“There is magic in Scotland. It’s a country with a lot of pride and bravery“. (Gayle Rankin)
Avete presente quella Scozia fiabesca, quella in cui è possibile ammirare il verde intenso delle sue colline che si uniscono al cielo nuvoloso e incombente e alle merlature delle torri e dei castelli, dove spuntano fantasmi dimenticati nel tempo? Ecco, provate a fare un viaggio on the road con la/il vostra/o migliore amica/o, in giro a zonzo per le terre scozzesi, k-way alla mano per la pioggia intermittente, alla scoperta delle più antiche tradizioni che avete sempre amato nei libri (e non solo). Praticamente, è quello che hanno fatto insieme Jung Hae-in (Something in the Rain, A Piece of Your Mind, One Spring Night, Snowdrop, Connect, D.P.) e Im Si-wan (Run On, Summer Strike, Road to Boston, Unlocked, prossima stagione di Squid Game), due attori coreani che non condividono quasi nulla tra loro, se non l’amicizia e il sogno di andare insieme in Scozia, come solo la Rowling avrebbe voluto.
L’idea del programma itinerante Actors on the Road: Scotland (anche noto come Actors on a Journey o Scotland Travel, in originale 배우는 여행중) è arrivata al regista e produttore PD Oh Chung nel momento in cui ha visto i due attori incontrarsi per la prima volta ai premi Baeksang 2022 e diventare immediatamente amici, con una sintonia spontanea incredibile, pur non avendo mai avuto modo di lavorare insieme (noi lo sappiamo, perché in quei giorni Jung Hae-in ha inondato il suo profilo Instagram con selfie insieme agli amici Im Si-wan e Ahn Bo-hyun ai premi Baeksang). La curiosità della produzione è aumentata nel momento in cui è stato notato non solo che l’amicizia tra i due attori aumentava di giorno in giorno (entrambi affermano durante il programma di essersi dati appuntamento per il Busan Film Festival, anche perché Im Si-wan, nativo di Busan, doveva mostrare la città all’amico Jung Hae-in, nativo di Seoul), ma anche che avevano in comune molte più cose di quello che non si poteva pensare. Entrambi, ad esempio, avevano l’obiettivo di andare in Scozia: Jung Hae-in, perché adora viaggiare e registrare dei veri e propri V-log (ne è un esempio il programma Jung Hae-in’s Travel Log del 2019, in cui l’attore ha ripreso il suo viaggio a New York e che in rete è diventato un piccolo caso) e ha una fissa particolare per il golf; Im Si-wan, perché, da sempre anglofilo e appassionato di cultura britannica, legge Harry Potter e beve solo whisky scozzese. Ma la vera scintilla è stata notare le altre connessioni spontanee tra i due attori: entrambi nati nel 1988 (tanto che il primo titolo del programma era stato concepito come Learning on a Trip: First Time Traveling with ’88ers), esattamente ad 8 mesi di distanza (Jung Hae-in è nato il primo aprile, mentre Im Si-wan il primo dicembre) e con personalità simili, nonostante i MBTI-Myers Briggs opposti (Jung Hae-in è un ISTP e Im Si-wan un ENFJ). Come afferma il regista, le connessioni con il numero 8 tra i due, poi, sono infinite (con tanti di quei calcoli matematici che rendono felicissimo Im Si-wan, uno che nei programmi si mette a risolvere il cubo di Rubik in 2 minuti e zittisce tutti coloro che sono intorno, e lasciano inquieto Jung Hae-in, che con i numeri e i conti ha una dimestichezza così bassa, da lasciare pure il resto ai negozianti).
