Viviamo tutti così, trasformando il nostro dolore in brama?
In un futuro distopico nemmeno troppo lontano, l’impatto con una cometa a distrutto gran parte del genere umano, che si è ridotto all’1% della popolazione precedente sulla Terra. Di fatto, però, le situazioni erano già gravi prima della moneta, con livelli di inquinamento che hanno cambiato e ridisegnato totalmente il pianeta, rendendo l’aria irrespirabile, l’acqua scarsa e l’ambiente circostante un vero e proprio deserto in continua espansione. La cometa ha accelerato solo il lento deperimento del pianeta, togliendo, di fatto, l’ossigeno dall’atmosfera. Per questo motivo, la popolazione è costretta a vivere negli interni, già dotati di ossigeno, o con mascherina e bombola per poter respirare negli esteri. In questo scenario, le figure più importanti e più eroiche diventano i fattorini che sfidano il deserto e i predoni che tentano di derubarli per portare ossigeno alle persone. Ed è tra questi fattorini, che spicca 5-8, il cavaliere oscuro che dà il titolo al drama “Black Knight” (in originale택배기사) e al webtoon omonimo che lo ha ispirato, scritto e disegnato da Lee Yun-kyun, che solca il deserto di questo universo strano, dove l’umanità è afflitta dalla mancanza di aria, da una feroce divisione sociale tra ricchi e poveri e da un autoritarismo che sopprime ogni singola volontà.
Questo connubio tra Netflix e la produzione dell’Hallyu sudcoreano sta creando nuovo materiale di qualità, che, se anche non è propriamente definibile come k-drama, tenta l’unione tra la tradizione televisiva sudcoreana, quella occidentale (soprattutto, made in USA) e il cinema d’autore, andando a sviluppare tematiche e generi spesso non molto esplorati dai drama. L’ultimo esperimento in tal senso è Black Knight, che vede campeggiare alla grande un Kim Woo-bin (The Heirs, Our Blues) in splendida forma, affiancato da Kang Yoo-seok (Beyond Evil, Paybak), Esom (Taxi Driver, Because This is My First Life), Roh Yoon-seo (Our Blues, Crash course in romance, 20th Century Girl), Lee Sung-wook (Extraordinary Attorney Woo, Forecasting Love and Weather, The Silent Sea), Song Seung-heon (Black), Nam Kyung-eup (Hotel Del Luna, Crash Landing on You), Kim Eui-sung (Taxi Driver, W:Two World Apart, Memories of the Alhambra), Yoo Yeon-soo (Peppermint Candy), Jin Kyung (Extraordinary Attorney Woo, Melancholia). Drama breve di soli sei episodi di genere sci-fi distopico e post-apocalittico, mi ha tenuto incollata, gioco forza, per una visione – quasi maratona. Ed ecco il risultato di questa visione quasi in una mini-intervista con le impressioni a caldo.
SOTTOTITOLO AL DRAMA: Mad Max meets Dune meets Orwell meets Korea
IMPRESSIONI A CALDO: Premetto che non sono una neofita del genere e, ogni qual volta, mi imbatto in tematiche di questo tipo (sci-fi, distopico, epidemico, post-apocalittico, ucronico), mi ci butto a pesce, come nella lettura dei racconti di fantascienza di Philip K. Dyck. Detto questo, già l’incipit di una catastrofe provocata da una cometa che ha sterminato una parte consistente della popolazione e ha condannato la parte rimanente ad una vita di adattamento e di stenti mi ha portato immediatamente ad iniziarlo e a farmi divorare i primi due episodi in un’unica tornata. Peccato che, andando avanti con la visione, quell’afflato di novità venisse a mancare e ad ergersi in modo pericolante (al quinto episodio, mi è anche calata la palpebra, non so se per la stanchezza o per l’incomprensione con il drama). Le tematiche c’erano tutte, buone e costruttive: l’inquinamento, un possibile scenario apocalittico a cui l’uomo può andare incontro, la manipolazione genetica, la soggezione medica, la divisione in caste sociali che portano ad una guerra fratricida di poveri contro ricchi (o, anche, più comunemente, poveri contro poveri), la dittatura politica e la corruzione, il delirio dell’uomo unico al potere che plasma a sua immagine e somiglianza le istituzioni e il disegno di un mondo perfetto che, alla fine, è quanto di più sconvolgente e drammatico possa esistere per la libertà umana. Ecco, tante e buone tematiche, ma forse troppe per soli sei episodi, nemmeno molto lunghi, e condannati a restringersi per la presenza di una miriade di scene di azione, che sono andate e penalizzare la sceneggiatura. Un buon tentativo di esperimento, ma troppo ambizioso e con troppo materiale, che rischia di creare solo troppa confusione. Personalmente, ho preferito l’esperimento sci-fi di The Silent Sea, più conciso e ristretto nella sua narrazione.
