“Gli alberi della giungla assorbivano dall’atmosfera l’inquinamento che l’uomo continuava a creare con le sue troppe macchine. Gli alberi assorbivano tutto il veleno e morivano, e poi si trasformavano in pietra, e la pietra diveniva sabbia. È così che hanno avuto origine queste enormi caverne. E le piante al di sopra sono diventate giungla tossica”.

Titolo originale: 風の谷のナウシカ, Kaze no tani no Naushika
Diretto da Hayao Miyazaki
Soggetto di Hayao Miyazaki
Sceneggiatura di Hayao Miyazaki e Kanunori Ito
Prodotto da Isao Takahata
Film anime (Giappone 1984)
Genere: Avventura, drammatico, fantastico
Sì, lo so, “Nausicaa della valle del vento” non è Studio Ghibli. O, meglio, è necessario precisare alcune date: la pellicola, disegnata a partire dall’omonimo manga, filmata e prodotta solo poco tempo prima della nascita del famoso studio d’animazione, quando Hayao Miyazaki e Isao Takahata, seppur già in sodalizio, lavoravano ancora per altri studi di animazione, uscì nelle sale cinematografiche giapponesi l’11 marzo 1984, oltre un anno prima della fondazione Ghibli (il 15 giugno 1985). Eppure, in qualche modo, tutto è iniziato a partire da Nausicaa, questa piccola e idealista eroina, che anticipa il candore, la purezza, ma anche il coraggio e la determinazione delle eroine dei successivi film Ghibli. Anzi, per essere corretti, forse dovremmo dire che tutto è iniziato a causa di Nausicaa, principessa volitiva di un regno distrutto da un disastro ambientale e post-apocalittico, uscita, quasi per caso, dalla matita di Miyazaki e serializzata in un manga per volontà di Toshio Suzuki, prima ancora di trovare sbocchi in una pellicola.
Chi conosce le dinamiche Ghibli non può prescindere da alcuni grandi nomi, come Hayao Miyazaki e Isao Takahata di certo, ma anche come Toshio Suzuki e Joe Hisahishi, senza i quali quel regno di sogni e di follia non avrebbe preso il vento nel 1985. Ed è merito di questa principessa che parla con la natura e ne è la sua guardiana se tutti quanti si incontrarono per la prima volta.
Nel 1979, Hayao Miyazaki, già disegnatore, animatore e, negli anni, fedele collaboratore di Isao Takahata, aveva diretto il suo primo lungometraggio per il cinema, “Lupin III – Il castello di Cagliostro“, che gli aveva fatto guadagnare un ottimo riscontro di pubblico e critica, seppur con uno stile fantasioso e surreale, discostante dalle storie di Lupin III. In questo periodo favorevole, onorato dalla stampa e in procinto di trasformare altri lavori in pellicole d’animazione, all’inizio degli anni ’80 Miyazaki venne contattato dalla rivista Animage, specializzata nella serializzazione di manga, ma anche nel diffondere le notizie sui più grandi animatori, per un’intervista speciale. Ideatore dell’intervista e dell’articolo Toshio Suzuki, all’epoca redattore della rivista, già ammiratore dei lavori di Miyazaki e Takahata, come della serializzazione anime di “Heidi” e di “Anna dai capelli rossi“. Quell’intervista si trasformò in un confronto di idee, durante il quale Miyazaki mostrò i bozzetti di alcune sue opere in divenire e Suzuki lo convinse a proporle all’editore per trasformarle in un manga. L’idea di un mondo immaginario, di un’immane distruzione causata da un cataclisma della società industriale e di una principessa che, da sola, lotta per prendersi sulle spalle la sorte del suo popolo sembrò completamente diversa rispetto al materiale in circolazione all’epoca e, dopo un certo periodo di trattative, prese forma in un vero e proprio manga, diviso in capitoli e pubblicato su Animage a partire dal 1982.
[Piccola curiosità: la serializzazione del manga verrà ripresa e conclusa solo nel 1992 con un finale differente rispetto a quello del film, perché prosegue le avventure di Nausicaa, centralizzando la sua profezia e avvicinando la tematica a quella de “Il viaggio di Shuna“].
