“Qualche volta, dire che possiamo fare qualcosa può non essere incoraggiante. Non abbiamo ancora imparato a conoscere un mondo in cui non è necessario avere successo e si può anche fallire. Per cui facciamo quello che possiamo. Facciamo il nostro meglio. Ma spero ancora che, anche se dovessimo fallire, saremo abbastanza forti da rialzarci di nuovo”.

Titolo originale: 스물다섯 스물하나, Seumuldaseot seumulhana
Regia: Jung Ji-hyun
Sceneggiatura: Kwon Do-eun
Cast: Kim Tae-ri, Nam Joo-hyuk, Kim Ji-yeon (Bona), Choi Hyun-wook, Lee Ju-myung, Seo Jae-hee, Kim Hye-eun, Choi Myung-bin, Choi Min-young, Choi Tae-joon
Corea del Sud – drama, 2022 / 16 episodi
Genere: drama, slice-of-life, sport, romance, youth, coming-of-age
Ci sono prodotti (drama, anime, film, etc) che sono difficilmente catalogabili, perché rappresentano tante complesse sfaccettature di esistenze umane così normali, tanti piccoli spiragli di anima, che si lascia leggere senza opposizione alcuna all’introspezione, tanti momenti di riflessione condivisa e automatica, da creare immediatamente un doppio riconoscimento con lo spettatore: ci si riconosce nei personaggi, nei loro atti, nelle scelte e nelle non scelte, nelle parole, nelle risate, nelle tristezze e nelle emozioni, ma sono soprattutto i personaggi che si riconoscono in noi e si rimodellano e si riadattano ad ogni visione, seguendo i nostri pensieri e le nostre percezioni, come una parola che può suonare in un modo in un certo momento, per renderci conto di una sua inflessione diversa in un secondo momento e in un terzo ancora. Se si ha la felice fortuna di imbattersi in uno di quei rari prodotti, che riescono a leggerci dentro, prima di qualsiasi nostra interpretazione, conviene fermarsi, prendersi tempo, tenere in mano un taccuino e iniziare a segnare le frasi e i momenti, dandosi la libertà di commuoversi, sorridere e lasciarsi andare al ritmo dei battiti di quei personaggi, perché si sa già che si entrerà all’interno delle loro esistenze, si troveranno amici e anime complementari in quelli che sembravano personaggi fittizi e loro troveranno in noi le loro espressioni quotidiane.
Personalmente, questo scambio reciproco di esistenza, come se si vivesse insieme, almeno una volta, una delle vicende descritte, mi è capitato solo da ragazzina, quando mi avvicinai per la prima volta alla lettura dei testi di Daniel Pennac (all’epoca, quella lettura fu il romanzo “Kamo“, dove il personaggio aveva pressappoco la mia età e le sue avventure erano afflitte da un certo bovarismo letterario, tanto da corrispondere lettere con Catherine di “Cime tempestose“). Pur avendo amato molti testi letterari e molti prodotti fittizi, questa sensazione mi è ricapitata una seconda volta, molto più tardi, ormai da adulta, guardando il drama coreano “Twenty-Five Twenty-One” (anche noto come “25 21” a numero), perché è come se Na Hee-do, Baek Yi-jin, Moon Ji-woong, Ko Yu-rim e Ji Seung-wan fossero cresciuti con me, capaci di comunicare i loro sogni, la lotta per l’affermazione e per sopravvivere nella società, la smodata volontà di crescere, commisurata dall’altrettanto smodato desiderio di fermare il tempo in un attimo, i legami che vanno oltre qualsiasi cosa e che rimangono tali, con la dolcezza del ricordo, anche dopo diversi anni, e quel sorriso involontario che diventa reciproco, come per far capire che non si è mai soli, quando si comprendono e si empatizzano le difficoltà.
“Il mio diario di quei giorni è pieno di amore e amicizia. Un periodo in cui l’amore e l’amicizia significavano molto nella mia vita. Un periodo come quello dura solo un momento”.
