Sweet Home (ovvero fenomenologia di un mostro)

“Non tutti i mostri sono tali”

Con questa frase, che è il vero leitmotiv di tutta la serie Sweet Home (스위트홈, Seu-witeuhom) , potremmo anche riassumere il vero significato di quest’opera, tratta dall’omonimo webtoon scritto da Kim Kan-bi e Hwang Young-chan, collocabile, un po’ limitatamente, nel genere horror post-apocalittico con epidemie simil-zombie al seguito, ma che si è rivelata essere, personalmente, una delle scoperte recenti più belle, salita rapidamente ai vertici della mia personale classifica. L’intento di Sweet Home, infatti, va molto al di là delle dinamiche sociali e psicologiche del classico horror post-apocalittico, per andare ad affondare le proprie radici nei meandri dell’anima umana, nella sua dimidiatezza, ma anche nella sua dualità e nel suo nucleo più abissale, dove tutto è stato sepolto in potenza, e nella capacità/incapacità di discernere tra il Bene e il Male.

Cha Hyun-soo è un diciannovenne con un passato doloroso (bullizzato in modo estremamente pesante dagli ex compagni di scuola e con una famiglia sterminata in un incidente stradale di cui è l’unico sopravvissuto), che si rifugia in un condominio di periferia, chiamato “Casa Verde” con l’intenzione di vivere in solitudine in vista del suo suicidio che ha programmato per il 25 agosto 2020. Le urla di due bambini in difficoltà gli impediscono di portare a compimento il suo proposito suicida e gli impongono di uscire dal suo tetro isolamento per salvarli. Al contempo, infatti, una strana epidemia si è diffusa per la città (e non solo) e ha colpito velocemente anche gran parte degli abitanti del condominio, che hanno cominciato a trasformarsi in veri e propri mostri. Barricati dall’esercito nell’edificio e circondati da diverse creature malefiche che imperversano per le scale, i sopravvissuti decideranno di rintanarsi al piano terra per resistere alle avversità, creando una piccola comunità forte e coesa. Ma, col tempo, inizieranno a capire che non sempre le creature mostruose sono tali, che spesso non esiste umanità tra gli esseri umani, quando si fanno sopraffare dal Male in tutte le loro azioni, e che la presunta epidemia non contagia con un semplice contatto, ma aleggia, pronta a rintanarsi nel dolore, nella rabbia e nelle emozioni umane, quasi un mostro, insito in ciascuno di noi, che prende il controllo della nostra umanità.

E questa piccola e multiforme umanità è composta da un gruppo variegato, dove ogni personaggio, con la sua arma personalizzata e la sua anima, quasi come in uno scenario dantesco, rappresenta qualcosa.

