“Non esistono le coincidenze nella vita. Tutto accade per una ragione”.

Titolo originale: 여우각시별, Yeo-ugaksibyeol (lett. “La stella della sposa volpe”)
Regia: Kang Eun-kyung
Scritto da: Shin Woo-chul
Cast: Lee Je-hoon, Chae Soo-bin, Lee Dong-gun, Kim Ji-soo, Jang Hyun-sung, Ahn Sang-woo, Lee Sung-wook, Kim Kyung-nam, Lee Soo-kyung, Rowoon, Kim Won-hae, Park Hyuk-kwon, Kim Yeon-jin, Choi Won-young
Genere: drama, romance, melo, sci-fi
Corea del Sud, 2018, kdrama, 32 episodi
Potrei iniziare questa recensione in due modi: narrando gli strani eventi che portarono il Dottor Coppelius del racconto di Hoffman, un po’ mago, un po’ fabbricante di giocattoli, un po’ scienziato e meccanico a costruire un gioiello della robotica ante litteram e a reinventare un certo filone sci-fi; oppure intonando ad alta voce, con un po’ di enfasi e sotto una notte stellata, i versi di “Vaghe stelle dell’Orsa…” di Leopardi. E, in entrambi i casi, non sarebbe sbagliato, perché “Where Stars Land” (in italiano anche “Dove atterrano le stelle” è un mix perfetto di melo e azione, di sfumature poetiche e di tinte sci-fi, che riescono ad incastrarsi perfettamente per diramare le vite inaspettatamente intrecciate di due sconosciuti che si trovano sotto lo stesso cielo, come predestinati da coincidenze non previste, anime che riescono a rispecchiarsi l’una nell’altra, come nelle migliori fiabe.
Le fiabe iniziano sempre dal bosco, un luogo immaginario e immaginifico in cui i percorsi di vita di esseri diversi si incontrano e si scontrano, si incrociano in piccole frazioni di secondo e si perdono nei meandri dell’inconscio. E il bosco viene attraversato da un viaggio, un percorso indefinito da un punto a un altro punto, un movimento metodico che porta a percorrere anche se stessi, a crescere, comprendere il passato e costruirsi un futuro.
Però, giacché i tempi moderni hanno dato una forma diversa ad ogni luogo, il bosco è ora diventato un aeroporto, affollato, caotico, rumoroso, costituito in sé da quel continuo frastuono che aiuta ad essere soli in mezzo a tutti, che costruisce il nulla e porta a perdersi in se stessi, anche se circondati da persone. E l’aeroporto è il luogo del viaggio per eccellenza, quello delle partenze, dei saluti, delle confessioni, delle speranze e dei ritorni a casa, perché nulla è più bello di tornare a casa dopo aver attraversato il bosco della vita con un lungo viaggio.
“Partire, tornare, incontrarsi, lasciarsi, aspettare, soffrire per la mancanza di qualcuno. Molti momenti memorabili del viaggio della nostra hanno luogo presso l’aeroporto di Incheon”.
Così esordisce la voce fuori campo che presenta il drama (mettendo già in crisi quel momento enfatico del ritorno dal viaggio presso l’aeroporto di Heathrow nel film inglese “Love Actually“) e che coincide con la voce della protagonista, Han Yeo-reum (Chae Soo-bin di “When the Phone Rings” e “A piece of your mind“), una ragazza che ha sempre sognato lavorare all’aeroporto di Incheon, ma che, quando ci è riuscita, è diventata una vera e propria mina vagante. In realtà, nessuno sa per quale motivo – forse per il troppo perfezionismo portato avanti male o per il fatto che le sue emozioni scorrono in modo troppo intenso -, ma Yeo-reum è considerata un vero e proprio danno, visto il lungo curriculum di disastri che la accompagna in qualsiasi ufficio. Per cercare di contenerla, viene riassegnata al servizio passeggeri, forse il reparto più complicato o anche più solerte dell’aeroporto, e, in particolare, al team gestito da Yang Seo-koon (Kim Ji-soo di “Hwarang” e “Romance in the House“), una leader calma, inflessibile ed esigente su tutti gli aspetti lavorativi.
