Demon Slayer: The Swordsmith Village Arc

Con Demon Slayer abbiamo visto che esiste un Giappone dei primi decenni del XX secolo, popolato da demoni di ogni tipo e variopinti cacciatori che sbloccano poteri e kata di respirazione. Ricordate come erano usciti stremati Tanjiro e i suoi amici dopo la lotta contro la Sesta Luna Crescente nell’Entertainment District Arc? Per non parlare di come erano già sopravvissuti prima per miracolo allo scontro mortale sul treno nel Mugen Train Arc? Ebbene, riprendiamo adesso il viaggio e l’addestramento per diventare un ammazzademoni verso il villaggio dei forgiatori di katana.

L’opening dello Swordsmith Village Arc, l’arco narrativo ambientato nel villaggio dei forgiatori di katana, è cantato dalla band giapponese alternative rock Man With A Mission, cinque pazzi di Shibuya noti in patria perché appaiono al pubblico sempre e solo indossando delle maschere da lupo (un po’ come Inosuke con la testa di cinghiale), accompagnati dalla voce della giovane milet (tutto in minuscolo), artista nippocanadese già reputata la nuova LiSA, che è salita alla ribalta durante le Olimpiadi di Tokyo 2020 (o, meglio, 2021) per aver eseguito in apertura la cover de L’Hymne à l’amour di Edith Piaf. La canzone, Kizuna no Kazei, è un inno alla ripresa della vita, del coraggio e della forza, nonostante l’oscurità del mondo che ci circonda e nonostante il dolore che dimora nell’animo. Basta prendere quel fuoco nascosto in un cuore scatenato per illuminare il cammino e per far sorgere quel “miracolo nato dagli intrecci umani” (vedi ep. 3×11), che è, in fondo, quel legame di amicizia e di fraternità presente in questo arco narrativo di Demon Slayer.

E, allora, vediamo l’evolversi della storia, episodio per episodio. ATTENZIONE: spoiler!

Ep. 3×01 – Il sogno di qualcuno

Il terribile Muzan riunisce le Lune crescenti demoniache (l’ultima volta non era andata proprio benissimo, eh) per redarguirle e raccomandare che il loro compito è trovare il giglio ragno blu (oltre che sterminare i suoi eterni nemici e l’umanità, ma questi sono dettagli). Tra le creature grottesche, ritroviamo lo stra-odiato Akaza e un demone che sappiamo già quanto diventerà importante (anche perché ha il marchio della Prima Luna stampato nell’occhio). Ma la nostra attenzione giustamente si deve spostare a Tanjiro, che, nonostante due mesi di coma, si risveglia, viene accolto da Kanao, Inosuke e tutti gli altri e si rimette in sesto. Solo che, ancora una volta, la sua spada è fuori uso e, ancora una volta, il suo misterioso forgiatore lo insulta via lettera. Per cui Tanjiro decide di raggiungerlo nel villaggio dei forgiatori di katana (che ha pure le terme, cosa che fa aspirare anche ad una vacanza gradevole). Naturalmente, il suo forgiatore è misteriosamente sparito e Tanjiro non potrà godere un tranquillo weekend termale come chiunque altro (quando mai?). Però, in compenso, s’imbatte in ben due Pilastri: l’adorabile Mitsuki Kanroji, Pilastro dell’Amore, e l’apatico Muichiro Tokito, Pilastro della Nebbia.

Ep. 3×02 – Yoriichi Modello Zero

Il nostro Tanjiro, che ovviamente non sa farsi gli affari suoi, interviene nella lite tra Tokito e un piccolo forgiatore, relativa ad una inquietante bambola meccanica risalente all’era Sengoku (che, per la cronaca, va dal 1467 al 1603) e che somiglia ad una presenza vista da Tanjiro in sogno (e non solo). Forse un ricordo atavico degli antenati? Infatti, Muichiro Tokito, Pilastro della Nebbia, non è solo un giovane e brillante spadaccino e cacciatore di demoni, ma è praticamente privo di empatia ed emotivamente senza vita. Insomma, non una persona con cui stringere amicizia facilmente. Grazie a lui, però, impariamo gli insulti più educati e altisonanti della saga (tipo: “Ti conviene fare seppuku rituale!“). In definitiva, Tanjiro incassa insulti e botte (come sempre), ma anche la stima e la simpatia dei forgiatori, compreso quel bambino terribile che ha difeso e che, per ricompensarlo, lo fa esercitare contro l’inquietante spadaccino meccanico (a scapito di tre giorni senza cibo, acqua e sonno, naturalmente). Ma, in tutto questo, troverà quasi per caso una spada leggendaria. P.S.: Tanjiro litiga anche con un infamissimo corvo parlante.

