21th Florence Korea Film Fest

Il Florence Korea Film Fest è arrivato alla 21esima edizione, che, anche quest’anno, si è svolta in presenza e online dal 31 marzo al 7 aprile 2023 a Firenze, e che ha visto una grande attenzione a diversi aspetti del cinema coreano, dalle rassegne d’autore alla diffusione dei webtoon. Ecco le nostre impressioni.

Protagonista indiscusso della rassegna l’ammiraglio Yi Sun-sin, militare coreano rimasto impresso nella storia per le sue battaglie navali contro la flotta giapponese durante l’invasione del 1592-1598, a cui è stato dedicato il film di apertura, Hansan: Rising Dragon Redux, diretto da Kim Han-min e interpretato da Park Hae-il, sulla famosa battaglia di Hansan (evento di cui abbiamo parlato anche a proposito del Tongyeong Hansan Battle Festival), in cui ottenne la vittoria sul Giappone e, al tempo stesso, perse la vita. Il film, uno storico spettacolare di due ore e mezza ricco di effetti speciali, ricostruisce la battaglia e la vita dell’ammiraglio nel dettaglio, partendo proprio dal diario che l’ammiraglio stesso teneva per aggiornare gli eventi bellici e dalle minute di guerra cronicizzate all’epoca della battaglia. L’ammiraglio Yi Sun-sin è stato protagonista anche del film The Admiral – Roaring Currents, diretto dallo stesso regista e interpretato da Choi Min-sik (Old Boy), ma basato su fatti antecedenti alla battaglia di Hansan, più volte richiamato proprio per un senso di continuità.

L’ammiraglio è stato protagonista indiretto anche di due delle Masterclass offerte quest’anno dal Korea Film Fest: la masterclass dedicata a Manhwa e Webtoon (narrativa a fumetti di cui noi abbiamo parlato anche a proposito del secondo capitolo del nostro Piccolo breviario per orientarsi nel mondo seriale asiatico), che ha visto come ospiti gli illustratori Jeong Kyu-ah e Kim Woo-seop (grazie alla collaborazione del Busan Cultural Contents Complex e del Lucca Comics) e che è partita proprio a delle tavole dedicate all’ammiraglio; la masterclass di incontro con Kim Han-min e Park Hae-il, rispettivamente regista e attore protagonista di Hansan, che complice un blackout e un incidente del fonico, ma anche la capacità istrionica di Park Hae-il di dialogare col pubblico, sono riusciti a far divertire e ad appassionare. Park Hae-il, uno dei grandi ospiti di quest’anno, è stato anche protagonista di una retrospettiva cinematografica a lui dedicata e che ha visto la proiezione dei film Decision to Leave (diretto da Park Chan-wook e vincitore del Prix de la mise en scéne a Cannes), Paradise Murdered (diretto sempre da Kim Han-min), My Mother The Mermaid (diretto da Park Heung-shik e che, personalmente, ho trovato meraviglioso), Eungyo (il cult d’autore diretto da Jung Ji-woo) e Boomerang Family (diretto da Song Hae-sung e interpretato dalla splendida Gong Hyo-jin di When the Camellia Blooms).

La terza masterclass, connessa alla sezione K-Women, ovvero alle donne nel cinema coreano e alla loro crescente importanza per liberarsi dai canoni di una professione considerata troppo spesso “maschile”, si è svolta come un incontro con due registe sudcoreane, la veterana regista Yim Soon-rye, che al Festival ha presentato il suo lungometraggio The Point Men – La negoziazione (film di spionaggio/azione con Hyun Bin, l’amato Capitano Ri di Crash Landing on You), e la regista indipendente July Jung, che ha presentato il suo piccolo gioiello Next Sohee (film con la Bae Doona di The Silent Sea, pluricandidato ai prossimi premi Baeksang). Interessante come le due registe abbiano ripercorso non solo la loro carriera e i loro studi, ma anche la lotta e la fatica delle donne per emergere in questo mondo (nonostante, come ha ricordato Yim Soon-rye, la vera Katryn Bigelow della Corea del Sud, le scuole di cinema siano più frequentate da donne, ma non si sa cosa accada nel frattempo). Seguendo questo filo di lancio del cinema diretto e scritto da donne, la sezione K-Women, oltre ai due film già citati, ha presentato anche i lungometraggi: Waikiki Brothers (lavoro precedente di Yim Soon-rye), Jealously is My Middle Name (diretto da Park Chan-ok), A Tour Guide (diretto da Kwak Eun-mi) e Gyeong-ah’s Daughter – Mother and Daughter (diretto da Kim Jung-eun e già candidato ai premi Baeksang).