Il successo fu inaspettato e immediato e, di fronte a come i numeri di Animage contenenti l’opera di Miyazaki andassero a ruba, venne proposto all’autore di trarne una pellicola di animazione, cosa che Miyazaki accettò, ponendo condizioni draconiane e non negoziabili: 1) si preservava il diritto di lavorare sul film, sospendendo la serializzazione del manga fino a tempo da definirsi; 2) chiedeva di essere regista e sceneggiatore della pellicola, senza alcuna modifica o sostituzione (pena il ritiro del progetto); 3) domandava l’uscita nelle sale cinematografiche per aprile 1984 (con una lavorazione iniziata a febbraio 1983, ciò significava tempi e scadenze ristrettissime); 4) voleva alla produzione, con pieni poteri artistici e di scelte economiche, solo Isao Takahata. La casa editrice dell’Animage, Tokuma Shoten, con l’intercessione di Toshio Suzuki, accettò tutte le condizioni e, non avendo un proprio studio d’animazione, si rivolse allo Studio Topcraft, molto apprezzato da Miyazaki e Takahata, che ad agosto del 1983 fornì solo 20 animatori, pagati “a cottimo” per i singoli fotogrammi animati (tra di essi, anche Hideaki Anno, che, negli anni successivi, diventerà il regista di “Neon Genesis Evangelion“).
A questo punto, restava solo il problema – non piccolo – della musica, per cui Isao Takahata decise di fare una scelta considerata impopolare, puntando su un giovane musicista sperimentale, noto per la sua linea pulita e minimalista, agli antipodi rispetto agli altri compositori in voga all’epoca: Joe Hisahishi.
Nel 1984, quando uscì nelle sale cinematografiche, distribuito dalla Toei Animation, il film divenne immediatamente un successo, conquistando un pubblico che cercava di approcciarsi all’animazione in modo diverso con tematiche nuove, più attente alle trasformazioni del mondo e più sensibile nei confronti di problematiche di cui ancora si iniziava solo a parlare, come l’ambiente, l’industrializzazione violenta, lo straniamento umano, la guerra e i suoi disastri, ma anche la narrazione simbolica e psicologica, che mette in una connessione empatica le anime dei diversi personaggi tra di loro e con lo stesso spettatore, andando a delineare quello che, solo un anno dopo, diventerà lo stile unico dello Studio Ghibli.
“Dopo che la civiltà industriale, un tempo prospera e gloriosa, finì inghiottita dalle tenebre del tempo, la superficie terrestre fu invasa da una gigantesca foresta fungifera che emetteva miasmi velenosi: il Mare della Putrefazione”.
Prologo di un disastro annunciato. Quasi tutta la terra è stata distrutta da una rovinosa guerra termonucleare, ricordata come i “Sette Giorni di Fuoco”, che ha ridotto drasticamente la popolazione umana, alterando per sempre l’ecosistema naturale. Mille anni dopo, circondati da esseri che somigliano ad insetti enormi e spaventosi e da una fitta giungla tossica, denominata Mar Marcio o Mare della Putrefazione, che ogni giorno avanza sempre di più a scapito degli umani, vivono due nazioni in eterna guerra, Tolmieka e Pejite. In questo mondo, dove la tecnologia è regredita e gli umani lottano ogni giorno per sopravvivere alla Putrefazione, nella Valle del Vento vive Nausicaa, figlia del re Jhil ed erede unica del suo piccolo regno. La Valle del Vento è un luogo speciale che, grazie al fatto di essere sopravvento, non viene raggiunto dalle spore venefiche portate dalle piante della foresta. Qui Nausicaa riesce a muoversi, munita di maschera su un piccolo aliante, anche in mezzo a quella giungla tossica che è il Mare della Putrefazione, in perfetta connessione con la natura che la circonda e risoluta a cercare un modo per affrontare il continuo cataclisma che sembra non abbandonare la terra.
“Un altro villaggio che è morto. Andiamo, anche questo luogo a breve affonderà nel Mare della Putrefazione”.
Nausicaa, in realtà, nasconde un segreto: in un suo laboratorio è riuscita a coltivare piante non velenose, nutrendole con acqua pura, e ha capito che esse diventano velenose a causa dei miasmi dell’inquinamento nucleare lasciato dagli uomini e continuamente alimentato. Il che renderebbe in potenza inoffensiva quella foresta del Mare della Putrefazione e, soprattutto, finirebbe di demonizzare gli insetti giganteschi che sono custodi di quella foresta.
