– Nel loro arsenale hanno già l’arma più potente che esista.
– Ah sì, e qual è?
– La devozione.
Correva l’anno 1983, quando si verificò in tutto il mondo uno strano e incendiario fenomeno extraterrestre: decine di dischi volanti si fermarono sulla Terra e, venendo in pace, cercarono di contattare gli umani per esporre il proprio modo di vivere, la propria cultura, le proprie credenze e iniziare una pacifica collaborazione verso l’evoluzione. O, perlomeno, questo è ciò che credevano gli umani, compreso gli spettatori di tutto il mondo che rimasero incollati davanti agli schermi televisivi per una miniserie concentrata di soli 2 episodi dal titolo V – Visitors e che si prometteva di espandere quegli incontri ravvicinati del terzo tipo a cui miriadi di serie e di film fantascientifici avevano abituato gli esseri umani. Oramai che navi di ogni tipo avevano preso il volo sopra i cieli all’inseguimento dell’Enterprise di Star Trek e che si erano illuminate le spade laser degli altri universi di Star Wars, occorreva dare un volto preciso e certo alle creature aliene con cui si veniva in contatto. Il fatto è che queste creature, dalle apparenti sembianze umane, si rivelarono presto degli umanoidi rettiliformi con una smania di potere e di conquista da annientare tutti i mondi.
Mentre il fenomeno si propagò in tutti i paesi (Italia compresa), grazie ad una felice e mai vista contemporaneità di trasmissione, che adesso nemmeno Sky riuscirebbe a riprodurre e dovuta in parte anche alla proliferazione delle reti private, i produttori della miniserie del 1983 replicarono il successo con una seconda miniserie di tre maxi episodi del 1984 dal titolo V – Visitors: The Final Battle e da una serie di 19 episodi del 1984-1985 chiamata semplicemente Visitors. E si diffuse il terrore di trovare volti umani che nascondevano malefici lucertoloni.
Le due miniserie e la serie televisiva hanno una trama continua che narra, prima, l’arrivo pacifico degli alieni, poi, la conquista e la sottomissione del pianeta terra e, infine, la resistenza e la liberazione in una lotta continua e grandiosa, che ricorda la liberazione dell’Europa dal nazi-fascismo. E, in effetti, la primissima fonte di ispirazione di questo progetto sci-fi fu proprio quella narrativa ucronica e distopica alla Philip K. Dyck (in primis il romanzo La svastica sul sole, che ha ispirato la recente serie The Man in the High Castle). Da questo punto di partenza, però, la serie si discosta per guardare non solo al futuro, ma anche ad una dimensione quasi metafisica della lotta tra il bene e il male. Gli alieni tentano l’invasione in diversi modi, tra cui anche quello di possedere gli esseri umani (come dei veri e propri demoni), tramutarli in creature simili agli zombie e creare un piano diabolico di sterminio della razza umana ai fini dell’evoluzione e della creazione di una nuova specie: “Ci stanno usando per accelerare la loro evoluzione“, affermano gli umani resistenti all’infiltrazione dei Visitors. Si rimane impressionati per la modernità di certi espedienti utilizzati all’interno: la perfidia degli alieni rettiliformi arriva ad usare vere e proprie armi di distruzione biologiche, come la “polvere rossa” che annienta immediatamente gli esseri umani, ma anche armi genetiche, come le bombe al DNA, che mischia quello estratto dagli esseri umani con quello degli alieni, fino alla fecondazione delle donne terrestri con creature ibride. Questo è il modus procedendi dei Visitors per progredire (“È possibile che i Visitatori lo abbiano fatto in tutto l’universo, consumando il meglio di ogni forma di vita che incontrano per creare una specie superiore e dominante“). Anche i temi motivazionali che incrementano i progetti dei Visitors sono di una modernità che, al giorno d’oggi, lascia sgomenti: gli alieni conquistano e impongono, lentamente, non solo uno status quo (con i loro vertici di potere, come in qualsiasi totalitarismo), ma anche un certo ordine di idee, che sembrerebbe pacifico e condivisibile, se non fosse uno strumento per anestetizzare il libero pensiero, portando gli umani dalla propria parte. Un esempio è dato quando i Visitors portano la propria “energia blu”, una fonte energetica pulita, che fa viaggiare nello spazio le astronavi, non inquina e può essere la vera risposta alle preoccupazioni del mondo, nascondendo il rapporto di sudditanza che ciò implica.
I personaggi sono tantissimi e non è possibile elencarli in poche righe senza dare una descrizione esaustiva. Però, merita una menzione a parte la super cattiva Diana (in originale Dn’a, con una chiara assonanza al DNA e, quindi, agli esperimenti di biogenetica a cui allude la serie), interpretata da Jane Badler, attrice e cantante statunitense, che, all’epoca, divenne una delle badass più amate della storia televisiva: tacchi a spillo, tuta militare, ciuffo fonato alla Farrah Fawcett, ape regina di un alveare composito di alieni e umani, resistente ai proiettili, cattiva fino al midollo e mangiatrice di topi vivi (in una delle scene diventate più iconiche di tutta la serie), sarà imitata tantissimo da altre attrici, ma mai con gli stessi risultati, compreso nella serie remake V, andata in onda tra il 2009 e il 2011.
Altre piccole curiosità: nella serie appare il personaggio di Willie, timido e ingenuo visitatore, che decide di aiutare gli esseri umani nella lotta contro gli alieni, interpretato da Robert Englund, che divenne, poi, famoso interpretando il temibile Freddie Kruger nel franchise di Nightmare; uno dei personaggi più amati e iconici fu la canaglia che, però, aiutava i buoni Ham Tyler, interpretato da Michael Ironside, che negli anni 2000 ha rivoluzionato la serialità internazionale creando serie come Breaking Bad e Vikings; la colonna sonora fu composta da Barry De Vorzon, che era già diventato famoso per aver musicato diversi film, tra cui il leggendario I guerrieri della notte, che, pochi anni prima, aveva rivoluzionato i canoni del cinema.
Cosa ci insegna il mondo orrido e fantascientifico dei Visitors? Ci insegna a temere di noi stessi, quando portiamo alle estreme conseguenze la devozione e il fanatismo per obiettivi che potrebbero sembrare buoni, ma che si rivelano inumani e pericolosi nel loro assolutismo. Ci insegna a credere nella libertà per lasciare un’impronta positiva nel mondo, ma anche che non è possibile categorizzare in un attimo buoni e cattivi (vedi la fazione della Quinta Colonna, resistenza interna ai Visitatori) e che è possibile trovare un modo di convivenza pacifico, se si parte da valori condivisi che lascino spazio all’individuo. Ma ci ha insegnato anche ad urlare forte: Signori, la Terra è nostra! Per cui cerchiamo di riprendercela e di trattarla bene.
Consigliato: a chi ama il genere sci-fi e la fantascienza di tutti i tipi, che richiede meno effetti speciali (o, meglio, computer di soli enormi bottoni colorati premuti a caso), ma una complessità e una maturazione di idee e di propositi; a chi è appassionato di serie vintage e vuole recuperare una perla rara che sembra sempre attuale; a chi, anche se non era nato all’epoca, rimane ancora estasiato nel trascorrere una maratona notturna lottando per il pianeta Terra. Sottoscritta compresa.
Captain-in-Freckles
