
Hong Sang-soo, regista e sceneggiatore sudcoreano, recentemente insignito alla 74esima edizione del Berlinale con l’Orso d’argento come premio della giuria per la sua 31esima pellicola, “A Traveller’s Needs” (in originale: 여행자의 필요).
🎬Il film, interpretato magistralmente dall’attrice francese Isabelle Huppert alla sua terza collaborazione con Hong Sang-soo, narra di un donna misteriosa che dice di provenire dalla Francia e che si trova a vivere in Corea, senza grandi mezzi finanziari, ma decisa a percepire ogni istante in modo non verbale. Trascorre così le sue giornate a piedi nudi nel parco, insegnando francese a partire dalle emozioni, traducendo i sentimenti in cartoncini di carta e bevendo magkeolli a tempo di musica.
🎬Hong Sang-soo è un narratore di istanti e di momenti, che tesse insieme in tutte le sue opere per raccontare un lessico emozionale comune, che travalica il tempo e lo spazio, usando camere fisse sui volti dei suoi personaggi, lo-fi e fotografie naturali, talvolta accese e talaltra sfocate. Non racconta eventi, ma solitudini, silenziose e rumorose al tempo stesso, prive di grandi fatti, eppure cariche di sentimenti, perché costituite da tutti quei tratti che caratterizzano l’umanità, ovvero estranei che si capiscono da un solo sguardo.
🎬Tra i numerosi riconoscimenti nella sua carriera, spiccano gli Orsi d’argento di Berlino ricevuti per “The Novelist’s Film” (2022), “Introduction” (2021), “The Woman Who Ran” (2020) e il Prix Un Certain Regard di Cannes per “Hahaha” (2010). Per completare la sua conoscenza, vi consigliamo anche “La Caméra de Claire” (2017), interpretato da Isabelle Huppert e Kim Min-hee, le sue attrici feticcio, e che sembra quasi l’antecedente logico della sua ultima pellicola.

Hayao Miyazaki, regista, sceneggiatore, produttore e animatore giapponese, co-fondatore dello Studio Ghibli, la cui ultima opera “Il ragazzo e l’airone” è stata da poco premiata agli Oscar come “miglior film d’animazione”.
🎬L’ultimo capolavoro del Maestro Miyazaki, “Il ragazzo e l’airone” vede come protagonista Mahito, un ragazzino di dodici anni che, dopo la morte della madre, fatica ad ambientarsi in una nuova città. Un giorno un airone parlante lo informa che sua madre è ancora viva e Mahito decide di intraprendere un viaggio in un mondo fantastico alla ricerca della mamma.
🎬Hayao Miyazaki, classe 1941, regista, sceneggiatore, animatore, fumettista e produttore giapponese, fonda nel 1985, insieme al collega e mentore Isao Takahata, lo Studio Ghibli, oggi uno degli studi d’animazione più famosi al mondo. Lo Studio Ghibli negli anni ha dato luce a dei veri e propri capolavori, “Il mio vicino Totoro”, dello stesso Miyazaki, simbolo ufficiale dello Studio, “Kiki – Consegne a domicilio”, “Principessa Mononoke”, “Il castello errante di Howl”, “Storia della Principessa Splendente”, “Si alza il vento” e molti altri.
🎬Nel 2001, Hayao Miyazaki dirige “La città incantata”, un successo in Giappone e nel resto del mondo che vince l’Orso d’oro al Festival di Berlino e l’Oscar nel 2003 come miglior film d’animazione.
Nel 2014 l’Academy conferisce a Miyazaki l’Oscar alla carriera. Miyazaki è un regista instancabile, nell’arco della sua carriera ha testimoniato nelle sue opere alcune delle tematiche più preziose mai viste in film d’animazione, la protezione dell’ambiente, il ruolo importante delle donne, il rispetto tra generazioni, il valore della pace, il mondo dell’infanzia come speranza per la vita nel mondo. Ad oggi Hayao Miyazaki è uno dei migliori registi al mondo che con un foglio di carta e una matita cattura la nostra attenzione e ci fa perdere piacevolmente nel suo mondo fantastico.

Bong Joon-ho, regista e sceneggiatore sudcoreano particolare, ironico e drammatico al tempo stesso, che ha trionfato alla notte degli Oscar del 2020 con il suo “Parasite”, segnando una vera e propria tappa nella storia del cinema.
🎬“Parasite” è un caso a sé: candidato a 6 premi Oscar (miglior film, miglior film in lingua originale, migliore regia, migliore sceneggiatura originale, migliore scenografia e miglior montaggio) e vincitore di 4 premi Oscar (i primi quattro citati), ma anche del Golden Globe come miglior film in lingua straniera, di due BAFTA, di due Critic’s Choice Awards, della Palma d’Oro a Cannes, del SAG Award per il miglior cast e di numerosi altri premi.
🎬 Considerato uno dei migliori registi sudcoreani di sempre, dopo la laurea in sociologia, Bong Joon-ho porta avanti la sua carriera di sceneggiatore e regista, concretizzando il suo sogno dell’adolescenza. Debutta al cinema del 2000 con il film “Can che abbaia non morde”, che lancia la carriera di Bae Doona, per imporsi alla critica e al grande pubblico con “Memories of Murder” (2003), “The Host” (2006) e “Madre” (2009). Passa, poi, a dirigere negli Stati Uniti “Snowpiercer” (2013) e “Okja” (2017) fino al suo capolavoro da Oscar.
🎬 Il suo stile riesce a fondere generi e registri diversi, mischiando dramma, thriller, horror, commedia e fumetto per mascherare la fine trama grottesca che lega tra loro gli esseri umani. La sua ironia spoglia e scardina il sistema sociale, senza bisogno di ricorrere a critiche e a discorsi di elevata filosofia, ponendo la materia davanti agli occhi stessi degli spettatori e velando il giudizio con il suo sorriso implacabile e, al tempo stesso, umano. Il suo genere è talmente indefinibile da far nascere qualcosa di nuovo, imponendo un quadro cinematografico che sembra una tela di un museo astratto o una sinfonia musicale stonata, eppure perfettamente in tono.

