“Non posso piangere ancora. Mi sento come se avessi perso qualcosa. Una parte importante della mia umanità”.
Quando Netflix ha annunciato che sarebbe stata prodotta una serie ispirata al manga/anime classico “Kiseiju – L’ospite indesiderato“, la curiosità di tanti fan si è messe immediatamente in moto. E questo non solo perché i due universi nerd di fumetto e drama televisivo andavano ad incontrarsi (cosa che, in fondo accade da sempre, visto che i manga sono le fonti dirette d’ispirazione dei live action), ma anche perché la serie prometteva la creazione di una storia parallela, quasi uno spin off che unisse l’antecedente giapponese alla rivisitazione coreana per andare a creare qualcosa di nuovo e diverso, con un esperimento che, a mio avviso, è stato riuscitissimo, tanto da promettere un ottimo sviluppo.
Per chi, però, si dovesse imbattere nella serie coreana senza conoscere precedentemente il fumetto, è necessario dire che la storia di Kiseiju (寄生獣, che letteralmente indica le “bestie parassitarie”) è stata sviluppata a partire dal 1989 da Hitoshi Iwaaki, figlio di un archeologo con la passione per i fumetti e la fantascienza, che è diventato presto uno dei padri del cosiddetto body horror, quel sottogenere tra fantasy e horror che prevede la trasformazione di corpi tramite la creazione di ibridi alieno-umanoidi-parassitari, tante scene gore e splatter, una leggera vena di ironia e una certa dose di interrogativi sulla natura umana. Il manga, serializzato dal 1989 al 1995, e trasformato immediatamente in serie anime, ha avuto così tanto successo da vincere il premio Kodansha per il fumetto e il premio Nebula per la narrativa fantascientifica, diventando una delle pietre miliari del genere e raccogliendo fama in tutto il mondo, tanto da metterlo al centro di una vera e propria guerra per i diritti nella realizzazione di un live action tra produzioni giapponesi e produzioni statunitensi e australiane. Nel 2005, la New Line Cinema (che, per intenderci, è la stessa casa di produzione dietro il successo del franchise de “Il signore degli anelli” e non solo) riuscì a garantirsi i diritti per un film cinematografico, la cui uscita fu annunciata a breve giro, grazie alla produzione di Don Murphy, attore caratterista, ma anche produttore di film controversi come “Natural Born Killer – Assassini Nati“. Sarà che Don Murphy era, al tempo stesso, impegnato per la creazione di remake Disney dei film dello Studio Ghibli, sarà che la New Line, col tempo, perse interesse, il film non vide mai la luce fino alla decadenza del diritti nel 2013, tornando nelle mani della produzione giapponese, che realizzò due pellicole in live action, interpretate da Shota Sometani (L’ultimo Yakuza – First Love). Del progetto di realizzare una serie televisiva, invece, non se ne parlò più fino all’acquisizione da parte di Yeon Sang-ho, leggendario regista e produttore sudcoreano a cui si devono “Train to Busan“, “Peninsula“, “Seoul Station“, “JUNG_E” e “Hellbound“.
Ma quali differenze e quali somiglianze esistono tra manga/anime giapponese e drama/live action sudcoreano?
Shinichi Izumi è un adolescente normale, con i suoi alti e bassi a scuola, la musica troppo alta nelle orecchie e tutte le insicurezze della sua età. Una notte, mentre dorme con le cuffie del suo MP3, una creatura aliena tenta di entrare dentro di lui attraverso le orecchie, ma, trovandosi la strada sbarrata, penetra nella sua mano destra. Izumi lega le cordicelle degli auricolari intorno al braccio per non permettere alla creatura di risalire e, così facendo, la indebolisce e la isola sotto l’avambraccio.
Quello che Izumi non sa è che quella creatura, da lui ribattezzata Destry, è un parassita, appartenente ad una specie ignota arrivata sulla terra con l’obiettivo di cibarsi dei cervelli degli esseri umani, per sostituirsi a loro e controllarli, fino a controllare tutta la società.
Tra Izumi e Destry sorge una cooperazione basata sul loro vivere in simbiosi, per cui ognuno aiuta l’altro in una lotta continua per la sopravvivenza personale, che, col tempo e con la perdita di persone care, inizia a diventare una lotta per la sopravvivenza del genere umano stesso. Perché, anche se Izumi e Destry vivono in una “zona grigia”, hanno ben chiaro cosa sia il concetto di umanità, ovvero quell’umana compassione tra gli esseri viventi, quel legame che va al di là della semplice e vuota esistenza. Mentre Izumi si abitua lentamente a Destry e, grazie alla sua presenza, si fortifica e riesce a capire le sue potenzialità, Destry non impara solo la cultura e le usanze umane, ma anche le emozioni e i sentimenti.
Nonostante col tempo il carattere di Izumi si incupisca, diventando freddo ed emotivamente distante, e la sofferenza della sua situazione e delle tristezze accumulate (il lutto per la morte della madre, ma anche il soccorso in extremis di Destry che gli ripara il cuore) gli impedisca di piangere, la convivenza forzata con il suo ospite aumenta lo sviluppo delle sue facoltà e dei suoi sensi, agendo sulla sua empatia nei confronti del genere umano.