L’ultima masterclass (sicuramente la più attesa da parte di chi scrive, ma anche quella del tutto esaurito al teatro) è stata la lezione-intervista con Bong Joon-ho, pluripremiato (anche con l’Oscar) regista di Parasite e di tanti altri lavori. Assolutamente lontano da qualsiasi immagini divistica (“io non parlo di supereroi, ma di personaggi buffi“, ha affermato più volte), Bong Joon-ho non è solo alla mano, ma sembra una persona che si conosce da anni e con cui si è sempre conversato. Eppure, durante la masterclass abbiamo appreso che i suoi film preferiti sono stati Psycho di Alfred Hitchcock (“film in bianco e nero, guardato da una TV in bianco e nero, eppure vedevo quel rosso del sangue ovunque“) e Ladri di Biciclette di Vittorio De Sica (film visto all’età di 10 anni, quando gli venne regalata, dopo tante insistenze, la sua prima bicicletta, destinata ad essere rubata un mese più tardi). Bong Joon-ho ha letteralmente percorso tutta la sua carriera cinematografica, a partire da Barking Dogs Never Bite (con una Bae Doona che gli era rimasta impressa perché poco convenzionale), per continuare le pietre miliari del cinema coreano The Host (diventato così famoso che è stata dedicata una statua sul fiume Han alla sua creatura), Memorie di un assassino (dove ha ricordato la recitazione volutamente untuosa e destabilizzante di Park Hae-il), Mother (film toccante e drammatico, che è stato proiettato in una retrospettiva dedicata al regista), ma anche con i suoi cult coreno-americani Snowpiercer (ispirato ad una graphic novel con quel treno in mezzo al ghiaccio) e Okja (che ha fatto diventare vegetariane e/o vegane tante persone, tranne, a quanto pare, il regista stesso), per finire con il suo capolavoro assoluto Parasite. Tra la descrizione di come sorgono le sue sceneggiature (a partire dal disegno di uno storyboard), la fase creativa di un film (con tanti auguri per tutti gli studenti di cinema e teatro presenti, alcuni provenienti addirittura dalla Corea del Sud), la tecnica di inserimento delle musiche giuste all’interno del montaggio, la ricostruzione scenografica (tutto in modo meticoloso, come la casa stessa di Parasite), i significati metaforici disseminati qua e là, Bong Joon-ho trova modo per complimentarsi con la tradizione italiana cinematografica e per stimare la capacità di alcuni film di unire pubblico e critica, rifiutando l’etichetta d’autore, ma accettando volentieri quella di genere. Un momento a sé per fare i complimenti a Song Kang-ho, che non è solo il suo attore feticcio (compare in quattro film), ma è anche e soprattutto una fonte d’ispirazione in carne ed ossa e per annunciare il prossimo film, Mickey 17 (in uscita nel 2024).

Momenti topici delle masterclass sono stati: sentire Park Hae-il che paragona il regista Kim Han-min ad un Poltergeist (perché, quando arriva, salta sempre la luce); sapere che le riprese in Giordania di The Point Men si sono potute realizzare grazie al fatto che la Regina di Giordania è una fan di Hyun Bin; gli aneddoti di Bong Joon-ho (dalla ricerca di Gianni Morandi, al suo dialogo/non dialogo con Marco Bellocchio con cui è stato a pranzo a Cannes, a quanto ama fare impazzire i suoi attori sul set perché, semplicemente, non sa mai come va a finire un film fino alla fine – come Park Hae-il che non ha mai saputo se era colpevole o innocente sul set di Memorie di un assassino).

