“Incontrarti è stata la cosa migliore della mia vita”.

Titolo originale: 청설, Cheongseol, Hear Me!
Regia: Cho Sun-ho
Sceneggiatura: Na Jae-won, Kwak Kyung-yoon
Cast: Hong Kyung, Roh Yoon-seo, Kim Min-ju, Hyung Bong-sik, Jung Hye-young, Jung Yong-joo
Genere: comedy/drama/ romance/youth/coming-of-age
Corea del Sud, 2024 – film
Ci sono quelle estati di stasi e di passaggio, quelle che accadono in alcune fasi della nostra vita che sembrano ere geologiche, perché fungono da spartiacque tra due periodi importanti, come quello in cui si finiscono gli studi e si inizia a cercare un lavoro, quell’estate in cui la società ti richiama all’età adulta e con nostalgia si sa che si sta per abbandonare la prima giovinezza e la sua spensieratezza per fare un passaggio che sarà irrecuperabile.
Ed è così che Lee Yong-jun (Hong Kyung di “Weak Hero Class 1“) vive la sua ultima estate di giovinezza. Appena laureato in filosofia, seppur non in modo troppo brillante, e in cerca di lavoro, senza trovarne il minimo spiraglio, ma soprattutto ancora incapace di capire davvero cosa vuole fare nella vita, trascorre l’estate ad annoiarsi, a girare per le strade della città con una vecchia Vespa, ad aiutare senza impegno il suo amico meccanico Jo Jae-jin (Jung Yong-joo) a sistemare moto e a dare una mano ai suoi genitori (Hyun Bong-sik e Jung Hye-young), che gestiscono un piccolo ristorante di pollo, per le consegne d’asporto. Il fatto è che Yong-jun non sa proprio cosa fare con in mano una laurea che non gli offre grandi possibilità, consapevole anche di averla presa solo perché indeciso su cosa studiare e su quale carriera tentare di costruire nel futuro. Forse l’unica cosa in cui è bravo è aiutare a tempo perso chi gli sta accanto e imparare i piatti del ristorante dei genitori. O, forse, sa eccellere, del tutto casualmente, solo nel linguaggio dei segni, imparato durante gli anni universitari per ottenere crediti extra per la laurea, qualcosa di cui tutti gli fanno notare l’inutilità.
Un giorno, capita presso la vicina piscina per una consegna d’asporto per conto del ristorante dei genitori. Quello che percepisce appena arriva è l’assenza di suono, o, meglio, nessuno di coloro che sono presenti per i corsi utilizza la propria voce, ma comunicano solo con il linguaggio dei segni, l’unica cosa in cui Yong-jun sa eccellere. Così, non solo comunica tranquillamente con tutti, ma ne sono tutti talmente lieti da continuare a chiedere l’asporto del ristorante dei suoi genitori, proprio per la capacità di Yong-jun di farli sentire a proprio agio.
In effetti, anche Yong-jun si sente quasi in una piccola lieta oasi priva di frastuono, senza che nessuno gli faccia pressioni per il futuro, e lì conosce Seo Ga-eul (Kim Min-ju di “The Forbidden Marriage“), il cui nome significa “autunno”, una giovane campionessa di nuoto, che sogna di gareggiare contro i normodotati, e la sorella maggiore, Seo Yeo-reum (Roh Yoon-seo di “Our Blues” e “Corso accelerato sull’amore“), il cui nome significa “estate” e che monitora continuamente i progressi della sorella e studia intensamente inglese e il linguaggio dei segni internazionale, così da farle da manager, una volta che potrà accedere alle competizioni paralimpiche. Yong-jun stringe immediatamente amicizia con le due ragazze, innamorandosi a prima vista di Yeo-reum, della sua sensibilità d’animo e della brillantezza della sua intelligenza, ed entrando in un sodalizio fraterno con Ga-eul, che lo sostiene strenuamente come “futuro cognato”.
I tre si incontrano puntualmente in piscina; poi, per piccole uscite al di fuori dell’ambiente sportivo, mentre Ga-eul lentamente s’inventa piccoli impegni che la possano escludere dal trio per lasciare sola la sorella maggiore e il ragazzo, come la migliore sorellanza vorrebbe. Soprattutto, i tre iniziano a vivere insieme quell’ultima estate giovane di spensieratezza, che li vorrebbe vedere presto adulti e responsabili, ma che ancora concede loro una certa pausa. E comunicare con il linguaggio dei segni, a cui le ragazze sono abituate da una vita, dà loro la possibilità di costruire un piccolo mondo a parte, lontano dal frastuono chiassoso della società, con un loro alfabeto unico ed esclusivo che permette di comunicare segretamente anche a distanza (bellissima la scena sull’autobus, quando i tre sono seduti in posti lontani, ma riescono ugualmente a dialogare e a ridere insieme, in silenzio e in segreto).
Mentre i sentimenti dei ragazzi si sviluppano sempre di più e Yong-jun e Yeo-reum sembrano effettivamente provare qualcosa l’uno per l’altra, il loro linguaggio che li ha fatti conoscere ha anche creato un grande fraintendimento: da una parte, Yong-jun non è un non-udente, ma così pare alle ragazze, che non hanno mai comunicato con lui in modo diverso; dall’altra parte, Yeo-reum è una CODA, ovvero una persona udente figlia di non-udenti, l’unica componente di una famiglia non-udente a riuscire a sentire e a parlare, ma, per un eccesso di delicatezza dei confronti di Yong-jun, che credeva sordomuto, non lo ha mai detto.
“Hear Me: Our Summer” è un piccolo film indipendente sudcoreano, che ha conquistato sia il pubblico che la critica: presentato alla 29esima edizione del Busan International Film Festival del 2024, ha ottenuto buoni incassi al botteghino, con un apprezzamento generale degli utenti al cinema, ma anche un ottimo riscontro in termini di premiazioni, visto che Roh Yoon-seo si è aggiudicata il Baeksang Arts Awards come Best New Actress (Cinema) ed è stata candidata anche al Buil Film Awards del 2025.
La pellicola si ispira, a sua volta, al film taiwanese “Hear Me“, scritto e diretto da Cheng Fen-fen e interpretato da Eddie Peng, Ivy Chen e Michelle Chen, che fu presentato il 28 agosto 2009, in concomitanza con i giochi paralimpici dei non udenti, tenutisi proprio quell’anno a Taipei. Lo svolgimento degli eventi, così come la caratterizzazione dei personaggi e il lento evolversi dell’amicizia tra loro è del tutto simile in entrambe le pellicole, con i medesimi espedienti narrativi usati, la delicatezza delle immagini e della fotografia, che incanta nel far conoscere poco per volta i protagonisti, e con la stessa ferrea convinzione di perseguire i propri sogni.
L’unica differenza sta nel motto centrale del film, che, mentre nella pellicola taiwanese prende la schermata finale, con una scritta che campeggia su sfondo nero, dopo le riprese dell’ultima gara, nella pellicola coreana trova la voce, il sorriso storto e le espressioni di Hyun Bong-sik, interprete del padre del protagonista (e amatissimo attore caratterista di tanti film e drama):
“L’amore e i sogni sono dei fenomeni strani. Non hanno bisogno di essere ascoltati, di essere detti a parole o di essere tradotti per essere compresi”.
Laura
Come suona la recensione?

Un piccolo gioiellino questo film! Grazie per questa recensione!
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