Tale of the Nine-Tailed: Discesa agli Inferi e Ritorno

Può un uomo acquisire maggior fascino mentre, contuso e ferito, gronda sangue purpureo da una pelle diafana e luminosa? Lee Dong-Wook decisamente può!

Se non mi credete, avrete uno dei tanti buoni motivi per iniziare la visione di “Tale of the Nine Tailed“, il drama che lo vede assoluto e indimenticabile protagonista. 

Questa serie (16 episodi disponibili su Viki) ha tutte le carte in regola per soddisfare gli amanti del genere fantasy, ma in realtà è molto di più: mitologia, leggende e amori impossibili tra umani e esseri sovrannaturali si intrecciano in una storia ricca di colpi di scena che difficilmente vi annoierà, e dove non mancherà anche un tocco di leggerezza e po’ di sano divertimento.

LEE DONG-WOOK (Goblin, Scent of a Woman, Bad and Crazy) interpreta Lee Yeon, un GUMIHO (creatura leggendaria della mitologia orientale meglio conosciuta come “Volpe a Nove Code”) che oltre ad essere una divinità molto potente, un tempo era anche il Guardiano del Monte Baekdudaegan.

Tuttavia, dopo aver conosciuto e perso in maniera tragica il suo vero amore – un’umana comune – decide di lasciare il suo ruolo per cercare la donna che ama e che prima o poi si reincarnerà. 

Durante i seicento anni passati in questa costante ricerca, e dovendo pagare il prezzo di questa sua decisione, si mette al servizio dell’Ufficio Immigrazione dell’Aldilà di Taluipa, uccidendo per suo conto tutti gli esseri sovrannaturali che agiscono per il male e che albergano sulla terra.

E così arriviamo ai giorni nostri, dove incontriamo la protagonista femminile Nam Ji Ah (interpretata da JO BO-AH), una tenace produttrice televisiva determinata a dimostrare al mondo come i mostri che si annidano nei miti urbani e nelle antiche leggende siano, di fatto, reali.
Dotata di nervi d’acciaio, Ji Ah è alla costante ricerca di argomenti insoliti (e a volte molto pericolosi) da poter mostrare nel suo programma ed è proprio durante una di queste sue “battute di caccia” che si imbatte nell’irresistibilmente affascinante e incredibilmente intelligente Lee Yeon.
Convinta che in lui ci sia molto di più di quel che appare, farà di tutto per scoprire la verità.
Anche se il legame fra il nostro Gumiho e la produttrice televisiva è facilmente intuibile, mi fermo qui per non spoilerarvi altri dettagli di una serie che va vista ed assaporata in ogni suo aspetto.

Come si è intuito prima, Lee Dong Wook interpreta magnificamente un main lead intelligente e generoso, votato al sacrificio in nome dell’amore e che non perde mai la battuta neanche quando viene ferito e tradito. Un mix irresistibile di dolcezza e risolutezza che lo rendono davvero UNICO!

Tuttavia è bene chiarire fin da subito come “Tale” non sia un drama esente da difetti: la devastante presenza scenica del nostro Gumiho così carismatico e passionale, è la punta di diamante ma allo stesso tempo quella “spina nel fianco” che ne mette in evidenza alcuni limiti, soprattutto nei confronti della protagonista femminile.
Jo Bo-ah – che abbiamo molto apprezzato in altri ruoli (su tutti “Military Prosecutor Doberman“) – ci regala un’interpretazione che in alcuni momenti è apparsa un po’ spenta e priva di pathos, soprattutto nelle scene in cui recita da sola. Sicuramente per il suo personaggio era stato previsto un certo “sangue freddo”, ma questa compostezza rimane un po’ troppo nell’aria.
E’ chiaro che il confronto con un tale male lead sarebbe stato difficile per qualunque attrice, ma sulla costruzione di questo ruolo forse si poteva fare qualcosa di più. 

Dove però TALE si distingue, lo fa raggiungendo livelli qualitativi altissimi:

– La serie  è curata in ogni minimo dettaglio, a partire dalle ambientazioni e dalle splendide scenografie, con un girato luminosissimo e a tratti sfolgorante, che mette in risalto in particolare il COLORE ROSSO degli ombrelli, del sangue e delle ferite e il ROSA che ritroviamo nelle stoffe di sontuosi abiti d’epoca, sulle labbra della protagonista e nei bellissimi fiori che incorniciano la scena.
Una ricostruzione minuziosa degli ambienti che lascia davvero senza parole.

– Il cast è di assoluto livello e i personaggi secondari sono ben caratterizzati. Spicca su tutti KIM BUM (Boys Over Flowers) che interpreta Lee Rang, fratellastro del protagonista (e legato a lui da un rapporto di amore e odio), metà Volpe e metà Uomo, sempre in lotta con se stesso e con i propri scheletri.
Si sono fatti molto apprezzare anche HWANG HEE nel ruolo di un veterinario che può comunicare con gli animali, fedele servitore e amico di Lee Yeon  e AHN GIL-KANG (attore notissimo per i numerosi ruoli di supporto) in quello del Guardiano del Fiume Semdo.

– Lee Dong-Wook è indubbianente il protagonista indiscusso di una serie che gli calza a pennello come un abito fatto su misura; e finalmente in un ruolo che mette in mostra le innumerevoli doti di questo attore, valorizzandone anche la particolare bellezza e la naturale raffinata comicità (che tanto ci ha ricordato un certo Jonnhy Deep – cit. di Captain-in-Freckles).
Il suo Gumiho è intelligente e generoso, caratteristiche che lo rendono un leader assertivo, con un irresistibile mix di dolcezza e risolutezza; ma sa essere anche implacabile quando svolge il ruolo di cacciatore o deve difendere chi ama.
Questo affascinante dualismo è reso perfettamente dal suo OMBRELLO ROSSO.
Il rosso non a caso è un colore molto potente nella cultura coreana, che ha la funzione di allontanare gli spiriti maligni.
Il Gumiho non lo utilzza solo per riparare la sua amata dalla pioggia  (e come emblema di quel romanticismo a cui molti drama ci hanno abituati), ma anche come un’arma letale con cui combatte i propri nemici e gli spiriti avversi.

– I costumi, soprattutto gli Hanbok d’epoca, sono splendidi e rifiniti in ogni dettaglio. Non potrete che ammirarli indossati dal protagonista maschile, perché gli donano tanto quanto i completi stirati di tutto punto che utilizza nelle scene contemporanee e con cui combatte rimanendo elegantemente impeccabile (un dettaglio che mi ha strappato tutte le volte un sorriso!).

– E prima di concludere non si può non segnalare la particolare opening in stile cartoon – che ho trovato davvero notevole –  a cui fa seguito una delle OST più belle mai sentite finora (cliccate sul link)!
Prima su tutte la magnifica ballad “I’ll be There” di Shownu dei Monsta X (citati anche in una scena con la loro “Newton” e che grazie a questo drama ho iniziato davvero a apprezzare), per proseguire con l’altrettanto splendida “Blue Moon” di Kim Jong Wan (Nell), a cui si aggiungono “Moonchild Ballad” di Lyn e “The Fox’s Wedding Day“.

Anche se questo accostamento potrebbe far inorridire qualcuno, non posso salutarvi senza ribadire che se, come me, amate Il Signore degli Anelli, la Mitologia Greca, Harry Potter e Indiana Jones, allora “Tale of The Nine Tailed” sarà un drama perfetto anche per voi!

Claudia (Fatina Blu di Attraversamento Fatine)

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