In epoca COVID, la giovane Kim Min-chae sembra non eccellere nel percorso di danza che ha deciso di intraprendere e si sente perduta, quasi perdente in un confronto impari con la madre, che si è affermata da giovane nel mondo sportivo come schermitrice. Decide, così, di trascorrere l’estate in casa della nonna, ma, più tenta di rinnegare la presenza materna, più si imbatte in tutti quei ricordi che saltano fuori dagli anni ’90 e che urlano il nome di sua madre più di qualsiasi altra cosa. Ed è così che, dai ricordi che le si affollano davanti, si staglia subito un vecchio diario, una sorta di cronistoria segreta delle memorie di sua madre, scritto dalle sue ansie da adolescente, eppure intriso di quella determinazione per la vittoria che ne ha caratterizzato l’esistenza. Desiderosa di comprendere di più sua madre (e forse anche se stessa), Min-chae si ferma a leggere il diario e si ritrova catapultata nell’adolescenza di Na Hee-do (interpretata da una meravigliosa Kim Tae-ri di “Jeong-nyeon – The Star is Born” e “Little Forest“), in quei 18 anni compiuti sul finire del secolo XX, nel periodo caratterizzato dalla grande crisi economica del Fondo Monetario Internazionale, che ha colpito severamente la Corea.
1998. Na Hee-do è una ragazza vivace e solare con un unico desiderio: diventare campionessa di scherma, anche se la madre giornalista (interpretata da Shin Jae-kyung) le ha fatto mancare il suo sostegno da tempo, la scuola ha deciso di chiudere il club della scherma e tutti le rimproverano di non avere alcuna abilità e alcuna predisposizione. La sua icona è Ko Yu-rim (interpretata da Bona), che, ancora giovanissima, si è già affermata a livello internazionale, vincendo una medaglia d’oro. Hee-do spera di conoscerla e di allenarsi con lei e, per questo motivo, fa di tutto per cambiare scuola e per farsi ammettere dallo stesso liceo, oltre che dalla stessa allenatrice di Yu-rim, la terribile Yang Chan-mi (interpretata da Kim Hye-eun), che il mondo dello sport considera una leggenda della scherma, ma che ha metodi di allenamento particolari e arcigni.
Sembra che non ci sia spazio per altro nella vita di Hee-do, a parte la sua passione per i fumetti, primo fra tutti “Full House“, di cui attende con ansia ogni uscita e che preferisce leggere rispetto ai libri di scuola. Nel negozio dove va ad affittare i manhwa, lavora Baek Yi-jin (interpretato da Nam Joo-hyuk di “Start-Up“), che ha 22 anni, ma si porta addosso il peso del fallimento di una famiglia e, mentre il padre si nasconde dai creditori che lo cercano per chiedere il pagamento della sua azienda crollata, si è abituato a crescere troppo in fretta per guadagnare i soldi per riunire e rimettere in piedi la famiglia.
“Abbiamo la forza di rialzarci. Quindi, quando le cose si mettono male, possiamo sentirci frustrati quanto vogliamo. E tristi quanto vogliamo. Poi, però, rialziamoci insieme.”
Na Hee-do entra come un vortice nella vita di Baek Yi-ji: più lui è solitario e pensieroso, dedito al lavoro e abbattuto dalla tristezza della vita, più lei è una forza della natura, caparbia e resiliente quanto basta per non abbattersi nelle sconfitte, in grado di donare il sorriso a chi le sta intorno. I due si incontrano e si scontrano in fumetteria; poi, si re-incontrano e si scontrano di nuovo e, poi, di nuovo ancora. Lui cerca di evitarla, lei lo va a cercare appositamente. Lei non lo nota per strada, lui si palesa costantemente. Le loro anime si riconoscono e iniziano a dialogare e a confidarsi, ad aprirsi ai loro sogni e alle loro preoccupazioni. Poi, Baek Yi-jin improvvisamente parte, senza lasciare alcun messaggio, per raggiungere i suoi familiari nel Sud, lasciando a Na Hee-do il ricordo della sua costante dolcezza e del suo sostegno, perché, anche se è stato costretto a rinunciare ai suoi sogni, non è disposto a rinunciare ai sogni di Na Hee-do (“perché tu mi hai dato la speranza ed io voglio il meglio per te).