  • Cha Hyun-soo (interpretato da Song Kang, il nostro Mr. Farfalle di Nevertheless e di Love Alarm) è l’Anima, con la sua propensione per il Bene e la tentazione per il Male, con il libero arbitrio, ma anche con la forza di autodeterminazione, con la grandezza e la miseria – per riprendere un’espressione di Blaise Pascal – dell’umanità: giovane e depresso hikikomori con tendenze suicide, vittima di bullismo scolastico, perennemente ai margini della società, tanto da considerarsi non solo disadattato, ma anche un peso per se stesso e per il resto del gruppo, diventa presto il suo salvatore silenzioso, pronto ad affrontare le missioni più pericolose, a caricarsi di tutti i pesi e i dolori e a liberare gli altri in nome di una comune salvezza; impareremo a conoscerlo passo passo, a guardare i suoi dolorosi ricordi e a scavare nel profondo della sua anima per vederlo dialogare con se stesso… e non solo. Arma preferita: un manico di scopa con un pugnale legato in cima, elettrificato da Han Du-sik.
  • Lee Eun-hyuk (interpretato da Lee Do-hyun di Youth of May, Melancholia e 18 Again) è la Mente: brillante, perfettino, razionale, ma studente di Medicina con pochi mezzi economici (e, quindi, costretto a tanti lavori), si ritrova tra i primi ad essere bloccato al piano terra dalla barricata militare e ha immediatamente l’idea di costruire un piccolo nucleo civile con i sopravvissuti, chiamandoli a raccolta tramite interfono, organizzando spedizioni e resistenze e distribuendo tra loro competenze e viveri; in apparenza freddo, calcolatore e imperturbabile, cela le sue emozioni e la sua tenerezza nei confronti della sorella, ma anche una dose di umanità e di altruismo che emergerà proprio nel momento più drammatico, conscio del fatto che, quando qualcuno è sicuro di mantenere una promessa, è certo che stia mentendo (citazione letterale). Arma preferita: estintore anti-incendio.
  • Seo Yi-kyeong (interpretata dall’ex boxer Lee Si-young) è la Forza: vigile del fuoco, ma anche ex militare delle forze speciali, promessa sposa ad un fidanzato ricercatore medico, che è scomparso misteriosamente, e futura madre di un bambino (e qui sfata qualsiasi falso timore di cosa non si può fare in gravidanza), è una donna dura come la pietra, forte, muscolare e capace di qualsiasi missione, che sia affrontare l’esercito, i mostri, gli intrusi o strisciare in modo claustrofobico per i condotti dell’aria, inseguita da creature alla Alien; la sua forza, però, non deriva solo dalla sopravvivenza, ma anche dalla stretta empatia che prova per le persone che ama, che tenta quasi di avvolgere in un abbraccio materno. Arma preferita: qualsiasi arma da fuoco, ascia, coltelli, mani nude e persino un camion dei vigili del fuoco.
  • Pyeon Sang-wook (interpretato da Lee Jin-wook, protagonista millenario di Bulgasal) è la Giustizia: abitante misterioso e sfregiato dello stabile, temuto da tutti e, più volte, creduto, a torto, un mostro, è, in effetti, un gangster abbastanza pericoloso, dalle incredibili doti di forza e di resistenza e assolutamente non in imbarazzo ad uccidere qualcuno (ATTENZIONE: a lui sono affidate le scene più estreme e violente, che quasi riecheggiano il film Old Boy), basta che questo qualcuno si sia meritato in qualche modo la sua punizione in nome della giustizia; a parte la sua personale vendetta, che tenta di eseguire nonostante imperversano mostri di vario tipo, il suo è un personaggio complesso, forte e fragile al tempo stesso, perennemente nell’angoscia di sentirsi peccatore di fronte a Dio e alla continua ricerca della vera umanità. Arma preferita: assolutamente il martello, ma, talvolta, non disdegna nemmeno l’ascia.
  • Yoon Ji-soo (interpretata da Park Gyu-young, già vista in It’s Okay To Not Be Okay e protagonista di DaLì and The Cocky Prince) è la Tenacia: musicista rock con maxi camicie, jeans strappati al ginocchio e capelli di variegati colori, porta con sé il dolore di un ex ragazzo suicida e si è ripromessa che farà di tutto per sopravvivere e non rovinare quello che reputa un dono prezioso (d’altronde, alla cerimonia coreana del primo anno di età, invece di afferrare un oggetto, ha preso suo padre per il colletto, quasi a ribadire questo concetto); la sua resistenza e la sua tenacia le faranno scoprire un coraggio che la farà ergere sopra tutti, riuscendo a coinvolgerli e ad infondere loro maggiore sicurezza e ad incentivare il valore di fare squadra (SPOILER: è lei che compone la canzone Sweet Home, che dà il titolo alla serie), ma anche a creare unioni rare di anime (SPOILER: lei e Jung Jae-hoon formano una delle ship migliori di sempre, ve lo assicuro). Arma preferita: mazza da baseball.
