Avvocata Woo (ovvero idillio della diversità)

“I miei sentimenti per te, avvocato Woo, sono come l’amore non corrisposto verso un gatto. I gatti a volte rendono soli i loro proprietari, ma li rendono altrettanto felici”. “L’espressione ‘amore non corrisposto’ verso un gatto è inappropriata perché anche i gatti amano i loro padroni”.

Difficile parlare in poche righe di un drama che non solo ha messo d’accordo pubblico e critica, ma che si è rivelato epocale sia in patria che nel resto del mondo (raggiungendo la top dieci dei più visti su Netflix anche in Italia). Un successo che è merito di tanti fattori, tra cui spicca un ottimo cast, una perfetta squadra affiatata guidata da interpretazioni uniche, e una sceneggiatura originale e mai scontata, che, partendo dalle basi di un semplice legal drama, affronta con delicatezza e intimità la vita straordinaria di uno strano genio del diritto, l’avvocatessa Woo Young-woo (nome palindromo, che, letto diritto e rovescio, si pronuncia sempre allo stesso modo, come afferma la protagonista). Woo Young-woo (interpretata da Park Eun-bin, già protagonista de L’affetto reale e Do You Like Brahms?) ha davvero delle capacità incredibili: una memoria eidetica, una preparazione giuridica (e non solo) approfondita, un’intuizione creativa che la porta a leggere in modo diverso dal solito l’ordinamento e ad affrontare i casi con passione. Woo Young-woo è straordinaria anche in un altro senso: il suo mondo è declinato dallo spettro dell’autismo, che le rende complesse alcune semplici azioni, come passare da un ambiente all’altro, attraversare le porte girevoli d’ingresso del palazzo dove ha sede lo studio, andare in mensa e socializzare con i colleghi e, soprattutto, non parlare di balene. Perché i cetacei, in generale, sono la sua vera passione, quel dettaglio che, insieme al diritto, l’aiuta a rapportarsi con il mondo. La metro affollata, il codice in borsa e il canto triste delle balene in cuffia.

E proprio la figura della balena è la vera chiave di lettura di questo drama, che già al primo episodio fa riferimento alla balena più famosa dell’universo letterario – per la verità, un capodoglio – la bianca e gigantesca Moby Dick, nemesi naturale del capitano Achab nell’omonimo romanzo di Melville. Se l’intento dell’autore americano era quello di dimostrare il titanismo del piccolo e insignificante umano che si contrappone alla terribile forza della natura, per capire Woo Young-woo è necessario rovesciare il paradigma e fare riferimento direttamente alla balena stessa, ovvero a quella gigantesca e solitaria creatura marina, raro mammifero circondato da pesci e, già per questo fatto, unica in ambiente acquatico, ingombrante nei movimenti e incapace di inserirsi nel mondo in cui si trova e, per questo motivo, spesso fraintesa. Woo Young-woo è come un cetaceo solitario, si muove da sola, ma fa un grande rumore, e sa che il mondo fatica ad accettarla, perché lei stessa non solo vede il mondo secondo i propri filtri – scomposto e frammentato secondo dati oggettivi e privo di sovrastrutture sociali -, ma è depositaria di un mondo interiore molto più ricco e luminoso – popolato da balene giganti che nuotano a ritmo di walzer in mezzo alle luci del cielo -, anche se difficile da esternalizzare. Perché lo spettro autistico non rende incapaci di provare sentimenti ed emozioni, ma rende arduo il loro discernimento e la loro manifestazione esterna, quasi chiusi e ovattati in un luogo distante, da cui è difficile comunicare con l’umanità.