Na Hee-do ha solo la sua voce, da registrare in continuazione nella segreteria di un vecchio cercapersone, per far sentire costantemente la sua presenza e fargli capire che sarà sempre dalla sua parte, qualsiasi cosa possa accadere.
“D’ora in poi, quando esci con me, potrai essere felice senza che nessuno lo sappia. (…) Proprio come mi hai sostenuto senza motivo… ora tocca a me sostenerti. Ovunque tu sia, farò in modo che il mio sostegno ti raggiunga. Verrò a raggiungerti”.
Passa un po’ di tempo. Na Hee-do ha stretto nuove amicizie, tra cui la studiosa e brillante Ji Seung-wan (Lee Ju-myung di “Like Flowers in Sand“), che gestisce una radio pirata dove critica il sistema scolastico sudcoreano, che ammette ancora le pene corporali, e parla dei problemi della sua generazione, e Moon Ji-woong (Choi Hyun-wook di “Weak Hero Class” e “Twinkling Watermelon“), che ha un rendimento scolastico bassissimo, ma è il migliore amico che tutti si meriterebbero di trovare almeno una volta nella vita. Inoltre, è entrata nella nazionale di scherma e la sua competizione con Ko Yu-rim è diventata aspra e accesa, tanto luogo ad un clima costante di conflitto. Infatti, più aumenta la bravura di Na Hee-do, più Ko Yu-rim diventa scostante e preoccupata del risultato, anche perché vessata da una serie di problemi economici della sua famiglia.
Ma il tempo che passa riporta davanti ai suoi occhi Baek Yi-jin, ora diventato stagista al giornale, dove segue la rubrica sportiva, ed è come se i due non si fossero mai allontanati: Hee-do persegue ancora il suo obiettivo di far sorridere Yi-jin e di portarlo alla felicità e Yi-jin, d’altro canto, non ha mai smesso di fare il tifo per lei, che gli ha donato la speranza, ed è pronto da porgerle tutto il suo sostegno nelle difficoltà che Hee-do è destinata a vivere nel mondo dello sport, nonostante la sua vecchia conoscenza con Ko Yu-rim.
Quell’antica complicità che si era creata dal nulla e quei caratteri quasi agli antipodi diventano presto un’affinità e un’amicizia che non hanno eguali, perché insieme Hee-do e Yi-jin sono in grado di costruire un mondo tutto loro, che non ha bisogno di arcobaleni per brillare e dove la tragedia può essere trasformata in commedia e l’estate può durare in eterno, portando il loro effetto benefico su coloro che sono loro accanto. Crescono insieme e imparano in ogni singolo momento, litigano, discutono e si riconciliano, mentre comprendono l’una dall’altro cosa vuol dire vivere e affrontare nello stesso modo la felicità e la tristezza. Si supportano e si amano senza egoismi e senza pretese con un amore che è nato da subito e che è cresciuto lentamente, maturando come le loro stesse vite.
“La vita è preziosa. Amiamoci senza rimpianti finché siamo vivi”.
L’amore e l’amicizia si fondono insieme e li circondano, mentre trascorre il tempo, Baek Yi-jin lotta per affermarsi nel mondo del giornalismo, passando dallo sport alla cronaca cittadina, e Hee-do scopre che odio e stima nel suo mondo hanno la stessa intensità e che deve cercare di essere sempre più forte per rialzarsi dalle intemperie. Continuano ad amarsi mentre finisce il millennio e si teme che il triplo zero possa annullare tutta la tecnologia esistente.
