresta e non a tutti è permesso di vederlo.
Una sera, sotto una pioggia incessante, le due bambine escono di casa per recarsi alla fermata dell’autobus e aspettare così il papà che torna dalla città, qui incontrano Totoro che sta attendendo anche lui il suo autobus speciale, il gattobus, un autobus peloso con il muso di gatto, il sorriso sornione e dodici zampe. Mentre attendono, Satsuki offre a Totoro un ombrello e la magica creatura, come ricompensa, le regala dei semi. Totoro è lo spirito della natura e quei semi una volta piantati, in una sola notte, diventeranno germogli. Si tratterà di una notte speciale in cui le bambine voleranno e viaggeranno veloci come il vento insieme al loro nuovo amico.
Un giorno arriva a casa un telegramma dall’ospedale e Mei, molto spaventata per le condizioni della mamma, decide di intraprendere il viaggio da sola per raggiungere la madre, ma essendo piccola si perde, così, la sorella maggiore, Satsuki decide di chiamare Totoro per aiutare a trovare la sorellina. Totoro chiama il gattobus e in men che non si dica raggiungono Mei, poi le due sorelline si fanno lasciare in ospedale dove trovano il padre che ha già raggiunto la mamma che sta bene e parla sorridente, i genitori non si accorgono delle bambine, ma alla mamma sembra di sentire le risate delle figlie sull’albero del parco dell’ospedale.
Totoro è un film meraviglioso, è ricco di significati e simboli, una pietra rara e preziosa nel panorama dell’animazione mondiale. Il rapporto tra fantasia e natura caratterizza tutta la storia, creature arcaiche e mitologiche che coesistono con la modernità, ma il ponte di comunicazione tra le due dimensioni è sempre quello dell’infanzia, della curiosità e dell’incanto dei bambini, tematica assai cara al Maestro Miyazaki.
Hayao Miyazaki si è ispirato in parte ad un evento autobiografico, quando da piccolo insieme ai suoi fratellini si recava a trovare la madre ricoverata in ospedale per tubercolosi spinale, così come la mamma delle due protagoniste di Totoro. Originariamente la storia doveva essere ambientata nel 1955, ma poi si cercò di non dare precisazioni sul tempo visto che la visione e la dimensione temporale non erano così importanti per lo sviluppo della storia stessa.
La colonna sonora, ormai diventata famosissima, è stata composta dal bravissimo Joe Hisaishi che ha curato moltissime colonne sonore per lo Studio Ghibli, mentre la canzone Tonari no Totoro fu scritta da Miyazaki stesso ed è diventata così famosa che ancora nelle scuole viene fatta cantare ai bambini.
Piccola particolarità: il nome delle due sorelline significa maggio, “Mei” sta per “May” in inglese, quindi maggio, mentre “Satsuki” è un termine arcaico giapponese che significa “il quinto mese dell’anno”, per cui, sempre, maggio. Questo perché inizialmente la protagonista doveva essere solo una, poi, invece, si optò per la scelta delle sue sorelline protagoniste e noi non potremmo immaginarci diversamente la storia.
Se non conoscete “Il mio vicino Totoro”, spero di avervi fatto incuriosire perché questo film è una pietra miliare, Totoro è anche l’immagine del logo dello Studio Ghibli diventato famoso in tutto il mondo; se, invece, lo avete già visto, credo che sia il momento di riguardarlo, perché, come in tutti i film dello Studio Ghibli, scoprirete sempre qualcosa di nuovo che vi eravate persi nella precedente visione.
Memoru Grace

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