Inoltre, Nausicaa sa che la guerra continua tra Tolmieka e Pejite si sta rivelando, di giorno in giorno, più disastrosa, destinata a portare alla rovina l’umanità. In effetti, la principessa Kushana di Tolmieka ha pianificato la distruzione tramite incendio della foresta, mentre la vittoria potrà essere garantita solo quando le sue forze militari riusciranno ad impossessarsi di un ordigno che sembra vivente e che può garantire l’eliminazione di tutti i nemici, come la costruzione del leggendario guerriero-titano, un automa biologico letale, pare a quegli automi costruiti dagli uomini durante la guerra termonucleare e in grado di garantire la supremazia sugli altri, così come la distruzione della foresta.
Ma distruggere ciò che è vivente e corrompere la natura stessa di chi è diventato vivente fanno parte di quel peccato primigenio e terribile che ha causato la rovina dell’essere umano, condannandolo a vivere nella sofferenza.
Ed è così che Nausicaa, aiutata dal nobile pilota Asbel, unica in grado di comprendere il segreto che le viscere della terra vogliono comunicare e unica capace di vedere il beneficio della pace su un’eterna e dolorosa guerra, di cui non si rammentano nemmeno le popolazioni, decide di fermare la follia del regno di Tolmieka e di convincere il popolo di Pejite e comprendere l’importanza dei valori universali, rinunciando alla guerra e alla creazione di un’arma di distruzione di massa e imparando a vivere nella ricerca della pace. Però, per riportare la pace e l’armonia tra gli esseri umani e tra questi e la terra, è necessario discendere fin nelle viscere del veleno della Putrefazione e caricarsi dei mali dell’umanità, sacrificarci, morire per, poi, risorgere, toccare il limite estremo della vita per riuscire e riprenderla, volare con il vento per fermarlo e purificare di tutta la rabbia e la collera accumulate l’atmosfera umana. Riportare l’umanità a se stessa è il vero compito di cui Nausicaa sa di essere investita.
“Io non voglio soffrire, né far soffrire”.
La tematica ambientalista della natura è per la prima volta menzionata nel lavoro di Miyazaki, insieme ad altre tematiche che diventeranno centrali, come il rispetto per sé stessi e l’umanità, il rifiuto della guerra e della violenza, la critica profonda nei confronti degli avanzamenti tecnologici e dei suoi possibili effetti deleteri (in nome del fatto che, per parafrasare Manzoni, non tutto quello che è progresso indica un futuro benefico). Inoltre, per la prima volta, sono introdotti mezzi e strumenti di reazione che non sono sempre ed esclusivamente di percezione bellica – al contrario di altra animazione fantastica e avventurosa dell’epoca. Lo strumento principale che serve a Nausicaa e ai suoi compagni per agire e riportare la pace tra gli uomini, ma anche tra questi ultimi e la natura deriva dalla gentilezza d’animo, dalla capacità di cogliere lo splendore nascosto dentro ogni creatura e di farlo brillare per costruire sopra un mondo diverso, potenzialmente capace di dimorare nei cuori umani.
“Perdonateci per aver turbato il vostro nido, però, comprendete, noi non siamo vostri nemici”.
Nausicaa, eroina dal nome omerico, che, come tale, ha il valore dell’ospitalità e dell’empatia nei confronti del prossimo, è antesignana di Mononoke, di Kiki, di Sheeta, delle sorelline in cerca di Totoro e di tutte le altre eroine create da Miyazaki per lo Studio Ghibli. Ha in sé tutte le caratteristiche dell’ἀρετή, il valore spirituale e morale, la capacità di assolvere i propri compiti e di sacrificarsi per il bene altrui, la comprensione del linguaggio nascosto con cui è stato scritto il mondo, la comunicazione non verbale per entrare in contatto con tutte le creature viventi e non, l’intima conoscenza della bellezza e della purezza del mondo e dell’umanità, nonostante tutte le cattiverie esistenti. Nausicaa non è solo risoluta e determinata nel suo intento: ha la compassione nei confronti del creato, recettiva a quel messaggio di armonia che lega tutte le cose, e, in un afflato quasi messianico, è capace di annullare sé stessa per compiere un destino superiore (la concretizzazione della profezia), in cui si identifica il bene di tutta l’umanità e della natura. Una purificazione che, anche se non potrà mai annullare totalmente il dolore, può portare con sé il suo contrario in grado di rompere le tenebre: la luce della gioia.
“La sofferenza, la tragedia e la follia non scompariranno in un mondo purificato. Fanno parte dell’umanità. Ecco perché anche in un mondo di sofferenza può esserci gioia e luce splendente”.
Laura
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