Seo-koon comprende che Yeo-reum ha tante potenzialità, ma che il suo livello di empatia deve essere contenuto e incanalato, affinché possa diventare effettivamente un’ottima impiegata. Così, inizia a farla lavorare con l’impiegato di cui si fida di più e che considera quasi come un fratello, il freddo e serio Lee Soo-yeon (Lee Je-hoon di “Taxi Driver” e “Move to Heaven“). Soo-yeon si è unito alla squadra da appena un anno, ma sembra essere molto più competente e preparato di tutti i suoi colleghi, nonostante non faccia mai nulla per mettersi al centro dell’attenzione e, anzi, preferisca evitare i riflettori della fama, anche quando sarebbe meritata. Al contrario delle sue abilità lavorative, però, Soo-yeon dimostra di avere delle scarsissime doti sociali, preferendo di gran lunga la solitudine della sua estrema introversione alla cordialità di un ambiente lavorativo amichevole ed evitando di stringere legami personali con chiunque. Forse è proprio per questo motivo che aleggia su di lui una leggenda che lo vuole un uomo affascinante e misterioso, ma forse anche un criminale latitante o un supereroe nascosto nella vita da impiegato modello.
Anche Yeo-reum si fa cogliere inizialmente da queste prime impressioni sul collega, notando la sua distanza e la sua freddezza e, al tempo stesso, un nube leggera che sembra oscurargli sempre il volto, come per celare una sofferenza di cui nessuno può essere partecipe. Il dolore nascosto di Soo-yeon sembra richiamare come un magnete la capacità empatica di Yeo-reum e, più Soo-yeon tenti di evitarla, più Yeo-reum si imbatte continuamente in lui, quasi con l’impressione di averlo già incontrato nel passato e di essergli in qualche modo legata.
Poi, un giorno, un incidente in aeroporto inizia a scoperchiare la verità e, mentre Yeo-reum sta per rimanere travolta da un pesante carrello d’acciaio lanciatole contro, il braccio di Soo-yeon interviene in tempo, allontanando il pericolo e deformando completamente il carrello. Solo, allora, Yeo-reum ricorda quella giornata di fretta e di pioggia e quella fermata d’autobus, dove un mezzo aveva sbandato, rischiando di ucciderla, quando un uomo strano e col cappuccio era intervenuto in tempo, salvandola e spingendo il bus con una forza disumana.
“No, noi ci siamo incontrati già, prima di adesso, il giorno in cui dovevo andare al colloquio in aeroporto. Eri tu. Eri sicuramente tu”.
Soo-yeon ha studiato per diventare pilota, ma un tragico incidente lo ha reso disabile, facendogli perdere l’uso di entrambe le gambe, paralizzando tutto il lato destro del corpo e rendendo inerte il braccio destro. Costretto su una sedia a rotelle, depresso e umiliato dalla vita, senza alcuna possibilità di riprendere i propri sogni, si è imbattuto tempo prima nello strano scienziato e medico Mister Zhang (Park Hyuk-kwon di “Light Shop” e “Behind Your Touch“), che gestisce il locale “Fox Bride“, un posto dove sembrano prendere realtà i desideri e dove il tempo è sempre sospeso. Con le sue conoscenze mediche e robotiche, Mister Zhang ha costruito a Soo-yeon delle protesi meccaniche per braccia e gambe, fatte di un metallo ultra resistente e direttamente connesse alle sinapsi nervose dei suoi arti.
La vita ordinaria di Soo-yeon, però, è sottoposta a numerose rinunce e condizioni, come il mantenimento di un basso profilo, così da non diventare un fenomeno da baraccone e da mantenere il segreto sulle sue protesi robotiche, ma anche l’esigenza di far riposare periodicamente il suo corpo, rimuovendo le protesi e curando le ferite e le infezioni in breve tempo, affinché la sua salute non peggiori.
Solo che le emozioni del cuore sono incurabili e, quando Yeo-reum e Soo-yeon si conoscono e si riconoscono, le loro anime diventano così connesse da non riuscirsi a separare, nonostante Soo-yeon faccia di tutto per allontanare Yeo-reum da una vita complicata al suo fianco, convinto che debba meritare di più, ma incapace di staccare il suo pensiero da lei.