Eppure, intorno a Woo Young-woo si trova un’umanità che, col tempo impara ad apprezzarla, ad amarla e ad essere, a sua volta, apprezzata e amata da lei: a cominciare dal suo mentore, l’avvocato Jung Myung-seok (interpretato da Kang Ki-young, l’amico e collega di Park Seo-joon in What’s Wrong With Secretary Kim? e, senz’altro, il mio personaggio preferito in assoluto), il primo che impara a conoscerla, a stimarne il suo enorme talento e a educarla professionalmente e umanamente nel piccolo ambiente sociale che la coinvolge; per continuare con i suoi colleghi, ovvero la passionale Choi Su-yeon (interpretata da Yoon Kyeong-ha, apparsa in Hospital Playlist), la sua “brezza fresca di primavera” (citazione letterale) che la protegge dai tempi dell’università e si arrabbia per lei, e il controverso Kwon Min-woo (interpretato da Joo Jong-hyuk, apparso in D.P. e Happiness), sempre su quella linea mediana tra l’essere preso in simpatia e l’essere detestato; per non dimenticare il padre (interpretato da Jeon Bae-su, straordinario secondario di When the Camelia Blooms, Fight for My Way e Non siamo più vivi) e gli amici di sempre, ovvero la folle Dong Geu-rami (interpretata da Joo Hyun-young), di cui abbiamo imparato a memoria il saluto, e lo chef stralunato Kim Min-shi (interpretato da Im Sung-jae, caratterista già visto in Vincenzo e in Bad and Crazy); per finire con l’impiegato della sezione contenziosi Lee Jun-ho (interpretato da un bravissimo e gentile Kang Tae-oh, secondario in Run On e Doom at your Service) che, con la sua gentilezza e la sua empatia, ha fatto innamorare mezzo mondo, compresa l’avvocatessa protagonista. La loro storia d’amore è poetica e delicata, si apre con piccoli sguardi e con gesti di condivisione per diventare un profondo legame di anime, che riesce a superare qualsiasi problema di comunicazione. Jun-ho affronta giorno per giorno la sfida di amare Young-woo, anche se questo può voler dire sentirsi soli, come lei affronta giorno per giorno il mondo e le proprie emozioni, aggiornando continuamente il suo poster con i sentimenti che scopre di poter provare e con cui viene in contatto, in una reciproca educazione emotiva che va al di là del semplice romanzo di formazione, musicato con un vero e proprio idillio della diversità. Riprendendo la chiave di lettura del capodoglio solitario, è emblematico il fatto che, quando Young-woo incontra Jun-ho e si sente libera di parlare con lui di balene (ovvero di essere se stessa), si avvicina ad un altro cetaceo, il delfino, animale che, di per sé, rappresenta la socialità e la socievolezza e che ama vivere in piccoli gruppi familiari (come viene detto nel drama, i delfini di Jeju in comunità tengono lontani gli squali) e relazionarsi con le altre creature, compreso con gli altri umani.

Seguendo l’andamento della storia e della crescita dei personaggi, anche i casi legali presentati episodio per episodio seguono un climax ascendente, partendo dal caso più “semplice” (o, quasi, più scontato), che serve allo showrunner per farci conoscere i personaggi e introdurci al mondo di Young-woo, continuando con lo shock del delitto compiuto da un ragazzo autistico, che ci permette di individuare correttamente la complessità e l’ampiezza dello spettro autistico, per proseguire con una serie di casi che in Corea del Sud si sono rivelati delle vere e proprie denunce sociali e politiche e che sono stati impreziositi da una serie di camei di alto livello recitativo. Su tutti, è doveroso citare la partecipazione di Kim Hiera (la cattivissima e psicopatica boss di Bad Crazy) nel ruolo di una profuga nordcoreana, Yoon Yu-seon (la zia di My Girlfriend is a Gumiho) nel ruolo della madre di un ragazzo autistico, Oh Hye-soo (la ragazza bullizzata che si vendica come zombie in Non siamo più vivi) che ha interpretato in modo magistrale una ragazza disabile, Lee Bong-ryun (la capo-villaggio di Hometown Cha Cha Cha) nei panni di un’avvocatessa femminista e Kim Joo-hun (l’eterno second lead di It’s Okay to Not Be Okay e DoDoSolSolLaLaSol) come CEO di un social network che ha subito spear fishing; ma, soprattutto, rimane indimenticabile l’interpretazione di Koo Kyo-hwan (meritatissimo premio Baeksang per D.P. e candidato per Escape from Mogadisciu) che è diventato il pifferaio magico in un episodio destinato a rimanere da antologia.

Avvocata Woo (titolo internazionale Extraordinary Attorney Woo; in coreano 이상한 변호사 우영우, ovvero Isanghan byeonhosa uyeongu) tornerà ufficialmente per una seconda stagione dal 2024, ovvero dopo il ritorno dal servizio di leva di Kang Tae-ho, ma, per ricoprire questi due anni di paziente attesa, è possibile leggere il webtoon omonimo che l’ha ispirato (che potete reperire online su Naver o con l’app Webtoon in inglese). Oppure c’è sempre la possibilità di un rewatch, perché la serie merita davvero diverse visioni.

Consigliato: a tutti, perché è una serie delicata, fresca e romantica al tempo stesso, che sa far sorridere e commuovere ad ogni singolo episodio senza essere mai banale; un consiglio particolare a chi ama i legal drama, perché sugli ultimi casi (che intrecciano al diritto amministrativo sudcoreano principi fondamentali del diritto e brocardi latini da dottrina) vale la pena soffermarsi molto.

Captain-in-Freckles

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