Da qualche parte avevo letto che settembre, come maggio, è sentinella dell’estate, perché, mentre il secondo promette il suo cielo azzurro e la sua brezza calda, settembre ne richiama la nostalgia delle lunghe giornate assolate, immettendo il mondo in quella dimensione malinconica e illuminata dai colori caldi dell’autunno: è la stagione dove iniziano a volteggiare le memorie e i ricordi, come frammenti di fotografie, che fanno pensare al passato con l’incertezza di un futuro da collocare dopo il buio freddo invernale. Tra l’altro, settembre è anche il mese in cui, volenti o nolenti, si riprendono tutte le attività, il lavoro, lo studio, ma anche le agende, programmate per essere aperte proprio a settembre, rendendolo più simile ad un gennaio con i suoi buoni propositi, ma con il bagaglio delle emozioni perdute estive. Per forza di cose, settembre è un mese di attività forzata in cui ci si vorrebbe fermare un momento per unire passato e presente, cercando quel punto di congiunzione mancante in una lunga catena. E, come sempre, è un mese adatto alla lettura, ma che si presta ai racconti brevi e agli schizzi di memoria. Per questo motivo, consigliamo qui due letture di brevi graphic novel, manga one-shot, costituiti da più storie minimaliste, ma unite insieme dalla stessa catena di ricordi e di nostalgia.

“Il gusto delle stagioni” (Shiki wo Taberu Onna – 四季を食べる女)
scritto e disegnato da Ooi Masakazu
edito da Toshokan (Italia) – Takeshobo (Giappone)
slice-of-life /episodes/ manga/ seinen
Una moto si muove solitaria lungo la strada, mentre le stagioni intorno cambiano con i loro pensieri.
Kaoru è una fotografa freelance. Ama viaggiare da sola in moto e ama scattare foto, quelle più inaspettate di qualche dettaglio minimo, pezzi sfocati di vita, memorie di viaggio, che riescono a cogliere colori, rumori, odori, ma anche ricordi di tempi passati.
Attraversa le stagioni così, con le sue due fedeli compagne, una vecchia moto che ripara da sola e una fotocamera che è la sua stessa vita, e mentre osserva l’alternarsi dei mesi e il cambiamento della natura, raccoglie momenti per sé, che la invitano a riflettere sul passato e sul senso della vita, ma anche su un futuro incerto, che si costruisce giorno per giorno: una balena spiaggiata in un paesino di pescatori, la natura che diventa dorata in una giornata di inizio autunno, un uccello che si nasconde ai suoi scatti, un vecchio ristorante dentro un gazebo in mezzo al nulla, un cibo che risveglia i ricordi d’infanzia, un ciliegio in fiore al termine della primavera, una visita al tempio sotto la neve…
Kaoru colleziona ricordi, frammenti di vita che si intrecciano fra loro, ognuno come una Madeleine proustiana per altri, in una dimensione nostalgica e malinconica come una mostra temporanea di fotografie allestita per caso.
Il manga è una piccola perla, che ha il sapore di quelle bozze improvvisate dagli autori durante i lavori ad altre opere, riuscendo a cogliere una prospettiva interiore unica.
Per gli amanti del genere, è una piccola lettura da accogliere nella propria libreria.

“Nostalgia delle Dojinshi” (Musunde Hanashite – 結んで放して)
scritto e disegnato da Sawako Yamana
edito da Toshokan (Italia) – Futabasha (Giappone)
slice-of-life /raccolta/ manga/ seinen
Nelle Dōjinshi si cresce e si sogna, perché è dove l’arte e le aspirazioni hanno preso il volo ad occhi aperti.
Le Dōjinshi (同人誌) sono delle “botteghe” di arte manga che fioriscono da sempre in Giappone, al fine di riunire persone con le medesime passioni e la volontà di diventare mangaka (dōjin 同人 vuol dire “persone con lo stesso interesse”): in esse prendono vita riviste (shi 誌 indica la rivista) con contenuto che si riferisce al mondo anime/manga, completamente autoprodotte e auto pubblicate dagli autori dei disegni, esposte, poi, in apposite convention dove i disegnatori cercano di farsi aiutare attraverso opere brevi e auto-conclusive (one short). Nelle Dōjinshi tutto è arte e passione, ma è anche gratuito: ogni disegnatore, spesso non ancora famoso, le frequenta per portare avanti i propri sogni e i propri progetti, ma, al tempo stesso, continua a svolgere un lavoro che possa mantenerlo, in attesa di un successo che non sempre verrà.
È così che si apre quest’opera, composta di diversi racconti, che intreccia tra loro diversi personaggi più volte (nel senso che i protagonisti di un racconto tornano sullo sfondo di un altro) in modo ciclico, nella dimensione agrodolce dei sogni perduti e delle speranze irrealizzate, tra coloro che perdurano ad andare avanti e coloro che cambiano completamente vita, scegliendo altri percorsi, non sempre artistici.
Aleggia una nota nostalgica sul cielo delle Dōjinshi, che, poi, è il passato stesso dell’autrice, che ripercorre quei suoi esordi di carriera e anche quei momenti in cui, seppur nota, è tornata più volte nel mondo dei manga autoprodotti, rimanendo sconcertata dai sogni infranti di tanti amici, la cui vita ha costretto ad adattarsi, prendendo strade diverse.
Una nostalgia di giovinezza, in cui si credeva di poter conquistare il mondo e che l’autrice, come la protagonista del primo e dell’ultimo racconto, tenta di fermare nel tempo.
Laura
