“Questa è la storia di un lui e di una lei. Ma che sia giusto chiarirlo sin da subito: questa non è una storia d’amore”.
(dal film “500 giorni insieme”)

Titolo originale: 대도시의 사랑법 – Daedosiui sarangbeop (lett.: How To Love in the Big City, Come si ama nella grande città)
Regia: E.oni
Sceneggiatura: Kim Na-deul
Cast: Kim Go-eun, Noh Sang-hyun, Jeong Whee, Oh Dong-min, Lee Sang-yi, Jang Hye-jin
Genere: comedy / drama / life
Film – Corea del Sud, 2024
Esistono anime che non si cercano, ma si trovano, capendosi reciprocamente già al primo sguardo. Esistono persone che sanno amarsi alla follia in tutte le loro caratteristiche, anche quelle peggiori, eppure non hanno bisogno di ufficializzare nulla in una relazione. Esistono ragazzi sperduti, che crescono vicini e si supportano a vicenda, accettando la bellezza di essere completamente imperfetti, incasinati, incoerenti e fuorvianti, e che sanno costruire tra di loro una fortezza in quelle che il mondo chiama fragilità. Esistono anime che sanno essere diverse e non uguali a nessuno, libere, indipendenti e se stesse, coese contro le etichette della società.
Ed è così che ho visto e ammirato Jae-hee e Heung-soo, protagonisti del film “Love in the Big City“, con la loro unica e speciale amicizia, che supera qualsiasi legame affettivo e amoroso, anime gemelle che si sono scelte con uno sguardo, consapevoli di essere diverse da tutto e da tutti, due romantici ribelli, che non sanno ancora chi sono e cosa vogliono, ma che cercano di costruire la propria strada lentamente ogni giorno, un pezzetto alla volta. Jae-hee e Heung-soo non hanno paura di mettersi in discussione, di sbagliare, cadere e ferirsi, per, poi, rialzarsi, cercando non solo di sopravvivere nella giungla quotidiana di una società ipocrita e perbenista, ma di mantenere intatto il proprio spirito senza che nessuno possa annullarlo e sopprimerlo, rimanendo se stessi, anche nelle loro caotiche esistenze non ordinarie e, soprattutto, nella loro folle e scapigliata quasi storia d’amore, dove non c’è alcuna storia, ma c’è molto più amore che in qualsiasi altra relazione.
“Le persone si sentono meglio quando pensano che qualcuno diverso è inferiore. Non sanno che è solo complesso di inferiorità”.
Heung-soo (Noh Sang-hyun di “Pachinko“) ha vent’anni, crede di avere tutto il mondo davanti e va a vivere a Seoul per frequentare l’università con il sogno di specializzarsi in lingua francese. Vuole essere se stesso, libero nei suoi desideri e nelle sue passioni, vivendo in piena indipendenza la sua omosessualità. Tuttavia, non vuole essere visibile, convinto che non farsi notare è il modo migliore per non essere giudicato e condannato da una società che non riuscirebbe a capirlo.
Del resto, tutte le attenzioni in ambiente universitario sembrano catalizzate su Jae-hee (Kim Go-eun di “Goblin“, “The King: Eternal Monarch“, “Exhuma” e “Little Women“), una ragazza indipendente e disinibita, che, avendo vissuto in Francia per diversi anni, reca inconsapevolmente addosso la lettera scarlatta della diversità e del difficile adattamento in una società conservatrice. Tutti sembrano avere sempre l’obiettivo di seguire Jae-hee per, poi, parlare male di lei alle spalle: gli uomini convinti di poterci provare con lei, in quanto la reputazione da “europea” la rende immediatamente una conquista facile, le donne convinte di misurarsi con lei per far risaltare la sua immoralità e la loro purezza.
Poi, un giorno, in un locale di Itaewon, gli sguardi di Jae-hee e di Heung-soo si incrociano casualmente e in un attimo comprendono tutto l’una dell’altro, compreso quei segreti più nascosti che cercano di nascondere al mondo intero. Quando nella chat universitaria inizia a diffondersi la voce che il professore di letteratura francese frequenta un giovane allievo molto somigliante a Heung-soo, Jae-hee s’inventa di avere una relazione d’amore con Heung-soo, salvandolo dal giudizio sociale. Ed è così che, dopo quel primo sguardo casuale, inizia a crearsi tra loro una reciproca alleanza, quasi fossero una squadra di “diversi” e “disadattati”, per affrontare il mondo fuori.