Al suo fianco: Satomi Murano, compagna di scuola e amica di sempre, ragazza riflessiva e sensibile, ignara della situazione di Izumi, ma disponibile a comprenderlo e a superare insieme a lui, le sue paure; Hirama, detective della polizia perspicace e intuitivo, che indaga sulla questione dei parassiti e dei loro crimini e percepisce che c’è qualcosa di strano in Izumi.
ATTENZIONE: perché, se Izumi e Destry acquisiscono la capacità di unirsi e di separarsi per le battaglie, quando Destry ha riparato il cuore di Izumi ha infuso il 30% di sé e delle sue potenzialità all’interno dell’organismo e del sangue di Izumi, rendendolo a tutti gli effetti un mutante, in grado di esistere con le sue caratteristiche, anche al di là della scomparsa di Destry.
Jeong Su-in (Jeon So-nee di Our Blooming Youth) è una giovane donna con un triste passato. Una sera, dopo un alterco con un cliente del supermercato dove lavora, viene aggredita durante il ritorno a casa: spinta fuori strada col suo motorino e accoltellata ripetutamente, si accascia per terra in attesa del colpo finale, quando il suo aggressore muore, colpito brutalmente, come diviso in due nel corpo da una lama. Una creatura ignota entra nel suo orecchio, ma, trovando un corpo prossimo alla morte, decide di ripararlo, senza installarsi nel cervello.
Quello che Su-in non sa è che quella creatura, da lei ribattezzata Heidi, è un parassita, appartenente ad una specie ignota arrivata sulla terra con l’obiettivo di cibarsi dei cervelli degli esseri umani, per sostituirsi a loro e controllarli, fino a controllare tutta la società.
Tra Su-in e Heidi sorge una cooperazione basata sul loro vivere in simbiosi, per cui ognuna aiuta l’altra in una lotta continua per la sopravvivenza personale, che, col tempo e con la minaccia di perdere tutte le proprie sicurezze, inizia a diventare una lotta per la sopravvivenza del genere umano stesso. Perché, anche se Su-in e Heidi condividono lo stesso corpo e si incontrano a metà strada in un inconscio comune, una “zona grigia”, i loro cuori vanno all’unisono in un legame che si stringe sempre di più tra di loro e tra loro e il resto dell’umanità. Mentre l’una si abitua all’altra, l’una diventa anche la confidente dell’altra, aiutandosi a vicenda a comprendersi e a cercare un proprio posto nel mondo, senza sentirsi mai sole.
Nonostante i traumi accumulati sin dall’infanzia e le tristezze, che, una dopo l’altra, si affollano nella vita, portino Su-in a chiudersi sempre di più in se stessa, quasi ad abbandonarsi in una sorta di volontario coma per ritirarsi totalmente dalla vita, col tempo e grazie anche all’aiuto di Heidi, Su-in impara che sfogarsi è possibile, così come è possibile smettere di fuggire e fare una differenza nel mondo, sviluppando la sua empatia nei confronti del genere umano.
Al suo fianco: Seol Kang-woo (Koo Kyo-hwan di D.P. – Deserter Pursuit), piccolo truffatore e galoppino di una cosca mafiosa, che si ritrova quasi casualmente a proteggere il segreto di Su-in; Choi Jun-kyung (Lee Jung-hyun di Snowdrop), profiler della polizia e capo dell’unità speciale The Grey (una sorta di X-Files), nemica-amica di Su-in nella prevenzione della diffusione dei parassiti.
ATTENZIONE: perché, se Su-in, Kang-woo e Jun-kyung riescono a superare le proprie divergenze e ad unire le proprie forze l’unità The Grey sembra destinata a svilupparsi e a potenziarsi, occorre rimanere all’erta fino ai titoli di coda, quando sbuca un improvviso e inaspettato alleato giapponese di nome Shinichi Izumi (interpretato da Masaki Suda di Foto di Famiglia).
Che cosa sono i parassiti? E sono per davvero così malvagi come possono apparire? Ma, soprattutto, lottano per la sopravvivenza, uccidendo gli altri, oppure uccidono gli altri per diffondere il proprio genere? Sono interrogativi che si pongono sia l’anime/manga che il drama televisivo e, se Destry dice che, dopo accurate ricerche sul concetto dei demoni, ha notato che gli esseri umani sono quanto di più vicino a tale concetto possa esistere, Heidi fa notare la bellezza del mistero degli esseri umani, ma anche il loro più cupo pericolo esistenziale, visto che i parassiti non sono nati per propria volontà, ma sono connessi alla volontà degli umani di “parassitare” il mondo e le sue risorse. Al tempo stesso, sono gli umani a fornire ai parassiti le prospettive e le attrattive più interessanti, che consistono nel creare e comandare la peculiare caratteristica umana di organizzarsi socialmente e, quindi, di “parassitare” la società. E credo che gli sviluppi e le soluzioni migliori arriveranno dalla nuova creatura destinata a sorgere prossimamente dall’incontro di anime/manga e drama.
Come suona la recensione?
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Laura