Avete mai avuto un amico / un’amica a cui siete molto legati e con cui amate viaggiare, nonostante i caratteri completamente diversi? Ebbene, è questo ciò che succede a questi due. Da una parte, ci sono la timidezza e il sorriso sincero di Jung Hae-in, che forse non credevamo così carino e affettuoso, uno che si prende cura degli amici in tutto e per tutto (anche portando le tisane giuste per la sera, i fermenti lattici per la mattina e le vitamine e i minerali da prendere, perché in viaggio ci si depaupera), si impegna in modo metodico e persistente in tutto quello che fa, si emoziona e si commuove facilmente (la sua espressione quando Im Si-wan lo definisce come uno dei suoi amici più cari è impagabile), parla poco di sé, ma, quando lo fa, apre se stesso e i suoi traumi (l’essere stato preso in giro da piccolo perché grasso, ad esempio) e, talvolta, si spaventa pure (il suo saltino in aria durante lo sparo del cannone di mezzogiorno al castello di Edimburgo è da vedere in loop). Dall’altra parte, c’è quella falsa sfrontatezza di Im Si-wan, estroverso atipico a cui non importa di fare colpo sugli altri, ma che agisce e reagisce da sé (proprio come un geek), parla con i locali (anche facilitato da un’ottima padronanza della lingua inglese e da una pronuncia perfetta) e soprattutto parla sempre a voce alta (anche con se stesso), contratta i prezzi, dialoga con tutti i pensionati scozzesi (che, seriamente, potrebbero invitarlo per una partita di bridge), mentre mostra come si veste double-face contro il freddo, sbaglia tutte le buche del golf, fa la sua camminata veloce in stile omino da film muto (generando un certo imbarazzo nel compagno di viaggio) o, allo scatto del flash della fotocamera, esclama “Potato!” in puro stile scozzese.
Obiettivo del viaggio è conoscere la storia e le tradizioni di Edimburgo, visitandola da cima a fondo e compiendo una serie di “missioni” prescritte nella loro ginkana (trovare i nomi dei personaggi della Rowling nel cimitero che l’ha ispirata è un esempio), partecipare a diverse degustazioni di whisky e scotch locali, ma anche giocare una partita di golf nel primo vero percorso dedicato a questo sport (il leggendario Old Course di St. Andrew’s Link, dove Jung Hae-in afferma con un certo orgoglio: “Magari, non ho giocato molto e non gioco bene, ma ho battuto tutti perché ho giocato dove è nato il golf!”), seguire e partecipare ai lavori di una distilleria di whisky (con tanto di foto ricordo con i maestri di questo pregiato alcolico), andare a pesca di salmoni in barca nel fiumi scozzesi.
In sei puntate, impariamo che Im Si-wan finge di rifarsi il letto ogni mattina (fino a quando non lo scopre Jung Hae-in), ma lascia all’amico la stanza più grande e spaziosa, che non sa fare le foto (taglia teste o sfoca l’obiettivo), che può mangiare fino all’inverosimile senza mettere un grammo, che ha una fiaschetta di alcool al collo camuffata da fotocamera (o, perlomeno, così millanta), ma che segue sempre il suo hyung in tutto ciò che vuole fare, anche con il rischio di rompere un vetro nella facciata storica di St. Andrew’s per un tiro di golf. Impariamo anche che Jung Hae-in odia guidare e, se può, delega agli altri, ma odia ancora di più le macchinette automatiche dei biglietti dell’autobus (perché non sa correre con i conti), che fa foto sempre instagrammabili e, piuttosto, fa spostare mezza popolazione della Scozia, e che, inspiegabilmente, appena entra in un locale senza avventori, fa subito tendenza e il posto diventa affollato (come gli spiega l’amico, “Si tratta della Haeiness, è una cosa genetica”).
Impossibile non adorare questa coppia strana e così incredibilmente umana di amici, che, dopo i primi minuti, ci sembra di conoscere da una vita: uno di una dolcezza e di una timidezza adorabili, l’altro un genio svagato e stralunato in modo incredibile. Non so se, dopo averli visti recitare in numerosi ruoli, me li aspettavo proprio così, ma so che, vedendoli, sono diventati da subito amici di sempre, come se ci fossimo incontrati tra i banchi di scuola e fossimo andati d’accordo immediatamente, a prima vista. Anche perché siamo tutti cresciuti sfogliando i libri di Harry Potter e seguire il loro viaggio mi ha riportato alla mente un posto che ho adorato visitare anni fa, la Scozia.
P.S.: è troppo sperare in un’altra stagione e in un altro viaggio con questi due?
Laura
