Sulla città sta calando il buio della sera.
Per le strade di un quartiere di periferia, là dove la luce flebile dei lampioni evidenzia appena le ombre dei passanti, un uomo sta tornando a casa, o ovunque possa dimenticare la giornata appena trascorsa. Indossa un cappotto a tre quarti e una borsa a tracolla dalla quale non si separa mai; la sua schiena è curva, la testa china; è un uomo buono, uno che non tradirebbe mai la fiducia di nessuno, è solido, leale, onesto, eppure sorride raramente, trascinandosi dietro una vita irrisolta.
E mentre cammina piano, perso nella sua tristezza, non si accorge che una giovanissima donna, resa impavida dalla disperazione, lo segue nel buio, ascoltando ogni sua parola, ogni suo respiro: ha due grandi occhi, bocca tumefatta e cuffiette nelle orecchie. Pagata da qualcuno per incastralo, ha inserito una microspia nel suo cellulare alla ricerca di frasi compromettenti, ma mentre lo ascolta, si fa cullare da quella voce calda e buona, da quei sospiri infelici e da certi silenzi dolorosi e significativi, come una rassicurante ninna nanna. Imparerà ad amarlo.
L’uomo e la ragazza lavorano nella stessa azienda, abitano nello stesso quartiere, prendono la metropolitana negli stessi orari, ma la distanza tra i due è siderale. Park Dong-hoon è un ingegnere edile, vessato dai suoi superiori e amato dai suoi sottoposti, infelicemente sposato, ben oltre i quarant’anni; Lee Ji-an è una stagista di vent’anni (o di trentamila anni?), provata dall’indigenza e dai soprusi, ostile, taciturna, tenuta a distanza da tutti. Un animaletto feroce e impaurito, silenziosa e accorta come un felino.
Quando qualcuno ai vertici dell’azienda vorrebbe sbarazzarsi di Park Dong-hoon e gli fa recapitare una busta piena di denaro affinché possa essere licenziato, Lee Ji-an compie un’azione che cambierà il corso degli eventi e, nel bene e nel male, per soldi e per amore, diventerà la sua ombra.
Dapprima sarà la pietà reciproca ad avvicinarli, il senso di protezione da parte di lui (“È la bambina più pietosa al mondo“, dirà) e lo stupore ritroso di lei di fronte a tanta onestà, poi una tenerezza senza nome, quella che lambisce i confini dei diversi tipi di amore, ma che Amore rimane: profondo, non detto, trattenuto, doloroso. Nel dono di sé e nel coraggio di rischiare per l’altro, i due mondi distanti anni luce si toccheranno quel tanto da trasformare l’esistenza dell’uno e dell’altra in una vita degna di chiamarsi tale.
Sullo sfondo, nitidi e ben scolpiti, i fratelli di Park Dong-hoon, litigiosi e umiliati dalla vita, legati l’un l’altro da un affetto che è quasi animale, nati e cresciuti in una periferia urbana che ha il sapore di un villaggio di campagna, in cui tutti si conoscono, si proteggono e bevono insieme finché la tristezza e la stanchezza non siano passate; inoltre, una moglie bellissima con il cuore altrove, una vecchia madre energica ma stanca, una fidanzata abbandonata per un diverso tipo di amore e un’altra che invece vorrebbe riscattarsi e riscattare il suo amore, saranno le voci femminili di un drama corale, in cui è fondamentale la solidarietà reciproca e il senso di appartenenza.
Un pensiero speciale alla nonna di lei. Una vecchina piccola come una foglia, che non può parlare, né sentire, né camminare, pur continuando a sorridere nonostante una vita ai confini di tutto, perfino della dignità. Indimenticabile quando, avvolta in una coperta e rannicchiata nel carrello del supermercato, osserva con occhi grati e tristi una luna troppo grande, nella quale vorrebbe definitivamente perdersi; poetica, quando chiede a Ji-an “I fiori quando cadono che rumore fanno?”
Infine il cattivo Kwang-il, lo strozzino crudele e violento, che picchia i deboli e perseguita Ji-an. Occhi sbarrati, naso affilato e pugni chiusi, avrà un cedimento di fronte al Bene che lo incalza da vicino? Vedete My Mister e lo scoprirete.
Lee Sun kyun (Pasta, Coffe Prince, Parasite, L’alba della vendetta, Dr.Brain, ecc.), attore di pregio, vincitore di molti premi nazionali e internazionali, commuove ed emoziona sempre: quando contrae le mascelle per nascondere quello che prova, quando china la testa umiliato, quando tende la mano, quando vorrebbe ma non può, quando finalmente sorride, quando finalmente piange. Un monumento di imperfezione e di umanità, un gigante di bravura. Bravissimo in quel suo essere dolce e fermo, appassionato e trattenuto, figlio, fratello, padre, amico, uomo.
IU (Moon Lovers, Persona, Hotel del Luna, Le Buone Stelle – Broker, Dream), cantautrice e attrice di rara sensibilità, dà i brividi solo sgranando i suoi grandi occhi nel buio o muovendo appena quelle labbra da bambina. Delicata e crudele, convince con la forza della disperazione nei gesti e negli sguardi, rendendo l’aria intorno rarefatta. Ma quando finalmente sorride, tutto cambia.
Voto: 10 e lode.
Barbara (Fatina Nera di @attraversamentofatine)