“Che cosa vorresti fare prima che il mondo finisca?“
Quando il mondo continua ed entra ufficialmente nel nuovo millennio, Hee-do compie 21 anni e si sente capace e determinata nel rincorrere i suoi sogni e le sue prospettive, pronta a respirare la sua libertà e il successo, conscia di essere se stessa, a prescindere da qualsiasi cosa. Quando il mondo continua ed entra ufficialmente nel nuovo millennio, Yi-jin è un giovane uomo di 25 anni, che è cresciuto troppo in fretta rispetto ai suoi coetanei e che cerca di fermarsi per recuperare la sua età e la felicità negata per troppo tempo, ma che sente svanire via, mentre le sue insicurezze e i suoi dolori interiore riaffiorano prepotenti nelle sue angosce. Hee-do ha 21 anni e Yi-jin ne ha 25, quando il mondo sembra finire di nuovo l’11 settembre 2001, mentre due aerei tranciano a metà le torri del World Trade Center ed Yi-jin si trova catapultato a New York a raccogliere il dolore degli altri per darne dimora nel suo cuore.
“Quell’autunno, cercarono di lasciarsi, senza nemmeno sapere come farlo. Sarà per via della frattura che si è formata quando si sono rotti? Tutto ha iniziato a cambiare lentamente”.
Non sempre coloro che sono destinati ad amarsi sono anche destinati a stare insieme e la storia tra Hee-do e Yi-jin ne è un esempio, un frammento di diamante perduto negli anni e rimasto incastrato lì, nel suo splendore e nella sua purezza, senza bisogno che venga raccolto e che venga inserito in un gioiello, perché è perfetto così, nella sua grezza imperfezione, come è la vita stessa, un insieme di fatti e di persone incontrate, di gesti e di ricordi, da cui tutti tentano di trarre quella componente di lieta nostalgia, che fa ri-guardare il passato con occhi diversi e l’età della crescita come quell’estate gratuita dei primi vent’anni.
Forse, indipendentemente dall’età dello spettatore, una delle componenti del successo di questo drama (che ha fatto incetta di candidature e di premi in Corea del Sud come il Baeksang per la migliore attrice protagonista per Kim Tae-ri) sta proprio in quella meravigliosa e imperfetta crescita di questi personaggi: in Hee-do, che vuole diventare un’atleta e, per raggiungere il suo sogno, cerca anche di farsi espellere da scuola; in Yu-rim, che, prima, odia con tutta se stessa Hee-do, salvo, poi, trovare nell’altra atleta una parte della sua anima in un’amicizia che riesce a superare la rivalità e le cattiverie sportive; in Ji-woong, che non fa mai mancare il suo sostegno, perché la lealtà di esplica anche nella presenza silenziosa e costante e non deriva da grandi voli intellettuali; in Seung-wan e in sua madre, che l’ha educata ad essere se stessa e a cercare la giustizia, anche a costo della ribellione; e, infine, in Yi-jin, che non si conosce fino alla fine e che vive per riunire la sua famiglia e superare la tristezza.
Secondo le prolusioni dei sociologi, potrebbe trattarsi di quella piccola fascia intergenerazionale, chiamata “X-ennials”, che raccoglie gli ultimi componenti nati nella generazione X (fine anni ’70) e i primi componenti nati nella generazione Y o Millennials (inizi anni ’80). Secondo me, parafrasando le parole di Yi-jin, sono la prima generazione che hanno assistito, come testimoni, alla fine del mondo e, forse proprio per questo, riescono ad interpretare così bene le emozioni che tutti quanti abbiamo provato nella vita, in quel desiderio di determinazione e forza della giovane età che va a scontrarsi contro quel senso di impotenza che il mondo ci presenta quando percepiamo il senso effimero dell’esistenza, eppure continuiamo ad andare avanti, sostenuti dai ricordi di un frammento di felicità.
“La vita è lunga e i fuochi d’artificio sono brevi”
Laura
Come suona la recensione?