“Una persona può impiegare tre settimane, un’altra tre secondi e un’altra tre anni per accorgersi improvvisamente di essere innamorata di qualcuno”.
In realtà, tornando alla dimensione da fiaba moderna in cui è effettivamente immerso questo drama, Yeo-reum è un po’ come Belle che cerca a tutti i costi di salvare la Bestia e di riportarla alla sua condizione umana, curando le sue ferite e facendola accettare dalla società. Non esistono boschi, castelli o notti tormentate che possano fermarla da questo proposito. Nel drama, accadranno una serie di cose, tra cui uno spazio sostanziale dedicata ai cosiddetti cattivi della fiaba, che si concretizzano qui in personale corrotto e in diverse figure criminali, ma anche in un rapporto irrisolto tra fratelli che vede contrapporsi Soo-yeon con il fratellastro maggiore Seo In-woo (Lee Dong-gun di “Angel’s Last Mission: Love“).
E, come tutte le fiabe, ci sono sempre quegli innumerevoli personaggi aiutanti, il cui supporto è prezioso per la storia dei protagonisti, ma che, nella tradizione dello slice-of-life coreano, sviluppano tante piccole storyline che è bellissimo seguire anche separatamente: oltre a Yang Seo-koon, la team manager del servizio passeggeri, c’è il migliore amico di sempre, Ko Eun-sub (Rowoon di “Destined with You” e “The King’s Affection“), che è segretamente innamorato della protagonista e che sogna di diventare pilota; ci sono il determinato e timido Oh Dae-ki (Kim Kyung-nam di “The King: Eternal Monarch“) e la campionessa di judo Na Young-joo (Lee Soo-kyung di “Mystic Pop-up Bar“) del servizio di sicurezza, che, col tempo, si rendono conto di non essere solo colleghi; c’è Choi Moo-ja (Lee Sung-wook di “The Silent Sea“), manager del servizio di sicurezza che è stato sposato con Yang Seo-koon.
Infine, come in tutte le fiabe, passato e presente si confondono talvolta nella mente dei protagonisti, con un passato dominato da dolori, ma anche da bellissimi ricordi da custodire e un presente in cui ci si è persi, inconsapevoli di se stessi, insicuri e sofferenti di andare avanti per affrontare la vita, ancorati solo dalle negatività che ci si trascina dietro come un marchio. E, siccome è sempre la principessa che salva il principe (e mai il contrario, qualsiasi messaggio sia stato tramandato falsamente) e, in fin dei conti, è Belle che libera dall’incantesimo la Bestia e risveglia il suo palazzo addormentato con tutti i suoi abitanti, è ancora una volta Yeo-reum a portare con sé la carica di ottimistica speranza che la porta a vedere il futuro in un modo diverso, non con un cammino predestinato, ma illuminato dalle stelle, affinché non sia troppo buio. Ed è la sua forza d’animo, la sua bellezza interiore ed emotiva che donano l’armatura e la perseveranza a Soo-yeon.
“Non lasciare che il tuo passato dica cosa sei, ma lascia che diventi parte di ciò che diventerai”.
Note a margine del testo (ma molto importanti): “Where Stars Land” è uno dei rari prodotti a parlare di disabilità e lo fa con una chiarezza unica e con un’atmosfera quasi fiabesca, che, però, non lascia nulla al caso, né dà soluzioni imprevedibili e fantasiose; il desiderio del protagonista di condurre una vita ordinaria e di non essere guardato come una persona “anormale” e le sue sfide di ogni giorno, quando si trova ad affrontare la cattiverie di gente che non capisce, le difficoltà derivanti da barriere architettoniche e da un mondo concepito per una falsa normalità, che non ha nulla dell’umanità sono una forte denuncia allo stigma sociale che colpisce chi ha sofferto o soffre di malattie e di limitazioni fisiche. Già solo per questo motivo, credo che sia un drama che tutti dovrebbero recuperare.
Laura
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