  • Jung Jae-hoon (interpretato da Kim Nam-hee, pluripremiato per Mr. Sunshine) è la Fede: professore di lettere, ex alcolista, cristiano credente e collezionista (ma anche praticante) di spade katana, è stato ribattezzato il predicatore samurai, sia per il coraggio che dimostra sempre sul campo e per la sua abilità da spadaccino ambidestro, sia per i saggi insegnamenti e il supporto morale e spirituale che sa dare ai suoi compagni di sventura, che si tratti di confortare un malato o di aiutare qualcuno a chiedere perdono e a perdonarsi, o che si tratti di ribadire i concetti di giustizia e di umanità, quando gli altri perdono la luce; Jae-hoon si erge sempre un gradino sopra tutti, ma con una dolcezza e un calore che spingono gli altri ad evolversi e ci insegna che nessuno è troppo distante da Dio e che, riprendendo le parole del Vangelo, l’amore più grande è dare la vita per i propri amici (SPOILER: ribadisco che lui e Yoon Ji-soo insieme sono la perfezione). Arma preferita: una lunga e arcuata katana giapponese.
  • Lee Eun-yoo (interpretata da Go Min-si, già vista in Love Alarm e protagonista di Youth of May) è l’Onestà: diciannovenne ballerina di danza classica, fumatrice incallita, dedita alle parolacce e ai gestacci, irriverente e insofferente con tutti, è la sorella minore di Lee Eun-hyuk e mal sopporta il fratello perfettino e razionale, a cui rinfaccia la freddezza, mentre accusa tutti di falso pietismo e di incoerenza; in realtà, se, ad un primo sguardo, può apparire la solita adolescente antipatica e un po’ ribelle con le cuffie della musica perennemente nelle orecchie, Eun-yoo rappresenta proprio la trasparenza e la coerenza, che spesso vengono abbandonate nelle sovrastrutture sociali, in nome di una coesistenza paradossale, che priva di umanità, e, nel suo coraggio di dire sempre in faccia quello che pensa, non ha timore a dimostrare le sue paure, le sue lacrime e i suoi affetti. Arma preferita: un tipo di slang gestuale per insultare le persone che dobbiamo ancora cercare di decifrare.
  • Han Du-sik (interpretato da Kim Sang-ho di Kingdom) è la Creatività: uomo dal passato militare, rimasto paralizzato su una sedia a rotelle a causa di un incidente, è una mente ingegneristica brillante che sa fare ogni cosa, che sia creare armi e barricate o corazzare un’auto in mezzo all’apocalisse o sistemare allarmi e tubature o creare piccoli giocattoli per i bambini rimasti soli, che tratta con una delicatezza e una protezione paterna; è estremamente timido e generoso, per cui spende sempre volentieri le proprie energie e le proprie conoscenze per aiutare gli altri, nei quali vede, anzitutto, la bontà di fondo, tentando di creare qualcosa che possa loro giovare, e, pur con i suoi limiti fisici, non esita ad aiutare coloro che sono in difficoltà, tanto che è il vero motivo per cui il protagonista Cha Yoon-soo acquista il coraggio di uscire (N.B.: il suo sguardo malinconico vi rimarrà nel cuore come una carezza). Arma preferita: una spara-razzi costruita con una stampella e altre improbabili armi da fuoco.
  • Park Yoo-ri (interpretata da Go Yoon-jung, che, personalmente, conosco poco, ma che ho trovato bravissima) è l’Empatia: approdata in mezzo ai sopravvissuti insieme all’anziano e chiassoso Ahn Gil-sub, è un’infermiera specializzata nella cura e nell’assistenza ai malati terminali e soffre di un fortissimo asma, che spesso si acuisce di fronte a momenti di stress; molto riservata e fortemente empatica, si avvicina agli altri come se fossero suoi pazienti e, nel lenire le loro ferite materiali, comprende anche le loro ferite nell’anima, motivo per cui diventa una delle poche persone capaci di leggere dentro un animo tormentato come quello di Pyeong Sang-woon. Arma preferita: balestra con frecce (SPOILER: ad un certo punto, apprezzerà anche l’utilizzo della katana).
  • Ahn Gil-sub (interpretato da Kim Kap-soo, veterano attore coreano, visto anche in Designated Survivor: 60 Days e Chief of Staff) è la Resilienza (ovvero, la capacità di affrontare e superare un evento traumatico, riorganizzando positivamente la propria vita, nonostante le difficoltà): anziano ex militare, detentore di diari e cronache minuziose, possessore di motociclette e di armi, inventore di giochi di spie per bambini e vedetta costante della comunità, nella realtà, Ahn Gil-sub è malato di cancro in fase terminale, ma ha deciso di contraddire i medici e di non morire, con una dose di vitalità e di verve da lasciare a casa anche i più giovani; con un modo cameratesco e paterno riesce a coinvolgere anche coloro che tentano di porsi ai margini della società, raccontando vecchie storie della guerra di Corea o mostrando le multiformi ferite delle sue operazioni come se fosse una gara e senza mai perdere il sorriso (SPOILER: le sue intuizioni sulla teoria del bunker e del tunnel si rivelano vere). Arma preferita: lanciafiamme.