Ep. 3×03 – La katana di più di trecento anni fa

La situazione sembra abbastanza idilliaca al villaggio dei forgiatori di katana per Tanjiro, che conosce finalmente il suo forgiatore e lo convince a sistemare la spada ritrovata, tenta di dare lezioni di empatia a Tokito (“rendere felici gli altri mi fa stare bene“) e fa le trecce a sua sorella Nezuko. Ovviamente, non riesce ad incassare l’amicizia di Genya, fratello minore del Pilastro del Vento, ma pare che nessuno gli sia particolarmente simpatico. La situazione idilliaca non può continuare e, così, dal nulla, arrivano ben due Lune Crescenti demoniache (Gyokko e Hantengu, rispettivamente la Quinta e la Quarta Luna), che dimostrano capacità diverse rispetto ai demoni affrontati precedentemente. Hantengu, ad esempio, si sdoppia e si quadruplica ogni volta che gli tagliano una testa. Onestamente, non mi aspettavo che si entrasse da subito nella battaglia. Preferivo gioire insieme a Nezuko per le trecce nuove.

Ep. 3×04 – Grazie, Tokito-kun

Qui la situazione sta iniziando a diventare un po’ confusa con Nezuko che si trasforma in demone per difendere il fratello, Tanjiro che fa la danza Kagura del Dio del Fuoco, una delle parti del demone che vola e porta via Tanjiro, Genya che non dovrebbe nemmeno essere vivo e, invece, spara come in un western (ma da quando usano le pistole?)… E, poi, c’è Tokito, che torna indietro per salvare il bambino forgiatore e ripensa alle parole di Tanjiro sull’empatia e cerca di ricordare un passato di cui non ha più memoria.

Ep. 3×05 – La katana incandescente

Succedono una serie di eventi, come sempre durante le battaglie infinite, che durano una sola notte equivalente a 10 anni di crescita dei personaggi. Anzitutto, Tokito stermina una serie di demoni e difende due forgiatori di katana nel bosco per, poi, imbattersi (ufficialmente) in Gyokko, la Quinta Luna Crescente, che ha bocca e occhi al posto sbagliato della faccia ed esce dai vasi come un cobra incantatore. Non solo, perché ha anche un pessimo senso della body art e costruisce “opere d’arte” con i cadaveri di coloro che ha assassinato e lancia aghi avvelenati per bloccare i suoi contendenti. Per Tokito, il duello è più un viaggio alla ricerca dell’empatia e dei ricordi mancanti, cosa che lo porta a schermare gli altri col proprio corpo.

Intanto, Kanroji, che è tornata indietro non appena ha sentito l’allarme del villaggio, tira fuori la sua strana e flessuosa katana, una lama rosa e flessibile che si muove come una frusta (ma taglia di netto come una spada). Non si sa il numero preciso di demoni che questa meravigliosa donna riesce ad uccidere in poco tempo, né quante vite umane salva nel giro di una sola rotazione di polso. Però, assistiamo subito non solo alla sua enorme abilità, ma anche alla respirazione dell’amore e al suo primo kata (anche se vedremo presto tutti gli altri nel corso degli episodi), quello del dolore del primo innamoramento, che miete più vittime di un’ascia (e non lo avrei mai pensato!). Naturalmente, questa adorabile creatura con le trecce rosa e una grande femminilità ha anche una forza sovrumana. Non mi stupisce che sia un modello per Nezuko.