Kim Jee-woon, regista, sceneggiatore e produttore sudcoreano, che ha portato su un altro livello la cinematografia autoriale, mischiando i generi con uno stile quasi leoniano, e che ci ha affascinato con la sua masterclass al Florence Korea Film Festival 2024.
Nato come attore teatrale interpretando Cechov e aiuto regista, ma cresciuto da sempre ammirando il cinema europeo e hollywoodiano dei tempi d’oro (con un primato di 100 film visionati in tre mesi), dopo le prime sceneggiature e i corti, debutta nel 1998 con la dark comedy “The Quiet Family”, raggiungendo successo di pubblico e critica.
A Kim Jee-woon, però, piace sperimentare e lo fa più volte, passando dal piccolo dramma “The Foul King” al melodramma di spionaggio “The Age of Shadows”, al noir “A Bittersweet Life”, all’horror “A Tale of Two Sisters”, al western “The Good, the Bad, the Weird”, al thriller “I Saw the Devil”, all’action “Illang: Uomini e lupi”, usando uno stile personalissimo, fatto di piani sequenza, di fotografie in bianco e nero, di montaggi misti e cambi di inquadratura, con un’epica a metà tra la Nouvelle Vague, Sergio Leone e il cinema dell’assurdo. Ma forse è la sua ultima pellicola e il suo metateatro “Cobweb” che rappresenta di più l’animo del regista e il processo creativo.
Kim Jee-woon ha lavorato anche negli Stati Uniti, dirigendo Arnold Schwarzenegger in “The Last Stand” e per la televisione con il drama “Dr. Brain” e prossimamente con l’atteso “In the Net”.
Impossibile non notare il suo sodalizio con Lee Byung-hun e Song Kang-ho, suoi attori feticcio, in grado di rappresentare l’ampio spettro emotivo delle sue opere, che va dal maliconico-nostalgico al macchiettistico-grottesco, rimanendo sempre unico nel panorama artistico.



“Sono davvero felice che lo studio riceva la Palma d’Oro onoraria. Ringrazio il Festival di Cannes dal profondo del cuore. Quarant’anni fa, Hayao Miyazaki, Isao Takahata e io fondammo lo Studio Ghibli con il desiderio di portare film d’animazione di alto livello e di alta qualità a bambini e adulti di tutte le età. (…) Abbiamo fatto molta strada dal rendere lo Studio Ghibli così grande. Sebbene io e Miyazaki siamo invecchiati, sono fiducioso che lo Studio Ghibli continuerà ad affrontare nuove sfide ”
(Toshio Suzuki, co-fondatore dello Studio Ghibli, 2024)
“Per la prima volta nella sua storia, non è una persona, ma un’istituzione che desideriamo celebrare”.
(Iris Knobloch, presidente del Festival di Cannes, 2024)
Era il 15 giugno 1985 quando i due animatori Hayao Miyazaki e Isao Takahata, insieme al produttore Toshio Suzuki, fondarono lo Studio Ghibli. Il nome si rifà al Ghibli, il vento caldo del deserto, fu lo stesso Miyazaki, appassionato di aviazione, a scegliere il nome. Ghibli era anche il soprannome del Caproni Ca.309, aereo della Regia Aeronautica.
Negli anni Settanta Miyazaki e Takahata lavoravano per la Nippon Animation, ma presto le limitazioni di tema, convinsero i due animatori a lavorare per realizzare opere “in grado di immergere lo spettatore in profondità nella mente umana, e di trasmettergli in modo realistico le gioie e i dolori della vita” (Toshio Suzuki – Annecy International Animated Film Festival, 1996).
Nacque, così, lo Studio Ghibli, con molte fatiche e con lavoratori ingaggiati a tempo determinato. I primi film ufficiali, “Il mio vicino Totoro”, “Una tomba per le lucciole” ebbero un discreto successo, ma fu con “Kiki – Consegne a domicilio” che la fama arrivò.
Nel 2013, alla Mostra del Cinema di Venezia, dove presentava “Si alza il vento”, Miyazaki annunciò il ritiro dalle attività cinematografiche, ma nel 2015 si venne a sapere che il regista era impegnato in un nuovo progetto. Nel 2023, l’uscita del film “Il ragazzo e l’airone” ha incantato il pubblico.