C’è solo un piccolo particolare che ho tralasciato di scrivere: Cha Hyun-soo è un Mostro. Ovvero è stato colpito anche lui dall’epidemia che trasforma gli esseri umani e convive perennemente – e in modo straziante – con un doppio di se stesso, munito di ampie pupille nere e voce metallica, che lo vorrebbe spingere a compiere il Male. Ma Hyun-soo è anche il “monstrum” alla latina, ovvero il meraviglioso che si mostra all’umanità e che entra nella vita quotidiana per stravolgerla, ma anche il “monstrum” che sta annidato dentro ognuno di noi e che in potenza si nasconde nella rabbia e nell’odio, nelle delusioni e nei dolori, nelle ferite dell’anima che non sono mai state guarite, e che può diventare un potente alleato e un confidente, ma anche un temibile nemico di noi stessi, un demone interiore che si scatena e ci divora, se non viene combattuto e sconfitto dalla nostra forza d’animo. Perché, alla fine, non si diventa mai dei veri e propri mostri se la nostra volontà non lo accetta e nessuno è davvero un mostro se non si comporta come tale, come accade a Hyun-soo che declina la propria forza mostruosa per aiutare il prossimo, fino ad accettarla e quasi ad annullare la propria umanità. La mostruosità, allora, è la dicotomia umana tra il Bene e il Male, il nostro camminare fragilmente su un sottile filo di congiunzione tra la Vita e l’Eternità, tra il raggiungere il Potere per se stessi e il donare agli altri.

Sweet Home tornerà per una seconda e per una terza stagione, con alcuni dei personaggi già noti e con nuovi personaggi, per seguire l’evoluzione di Hyun-soo, la ricerca scientifica su una cura e le dinamiche del piccolo gruppo di sopravvissuti, ma anche per scoprire che cosa ne sarà di chi, trovandosi nella stessa situazione del protagonista, deve compiere la fatidica scelta tra il Bene e il Male. E noi non possiamo che attendere il seguito con il fiato sospeso, come è giusto che sia, come se fossimo anche noi nel piccolo gruppetto di sopravvissuti della “Casa Verde”.

Consigliato: a chi ama il genere fantasy-horror post-apocalittico, a tratti zombie, a tratti epidemico, molto fumettistico; a chi ama le storie metaforiche che tendono a scavare nell’animo umano senza trascurare nulla; a chi sa che la più grande scelta dell’essere umano è discernere tra il Bene e il Male, insidiati all’interno di noi stessi.

N.B.: Ovviamente, si garantisce un po’ di pulp e di horror, tanta apoteosi kitsch di sangue e una colonna sonora pazzesca, capeggiata da “Warriors” degli Imagine Dragons.

Captain-in-Freckles

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