La sezione Orizzonti Coreani, sicuramente la più folta, ha visto la presentazione dei film: In Our Prime – Nel fiore dei nostri anni (di Park Dong-hoon e che, personalmente, consiglio), 6/45 (di Park Gyu-tae), Hunt (di e con Lee Jung-jae, che era stato ospite d’onore alla Korea Film Fest l’anno precedente), Walk Up – L’edificio senza ascensore (di Hong Sang-soo), The Roundup – L’arresto (di Lee Sang-yong), The Novelist’s Film – Il film della scrittrice (di Hong Sang-soo), Confession (di Yoon Jong-seok), Christmas Carol (di Kim Sung-soo), Remember (di Lee Il-hyung), Decibel (di Hwang In-ho), The Witch: Part 2 – The Other One (di Park Hoon-joong), Project Wolf Hunting (di Kim Hong-sun), oltre ai già citati Next Sohee e The Point Men.

La sezione Indipendent Korea, invece, accanto a titoli già citati come Gyeong-ah’s Daughter, A Tour Guide, Waikiki Brothers, Jealously is My Middle Name, sono state presentate anche le pellicole New Normal (di Jung Bum-shik), Through My Mid-Winter – Nel pieno del mio inverno (di Oh Seong-ho) e Next Door (di Yeom Ji-ho).

Tantissimi i cortometraggi presentati, per cui servirebbe un articolo a parte solo per questi: 29th Breath (di Kook Joong-yi); Absence (di Jung Da-hae); Bardo (di Jung Ji-hyun); Between the Nights (di Woo Je-seung); Blue, Dawn (di Jung Yoon-ah); Deadend (di Kim Kate Min-ju); Do or Die (di Kwon Soon-hyung); Down the Mountain (di Kim Joon); Family Toast (di Kim Jun-hyung); Father Fxxxer (di Kim Min-hoon); Follower (di Hong Uni); Headless (di Baek Bason), Hidden Road (di Kim Cheol-hwi); Holey Wood (di Kwon Soon-hyung); How to Get Lost in Your Room (di Park Jae-hyun); Hypertext Scenario Writing (di Park Jang-hee); I’m here (di Jeong Eun-uk); In the Dry System (di Kang Ji-hyo); Layers of Summer (di Paek Si-won); Light it up at 2 a.m. (di Yoo Jong-seok); Metamodernity (di Erick Oh); My Daddy is an Alien (di Park Ju-hee); Persona (di Moon Su-jin); Pyeongyang Neanmyeon (di Yoon Ju-hun); Red Mask KF94 (di Kim Min-ha); Salvar (di Ahn Sang-wook); Suffer (di Seo Ka-yeon); The Autumn Poem (di Park Chan-ho); The Corner (di Song Hee-sook); The House of Loss (di Jeon Jin-kyu); The Owners (di Jo Hee-young); The Stranger (di Song Won-chan); The Stranger (di Jung Ji-hye); The Three Men (di Lee Gun-hee); The Way Home (di Cha Eun-bin); Things That Disappear (di Kim Chang-soo); This Nor That (di Kim Kyung-rae); To My Unnie (di Kim Sin ho-san); Uh-Puh (di Park Dong-che); When You Grow Up (di Kim Eun-hee); Your Child (di Hong Seon-yeong).

Tutti in lacrime per il gran finale con la pellicola Life is Beautiful, diretto da Choi Kook-hee e interpretato da Yum Jung-ah e Ryu Seung-ryeong, road movie musicale onirico e toccante, che narra la storia di una donna, malata terminale, che chiede al marito di trovarle il suo primo amore di gioventù come suo ultimo regalo di compleanno e affronta a ritroso nel tempo un viaggio nella musica dagli anni ’70 agli anni 2000.

Vincitori della rassegna: come miglior film, si aggiudica il premio Next Sohee, mentre una menzione speciale da parte della giuria, presieduta dal regista americano Casey Kauffman, va a Through My Midwinter; il premio del pubblico in sala va, invece, a 6/45, mentre il film più visto e più cliccato su My Movies (con grande gioia della sottoscritta, tra l’altro) risulta essere In Our Prime.

Partito quasi come una scommessa nel 2002, da oltre vent’anno il palco del Florence Korea Film Fest è stato calcato da tantissime personalità del cinema e della cultura sudcoreane, personalità che, prima o dopo nel tempo, sono diventate celebri e hanno conquistato una serie di premi e di apprezzamenti critici in tutto il mondo e, a detta del direttore Riccardo Gelli, ci sono tutti i buoni propositi per incrementare masterclass, ospiti e iniziative, visto il successo delle ultime edizioni.

E, voi, siete stati incuriositi da qualche titolo proposto in quest’articolo?

Captain-in-Freckles

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