INTERMEZZO – Nel frattempo, Tanjro, che, nonostante le botte prese, è sempre rimasto miracolosamente vivo. tira fuori un’altra delle sue abilità inaspettate, la lama incandescente, ovvero la sua katana nera diventa rossa e prende fuoco grazie al contatto con il sangue demoniaco della sorella Nezuko. Forte della sua respirazione, della Danza del Fuoco del Dio Kagura e della nuova katana di fiamme, Tanjiro inizia a decapitare i demoni in cui si è scomposto Hantengu, la Quarta Luna Crescente, e che rappresentano le emozioni umane. In tutto ciò, Hantengu (o, meglio, la legioni di demoni che lo compone) ricocnosce un’abilità e un potere già visto in uno spadaccino di secoli prima. Forse si tratta di quei ricordi che Tanjiro continua a sognare e che non appartengono al suo passato? Si tratta di un suo avo o di una sua vita precedente?

Ep. 3×06 – Perché non diventi un Pilastro?

Mentre Tokito è stato rinchiuso da Gyokko in una sorta di anfora acquosa/nebbiosa impenetrabile dalle lame e che toglie il respiro (cosa che non mi garba per niente, perché ho già versato parecchie lacrime nella stagione precedente), Tanjiro con la sua spada di fuoco e Nezuko con i suoi artigli sterminano in continuazione la legione demoniaca, alla ricerca del corpo centrale da decapitare, in realtà un demone minuscolo, ma resistente alle lame, che rappresenta (giustamente) la codardia. In tutto ciò, sono aiutati da Genya, che vuole diventare un Pilastro a tutti i costi. Solo che Genya è anche diventato un demone, trasformato dal sangue avvelenato durante la battaglia. Non che la cosa sia di grande importanza, per la verità, visto che diventare un demone solitamente peggiora il carattere delle persone, ma Genya aveva già un brutto carattere da umano, per cui nulla di particolarmente gravoso. Il suo obiettivo rimane quello di sconfiggere i demoni, non tanto per la pace sulla terra, quanto per essere stimato dal fratello Sanemi, diventato Pilastro del Vento. Da qui una serie di flashback molto apprezzati sul triste passato dei due fratelli e sui traumi mai superato da Genya.

Ep. 3×07 – Un nemico crudele

Questo episodio è un po’ confuso e pieno di action, per cui vediamo di riassumere per gradi. Mentre Genya e Nezuko tengono a freno i demoni delle emozioni umane di cui è composto Hantengu, Tanjiro tenta di tagliare la testa al piccolo demone della codardia che costituisce il corpo centrale, ma sempre senza successo. Ad un certo punto, quello che era il demone dell’ira assorbe in sé i demoni delle altre emozioni (in una scena un po’ macabra per cui si fanno a pezzi fra loro) e si trasforma nel demone dell’odio, un giovane insolente che sparge intorno a sé terrore e intimidazione, si fa proteggere da un gigantesco drago di legno a più teste (una sorta di idra) e accusa Tanjiro e amici di essere crudeli, senza cuore e senza umanità perché si mettono contro i più deboli e i più piccoli, come il minuscolo demone della codardia. Sorry, what? Cioè: un demone di una legione che costituisce una Luna Crescente diabolica e che negli anni ha divorato centinaia di esseri umani per puro piacere accusa gli altri di crudeltà? Quando, giustamente, Tanjiro gli fa notare l’incoerenza, il demone si difende, dicendo che, comunque, loro non conoscevano nessuno degli umani di cui si era nutrito in passato, né erano loro parenti. Ripeto: sorry, what? Veramente, se Tanjiro non fosse già così capace con la katana, entrerei in battaglia direttamente io per quanto mi irrita questo mostro.

Ma c’è di peggio, ovvero Gyokko che ha incastrato Tokito. Primo, non sono pronta per un’altra morte illustre dopo Rengoku; secondo, non ho ancora avuto modo di conoscere bene Tokito; terzo, Gyokko è una delle Lune demoniache che peggio sopporto, anche per un senso dell’umorismo orrendo. Però, mentre Tokito sembra arrendersi alla morte, inizia a vedere Tanjiro che gli dà parole di incoraggiamento (mai pronunciate, per la verità, ma pare che abbia una celata devozione per il nostro eroe), parole che si fondono con gli insegnamenti del padre. E, allora, sì, adesso inizia a piacermi la situazione, perché, conoscendo l’anime, so che il prossimo episodio sarà, di fatti, un flashback nella vita passata di Tokito e che, forse, riacquisterà sia la memoria che la vita.