Passano gli anni e trascorre l’età degli studi, Jae-hee inizia a lavorare in una corporation e sembra essersi sistemata nella sua vaghezza affettiva, ma, in realtà, ha semplicemente deciso di annullare se stessa per conformarsi a quello che la società impone: una brava ragazza anonima, con un posto di lavoro fisso e un fidanzato abusivo, che decide per lei e le impone la sua presenza e il suo volere. Heung-soo, nel frattempo, non ha ancora capito cosa vuole diventare, sentendosi errante in un mondo in cui vive come un fantasma: non ha terminato gli studi e fa lavori saltuari, ma ha una naturale disposizione per la scrittura, continua a vivere intensamente relazioni che il mondo bollerebbe come proibite, ma non riesce a legare con nessuno, autocondannandosi all’anonimato.
Se Jae-hee e Heung-soo non si fossero conosciuti e alleati all’università, forse sarebbero due continenti alla deriva sul magma in attesa di scontrarsi con altri continenti per provocare una scossa sismica, soli e isolati in un mondo caotico e rumoroso che non riesce a percepire il loro silenzio e il loro dolore. La loro alleanza, col tempo, è diventata un’amicizia unica ed esclusiva, un rapporto di fratellanza molto più solido ed empatico di qualsiasi altra relazione, non sottoposto a sotterfugi e a bugie. Jae-hee cerca di conformarsi alla società, Heung-soo prova, invece, a nascondersi: entrambi sanno, però, che possono essere se stessi solo insieme senza pregiudizi e senza condanne.
Jae-hee può ubriacarsi, tornare a casa di notte senza timore, andare a ballare da sola senza uomini, sentendosi libera come una donna che cresce e sbaglia, ma impara cosa vuol dire amare. Heung-soo può camminare a testa alta per strada, baciare altri uomini, urlare al mondo che non c’è nulla di strano ad essere differenti, sentendosi libero come un uomo che cresce e sbaglia, ma impara cosa vuol dire amare. Ed è, così, che, col tempo, realizzano che annullarsi è solo una sconfitta interiore, perché essere se stessi vuol dire non tenere in conto cosa dicono gli altri, ma agire secondo il cuore.
“L’amore è troppo astratto e difficile, ma la frase ‘voglio vederti’ è molto chiara”.
Il film è ispirato all’omonimo romanzo di Sang Young Park (tradotto in Italia come “Amore, Marlboro e mirtilli” ed edito da Rizzoli. Tuttavia, la regista E.oni, già fan del libro, ha deciso un adattamento cinematografico che si basasse solo sul racconto “Jae-hee“, preferendo concentrarsi di più sulla crescita dei protagonisti, su quell’età fatta di desiderio e confusione, in cui si sbaglia con entusiasmo “prima di dimenticarsi cosa vuol dire essere giovani”. La scelta particolare di E.oni ha portato una rilettura del romanzo quasi in chiave più intimista e indipendente (che ho particolarmente apprezzato), senza nulla togliere alle problematiche sociali sottese e alle difficoltà dei protagonisti nel far emergere se stessi in un contesto conservatore. Per questa ragione, non solo si è deciso di dare ancora più spazio ai dialoghi, scritti e recitati come in una commedia brillante, e brevi scene senza conversazioni a due, girate con una sensibilità incredibile e un tocco partecipe, ma sono stati inseriti anche elementi nuovi, non presenti nel romanzo. Un esempio proviene dalla scena in cui la madre di Heung-soo va a vedere al cinema il film “Chiamami col tuo nome” di Luca Guadagnino (tratto dall’omonimo romanzo di André Aciman) e inizia a comprendere, per la prima volta, l’animo tormentato del figlio e la sua sessualità.
Il film, che è stato presentato in anteprima al Toronto Indipendente Film Festival, ha ricevuto il plauso della critica e del pubblico, soprattutto per il gradimento nei confronti delle interpretazioni dei due attori protagonisti, Kim Go-eun e Noh Sang-hyun, candidati a numerosi premi tra il 2024 e il 2025 (tra gli altri, i prestigiosi Baeksang Arts Awards e Blue Dragon Film Awards) e vincitori di diversi riconoscimenti (Noh Sang-hyun ha vinto il premio come Best New Actor ai Blue Dragon Film Awards, mentre Kim Go-eun ha vinto come migliore interprete femminile al Buil Film Festival di Busan).
Diversamente, esiste anche una serie dal titolo “Love in the Big City“, interpretata da Nam Yoon-su e Lee Soo-kyung, che è basata interamente e fedelmente su tutto il contenuto del romanzo di Sang Young Park (che l’ha co-scritta e co-diretta) e che mostra una visione più centrata sul protagonista maschile – qui chiamato Go Young, mentre nel libro è Park Young -, concentrandosi sulla sua continua sofferenza nel percorso di auto-accettazione e affermazione.
Laura
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