PERSONAGGIO PREFERITO: Sarebbe banale dire 5-8 (Kim Woo-bin), ma il mio preferito è stato sicuramente il suo corriere che sembra un po’ Mad Max e un po’ Paul Atreides in Dune (con la sua maschera d’ossigeno e la sua spavalderia in grado di condurre una guerra santa), granitico e integerrimo fino alla fine, coerente con il genere. Al tempo stesso, amo sempre tanto la recitazione di Esom, che è riuscita a caratterizzare molto bene il suo personaggio, donna d’acciaio e sofferente, e, conoscendo la sua bravura interpretativa, avrei voluto più parti con lei, rimasta sullo sfondo e penalizzata da una sceneggiatura che sembra aver tagliato dei pezzi. Però, al di là dei due protagonisti, chi ho veramente amato è il Nonno Tick Tack, interpretato da Kim Eui-dong, perché, appena entra in scena, sai già che è quel personaggio secondario, che, nella realtà, tira le fila di tutto e che, probabilmente, è la mente nascosta di ogni cosa. Ecco, è perfettamente coerente con la sua pacatezza e la sua intelligenza interpretativa e, pur in poche battute, è riuscito a rendere il suo personaggio quella nota che tutti gli amanti del sci-fi adorano. Sawol, invece, pur non essendomi dispiaciuto come personaggio, non è stato in grado di muovere la mia empatia da spettatrice, forse perché, onestamente, la sua parte in stile Hunger Games sulla competizione per diventare corriere è stata troppo lunga (e, personalmente, anche non del tutto efficiente per la trama), mentre non si capisce per davvero il motivo della sua mutazione.
PERSONAGGIO ODIATO: Oh beh, di personaggi odiosi ce ne sono parecchi, così tanti che non si è nemmeno in grado di scegliere subito, però, solamente per sottolineare la bravura dell’attore, do la palma del personaggio più odioso e più odiato a Ryu-seok. Song Seung-heon ha studiato così bene certe interpretazioni alla William Hurt (in 1984) o alla Ian Mc Kellen (in V per Vendetta), che diventa immediatamente un fanatico in preda al delirio, l’unico davvero capace di trasformare il proprio dolore in brama, convinto di plasmare l’umanità e, quindi, anche se stesso, di cui è vittima e carnefice. Si tratta di un personaggio, che da solo meriterebbe uno spin-off per capire come ha fatto ad arrivare a questo punto o, meglio, come può un essere umano qualunque arrivare a quel punto, disponibile a fare la selezione della specie, ammantandosi di alti e inesistenti ideali. In questo, il suo cattivo metteva i brividi.
COMMENTI SPARSI: Come ho già detto, è stata una bella occasione, ma parzialmente sprecata. Tuttavia, voglio soffermarmi su un punto. Kim Woo-bin, dopo il cancro contro cui ha lottato e da cui è riemerso perfettamente guarito, ha posto due condizioni per le riprese di questo drama: anzitutto, tutte le scene d’azione che lo vedevano coinvolto dovevano essere girate senza stunt, per far notare che un cancro non ferma nessuno dal riprendere la propria capacità fisica; in secondo luogo, tutte le scene che prevedevano il fumo dovevano essere girate in computer grafica, perché la salute è sempre importante e una caricatura interpretativa non può rischiare di comprometterla. E già solo per questo motivo, do un punto in più al drama.
Laura

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