Ep. 3xo8 – Il “Mu” di Muichiro

Infatti, Tokito, vedendo il piccolo forgiatore lottare contro un mostro con le sembianze di un pesce carnivoro e notando che viene ferito a morte, riacquista tutta la padronanza di sé, rompe l’ampolla indistruttibile, si toglie gli aghetti velenosi che ha sul corpo e impugna la spada per eliminare i demoni. Solo che, nel frattempo, Gyokko è andato nella baita per vedere quale segreto celano i forgiatori di katana. Qui scopre il forgiatore di Tanjiro alle prese con la katana centenaria, quasi commosso per la bellezza dell’arma e, con grande stupore del demone, il forgiatore non lo degna di uno sguardo: lo colpisce in tutti i modi, lo frusta, picchia chi è vicino a lui, distrugge tutto, manda a fuoco la casa, distrugge pure la maschera del forgiatore e quello rimane inamovibile a lavorare sulla lama. In una lotta di pazienza e di perseveranza, ha sicuramente vinto il forgiatore. Ovviamente, Gyokko è arrabbiatissimo, ma, nel frattempo, Muichiro Tokito si è risvegliato e si fa trovare pronto ad affrontare Gyokko, anche perché ha riacquistato in pieno i suoi ricordi. E, con una serie di lunghissimi flashback, conosciamo l’infanzia del Pilastro, la morte dei suoi genitori per un banale incidente e soprattutto il fratello gemello, che lo contrasta e lo opprime, ma che, in fondo, cerca solo di proteggerlo: sa che Muichiro è un “bambino speciale”, con un aspetto apatico e sognante solo di facciata, ma, in realtà, con una rabbia repressa che sfocia in scoppi di collera quasi incosciente e poteri fuori dalla norma. Iniziamo a spiegarci una serie di cose, come la sua prima uccisione di un demone e il suo allenamento prodigio, ma anche il suo attaccamento agli affetti, che non riesce a dimostrare.

Ep. 3×09 – Il Pilastro della Nebbia, Tokito Muichiro

Remember that boiling anger. […] Even if I lose my memories, my body will remember that anger that will not leave me until I die. It’s why I trained so hard that I vomited blood to destroy demons. And more… to eradicate them!

E questo è il tanto atteso episodio dedicato solo ed esclusivamente al Pilastro della Nebbia. Tokito Muichiro sembra non sentire gli effetti degli aghetti illuminati e della mancata respirazione nell’ampolla e combatte in modo incredibile contro Gyokko. Assistiamo alla Respirazione della Nebbia e all’utilizzo di ben 7 kata e – per la prima volta nel corso della visione dell’anime – vediamo anche come viene sbloccato un Demon Slayer Mark, un marchio a forma di voglia che conferisce maggior potere e forza all’ammazzademoni che lo acquisisce, di solito, in condizione di pericolo mortale. Torna, inoltre, quell’ironia sottile e cattiva di Tokito verso il demone (tipo: “credevo che stessi facendo un monologo con te stesso e non volevo interromperti”), che lo accompagna durante tutto il duello, fino alla decapitazione di Gyokko. Addio, Quinta Luca Crescente! Non mi mancherai affatto.

POSTILLA: cameo speciale nei ricordi di Tokito sul periodo dell’allenamento di Rengoku, il Pilastro del Fuoco, che manca sempre molto.

Ep. 3×10 – Il Pilastro dell’Amore, Kanroji Mitsuri

Is it okay for a girl to be this strong? I still worry that someone may ask that, as though I’m not human. In my fear, I was suppressing my strength. But not anymore. Leave this to me. I will protect everyone.

E arriva anche il momento dell’episodio dedicato alla meravigliosa Kanroji Mitsuri, il Pilastro dell’Amore, che onestamente avevamo perso per strada mentre salvava da sola un intero villaggio da innumerevoli demoni, ma, adesso che Tanjiro e compagni sono in difficoltà con la versione da demone dell’odio di Hantengu, appare in modo provvidenziale. Non è solo un’abile spadaccina con la sua lama-frusta, ma ha anche una forza sovrumana, che sembra impensabile in una ragazza così aggraziata. Kanroji non si fa intimidire dall’odio del demone (anche perché diffonde amore) ed è pronta a salvare Tanjiro, Genya e Nezuko e a consentire loro di uccidere il demone. Mentre Kanroji taglia le teste dell’idra con facilità e salti acrobatici, partono i flashback del suo passato, da bambina amata dai genitori, ma in possesso di una super forza e di una super fame (tanto da battere un’intera squadra di lottatori di sumo), al cruccio dei suoi capelli rosa durante l’adolescenza, al venire rifiutata come ipotetica moglie perché troppo forte e poco femminile, al suo tentativo di farsi accettare e farsi amare dagli altri, rendendosi quasi invisibile. Fino alla decisione finale, prima di accettare la proposta di matrimonio, che fa capire a Kanroji che l’unica e vera felicità proviene dall’accettare se stessa e amarsi così com’è, forzuta e con i capelli rosa, gioiosa e affettuosa con gli altri, ma soprattutto senza cambiare e sopprimere la sua vera natura. Una donna forte perché sa essere se stessa, amarsi e capirsi senza porsi problemi e, di riflesso, sa amare e comprendere gli altri.

POSTILLA: cameo speciale di Obanai Iguro, il Pilastro del Serpente, che ha regalato le parigine verdi indossate da Kanroji. Io ci vedo una ship.

Ep. 3×11 – I legami che ci uniscono: alba e aurora

La fuga del piccolo demone della codardia continua, così come continua l’inseguimento dei nostri. Tanjiro, che ha risorse extra rispetto a qualsiasi essere umano, si getta sul demone, ma non riesce ad avere la forza di contrapporsi e quello si ingigantisce per diventare di dimensioni enormi e fuggire nuovamente. Siamo sul finire della notte e sul crinale delle prime timide ore di luce: il demone deve agire in tempo, prima di essere bruciato dai raggi del sole, per cui si lancia all’inseguimento di tre malcapitati destinati ad essere il suo pasto; anche Tanjiro deve agire in tempo, prima che il sole bruci del tutto la sua amata sorella Nezuko. Al che accadono una serie di cose: Kanroji continua a tenere impegnato il demone dalle teste dell’idra; Genya spara come un forsennato ché sembra Clint Eastwood; Tokito Muichiro, che sembrava morto per il veleno degli aghetti, si trascina e lancia a Tanjiro la spada centenaria (nonostante il forgiatore non abbia ancora finito di molarla); Nezuko respinge il fratello che voleva coprirla e proteggerla dal sole e lo getta nella mischia contro il demone. Con le lacrime agli occhi, perché sa della morte certa della sorella, Tanjiro va dal demone e lo decapita definitivamente (o, meglio, prima decapita il corpo grande e, poi, quello piccolo, che era inserito dentro come una matrioska). Poi, accade l’impensabile: Nezuko sopravvive! Non solo, perché, parafrasando il lancio del film Ninotchka negli anni ’30, Nezuko parla e ride come se fosse Greta Garbo. Per la verità, dice poche battute ed è rimasta molto infantile, ma è fresca come una rosa nonostante i raggi del sole, riuscendo così nell’intento che era mancato al capo dei demoni Muzan. Tutti si abbracciano, contenti e vittoriosi, e possono tornare a casa.

Beh, non sono proprio tutti contenti. Muzan, con le sue sembianze da bambino di Omen Il Presagio, come lo abbiamo visto ultimamente, è arrabbiatissimo, anche perché ha capito che non ha più bisogno del giglio ragno blu per sopravvivere al sole, ma direttamente di Nezuko. Visto la sua rabbia atroce, assassina persone a caso che gli capitano sotto mano, mentre ricorda il passato o, meglio, come una medicina particolare di un dottore ciarlatano lo abbia fatto diventare un demone, invece di guarirlo dall’infermità. Sappiamo già che nella prossima stagione tornerà più cattivo di prima e la cosa non fa certo piacere.

E, quindi, vi lascio con il trailer del prossimo arco narrativo, Hashira Training Arc, dove faremo la conoscenza di tutti i Pilastri degli Ammazzademoni.

Piccolo particolare: no, Genya non è diventato un demone, mi sbagliavo; anche se non ho ancora capito cosa sia diventato realmente, perché aveva occhi privi di pupilla e fuori dalle orbite, i capelli da Super Sayan e ha combattuto per 20 ore con un buco in mezzo al corpo. Tutto bene anche così.

Captain-in-Freckles

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